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Autore: Lucy_lionheart    15/06/2012    2 recensioni
1.Di tutte le cose che si era aspettato per San Valentino, un regalo da parte di Gilbert era veramente, veramente, l’ultima.
Raccolta di one-shot su generi, temi e nelle versioni più svariate, AU! e non, yaoi, etero e yuri.
Tutto ciò che accomuna queste piccole storie, pezzetti disordinati di vita, sono i loro protagonisti: Toris Laurinaitis e Gilbert Beilschmidt.
Spero vi piaccia la PruLiet, perché queste storie sono tutte per loro. ♥
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Lituania/Toris Lorinaitis, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avveriimenti: Ambientazione storica.
Personaggi: Toris Laurinaitis, Sorpresa, Gilbert Beilscmidt.
Raiting: Giallo.





5.
Giardini innevati.


Non sapeva perché mai lo stesse facendo.
Non sapeva perché, in quella mattina più umida che fredda, era scivolato fuori dalle lenzuola, fuori dalle porte, immergendosi nei giardini pressappoco labirintici di Sanssouci.
Lì il tempo si era fermato; lo pensava ogni volta che vi entrava o anche che vi passava semplicemente vicino.
Tutte quelle erano piante di cristallo sulla quale la neve non si posava, ma scivolava attorno, sciogliendosi una volta arrivata al terreno.
Quel giardino non apparteneva all’anno corrente, il 1810. Anzi, forse neanche Sanssouci stessa vi apparteneva: tutto era fermo, si partiva con i domestici, con le vetrate. Ogni cosa era immobile, come in dipinto tremendamente dettagliato.
Toris, invece, si muoveva; si muoveva incessantemente, spostando gli occhi azzurri, si muoveva per quelle stanze insieme a Gilbert, prima anche lui immobile.
L’aveva tirato fuori dal quadro ingenuamente, senza sapere il perché di quella staticità.
Poi le cose si erano evolute, poi il motivo era venuto fuori.
E ora stava lì, di fronte alla cornice del dipinto, in divisa e con un mazzo di fiori in mano.
Era il 24 gennaio.

«
B… Buongiorno. »

Non si era mai sentito così a disagio in tutta la sua vita.
Da una parte si dava dello stupido, e poi come, ma dall’altra avvertiva il forte bisogno di fare quello che stava facendo e la cosa traspariva dai suoi occhi, divenuti chiari come il cielo invernale.
Era teso, troppo.
“ Ricominciamo da capo.”
Disse, tra sé e sé, tirando un sospiro e sedendosi, a gambe incrociate, davanti al suo interlocutore.
Il mantello rosso scivolò sotto di lui e il cappello cadde, non lasciando al lituano il tempo di toglierselo di sua spontanea volontà. Un’altra cosa che non comprendeva –ma sentiva comunque di dover fare- era perché mai si fosse messo la divisa prussiana.
Si stava sentendo ridicolo, ridicolo come la sua gola secca e arida di parole, o almeno, di parole intelligenti.
Le timida neve dell’alba si posava sulle sue spalle, delicata, ma non sulla lapide.
Forse anche l’Hohenzollern lo stava guardando negli occhi, con lo sguardo regale e fiero che aveva visto nei ritratti e a suo tempo, ben diverso da quello che attualmente aveva Toris.
Era stato intimidito da lui da quando aveva scoperto che la relazione che intercorreva tra Gilbert e il sovrano era molto più profonda del previsto, figurarsi adesso che ce l’aveva davanti.
L’unica cosa positiva era che Friedrich non poteva rispondergli. … No, forse, a pensarci bene, era un aspetto negativo; magari dialogando…
Oh, maledizione. Si stava rovinando stomaco, cuore e cervello in un colpo solo.
Calma, lituano, calma. Doveva solo seguire l’idea che si era proposto da quando aveva avuto l’idea di andare a parlargli: essere totalmente sincero.
Un sorriso quasi malinconico gli si dipinse in volto.

« Non è un buon inizio per un discorso da compiere davanti ad un re, eh? Mi presento, sono Toris Laurinaitis, prima Granducato di Lituania e ora parte dell’Impero Russo. Penso che lei già sappia, però, grazie ai racconti di Gilbert. »

Pronunciò quel nome con estrema delicatezza. Il prussiano era il motivo per cui Toris si trovava lì e anche ciò che legava le anime profondamente diverse di lui e Federico II di Prussia.
Nonché la chiave di volta di quel discorso tremolante.

« E’ per questo che sono qui. Io… »

Fece una pausa.

« La volevo ringraziare. La volevo ringraziare per aver reso Gilbert felice per quasi un secolo, le sono immensamente grato per ciò. Ma non è solo questo il motivo per cui io le parlo.
Normalmente non chiederei mai una cosa simile, forse nemmeno lo penserei.
Però ora è diverso. »

Un’altra pausa; la neve non cadeva più sulle sue labbra.

