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Autore: Werewolf1991    15/06/2012    1 recensioni
E se nel momento in cui Angewomon stava per uccidere Myotismon, qualcosa fosse accaduto?
E se Myotismon avesse avuto un'insospettabile arma segreta?
La situazione avrebbe preso una piega decisamente più sinistra...
(MyotismonXAngewomon)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Incubo

 
D-dove sono? Che sta succedendo?
 
È così buio, qui.
 
Ma, un momento… quella è…Kari?
 
Si, è proprio lei.
 
E laggiù, ci sono tutti gli altri
 
Che stanno facendo?
 
Non capisco, ma sento che questo posto è pericoloso.
 
Sarà meglio che vada da Kari. Non è sicuro lasciarla sola.
 
Ma perché vado così lentamente?
 
Uno sguardo ai miei piedi mi fa trasalire dal disgusto.
 
Sono incastrati in quella che sembrerebbe una densa melma viscosa.
 
Mi arriva fino alle caviglie ed è nera. E molto calda.
 
Arriccio le labbra, mentre, sollevando un piede, quella roba forma un rivolo molto sottile e disgustosamente penzolante.
 
È davvero rivoltante. E ha un’ odore nauseabondo. Bleah.
 
Ma non posso soffermarmi su questo, adesso. Devo andare dagli altri. Avranno bisogno di me.
 
Ecco, finalmente mi sto avvicinando abbastanza per poterli vedere con chiarezza.
 
Che strano. Loro non sembrano né allarmati né disgustati.
 
Ouch. Che dolore.
 
Ho sbattuto contro qualcosa di duro.
 
Che sarà mai?
 
Premo le mani contro la lastra invisibile.
 
Sembra…vetro.
 
Picchietto la superfice, diverse volte.
 
È proprio vetro. Ma che significa?
 
Gli altri mi fissano stranamente e borbottano fra loro.
   
Alcuni mi puntano il dito contro.
 
Tai ridacchia divertito.
 
Se non fosse il fratello maggiore della mia Kari, una volta superata la lastra di vetro, non ci penserei due volte prima di mettermelo sulle ginocchia e sculacciarlo davanti a tutti.
 
E parlando della mia Kari lei sta…ridendo…di…me?
 
Ma che sta succedendo qui?
 
-Guardatela! Non ha ancora capito niente!- Ghigna Tai, ridendo in maniera maligna.
 
-Già. Che stupida!- Gli fa eco Matt, anche lui con un ghigno orribilmente sadico stampato in viso.
 
-Prepariamoci. Lo spettacolo sta per cominciare!- Annuncia Izzy,  che sta seduto con il suo inseparabile portatile sulle gambe. La sua espressione m’inquieta non poco.
 
Subito dopo, i ragazzi smettono di ridere, e stanno in attesa.
 
Che avrà voluto dire Izzy con quel “Lo spettacolo sta per cominciare”?
 
Dovrei capire che qualcosa non va, prima che la strana presenza si avvicini da dietro le mie spalle, ma sono troppo sconvolta per farlo.
 
Cerco di girarmi, ma succede qualcosa di strano.
 
Non riesco più a muovere un passo.
 
Guardo i miei piedi, e costato con orrore che quella melma putrida si è attaccata alle mie gambe. E non accenna a smuoversi.
 
Per quanti sforzi io faccia, la strana melma mi tira con forza tenendomi bloccata sul posto.
 
Dopo un po’, comincia a ribollire.
 
Un denso fumo grigiastro si solleva, dopo che le bolle d’aria scoppiano, ed un fetore rancido invade l’aria e le mie narici.
 
L’odore è così forte che mi fa lacrimare gli occhi e mi mozza il fiato.
 
E la strana presenza si fa più vicina.
 
Riesco a  vederla, con la coda dell’occhio, e mi sembra la cosa più spaventosa che abbia mai visto.
 
Non ha una forma ben distinta. Sembra formata di fumo, nero come la pece. Nessuna luce potrebbe penetrarvi.
 
