Fanfic su artisti musicali > The Wanted
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Autore: Anna6    15/06/2012    2 recensioni
"Jay McGuinness. Vi dice niente questo nome? Bè dovreste conoscerlo. Faceva parte di una boy-band molto famosa chiamata The Wanted..."
"Ilaria. Ilaria veniva dal Texas ma aveva origini italiane, come denota il suo nome. Era poco più giovane di Jay, qualche anno forse... avrà avuto, diciamo 18 o 19 anni."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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your beautiful eyes
stare right into mine eyes
and sometimes I, I think of you late at night
I don't know why

«a casa mia...» la ragazza stava per ribattere qualcosa ma lui continuò, non accorgendosene «...lo so che ti sembrerà strano... ma avevo già invitato i miei amici quindi non posso dirgli di no» «ma, scusa, non importa! Cioè... io non voglio disturbare!» cercò di tirarsi fuori da quella situazione spinosa Ilaria. I suoi amici? Ma stiamo scherzando?! «e poi io non conosco nemmeno te, non ti sembra un po' affrettato farmi conoscere i tuoi amici?» lui la guardò per un po', pensieroso «non vuoi venire?» chiese, quindi, diretto. Come faceva a resistere a una faccia del genere? I suoi occhioni color cielo la imploravano e lei non poteva dire di no. «no... cioè.... ok» acconsentì infine Ilaria, sconfitta. «si!» per la terza volta quella giornata Jay alzò il pugno al cielo. Non era così contento da taaanto tempo. E allora perchè aveva sempre quei pensieri sul retro della mente? «sembra che io sia il tuo trofeo!» rise la ragazza «e lo sei!» esclamò Jay, forse senza pensarci troppo. Ilaria diventò seria, che voleva dire? Glielo stava per chiedere ma proprio in quel momento il taxi si fermò davanti a una casa, uguale a tante altre, e si girò verso di loro: «siamo arrivati»

Quando entrarono in casa si era ormai fatto buio, Jay accese delle luci in salotto e le disse di accomodarsi «aspetta un attimo che devo andare di sopra» le disse, prima di sparire sopra una rampa di scale. Non era una casa enorme ma era accogliente e ben arredata. Il salotto accoglieva un'ampia libreria, non completamente riempita però contenente una grande quantità di libri e DVD. Al centro di essa era stato ricavato un vano per una tv di ultima generazione, di quelle con nomi così lunghi e strani che è impossibile ricordarli. Due divani color panna erano posti di fronte alla libreria, separati da essa da un tappeto che ospitava un tavolino basso, dello stesso colore delle scaffalature. Lampade di varia dimensione e forma contribuivano a dare un'immagine magica e fatata a quella stanza. La ragazza si sedette nervosa sul divano e aspettò.

 Jay salì al piano di sopra e, chiamando Max si fiondò sul letto. Il telefono squillò, e squillò, e squillò. Stava quasi per perdere la speranza quando una voce familiare dall'altro capo della cornetta gli rispose: «pronto, Jay? Che vuoi?» era piuttosto scocciato e il riccio non poteva biasimarlo. Dopo tutto quello che aveva fatto e detto lui non avrebbe risposto, se fosse stato al posto di Max.  «Max... senti... mi dispiace... io... io non so come dirlo... ma vorrei farmi perdonare da voi. Lo so che sono stato uno stronzo e che voi state prendendo in considerazione l'idea di mandarmi via dal gruppo... ma ti prego, datemi un'altra possibilità! Venite a cena da me oggi, mangiamo una pizza.... ti prego!» Max rimase per un po' in silenzio, soppesando la proposta. Ma lui, come d'altronde gli altri tre, aveva conosciuto il Jay prima, se lo ricordava perfettamente, ed era convinto che una parte di quel Jay fosse ancora presente, magari sotterrata fra vari stati di presunzione e spacconeria ma non del tutto scomparso. «va bene Jay, io verrò. Ma non chiamerò Nathan, Tom o Siva, devi farlo tu, devi convincerli come hai convinto me. Ci vediamo fra un'oretta.» Jay sospirò allontanando il telefono dall'orecchio e rimanendo a fissarlo per qualche secondo. Dai, prendi coraggio e chiama Tom! Fallo! È sempre stato il tuo migliore amico, starà dalla tua parte! Basta che gli parli con la stessa sincerità con cui hai parlato a Max e tutto andrà bene! Il riccio quindi chiamò Tom, che rispose invece al primo squillo, probabilmente non avendo notato chi lo stava chiamando. «pronto? Chi parla?» la sua voce roca fece subito comparire sensi di colpa nella testa di Jay, come poteva permettersi di deluderlo? «ciao Tom... sono io... Jay» un silenzio freddo calò dalla parte opposta della linea, Tom non rispondeva. Prima che potesse sbattergli il cellulare in faccia, allora, Jay lo implorò: «ti prego, ascoltami Tom! Lo so che in questo momento ti faccio schifo e vorresti solo sbattermi il telefono in faccia e non ti biasimo per questo, anzi, penso che tu abbia ragione! Però ti prego, dammi un'altra possibilità, vieni a cena da me, fra un'ora!» disse tutto d'un fiato e poi si mise ansioso ad aspettare la risposta dell'amico. «va bene» rispose secco Tom, per poi chiudergli il telefono in faccia. Meno due. Gliene mancavano ancora due. E doveva sbrigarsi, non poteva lasciare Ilaria da sola per troppo tempo, già aveva sopportato abbastanza quella povera ragazza, e in poche ore, oltretutto! Quindi Jay compose velocemente il numero di Nathan e aspettò che gli rispondesse, torturandosi nervosamente le mani. E se lui non gli avesse risposto? E se gli avesse detto che non sarebbe venuto? «ciao Jay» Nathan aveva risposto. «Hey Nathan... » «lo so Jay, va bene.» il riccio rimase un po' sconcertato «che cosa sai?» chiese ma il piccolo del gruppo aveva già riattaccato. Non gli restava che sperare che Tom lo avesse preceduto nel chiamare Nathan e gli avesse già detto tutto. Speriamo sussurrò fra se e se mentre chiamava Siva, dai manca solo lui! Cercava di rincuorarsi mentre aspettava che l'amico rispondesse. Ma non lo fece. Dopo un po' scattò la segreteria telefonica e la particolare voce di Siva recitò: «Segreteria telefonica di Siva, mi dispiace ma ora non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico» «merda!» esclamò Jay, abbattuto. Non gli restava che sperare che almeno Nathan venisse, con Tom e Max. speriamo.


 

   
 
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