« Non c’è voluto molto per innamorarmi di Gilbert. Devo ammetterlo, all’inizio mi pareva impossibile provare qualcosa per quello che per anni era stato il mio nemico più agguerrito e, sinceramente, trovavo ancora più difficile che lui amasse anche me.
Inizialmente ho dubitato, me ne pento.
Poi, però… mi sono accorto che mi ama. Che mi ama davvero. »

Quasi sbuffò quell’ultima parola, volgendo per un attimo gli occhi altrove; la serietà che voleva tenere era stata tradita dalle guance rosse come pomi e da un sorriso che faticava a contenere.
Si sbrigò a darsi nuovamente un’apparenza decente, aiutato dalle parole che, inevitabilmente, ora andavano pronunciate.

«  Esattamente come ha fatto lei… No, mi perdoni, ma di più di come ha fatto lei, io ho intenzione di rendere Gilbert felice e di farlo amandolo e per tutto il tempo che ci sarò, che ci saremo.
Penso che ormai abbia capito.
Io però glielo chiedo lo stesso. »

Non si rese conto, Toris, di quanto la sua voce tremasse, di quanto avesse abbassato la testa e di come le sue mani si fossero raccolte, stringendosi con tutta la forza che aveva in corpo.

« Glielo chiedo umilmente, con tutto il cuore che ho.
Ci benedica. »

Il vento trasportò quell’ultima frase sulla lastra, la fece scivolare nelle lettere che vi erano scolpite, delineandone invisibilmente la forma.
Silenzio.
Normale che ce ne fosse, si disse il lituano, mentre alzava piano la testa; quel grande uomo poteva solo ascoltarlo, ora come ora.

« … Penso di aver concluso. »

Sussurrò appena, posando le rose candide sulla pietra scura.
Ma nell’esatto momento in cui, dopo essersi tirato in piedi, il lituano si inchinò, una forte folata strappò dal suolo  quel mazzo, facendolo impattare sul suo petto, attorno alla quale il vento si dissolse.
Era caldo, come un abbraccio.
Toris sorrise timidamente e disse la sola parola che gli veniva spontanea: “Grazie”.


Si accorse solo una volta uscito dal rompicapo di giardini che il sole era ormai sorto e che qualcuno, spettinato come lo si poteva vedere solo di mattina e con un’aria agitata, lo stava fulminando dalla cima di uno stallone con i suoi occhi rossi.
Con tutte le mattine in cui dormiva fino a mezzogiorno, proprio quella doveva svegliarsi.

« Dove diavolo eri finito!?
Mi sono svegliato e non c’eri! Da nessuna parte! Che ti costava avvertire anche solo un domestico, eh!? »

Ed ecco che dopo il fulmine arrivava il tuono!
Toris alzò la testa verso Gilbert, a dir poco adirato, porgendogli un sorriso di scuse.  Quella forse era la prima volta in cui il prussiano rimproverava lui e non viceversa.

« Scusa, non volevo farti preoccupare. »

I rubini si spostarono dal volto del lituano a ciò che teneva in braccio e Toris riuscì a scorgervi un luccichio conosciuto.

« Se quelle sono per me potrei anche perdonartela. »

Toris capì subito a cosa Gilbert si stesse riferendo; il suo sorriso si punteggiò di un qualcosa che il prussiano non capì e nemmeno poté commentare, visto che si trovò davanti alla faccia quei dodici boccioli bianchi.

« Sì, sono per te. »

Gilbert  cambiò volto, sorridendo in modo soddisfatto e quasi felino, e, dopo nemmeno cinque secondi contati sulle dita di un bambino,  fu a terra, non sulla sella, a stringere la vita dell’amante con la mano libera.
Non gli aveva ancora dato un bacio, quel giorno, si doveva rimediare.
Il suo sguardo tagliente scivolò lungo tutta la figura di Toris, da capo a piedi.

« Perché ti sei messo la mia divisa? Non che mi spiaccia, anzi; ti sta proprio bene. »

Toris aprì e richiuse le labbra per un attimo; fu la parlantina del suo aguzzino a salvarlo.

« Forse è solo un po’… Come dire… »
« Corta? »
«  Già…
Aspetta. Cosa stai insinuando, tu?! »

Toris rise di cuore.
Intanto le aiuola dei giardini della reggia si dipingevano del bianco della neve.



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Questa qui l'ho scirtta basandomi su delle belle cose che abbiamo ruolato io e la plé  del mio Gilbert -che ci osserva e mi odierà per questo capitolo- ♥
Se il discorso fatto d Toris potrebbe sembrare non esattamente scritto poeticamente, beh, è perché mi sono messa nei suoi panni; era in imbarazzo, ma stava parlando a cuore totalmente aperto. In certi casi non ci si mette a far metafore o roba simile, no..?
Spero che abbiate apprezzato  e di ricevere recensioni e quant'altro...!
Baci!


Valkyrie.

   
 
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