Il vedere quell’abisso nero a pochi passi da me, mi terrorizza.
 
E respira. Lento e gracchiante. Il suo respiro mi congela le membra, quasi paralizzandomi.
 
Ho paura. Non riesco più a muovermi.
 
Un altro connotato di quella creatura, che crea contrasto, rendendola ancora più inquietante di quanto già non sia, è la sua bocca.
 
Un’enorme, orribile ghigno, reso ancora più visibile da due file di denti bianchissimi.
 
Mi volto verso i ragazzi, a fatica, cercando di non pensare a quell’apparizione.
 
Ma i ragazzi hanno qualcosa di strano. Sembrano fantasmi d’ombra.
 
Poi, all’improvviso, si apre un varco, non molto lontano da dove sono ora.
 
Una via d’uscita! Se riesco a raggiungerla, sarò salva!
 
Contemporaneamente, però, la strana melma comincia a trascinarmi, lenta e inesorabile, verso la creatura.
 
Sento un passo, da dietro di me.
 
È quell’essere. Sta cercando di prendermi!
 
-Coraggio, Angewomon! Vieni qui da noi!- Una delle creature, con voce distorta e cavernosa, simile a quella di Kari, m’incita, crudelmente.
 
Io mi sforzo e riesco, molto lentamente a muovere un passo.
 
Ma la melma continua a trascinarmi ed io devo sforzarmi sempre di più per avvicinarmi all’uscita.
 
E questa sembra sempre più piccola e lontana.
 
Raccogliendo tutte le mie forze, continuo a camminare verso la salvezza.
 
Intanto, la cosa dietro di me, continua la sua avanzata.
 
Passi lenti e misurati.
 
Sembra non avere alcuna fretta.
 
Questo mi mette ansia.
 
Se mi voltassi indietro, so che non riuscirei più a scappare.
 
Nel mentre, delle campane stanno suonando. Il cielo nero, sopra di me, sembra fungere da amplificatore alle note lugubri di questo requiem.
 
Sembra una marcia funebre.
 
Ad un tratto, una forza misteriosa sembra aggredirmi.
 
Per quanto io mi sforzi, mi ritrovo a guardare indietro.
 
E li, in mezzo alla melma, c’è qualcosa.
 
Sembra una buca, di quelle scavate per i morti.
 
Un attimo… no, quella non è melma!
 
Quello… è il mostro!
 
C’è una lapide, sopra la fossa.
 
Si legge a stento un nome, le lettere sono rovinate.
 
Oh, no! È il mio nome!
 
Quella fossa è stata fatta per me!
 
-Suvvia, Angioletto! Non scappare!- Pronuncia una voce suadente e terribilmente spaventosa.
 
È il mostro!
 
-Vedrai, sarà bello essere avvolta dalle tenebre!- Prosegue.
 
  Non ho mai provato un simile terrore in vita mia.
 
-Vedrai, sarà meraviglioso. Un dolce torpore ti invaderà le membra, permettendoti di riposare nell’eterno oblio!-
 
Mi volto verso l’uscita. È lontanissima.
 
Ma io non posso arrendermi!
 
Se lo faccio…poi…poi…
 
Mi sforzo e con le ultime energie che mi sono rimaste, sembro farcela.
 
Ma, appena un attimo prima che possa uscire, l’apertura si richiude.
 
No! Sono perduta!
 
Nel frattempo, la creatura si avvicina.
 
Le mie gambe non mi reggono più. Sono esausta.
 
No, no, no!
 
Calde lacrime scendono dai miei occhi.
 
Non ho più la forza di lottare… a che servirebbe?
 
-Su, non piangere- Riprende quella voce, come in un distorto tentativo di consolarmi.
 
-Fra poco sarà tutto finito!-
 
Io annuisco, ormai rassegnata alla fine.
 
-Dimentica tutto ciò per cui sei vissuta. Dimentica la Luce. Dimentica Kari!-
 
Io continuo ad annuire, nel mentre, uno strano senso di torpore m’invade la mente.
 
