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Autore: Aven90    16/06/2012    1 recensioni
Salve! Dopo il successo (?) di ''The Darkness'' continuiamo la nostra passeggiata nell'orrore descrivendo una notte molto, ma molto particolare. Non sapevo se mettere giallo o arancione, nel caso ditemelo e correggo!
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I bambini si misero ad applaudire David per quanto fatto e, come ogni buon esibizionista, si inchinò al pubblico dicendo “Vi ringrazio tutti. Doveva capire quanto è brutto sentirsi dire “pazzo” o “malato”, e questo era il modo migliore di farlo”, non mi piacque il modo in cui disse “migliore”, perché fece in modo che continuasse a riecheggiare nella stanza. Io gli urlai contro “Sei un maledetto stronzo!”, ma David non mi ascoltò per niente, perché non aveva ancora finito di lavorare il cadavere di Paul.

Infatti davanti ai nostri occhi costretti alla lacrimazione per essere stati troppo tempo aperti, mise una mano guantata dentro il culo di Paul.

“Noooo! Che cosa sta facendo?”, chiese un inorridito Owen. Non l’avevo mai visto così terrorizzato, quella sera gli stava facendo tirare fuori tutto quello che aveva dentro, le sue peggiori paure. Mark provò col dire “Probabilmente ha brutti gusti sessuali”, ma la bambina che gli teneva gli occhi aperti gli diede un colpo alla nuca e gli disse “No caro mio, ti assicuro che lo zio David ha ottimi gusti sessuali” guardandolo negli occhi lampeggianti di giallo sole, e facendolo sanguinava dalle parti intime, si vedevano le goccioline cadere a terra.

In ogni caso dopo un po’ David disse “Eureka!” e fuoriuscì la mano con appresso tutta la colonna vertebrale, che adesso era poggiata sulla spalla di David, che rise nella sua ormai inconfondibile risata che tanto ci aveva attratto all’inizio “Aahahah! Non sembro il Dottore in questo modo?”

“Aahahah buffone! Facci divertire!”, gli urlarono i bambini di risposta; David così prese per un capo la colonna vertebrale di Paul, che tante volte lo aveva sorretto nelle sue sbronze e cominciò ad accanirsi sul suo cadavere frustandolo dalla parte del midollo, scorticandolo ogni volta che diceva una parola “Tu … non … capisci … che … è … sbagliato … insultare … noi … pazzi … quando … i … pazzi … siete … voi”; non so voi cosa avreste provato, ma ad ogni frustata a me sono venuti certi brividi come se le stesse dando a me, e il fatto che la pelle se ne andava a tocchi schizzando sangue ovunque che magicamente non sporcava i fantasmi non aiutava. Fu allora l’unico momento buono per noi di scappare, con David distratto; e Mark ce lo ricordò dicendo “Scappiamo! Ora!”, e con uno scatto guadagnammo la porta, e visto che l’uscita/entrata era chiusa, dovevamo trovare un metodo alternativo per uscire dal manicomio. Io proposi a Mark “Perché non usiamo una corda di lenzuola e ci gettiamo dalla finestra? Ho visto letti fatti nelle celle!”, Mark rifletté mentre correvamo alla cieca senza meta. “Buona idea”, approvò infine “Ma ci serve del tempo per fare una corda abbastanza lunga, ci vorrebbe pertanto qualcuno che li tiene impegnati”

“Oppure potreste scendere le scale e trovare l’uscita di servizio. Vi ci condurrò io, se volete”, una voce di ragazzina più forte dei lamenti che fuoriuscivano dalle stanze echeggiò dalle pareti. Owen ci tenne in guardia “Attenzione ragazzi, non mi convince. E se fosse David a manipolarla?”. Evidentemente questa ipotesi non piacque alla ragazza, che raffreddò il tono della voce, in modo che non entrasse più dalle orecchie, ma nel sangue, facendoci sudare freddo “Come sarebbe, non vi fidate? Guardare che faccio prima a rubare le vostre anime, tanto a voi non servono più”, e il fantasma di una ragazza dagli sporchi capelli castani, sporchi di terriccio come il suo vestito che con aria malinconica reggeva i vetri si allontanava fluttuando da noi. Io dissi “Eri tu quella?”, la voce rispose “Sì. Mi sono suicidata buttandomi dalle finestre, non ne potevo più degli abusi e degli elettroshock dei dottori. Quindi se solo provate ad imitarmi ruberò le vostre anime e ci giocherò un po’ ”

