Anime & Manga > Vocaloid
Ricorda la storia  |       
Autore: Ryoucchi    15/06/2012    3 recensioni
Rin si sveglia una mattina d'aprile e tutto le sembra normale: è una bella giornata, la sua migliore amica, Miku, è in ritardo come al solito e la sua vita non poteva scorrere più naturalmente. Entrata in classe, nota un ragazzo, che non aveva mai visto prima, e che le ruberà il cuore ...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gumi, Luka Megurine, Nuovo personaggio | Coppie: Kaito/Miku, Len/Rin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
First Met

 
La mia vita scorreva così linearmente: una buona famiglia, delle buone amiche, un ottimo rendimento, svariati passatempi, dalle lezioni di violoncello a quelle di equitazione … Ma poi sei arrivato tu, e hai sconvolto la mia vita …
 
***
 
 
Un nuovo anno, un nuovo inizio! Era aprile, i ciliegi erano in fiore e petali di sakura* svolazzavano ovunque. Uno spettacolo bellissimo per iniziare la giornata. Aprii un occhio, e guardai l’orologio: le sei e un quarto. Troppo presto per alzarsi, ma anche troppo tardi per sperare in un pisolino. Così, decisi che mi sarei alzata. Spalancai la porta-finestra e respirai a pieni polmoni l’aria mattutina. Una leggera brezza invase la camera, facendomi rabbrividire. Be’, in canottiera e pantaloncini corti, questa non era ancora la stagione adatta per scorrazzare allegramente in terrazzo come se niente fosse, in fondo. Chiusi le ante e andai in bagno. Ebbi tutto il tempo per vestirmi e fare colazione tranquillamente, senza avere papà che commentava ad alta voce le notizie del giornale e mamma che girava continuamente di qua e di là perché non trovava mai le sue cose. Ah, che pace, che silenzio! Non mi capitavano mattine così da secoli! Feci un’ultima capatina al bagno per sistemarmi un po’ i capelli e il trucco e uscii per andare a scuola. Mentre camminavo sentii il cellulare vibrarmi. Lo presi e guardai chi mi aveva inviato un messaggio. Era Miku, la mia migliore amica. “Aspettami davanti alla stazione, al solito posto ;)”.
Arrivata alla stazione vidi in lontananza una figura correre senza sosta, sul rischio di cadere. Le lunghe codine celesti svolazzavano a destra e a manca, e ancora non avevo capito come quella ragazza facesse a non inciampare, dato che con quei capelli davanti agli occhi era praticamente impossibile vedere; o semplicemente perché a correr così si aveva il rischio di non vedere dove si mettevano i piedi. E infatti: eccola che becca lo scalino del marciapiede. Per poco, investendomi, non fa cadere anche me.
«Ehi, calma!» le dissi ridendo «Chi ti rincorre?»
«Per-perché d-dovrebbe rincorrer-rincorrermi qual-qualcuno?» domandò ansimando.
Poverina, tutti i suoi sforzi per avere un aspetto carino e curato erano andati al diavolo a causa di quella corsa da toro imbufalito.
«Dai che in treno ti do una sistemata» le dissi facendole l’occhiolino «Sbaglio o oggi avrai l’occasione di poter stare vicina a “quel qualcuno”?» sorrisi.
Quel qualcuno era Kaito Shion, il ragazzo di cui Miku era innamorata ormai da quasi un anno. Era nella nostra stessa scuola, ebbe lì l’occasione di vederlo per la prima volta, e se ne invaghì subito. E quest’anno, che eravamo in seconda, eravamo pure capitati nella stessa classe.
«Grazie» disse sorridendomi. Ha un sorriso così grazioso, sarebbe stato proprio un peccato rovinarlo per quella sua stupidissima “maratona”.
Così, sedute in treno, sfoggiai la mia abilità di “make-up estremo”: truccare su un qualsiasi mezzo di trasporto è un’impresa che pochi sanno fare senza combinare disastri. Le rifeci le codine, le sistemai la forcina e le rifeci daccapo il trucco.
«Ora sì che sei presentabile» dissi.
«Domo arigatō sensei-san!*» mi rispose sul procinto di piangere dalla gioia.
«NO! Che si sbava di nuovo!» l’ammonii.
«Oh, giusto» fece alzando gli occhi per ricacciare indietro la lacrima che stava per spuntarle.
Arrivate a scuola andammo subito di filato nella 2-2, la nostra nuova classe. Ci sedemmo ai nostri posti. Miku era finita nella mia stessa fila, solo che a separarci c’era un banco. Notai subito la sua faccia che da bianco era diventata paonazza: nel posto dietro di lei c’era lui, c’era Kaito! Le feci l’occhiolino e, con i pollici alzati, le mimai un “Vai che è la tua occasione!! Ganbattene*!”
Sentii la porta aprirsi, e mi voltai un attimo, curiosa di vedere chi fosse il ritardatario. Ecco, fu questa la prima volta che ti vidi, quando mi rapisti il cuore.
«Len! Finalmente! Pensavo ti fossi perso!» esclamò Kaito.
Sentii la sedia spostarsi, segno che l’alto ragazzo dai capelli blu che tanto piaceva a Miku stava andando incontro allo sconosciuto che mi aveva lasciata a bocca aperta.
