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Autore: Miss A    15/06/2012    0 recensioni
Probabilmente non se l'è mai chiesto nessuno, allora (forse) sarò la prima.
Come sarebbe, per una volta, vedere attraverso gli occhi di un membro di un diverso Glee Club? E soprattutto, come sarebbe se quel Glee Club fosse "il Nemico n° 1" delle ND, i Vocal Adrenaline?
Concepita dalla mia mente malata per soddisfare il mio cuoricino malato di Jonathan Groff, siate clementi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jessie St. James, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Author's Corner
Eccomi di nuovo, con un nuovo capitolo. Valgono le stesse avvertenze del primo capitolo (non ho un Beta, quindi aspettatevi errori e non illudetevi che ci saranno monologhi sul talento e la bellezza di Rachel o la grazia e tenerezza di Finn, non tanto perchè sia cattiva, ma perchè è pur sempre di Jesse e dei VA che stiamo parlando).
Innanzitutto volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e soprattutto a eltanin12 che ha recensito. Spero di essere riuscita a seguire i tuoi consigli, sia tecnici (dalla formattazione di Word il testo sembrava più compatto, ma con quello di EFP mica tanto...) che non. Avviso anche che se a volte alcune frasi sembrassero strane, è colpa del fatto che seguo Glee in lingua originale, quindi mi riesce difficile rendere in italiano le personalità di personaggi che parlano in un'altra lingua. Non farò mai la traduttrice, chiedo venia.

Disclaimer
Ovviamente, non possiedo Glee, altrimenti sia gli avvenimenti che i personaggi trattati sarebbero molto diversi. Il che significa che non sono Ryan Murphy nè Brad Falchuk nè Ian Brennan, e che non possiedo i Vocal Adrenaline, le New Direction, Jesse St. James, Rachel Berry e vari ed eventuali personaggi della serie citati. Lo spunto per Jade mi è venuto guardando un attrice/ballerina che appare in Glee nei VA ma che non viene accreditata; per il resto è un OC, quindi mio. Danny, la Preside del Carmel High ed eventuali personalità del liceo di Akron o della famiglia di Jade sono di mia invenzione. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo per soddisfare il mio amore per Jonathan Groff (tristemente, non possiedo nemmeno lui).
Credo di aver detto tutto.

Enjoy.