È così rilassante. Si, la creatura ha ragione. A che pro ricordare?
 
Lentamente, i ricordi cominciano a sfumare e nella mia mente cala una strana nebbia, al loro posto.
 
Suoni e immagini, si mischiano sempre più appannati, in un confuso walzer di dimenticanza.
 
La creatura è a pochi passi da me.
 
Ma io, chi sono?
    
Non lo ricordo più, ormai…
 
-Angewomon!-
 
Una voce mi chiama. Almeno credo.
 
Chi sarà mai?
 
-Angewomon, resisti!- Insiste.
 
Ma perché, sembra così preoccupato?
 
Lo conosco?
 
È qualcuno d’importante?
 
-Tu!- Ruggisce la creatura.
 
-Frusta di fuoco!-Grida lo sconosciuto ed un lampo di color rosso acceso, illumina questo posto, completamente grigio.
 
Non so perché, ma in qualche modo, quella voce e quel lampo, mi sembrano familiari.
 
Il mostro geme, colpito da quell’attacco.
 
Intanto, nella mia mente, intorpidita, in mezzo alla nebbia, appaiono immagini, dapprima distorte e confuse, poi sempre più vivide.
 
Quella voce…
 
-Maledetto! Come osi intrometterti?-
 
Quell’attacco…
 
-La pagherai per quello che le stai facendo!-
 
Una serie di immagini si rincorrono velocemente nella mia confusione, uniche più vivide e reali.
 
Myotismon.
 
Io, dolorante e colpita dal lampo rosso… o così sembra… la sua frusta.
 
Una bambina, dai capelli castano chiaro e gli occhi ambrati, che mi abbraccia… Kari!
 
Mi volto di scatto, e costato con orrore che l’essere d’ombra è sopra di me!
 
Adesso ricordo!
 
Il mio Maestro è li, a terra, dolorante.
 
Stava cercando di salvarmi!
 
-Ormai è troppo tardi, per te, rassegnati!- Ringhia l’essere per poi allungare una delle sue mani per afferrarmi.
 
-MAESTRO! MAESTRO! AIUTO!-
 
Grido, terrorizzata.
 
Ma ormai è la fine. L’ombra cala su di me.
 
-MAESTROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
 
Il mio grido agghiacciante si perde in tutto quel nero.
 
-A…Angewomon…-  Sussurra lui.
 
-ANGEWOMON! NOOOOOOOOOOOOO!-
 
Lo sento urlare. Poi, il nulla.
 
-Maestro!- Urlo, saltando a sedere sul letto.
 
Sono viva? Sembra di si.
 
Mi guardo intorno.
 
È notte fonda.
 
Sono nella mia stanza, nel suo castello.
 
-Solo un incubo…- Mormoro, per tranquillizzarmi.
 
Mi alzo, troppo scossa per riprendere sonno.
 
Guardo fuori dalla finestra.
 
La notte sembra tranquilla.
 
Lui non c’è. Probabilmente a quest’ora, è a caccia.
 
Vorrei che fosse qui…
 
Mi sentirei più tranquilla.
 
Non riesco a capire il motivo, ma è più forte di me.
 
Poi, all’improvviso, sento dei passi, accompagnati da uno scomposto battere d’ali.
 
Che sia già di ritorno?
 
-Com’è andata la caccia, padrone?- è la voce di Demi.
 
È la prima volta in tutta la mia vita che sono contenta di sentire il suo parlottare irritante. E si tratta di DemiDevimon!
 
-Molto bene.- Replica lui, sbrigativo. Allora è tornato davvero!
 
Il mio cuore accelera il ritmo, non solo per la paura, però.
 
Sembra eccitazione. Ma per cosa?
 
-Perché è tornato. Sei felice per questo, sciocca!-
 
Di nuovo quella strana voce.
 
-Va a dormire, DemiDevimon! Ho da fare!- Lo sento dire, da davanti alla porta della stanza.
 
