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Autore: shesfede    15/06/2012    9 recensioni
«Cosa sei?» chiesi di nuovo, sempre più spaventata.
«Lo sai» si rassegnò a rispondere.
Indietreggiai di nuovo, fino a scontrare una colonna che tagliava il corridoio. Scostai i capelli, impreparata e sconvolta per quello.
«Non può essere» mormorai, guardando il vuoto.
«Non può essere» dissi di nuovo, questa volta guardando lui.
I suoi occhi erano spenti, vitrei, quasi invisibili. Completamente diversi da come ero abituata a vederli. Un altro brivido mi percorse la schiena, facendomi raggelare il sangue.
«Se solo mi lasciassi spiegare…» provò ad avvicinarsi, ma lo scansai ancora prima che mi fosse vicino.
«Dillo» gli ordinai. Lui mi guardò, supplicandomi con gli occhi di non farlo.
«Dillo. Voglio che sia tu a dirmelo» non mi lasciai incantare, non più, e glielo chiesi di nuovo.
Lui inspirò, per poi buttare fuori l’aria assunta. «Sono un vampiro, Juliet.»
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.

 
1864
Stretta nella mia vestaglia di seta blu, indugiavo fuori dalla porta della sua camera. Una parte di me, quella più razionale e realista, mi diceva che quella era una cosa folle, irreale, frutto della mia immaginazione. L’altra parte invece, quella più facilmente condizionabile e debole, mi spingeva ad andare da lui e chiedere delle spiegazioni perché forse tutto quello che pensavo era vero, possibile e reale. Ma se davvero fosse stato così, come avrei reagito? Ero pronta per una notizia del genere? Potevo mai credere veramente a quella folle leggenda?
Il palazzo era silenzioso e deserto. La mezzanotte era da poco scoccata e il buio aveva risucchiato tutto e tutti. Mi guardai intorno, per accertarmi ancora una volta che nessuno mi avesse visto andare da lui. Io, la figlia del duca di Cambridge, non potevo di certo farmi sorprendere nelle camere del maestro di canto della mia sorellina.
Respirai profondamente, buttando l’ennesimo sguardo alle mie spalle, e presi la decisione. Con tocco leggero, ma udibile, bussai alla camerata, sperando in cuor mio che nessuno venisse ad aprirmi. Quando quella speranza andò affievolendosi, mi voltai per andarmene, cosciente che tanto sarebbe stato un tentativo inutile.
«Juliet» mi chiamò. La sua voce mi provocò brividi inspiegabili. Non i soliti dovuti al suono basso e roco che aveva. Quelli che provai quella notte furono brividi di paura.
Mi arrestai di colpo, chiudendo gli occhi .
«Juliet» mi chiamò nuovamente.
Strinsi i pugni e, con uno scatto veloce, mi voltai verso di lui, convinta che se ci avessi pensato ancora su avrei avuto l’ennesimo ripensamento.
Lo guardai, lo scrutai in ogni suo punto, ma non riuscivo più a vedere il ragazzo di cui mi ero innamorata. Nei miei occhi ero certa che si leggesse il terrore che provavo in quel momento che ero vicino a lui. Si mosse verso di me e, istintivamente, feci un passo indietro.
Lui scosse la testa sconsolato, facendo ondeggiare la cascata di ricci con la quale avevo giocato quella stessa mattina, quando per nasconderci da mio padre ci eravamo rifugiati nel giardino del palazzo. Dal suo sguardo percepivo che aveva capito perché fossi da lui.
«Juliet io posso spiegart-» provò a parlare, ma gli bloccai le parole in bocca.
«Cosa sei?» gli domandai con disgusto, senza però riuscire a smascherare la paura che si era ormai impossessata di ogni fibra del mio corpo.
«Ascoltami, io non voglio farti del male, non potrei mai. Vogl-» provò a farmi sentire al sicuro, ma ormai avevo capito che il pericolo era lui.
«Cosa sei?» chiesi di nuovo, sempre più spaventata.
«Lo sai» si rassegnò a rispondere.
Indietreggiai di nuovo, fino a scontrare una colonna che tagliava il corridoio. Scostai i capelli, impreparata e sconvolta per quello.
«Non può essere» mormorai, guardando il vuoto.
«Non può essere» dissi di nuovo, questa volta guardando lui.
I suoi occhi erano spenti, vitrei, quasi invisibili. Completamente diversi da come ero abituata a vederli. Un altro brivido mi percorse la schiena, facendomi raggelare il sangue.
«Se solo mi lasciassi spiegare…» provò ad avvicinarsi, ma lo scansai ancora prima che mi fosse vicino.
«Dillo» gli ordinai. Lui mi guardò, supplicandomi con gli occhi di non farlo.
«Dillo. Voglio che sia tu a dirmelo» non mi lasciai incantare, non più, e glielo chiesi di nuovo.
Lui inspirò, per poi buttare fuori l’aria assunta. «Sono un vampiro, Juliet» disse con tono fermo e solenne.
Nonostante lo avessi capito da sola, nonostante lo sapessi, fu come ricevere una pugnalata in pieno petto, dritta al cuore. Con una mano davanti alla bocca, mi lasciai cadere a terra.
«Tutte quelle morti, tutti quelli innocenti… sei stato tu?» anche se doveva essere una domanda, apparì come una certezza. Perché ormai era certo che il mostro che tutti temevano fosse lui.
Da più di qualche mese a Cambridge regnava il terrore tra la gente. Tutti erano spaventati da una causa comune: il mostro. Le morti di tante persone erano state giustificate da attacchi animali, ma quel pomeriggio io avevo scoperto che non era così.
In silenzio, senza farmi notare da nessuno, mi ero rinchiusa in libreria e, nella sezione ‘libri proibiti’ avevo iniziato la mia ricerca. Denti brillanti, occhi di un colore intenso, strani cambiamenti di umore, velocità, riflessi pronti… era lui, lo era sempre stato e ora ne avevo la certezza.
«Juliet devi capire che il mio modo di vivere è complicato, ci sono tante cose alle quali io non posso resistere» si giustificò, chinandosi verso di me.
La sua mano gelida si posò sul mio viso, accarezzando la mia guancia con tocchi leggeri. La scansai violentemente, alzandomi da terra.
«Complicato? Complicato?! Sul serio Harry, come hai potuto?» incrociai il suo sguardo e mi sentii morire dentro. Lui, il ragazzo che amavo, era un assassino.
«So che adesso non puoi capirmi, che tutto ti sembra orribile, ma se solo mi ascoltassi, se solo lasciassi che io ti spieghi quello che sono allora capiresti» disse con tono supplichevole, cercando le mie mani inutilmente.
Lo guardai ancora, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo più a vedere niente di buono in lui.
Fece ancora un passo verso di me, ma indietreggiai ancora.
«Ti prego, non avere paura di me.»
«Non posso, non ci riesco» fu tutto quello che riuscii a farfugliare, prima di correre lontano da lui.
Corsi il più veloce possibile, con il cuore che sembrava esplodermi dentro. Il corridoio sembrava non finire mai. I miei passi echeggiavano nel silenzio solenne della notte.
«Ti prego Juliet, ascoltami.»
Urlai disperatamente, quando me lo ritrovai all’improvviso davanti.
«Come… come hai fatto?» Tornai a correre nella direzione opposta. La lunga vestaglia mi impediva di tenere il passo svelto che avrei voluto avere in quel momento.
«Juliet guardami. Sono sempre io, il solito Harry» disse riapparendomi davanti e prendendomi le mani senza permettermi di reagire.
Provai ad oppormi a quel contatto, ma non ci riuscii. Era più forte di me, lo era sempre stato. Ma adesso almeno sapevo il reale motivo.
«Per favore, lasciami andare» lo supplicai, con le lacrime agli occhi.
«Sai che non posso. Ti amo, la mia esistenza non avrebbe senso senza di te.» Puntò i suoi occhi nei miei, mentre con la mano libera seguiva i lineamenti del mio collo.
Mi sorrise e per la prima volta lasciò che vedessi i suoi canini. Erano affilati, sembravano due lame taglienti.
«Harry, ti prego» lo pregai di nuovo. «Se davvero mi ami lasciami andare via.»
Lui mi guardò, lasciando intravedere nel suo sguardo una sorta di rassegnazione.
«Se ti lascio andare, non tornerai mai più» disse triste.
Un groppo mi salì in gola. Aveva ragione, non sarei mai più tornata da lui. E allora capii da sola cosa avrebbe fatto, quale sarebbe stato il mio destino.
«Mi dispiace che debba finire così» fu l’ultima cosa che disse.
Chiusi gli occhi, prima che i suoi canini penetrassero nella mia pelle. Urlai per il dolore, per la disperazione, per la rabbia. Urlavo perché era l’unico modo per sfogarmi. Sentivo le forze venire meno lentamente. Era come se lui stesse prosciugando la mia energia. Le urla vennero meno, così come i singhiozzi rallentarono quando, ormai sfinita, chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Non percepii più la sua stretta sul mio corpo, ma sentii il freddo del pavimento scontrarsi col calore del mio corpo
«Presto starai meglio, te lo prometto» sussurrò, chinandosi sul mio viso. Poggiò le sue morbide labbra sulle mie, per poi raccogliermi da terra e camminare lontano da quel punto con me in braccio. Dopo di che solamente il buio.
Le tenebre della notte avvolsero il palazzo, mentre il mio destino era ormai segnato.