Chapter 2

“Danny, mi aiuteresti con la base di questo pezzo, per favore?”, chiedo al nostro pianista tendendogli degli spartiti musicali.
Lui annuisce, ma questa è l’unica reazione che riesco a tirargli fuori.
Non ha mai parlato molto, Danny. O meglio, non ha mai parlato.
Si è sempre espresso a gesti, ma nonostante questa piccola pecca, è il musicista più talentuoso che io abbia mai conosciuto.
Una volta la Corcoran mi aveva confidato che Danny era uno dei musicisti più bravi al mondo, ma che aveva sempre rifiutato di frequentare Conservatori o di entrare a far parte di qualche rinomata orchestra o che so io perché aveva imparato a suonare il piano da autodidatta, e sosteneva che nulla avrebbe potuto migliorare la sua abilità. Al massimo, sarebbe potuta peggiorare.
Quindi si era tenuto ben lontano dagli ambienti di lusso e si era accontentato di un semplice liceo. Certo, un liceo per ricchi, ma pur sempre in Ohio.
Ma torniamo a noi, o meglio a me.
Questa mattina devo esercitarmi un po’ con il canto, prima delle lezioni.
Sono piuttosto determinata, voglio essere pronta.
La nostra Coach temporanea, o meglio la nostra babysitter fino all’arrivo del Coach vero e proprio, è Maggie Stewart, una delle segretarie, e grazie a una posizione strategica vicino all’Ufficio della preside, ci ha riferito che Jesse (diamine, mi ero ripromessa di non pensare al suo nome, per non fare la figura dell’idiota!) potrebbe arrivare da un momento all’altro.
Riscaldo la voce, preparo il diaframma… e con la coda dell’occhio vedo un’ombra.
No, non è possibile, non è umano che adesso cominci a vedermelo comparire davanti! Jesse St. James o la Regina d’Inghilterra che sia, io valgo di più.
E poi, d’improvviso, una mano compare poco sotto il mio stomaco.
Mi giro di scatto, spaventata, e Jesse mi rivolge un sorriso smagliante.
“Ciao Jade. Fammi sentire un po’ questo diaframma.”
Ok, questo è un colpo basso. Bassissimo.
Lo guardo a bocca aperta come un’idiota per un minuto buono, lui rimane immobile, fissandomi con quello sguardo che usa con tutte le ragazze, come se stesse facendo un esame a raggi X.
“Sei cambiata.”, dice infine.
Chiudo la bocca per un istante, per poi riaprirla immediatamente. Cosa diavolo sta dicendo?
“Più magra, più nervosa… ma anche più propensa all’esercizio. Buono a sapersi, è importante allenarsi.”
Finalmente riesco a riscuotermi.
“E… questa è una cosa buona?”
Jesse mi scruta, come se gli avessi fatto una domanda molto intelligente sulla quale deve pensare. Io sarò cambiata… e lui? Sembra che gli alieni l’abbiano rapito!
Dopo qualche attimo, sul suo volto ricompare quel ghigno accattivante per il quale molte ragazze gli cadono letteralmente ai piedi.
L’atteggiamento di superiorità non funziona, Jade Martins. Anche tu eri una di quelle ragazze, e sai benissimo di esserlo ancora.
Ok, ora ne ho abbastanza del Grillo Parlante.
“Sì, certo che è una cosa buona. Molto.”, mi risponde sussurrando.
Mi accorgo solo ora che, mentre io elucubravo (10 punti per aver usato questo verbo, Ms. Thompson! Sarebbe la mia professoressa di inglese), io e lui ci siamo come spostati e ora siamo, non so come, in una sorta di abbraccio.
Beh, le sue braccia sono attorno alla mia vita, e le mie gli cingono il collo… è un abbraccio questo?
“A cosa pensi?”, mi chiede avvicinando pericolosamente il viso al mio.
Ok, ok, ok… Jade, calmati. Non può fare così, non si è mai comportato così, e…
“Sai, provo una strana ma familiare voglia di baciarti, Jade Martins.”
Il mio cervello sembra andare in stand-by per un attimo. Ha veramente detto quello che le mie orecchie hanno sentito, giusto? Non me lo sto immaginando o che?
“Dove sei stato tutto questo tempo?”, è il mio modo, geniale, di girare la situazione a mio favore.
Ah, sì, d’ora in poi Jade Martins non si piega a nessuno, nemmeno a un ragazzo affascinante e per il quale ha una cotta come Jesse St. James.
Lui si libera dall’abbraccio e si allontana di qualche passo, fissandomi con aria perplessa.
“Strano.”, commenta inclinando la testa da un lato.
“Cosa è strano?” Oddio, questo Jesse sembra essere uscito da un manicomio, cosa diavolo dice?
“Avrei potuto giurare che, per tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme, tu provassi qualcosa per me. E invece ora… è come se fossi cambiata.”
Oh. Si aspettava che cadessi davvero ai suoi piedi e lo pregassi di baciarmi, è così.
Beh, per quanto possa essere innamorata persa di te, mio caro, non cadrò così in basso.
“Beh, ora sarai il mio Coach. Anche se avessi dei sentimenti per te, non potremmo avere una relazione.”
Com’è che riesco a pensare così lucidamente anche in sua presenza? Diamine, ha ragione, sembro una persona totalmente diversa!
Il suo sorriso si allarga per un attimo.
“Brillante.”, sospira “Ma io continuo ad avere voglia di baciarti. Come possiamo risolvere questa situazione?”
Avvicino il viso al suo.
“Beh, questo è un problema esclusivamente tuo...”
Faccio una pausa e mi allontano, sorridendo. Sono fiera di me stessa: gli sto tenendo testa, davvero!
“… Mr. St. James.”, concludo prima di riprendermi gli spartiti, ringraziare Danny e lasciare l’auditorium.
 