L’altro si allontana, e Myotismon si avvicina alla porta della sua stanza.
 
Lentamente, lo sento inserire la chiave nella serratura. Poi c’è lo scatto.
 
Subito dopo la porta della camera si apre, e lui ci entra, chiudendola alle sue spalle, in silenzio.
 
Posso immaginarlo fare qualche elegante passo fino alla sua bara.
 
  Poi, con grazia, si sfilerà il mantello e si toglierà gli stivali.
 
Poi, con leggerezza, si sdraierà all’interno della bara per dormire, oppure si siederà sulla poltrona, a leggere, fino all’alba.
 
Io ancora non riesco a smettere di tremare, per la paura di quell’incubo.
 
Vorrei andare da lui. Forse… forse vederlo mi aiuterà a convincermi che è tutto a posto.
 
Mi rendo conto che è una cosa alquanto ridicola, ma questo desiderio di vederlo proprio non riesce ad andare via.
 
Dunque, facendo un respiro profondo, mi avvio verso la porta della mia stanza. È chiusa a chiave dall’esterno.
 
Dovrò chiamarlo, per farmi aprire.
 
O forse dovrei chiamare Phantomon.  
 
Anche lui ha una copia della chiave.
 
Mi sento una matta, per quello che sto pensando di fare.
 
Ma non riesco a calmarmi e devo assolutamente vederlo.
 
Al massimo mi punirà, ma mi sorprendo a pensare, che non m’importerebbe più di tanto, se lo facesse.
 
Almeno lo vedrei.
 
-Phantomon?- Chiamo, timidamente.
 
Ormai è ufficiale.
 
Angewomon, mi spiace dirlo, ma sei completamente impazzita.
 
Ma ormai, non ha più importanza. Tanto lo sai che lui non ti lascerà andare mai più!
 
Quindi, a che pro insistere? Non serve a nulla.
 
-Che c’è?- Mi domanda, serio, affacciandosi all’interno della stanza.
 
-Ecco… io…- Comincio titubante. Quello che sto per fare, mi sconvolge, e sono certa che suonerà assurdo alle orecchie del fantasma, ma ormai ho deciso.
 
-Vorrei uscire dalla stanza. Ho bisogno di parlare con lui!-
 
-Lui chi?- Chiede Phantomon, guardandomi in maniera strana.
 
-Col Maestro.- Replico, in maniera stranamente timorosa.
 
Lui rimane a fissarmi per qualche secondo, la sua espressione indecifrabile. Poi, scuote la testa e dice
 
-D’accordo. Aspetta un momento.-
 
Poi, esce dalla stanza, e lo sento armeggiare con la chiave.
 
Lunghi secondi trascorrono, ma finalmente un click annuncia l’apertura della porta.
 
-Sei sicura?- Domanda lui, un po’ preoccupato. O così sembra.
 
-Si.- Annuisco, decisa più che mai.
 
Lui scrolla le spalle, o almeno è quello il gesto, poi mi dice, rassegnato:
 
-Contenta tu.- Mette le chiavi in tasca e aggiunge: – Chiama, quando hai finito.
 
-Si. Grazie mille, Phanty!- Gli rispondo, scherzosamente. Lui fa un’espressione imbarazzata. Non so se ha il viso, ma sono certa che, se ce l’ha, è arrossito.
 
Si allontana da lì, ed io rimango sola.
 
Sola davanti alla porta del mio Maestro.
 
Faccio un passo. Poi un altro.
 
Il cuore mi martella nel petto e due forze contrastanti si contendono la mia attenzione.
 
La mia parte razionale, mi dice che sto commettendo una grossa stupidaggine e che me ne pentirò amaramente, e adduce come prove inconfutabili le innumerevoli volte in cui sono stata punita, per farmi desistere.
 
L’altra parte di me, quella nuova, dice che sto facendo la cosa giusta. Che se non lo farò, lo rimpiangerò a vita.
 