here i am:
ormai io e le mie storie vi avremmo stancato, ma finchè la voglia di scrivere non mi sarà passata dovrete sopportarmi LOL
so che ho un'altra fan fiction in corso, ma state tranquille, ho intenzione di finirla! a dire il verso questa non rallenterà per niente la scrittura dell'altra perchè è già stata terminata lol a dire il vero non del tutto, manca ancora l'epilogo ma conto di scriverlo a breve *-*
allora, come avrete ben notato non si tratta della solita ff dove i one direction sono dei comunissimi ragazzi, vanno a scuola e le solite cose che ormai abbiamo letto e riletto mille volte. quello dei 'vampiri' non è assolutamente il mio genere, diciamolo chiaro e tondo. l'idea di questa storia è nata nella mia testolina dopo aver visto le tre intere stagioni di tvd una dietro l'altra, perciò capitemi: ho avuto soltanto vampiri in testa per due mesi forse lol
la protagonista, juliet, come avrete certamente capito dal banner la immagino come selena gomez. a propoisto, che ne pensate del banner? a me piace particolarmente ed è strano che io apprezzi così tanto una cosa fatta con ps da me *-* ahah
allora, credo di aver detto tutto o almeno lo spero (?)
se volete cercarmi su twitter vi ricordo che sono xshewalksaway mentre se volete che vi tenga aggiornate sull'andamento della storia basta che mi lasciate il vostro nick nella recensione e io vedrò di ricordarmi di informarvi ogni volta che aggirono uwu 
mmm..okay, ho parlato fin troppo D: ahah
niente, grazie tante e buona lettura xx


p.s. michela, la storia la dedico a te perchè oltre a essere la mia dems e la mia metà perfetta sei anche quella che ha sopportato i miei scleri per questi due ragazzi ogni volta che scrivevo anche la più piccola ed insignificante scena, perciò in un certo senso te lo devo ♥ grazie di tutto e spero che la storia piaccia soprattutto a te :') ti voglio bene, sel x
   
 
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