***

 
Arrivo nell’aula di musica, che viene spartita tra i Vocal Adrenaline e il club dei musicisti, con qualche minuto di ritardo.
Con somma sorpresa, mi accorgo che stavano guardando il video della nostra ultima esibizione alle Nazionali, quelle che abbiamo perso. Ovvero quelle alle quali Jesse non ha partecipato perché faceva il consulente al McKinley.
Il video si interrompe bruscamente, ma le luci non vengono riaccese.
“I ritardi non sono ammessi nella mia classe, anche se è una materia extra curricolare. Sono stato chiaro, Martins?”
La voce di Jesse suona fredda come il ghiaccio: è il suo metodo di insegnamento o è semplicemente offeso perché mi sono rifiutata di cedere alle sue avances? E questo tenere le luci spente, così che non possa vederlo… sicuramente lui può vedere me, e sicuramente si sta godendo questo tipo di potere.
“Mi scusi, professore. Ms. Thacker, l’insegnante di matematica, voleva parlarmi.”
“Accetto le scuse, ma non passerò sopra ad un secondo ritardo, sono stato chiaro? Se un altro professore vuole parlarvi, che aspetti l’intervallo o la fine delle lezioni. Questo vale per tutti. Ora siediti, Martins.”
Mi affretto ad obbedire, sedendomi vicino a Giselle, quella Giselle che aveva rimpiazzato Pauline come partner di Jesse: è stata bocciata anche quest’anno, per rimanere nei Vocal Adrenaline.
Non che sia questo chissà chi come interprete, ma è l’unica fuori corso che ricorda ancora i tempi d’oro dei quattro titoli nazionali consecutivi. Dovevano tenere la squadra unita. Probabilmente è stata una richiesta di Jesse.
Le luci si riaccendono senza che io abbia prestato la minima attenzione al video.
“Spero che abbiate tutti guardato con attenzione…”, comincia lui.
Andiamo bene…
“… perché quello è esattamente il tipo di performance che dobbiamo evitare. Lungi da me dal criticare il lavoro altrui, ma la coreografia era statica, il canto assolutamente piatto e i singoli interpreti… lasciavano a desiderare.”, conclude fissandomi.
Meno male che non intendeva criticare.
“Ma procediamo per ordine. Ci sono solo cinque sopravvissuti ai tempi d’oro dei Vocal Adrenaline, quindi mi sembra d’obbligo presentarmi agli altri. Il mio nome è Jesse St. James, sono il vostro nuovo Coach.”
“Cos’è successo a Dustin Goldsby?”, chiede un pivello del secondo anno.
Jesse sorride.
“E’ stato giudicato incapace di condurre un Glee Club prestigioso come il nostro alla vittoria. E questo è il motivo per cui sono qui. Ma basta parlare di lui. Sono sicuro che, anche quelli che non erano in squadra quando lo ero io mi avranno riconosciuto: c’è una mia foto nel corridoio principale, dove sono insieme all’ultimo Coach competente che abbiamo avuto, Shelby Corcoran, e queste due affascinanti signorine”, continua indicando me e Giselle “mentre stringo il quarto trofeo nazionale consecutivo. L’anno scorso, per la performance scadente che vi è stata fatta presentare da quel… Goldsby, oltre a perdere un titolo nazionale, abbiamo anche perso la possibilità di entrare nella storia, come il Glee Club che ha vinto sei Nazionali consecutive. Perché questo è quello che accadrà quest’anno. Non ci saranno scuse che terranno, non esisteranno malattie, problemi familiari, economici, personali… non esisteranno ritardi, malesseri, voti bassi, studio o depressione che tenga. Quest’anno non dovrete dare il vostro meglio, ma ancora di più, per vincere le Nazionali.”
Annuisco: per quanto la premessa non mi entusiasmi granchè, la Corcoran ci ha abituati a lavorare duramente, quindi questo eccesso di severità non mi giunge nuovo.