Per un po’, sto ferma sulla porta, indecisa se entrare o meno.
 
Sento un suono provenire dall’interno della stanza.
 
Come uno sfogliare di pagine.
 
Sta leggendo, il mio Myotismon…
 
Il MIO Myotismon!?
Ma che dico?
 
Ma sto davvero impazzendo!?
 
Eppure, non mi riesce di scacciare questo pensiero…
 
Ad un certo punto, quando, finalmente, dopo aver preso un respiro profondo, mi decido a bussare alla porta, un ricordo, un po’ sbiadito, mi colpisce…
 
È un ricordo che risale a tanti anni fa. Quando ancora ero una piccola Salamon e avevo appena cominciato a lavorare per lui.
 
Avevo avuto un’ incubo, proprio come questo qui.
 
E, come adesso, avevo deciso di andare dal mio Maestro, per la paura.
 
Incredibilmente, lui mi fece entrare, e, con assoluta calma, mi fece sdraiare sulle sue gambe, e mi accarezzò fino a farmi calmare. Mi sono sentita così bene, quella notte.
 
Con trepidazione, busso, un paio di volte alla porta.
 
Attendo, in silenzio, trattenendo il respiro, mentre, il rumore di pagine sfogliate s‘interrompe bruscamente.
 
-Chi c’è?- Chiede, lievemente infastidito.
 
-Maestro… sono io…- Pronuncio, speranzosa.
 
-Che cosa vuoi, Angioletto?- Mi chiede, stavolta più calmo.
 
E adesso? Che cosa gli dico?
 
Chissà che penserà di me, se gli dovessi dire dell’incubo!
 
Riderà come un matto!
 
Ma, ormai è fatta.
 
-Maestro… ecco…io… ho avuto un’ incubo… e…-
 
Una sommessa risata divertita riecheggia nella stanza.
 
-Proprio come ai vecchi tempi, eh? Angioletto?- Mi schernisce poi, e posso quasi vedere l’espressione di maligno divertimento dipinta sul suo bel viso.
 
Perfetto, adesso gli faccio anche i complimenti… e poi cosa, gli dedicherò una poesia?
 
Adesso non importa. Io DEVO vederlo!
 
-Dai, vieni dentro.- M’invita, cordiale, per poi aprire la porta, senza neanche muovere un dito.
 
Ed eccolo lì, seduto a gambe accavallate sulla poltrona, il libro aperto poggiato sull’incavo delle stesse.
 
Io entro, intimidita, e lui si alza.
 
Poi, mi prende in braccio. Proprio come quella volta.
 
Sono ancora piuttosto stordita, quando lui, sempre tenendomi fra le braccia, mi trasporta fino a rimettersi seduto sulla poltrona.
 
Una volta lì, mi stringe a sé, facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
 
È così piacevolmente caldo.
 
Poi, prende in mano il libro e ordina:
 
-Raccontami il tuo incubo.-
 
Io annuisco, un po’ imbarazzata.
 
Una volta arrivata alla fine, lui sembra accigliarsi.
 
-Come pensavo. Non perdi tempo eh, cugino?- Lo sento mormorare.
 
Cugino? Myotismo ha un cugino?
 
Non ho il tempo di farmi altre domande che lui, aperto nuovamente il libro sussurra dolcemente, per tranquillizzarmi:
 
-Su, adesso non ci pensare. È tutto finito.-
 
Poi, mi accarezza i capelli, lentamente.
 
-C’era una volta…- Comincia, con quella sua voce calda ed avvolgente.
 
Io, senza rendermene conto, mi metto in ascolto.
 
Proprio come una bambina, pronta a farmi trasportare in chissà quale mondo magico.
 
Che cosa infantile. Eppure, non mi dispiace affatto.
 
Solo io e lui, insieme, accanto al fuoco, stretti l’uno all’altra.
 
Quasi come una coppietta d’innamorati.
 
Ma che sto pensando?
 
Io…innamorata…di lui?
 