Non era alto quanto Kaito, anzi, era piuttosto bassino per essere un ragazzo di sedici anni. Folti capelli dorati gli avvolgevano il capo, racchiusi sulla nuca in un corto codino. Il ciuffo, contornato da ciocche ribelli, gli dava un’aria .. un’aria .. ok, l’unico termine che mi viene in mente è un’aria da figo, ma a me fece proprio quell’impressione. La giacca dell’uniforme, aperta, scopriva la camicia bianca, sbottonata sulla parte superiore, che fuoriusciva dai pantaloni, tenuti leggermente bassi. Se fino al giorno prima m’avessero chiesto “Che caratteristiche dovrebbe avere il tuo ragazzo ideale?” avrei risposto “Io non ho un modello prefissato, anche perché non mi sono ancora innamorata!”. Oggi invece avrei consegnato all’interlocutore una foto del ragazzo appena entrato da quella porta. Tutto di lui mi attraeva: gli occhi, azzurri, caldi, gioiosi, felici; il sorriso, allegro, spiritoso, ammaliante, dolce; le mani, le braccia …
Rimasi lì imbambolata a fissarlo, fino al suono della campanella. A quel punto mi destai, e cercai di riassestarmi in una posizione decorosa, come si conviene. Ma durò poco: lo sconosciuto si sedette proprio nel banco di fianco al mio! Mi girai di scatto, proponendomi di fissare la lavagna per tutte e cinque le ore di quella mattina, per non dover più provare quella sgradevole sensazione di imbarazzo misto stomaco-in-subbuglio, batticuore e fiato corto.
Il professore della prima ora iniziò l’appello.
«Azuki Miyuki-san»
«Presente»
«Fukuda Shinta-san»
Nessuna risposta.
«FUKUDA SHINTA-SAN!»
Ancora nulla.
«FUKUDA SHINTA-SAN E’ PRESENTE?!»
«Fukuda-kun, svegliati! Ehi, Fukuda-kun!» bisbigliò qualcuno. Non nascondemmo le risate: Fukuda Shinta era un mio compagno di classe anche l’anno scorso, e se non passava le lezioni dormendo ... no, in verità lui dormiva sempre. Le uniche volte in cui stava sveglio era durante le lezioni di ginnastica.
«Sì, sì, ci sono, tranquilli!» fece lui bofonchiando.
«Hatsune Miku-san»
«Presente»
«Hattori Akira-san»
«Presente»
«Hiramaru Kazuya-san»
«Presente»
«Kagami Rin-san»
«Presente» risposi.
«Makaino Koji-san»
«Presente»
«Mashiro Nobuhiro-san»
«Presente»
«Oto Len-san»
«Presente, sensei*» disse il ragazzo nuovo che tanto mi aveva scombussolato. Oto, cioè “suono”. Che cognome particolare, non l’avevo mai sentito. Be’, anche il mio è un po’ insolito, visto che in genere è usato come nome femminile.
La giornata proseguì sostanzialmente tranquilla, a parte qualche volta in cui non riuscii a trattenere la tentazione dal buttare un occhio al suo bel viso. Cosa aveva quel ragazzo da farmi sentire così … strana?
«Rin-chan!» urlò Miku appena suonata la campanella che segnava la fine delle lezioni.
Io non la sentii (il che è strano, visto che la voce della mia migliore amica è piuttosto acuta): ero ancora assorta nei miei pensieri e nei ragionamenti per connettermi col mondo esterno.
«Rin-chan?» fece Miku.
Attese un po’, poi si spazientì: «RIN!»
«Eh, che c’è?! Mi hai chiamato per caso?»
«E’ un’ora che ti chiamo! O vuoi restare qui? Non sapevo tu amassi a tal punto studiare … »
«No, è che … lascia perdere. Piuttosto, com’è andato il tuo primo “contatto ravvicinato” con Kaito?»
«Ma dai» arrossì imbarazzata «Non ci siamo neanche parlati! Tu invece mi sei sembrata “leggermente” presa da quello nuovo, eh? Non mi sbaglio, vero?» mi guardò maliziosa.
Sgranai gli occhi e fissai il suolo, avvampando fino alle orecchie.
«Ah-ha! Lo sapevo!» disse, sbattendosi un pugno sul palmo della mano «Questa è la tua prima cotta, giusto? Chissà cosa deve aver provato il piccolo cuoricino di Rin-chan a questa nuova sensazione!»
Era vero. Non mi ero mai innamorata. Ricevevo spesso inviti del tipo “usciamo insieme uno di questi pomeriggi?” o “ti va se ci vediamo in centro stasera?” Ma io avevo sempre rifiutato. Non provavo nulla per quei ragazzi, li avrei solo illusi. Così spesi sedici anni della mia giovane vita senza mai sapere cosa fosse “l’amore” o come ci si sentisse a “essere innamorati”. Fino a quel giorno.
«Tu … tu dici che mi sono innamorata?»
«E io che ne so di come ti senti tu! Dimmi cos’hai provato appena l’hai visto»
«Be’, il cuore ha fatto un balzo, il respiro si è fermato per qualche secondo, e i battiti hanno iniziato ad accelerare il ritmo sempre di più. Lo stomaco poi: mi sembrava di avere il mal di mare, o che ci fosse qualcosa che si agitasse dentro. E poi, non riuscivo a staccare gli occhi da lui, e …»
«Piano, piano!» rise «Per fortuna che non sapevi se eri innamorata o meno!»
«Quindi?»
«Quindi, la qui presenti Kagami Rin è affetta dalla più bella malattia del mondo, la quale provoca gioie e sofferenze insieme, ed è la cosa che ogni essere umano cerca: l’amore. Cara Rin-chan, sei innamorata!»
«E ... ed è una cosa grave?»
«Nel tuo caso abbiamo già superato gli stadi “leggero interesse” e  “interesse consistente” per arrivare direttamente al fantomatico “colpo di fulmine”» fece con aria da grande guru.
«Insomma, sono proprio messa male» dissi amareggiata.
Dopo aver passato la giornata in centro e poi a casa di Miku, che era lì vicino, per fare i compiti, tornai a casa, pensando ancora alle ultime parole di Miku: “ti sei innamorata!”. Diamine, mi rimbombavano nel cervello, picchiandolo come fossero state loro il martello e io l’incudine.
Entrai e andai subito in camera mia. Abbracciai il cuscino, fissando il soffitto. “Innamorata” ... “Amore”…
Chiusi gli occhi, scossi la testa per scacciare via quei pensieri e la nascosi sotto il cuscino, dicendo un sottomesso: « … e adesso che faccio?!»