“E, giusto per essere chiaro, non esiste dare le dimissioni dalla squadra. Ormai siete dentro, questo significa che lavorerete sodo come i miei vecchi compagni ed io siamo abituati a fare.”, riprende Jesse perforando con lo sguardo alcuni primini terrorizzati che, fino a qualche secondo prima, bisbigliavano fitto fitto tra loro. “Ma posso capire che siate impauriti. Non temete, se l’abbiamo fatto noi, significa che potete farlo anche voi. E se in qualsiasi momento doveste sentirvi inadeguati o troppo stanchi per continuare, potrete rivolgervi ai nuovi co-capitani del nostro gruppo: Giselle Wendell e Jade Martins. Sono sicuro che provvederanno a ricordarvi quale onore è far parte dei Vocal Adrenaline e quali oneri esso comporta.”
Un ronzio fastidioso precede il suono della campanella.
Benedetta campanella. Non ti ho mai amata così tanto.
“Martins, un secondo, ho bisogno di parlarti.”, mi ferma Jesse mentre sono impegnata a raccogliere la borsa e aggirare le sedie per uscire dall’aula.
Il resto dei miei compagni mi fissa, ma non può fare nulla per aiutarmi.
Quando anche l’ultimo di loro si chiude la porta alle spalle, mi sembra di essere rinchiusa in una prigione, e la temperatura dell’aula sale di colpo di parecchi gradi.
“Jade.”
Mi giro di colpo verso di lui, che sorride sornione. Oh, quel sorriso…
“Non mi è piaciuto il modo in cui te ne sei andata, in auditorium.”
Accenno una risata.
“E a me non è piaciuto il modo in cui mi hai rimproverata, Jesse. Direi che siamo pari.”
“Oh, non credo proprio.”
Inarco le sopracciglia, mentre il sorriso scompare dal suo volto.
“No?”
“Per niente. È una questione di principio. Vedi, non ho rinunciato a quel bacio, anzi. E il tuo atteggiamento di sfida non fa che aumentare il mio desiderio.”
Questa volta è il mi turno sorridergli.
“Non puoi forzarmi, Jesse. Soprattutto adesso. Sei un professore, il mio professore, non più un mio compagno di classe. Per farla breve, non puoi fare quello che ti pare.”
“E quale sarebbe il vantaggio di avere potere e controllo su una persona, se non per fare esattamente ciò che vuoi?”, mi chiede, fingendo di pensare duramente “Sai, ho frequentato un corso alla University of California, a Los Angeles, che riguardava proprio questo. Il controllo. Ora, non sono sicuro quale esattamente fosse la materia di cui voleva essere soggetto il corso, ma ho imparato molto. Secondo il professore, colui che ha il controllo in una situazione ha il potere, e può quindi avvalersi di esso per fare ciò che vuole. O almeno, questo è quello che ho capito…”
“Sai una cosa, Jesse? Non ho capito una parola di quello che hai appena detto, ma non cambia molto la nostra situazione: apparentemente, tu muori dalla voglia di baciarmi e io no, il che significa che l’unico bacio che riceverai da me sarà nei tuoi sogni, chiaro?”
Un controllato sorriso di scherno appare sul suo viso.
“Non vuoi nemmeno sapere il motivo per cui desidero così tanto baciarti?”
Alzo le spalle, pronta a sentire l’ennesima battuta accuratamente studiata di Jesse St. James, notando invece che il suo ghigno è scomparso, rimpiazzato da un’espressione di dolorosa intensità.
Cosa diavolo-?
“Beh…”, comincia avvicinando il viso al mio, lasciando lentamente evaporare la maschera di conflittuale emozione per sostituirla con il suo famoso sorriso “diciamo che la prima volta non è stato questo granchè, ma essendo io una persona molto compassionevole, ho deciso di darti una seconda chance per dimostrarmi che vali davvero. Credi di farcela, Jadey?”
E, con queste parole, esce dall’aula, lasciandomi sola con i miei confusi pensieri.
 