Per qualche strano motivo, nonostante gli sforzi della mia parte razionale, non riesco a togliermi dalla testa quest’idea, assurda e allo stesso tempo, stranamente plausibile.
-Molto tempo, fa, in un paese molto lontano,- Riprende lui.
 
-Un Vampiro, che viveva con i suoi due figli, un Impmon, il minore ed un BlackGatomon, il maggiore.
Il minore voleva bene al suo fratellone, anche se quest’ultimo lo tormentava sempre.
 
Un giorno, la loro mamma, un’Angewomon, morì per un  Virus, che ne rese impossibile il ritorno.
 
Il padre soffrì amaramente per questo.
 
Poco tempo dopo, ci fu un periodo di carestia.
 
-Papà, non ti preoccupare! Adesso io e Impy andremo  a cercare qualcosa da mangiare! Dico bene, fratellino?- Esclamò BlackGatomon, rivolgendosi al padre chiamato Rufus ed all’Impmon, il cui nome era Darren, come aveva voluto sua madre. Il nome del fratello era Demon. Era stato il padre a sceglierlo.
-Si!- Rispose entusiasta il piccolo, e, tutto felice, s’avvio col fratello in una foresta oscura.
 
Passò del tempo. Quando furono arrivati nel folto della foresta, però, qualcosa accadde.
 
Il piccolo Darren, cadde in un fosso, molto profondo.
 
-Andrà tutto bene.- Si disse. – Mio fratello arriverà molto presto.-
 
E, in effetti, Demon arrivò. Ma, inaspettatamente lo apostrofò malevolo:
 
-Finalmente mi libererò di te, fratellino!-
 
-Ma che dici?- Replicò il piccolo, disorientato.
 
-Si. È tanto tempo che sogno di farlo.- Gli rispose il fratello.
 
-Sai, c’è una cosa che devi sapere. Io, in realtà, non sono tuo fratello. Sono tuo cugino!-
 
Questa rivelazione scosse profondamente Darren, che si spaventò e inizialmente, non volle credere che fosse tutto vero.
 
- Si, è proprio così!- Insistette Demon.- E, da quando sei arrivato in famiglia, mia madre ha voluto più bene a te che a me! Solo perché tu sei il figlio di sua sorella, che è morta tempo fa!-
 
A queste parole, Darren si sentì in colpa. Sia verso suo cugino, sia verso sua madre.
 
-Per questo, l’ho avvelenata! Se non poteva volere bene a me, doveva morire!-
 
Fu la sua conclusione. Darren cominciò a comprendere, allora, che suo cugino lo odiava ed aveva fatto ciò per vendicarsi.
 
-E adesso, se vuoi scusarmi, devo tornare da MIO padre! Non temere, fra poco arriveranno i DeviDramon! Ci penseranno loro a sistemarti!-
 
Detto questo, lui se ne andò e Darren rimase solo e terrorizzato nella buca.
 
Dopo un po’, si sentirono degli strani rumori.
 
-Chi c’è?- Chiese terrorizzato il piccolo.
 
-Tranquillo, va tutto bene!- Pronunciò una voce, da sopra la buca.
 
-C-chi sei tu?- Domando titubante Darren. Dal bordo della buca, fece capolino la figura minuta di quella che sembrava essere una maga. Vestiva di rosso ed aveva degli strani abiti. Ed un cappello buffissimo in testa.
 
-Ciao. Mi chiamo Flare. Sono una FlaWizardmon.- Rispose lei, cordiale. –E tu chi sei? Come mai sei qui?-
 
Darren rasserenato dalla strana ragazza, raccontò la sua storia.
 
-Capisco. Mi dispiace per te.-
 
-FLARE!- Una voce ruggì, da dietro di loro.
 
-Oh, no! È il mio padrone! Devo andare subito da lui!-
 
-Il tuo padrone?- Chiese a quel punto Darren, dopo essersi ripulito. La piccola maga lo aveva fatto uscire dalla buca, e lui, per ringraziarla decise di restare  con lei.
 