 
Spazidell’autrice: ed eccomi qui con una nuova ff *w*!! Stavolta ho deciso di dedicarmi ad una serie ùwù! Questo è solo il primo capitolo dunque. Voglio darle uno sfondo prettamente shoujo, con dei momenti simpatici, anche (tipo i battibecchi tra Rin e Miku) òwò. Spero di esserci riuscita °^° Be’, siamo solo agli inizi … Per una volta Miku non sarà la solita guastafeste cattiva, ma la simpatica e impacciata migliore amica della protagonista ^^ e pian piano verranno fuori altri personaggi .. (spero!)
Uff, ma perché dilago sempre quando sono nel mio “spazietto”?! Allora, grazie ancora per i commenti positivi nelle altre ff \^^/ quindi,
VI CHIEDO CORTESEMENTE DI COMMENTARE/RECENSIRE QUESTA FAN FICTION, così farete la mia gioia (o la mia tristezza, sta a voi) 
Grazie ancora di averla letto *inchino di ringraziamento*
*Aggiungo: non vorrei che qualcuno creda che Rin e Miku si trucchino come delle gals, perché non è affatto così che me le immagino x3 lucidalabbra, matita e mascara: fine!!! X3
P.S.: chissà se qualcuno ha capito da dove ho tirato fuori quella sfilza di nomi per l’appello x3
P.S.2: “Kagami” e “Oto” non sono cognomi presi a caso: il kanji di “kagami” (specchio), unito a “oto” (suono) si legge, infatti, “Kagamine”, il vero cognome dei gemellini :3
 
*Note
Sakura = fiori di ciliegio
Domo arigatō sensei-san = grazie infinite, maestra!
Ganbattene = buona fortuna/fai del tuo meglio
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vocaloid / Vai alla pagina dell'autore: Ryoucchi