***

 
Diamine., penso mentre mi lascio alle spalle la scuola, tentando di mettere più distanza possibile tra me e Jade, prima di essere colto da un altro raptus irrazionale da “drama king” e fare qualcosa di stupido, esattamente come prima.
Diamine.
C’ero andato così vicino. Così vicino, ma non ce l’ho fatta.
Già, per quanto l’esperienza al college in California e poi di nuovo in Ohio come consulente per il McKinley (o meglio “piano geniale per cercare di riallacciare la relazione con Rachel”) mi abbiano cambiato, il vecchio Jesse St. James ha preso il sopravvento, mettendomi in bocca parole che non intendevo affatto e rovinando con poche, mirate frasi tutto il rapporto che avevo costruito in tre anni con lei.
Certo, poi sono stato via due anni, ma Jade ha sempre avuto una cotta per me, e questo non è destinato a cambiare, giusto?
Mi chiudo in macchina con un sospiro, passandomi una mano su un lato della testa, proprio come Danny Zuko in Grease.
In fondo, chi voglio prendere in giro? Le vecchie abitudini sono dure a morire, e lo stesso vale per il carattere.
Jesse St. James non è nato per rincorrere le donne: solitamente sono loro a buttarsi ai miei piedi (e cercare di infilarsi nei miei pantaloni, ma questo è superfluo). Non ho mai dovuto fare granchè per ottenere un appuntamento con una ragazza, peccato che tutto sia cambiato da quella stramaledetta volta in cui, per conto della Corcoran e del suo contorto piano, avevo dovuto avvicinare Rachel, finendo con l’innamorarmi di lei.
Già, chi l’avrebbe mai detto?
Jesse St. James, la star dei Vocal Adrenaline, lo straordinario interprete considerato da tutti solo un automa senza cuore si era innamorato.
Avevo imparato tanto da quell’esperienza, davvero.
Prima di tutto, la mia carriera musicale ne aveva giovato: provare per la prima volta in diciotto anni emozioni troppo intense per essere controllate mi aveva spinto a mettere più enfasi nelle mie performance. Di seguito, la mia straordinaria interpretazione di “Bohemian Rhapsody”, che aveva garantito al nostro Glee Club il quarto titolo nazionale consecutivo.
Ormai, però, il pensiero di Rachel Berry era diventato un tormento, un’ossessione; ero dovuto tornare in Ohio, anche solo per vederla un’ultima volta. Nulla poteva eguagliare la chimica che avevamo sul palco, la magia delle nostre voci che si fondevano in una sola.
Nulla poteva frapporsi tra noi, a parte un certo Finn Hudson.
Ora, non sarebbe carino dilungarsi sui difetti altrui, ma la Natura ha giocato veramente un brutto scherzo nella creazione di quel ragazzino.
In ogni caso, la perdita di Rachel mi aveva ricordato un’altra cosa, qualcosa di completamente diverso e allo stesso tempo di identico: Jade Martins.
Avvantaggiato dalla cotta non troppo segreta che aveva per me sin da quando era una matricola, mi ero preso la sua verginità sul sedile posteriore della sua macchina, quella che la Corcoran aveva regalato a noi dei Vocal Adrenaline per festeggiare le nostre numerose e impressionanti vittorie.
E, senza nemmeno lasciarle il tempo di realizzare, ero scappato, imbarcandomi sul mio volo di linea per Los Angeles alla ricerca di quel successo che non era arrivato.
Assistere in anteprima al bacio tra Rachel e Finn alle Nazionali dell’anno scorso era stato come entrare nei panni di Jade e capire realmente come si era sentita, ma soprattutto, realizzare cosa mi aveva impedito di realizzare tutti i miei sogni.
Jade.
Jade e il fatto che… l’amavo, e l’amo tuttora.
Ma, come ho avuto modo di vedere finora, ammetterlo è tutt’altro che facile, visto che lei non sembra per nulla interessata a me.
Non posso darle torto, ma non posso nemmeno darmi per vinto.
Molta della gente che crede di conoscermi direbbe che probabilmente il mio subconscio attribuisce a Jade e all’averle sottratto la sua innocenza la colpa del mio fallimento nel percorso per diventare la grande star che voglio essere.
Fortunatamente, mi conosco abbastanza da poter dire che la loro analisi è quantomeno erronea.
Per quanto simili possiamo apparire, non sono Rachel Berry. Il mio desiderio più grande non è sfondare, non è diventare famoso, non è finire su un palcoscenico o in tournee.
Nulla di tutto questo.
Il mio sogno più grande, per quanto la gente faticherebbe a crederlo, è dimostrare che sono cambiato. Mostrare che sono in grado di provare sentimenti. Soprattutto, provare a Jade Amber Martins che la amo, e che sono pronto a tutto per farmi perdonare.
Con un sospiro, avvio l’auto e guido verso casa.
Una cosa è certa: realizzare questo mio sogno sarà ben più difficile che portare i Vocal Adrenaline alla vittoria di un ennesimo campionato nazionale.
  
 
 
 
 
 
  
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