-Si!- Rispose Flare, terrorizzata.
 
-Flare! Muoviti! Sei in ritardo!- Dai cespugli, emerse la figura enorme di un altro Digimon un Daemon, a quanto pareva.
   
Subito, Flare si gettò in ginocchio davanti a lui.
 
-D-domando perdono, padrone.- Mormorò, spaventata.
 
Lui, per tutta risposta, l’afferro per il collo e la strattono violentemente.
 
Darren scattò allora. L’avrebbe salvata, come lei aveva salvato lui!
 
La sua mossa sorprese il demone, che mollò la presa e cadde, dando ai due la possibilità di scappare.
 
La loro fuga li portò non molto lontano da lì. Ingenuamente, credendo di essere al sicuro, cominciarono a giocare e a parlare fra loro.
 
Entrambi si trovarono così bene, l’una con l’altro, che al tramonto potevano considerarsi amici per la pelle. Si ripromisero che sarebbero scappati inseme. E che sarebbero rimasti amici per sempre.
 
Ma, purtroppo, Daemon tornò a reclamare la sua serva.
 
-Scappa, Darren, presto!- Urlò Flare, parandosi di fronte al suo amico.
 
-Non posso lasciarti così!- Protestò lui, caparbio.
 
Ma Flare, aperto un portale che conduceva in un luogo lontano, gl’intimò di andarsene.
 
-No! Ci siamo promessi che saremmo scappati insieme, ricordi?- Protestò debolmente Darren. Poi, con decisione, afferrò la mano di Flare
 
-Forza, andiamo via!-
 
Ma Daemon, che non intendeva fargliela passare liscia, attaccò Darren e, all’ultimo istante, Flare si parò di fronte al suo amico, finendo per accasciarsi morente.
 
Quella vista traumatizzò orribilmente Darren.
 
-Hey, piccoletto! Siamo arrivati ai saluti, a quanto pare…- Sussurrò debolmente Flare.
 
-No, non dire così!- Gemette disperato Darren.
 
-Sei stato il mio primo ed unico amico… ti voglio bene… un giorno ci rivedremo…- Mormorò lei, sempre più debole.
 
-No! Non andare via!- Implorò Darren.
 
-Shhh, tranquillo…tornerò…tu, però, devi farmi una promessa…ok?- Gli chiese lei, ormai cominciando a scomparire.
 
-Tutto quello che vuoi!- Replicò lui, tenendole la mano.
 
-Devi continuare a vivere, ed aspettarmi. Ci rivedremo, lo so. Aspettami…- Pronunciò debolmente lei. Poi si dissolse nell’aria.
 
Darren a quel punto, si gettò nel portale, senza voltarsi indietro, piangendo disperato.
 
La sua vita, da quel momento, divenne grigia e senza scopo.
 
Giurò solennemente che non avrebbe mai più voluto bene a nessuno. Chiuse in fondo a se tutto ciò che lo rendeva felice. Compreso il ricordo di Flare.
 
Da allora, mentre gli altri vivevano  tutti felici e contenti, per lui non c’era Happy Ending.-, 
 
Questa storia è stata davvero triste. E, quando la raccontava, sembrava addolorato. Chissà perché?
 
Lui, con delicatezza, mi porta sul suo letto, dove mi rimbocca le coperte e mi dice:
 
-Adesso, Angioletto, devi fare la nanna. Non lo sai che le brave bambine vanno a dormire presto?-
 
Io già con gli occhi socchiusi, annuisco, lentamente.
 
Sento uno strano tocco, sulla fronte, come se mi avesse baciata.
 
-Buonanotte, angelo mio.- Sussurra, con voce dolce.
 

Poi, si allontana, e lo sento sdraiarsi nella sua bara.
 
-Sto dormendo nella sua stanza…- Questo è il mio ultimo pensiero, prima di sprofondare nel sonno.
 
 

 
  
 
   
  
 
 
 
 
  
 
  
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