Mark sghignazzò nervoso “Cara mia, le anime non esistono”, ma per fortuna Owen era abbastanza spaventato da metterlo in guardia “Attento, non provocarla. Ormai mi aspetto di tutto”. Dal canto mio non mi sarei mai aspettato una frase del genere da Owen, forse anche più materialista di Mark, eppure più spaventato, tanto da cambiare gradualmente per tutta quella sera. Anche Mark fu del mio stesso avviso, perché guardò Owen, deglutì impaurito e disse alla voce “Ok ragazza. Conducici all’uscita di servizio”

“Ihihihihi… seguitemi”

“Cazzo. È proprio come ride la mia ragazza in chat”, disse Owen.

La ragazza suicida ci suggerì “Provate questa stanza, è sicuramente l’unica possibile per uscire”, indicandoci una porta facendola vibrare leggermente in modo da riconoscerla al buio. Io l’aprii che ero il più vicino, ma vidi che c’era già un uomo che stava rimettendo a posto dei calcinacci nel muro. Io innocentemente gli chiesi “S-serve aiuto?”.

L’uomo mi guardò aprendo totalmente i suoi occhi, poi vibrò terribilmente e si mise a farfugliare “Queste mani sono sporche, sono sporcheEEE. Devo pulire, pulire la MANIGLIA e la porta, la porta, sisisisi”, e cominciò a farlo con le sue stesse mani, arrossandole. Mark gli chiese “Questa stanza porta all’uscita di servizio?”, l’uomo lo guardò “L’uscita? Uscita di servizio? Alastor no, no, non ne sa niente.”, un attimo di pausa in cui fu perfettamente immobile, poi cominciò ad urlare “ALASTOR! NO! NON IMPICCARTI!NON IMPICCARTI, CHE TI DAREMO I TRANQUILLANTI, TRANQUILLANTI!” e col fiatone, correndo verso il suo letto così ben fatto da poterci far rimbalzare una moneta, cominciò a disfarlo col suo corpo, sbavando anche sangue.

“… fa pietà”, disse Owen. “Sì, ma è un pericolo per noi e, se non lo fermiamo, per se stesso, anche se è un fantasma.”, aggiunsi io, incapace di distogliere lo sguardo. In quel momento volevo essere Mark, che freddissimo disse “Andiamo”, poi si rivolse al corridoio con profonda amarezza “Hai sbagliato stanza, ragazzina”

“ihihihihihi…. Lo so. Volevo farvi conoscere Alastor, tutto qui”, che comparve dietro di loro assieme al bambino con la camicia di forza. Entrambi risero, ed estratta da chissà dove un’accetta ciascuno, ripeterono in coro fissandoci coi loro occhi vuoti di chi ha subito tante torture “Vi uccideremo. Il signore David si prende cura di noi. I dottori vogliono curarci, così dicono, ma non ci piace fare da lampadine una notte sì e l’altra pure” e ci attaccarono, non potevamo fare altro che scappare e ci rinchiudemmo dentro un’altra stanza senza ascoltare prima la ragazzina. La stanza dove eravamo entrati non sembrava molto diversa dalla precedente, tranne che per il letto strappato e un uomo rannicchiato in un angolo, era più bianco dei suoi compagni perché la luce della luna lo colpiva oltremodo. Tremava, così io ebbi troppa paura per avvicinarmi, ma Owen lo fece al posto mio “Ehi, almeno tu sei buono, vero? (sapevo che l’inguaribile ottimismo di Owen sarebbe tornato prima o poi) Sì che lo sei”, e gli accarezzò la spalla. Ragazzi, quella fu pacca che l’uomo rannicchiato si mise le mani sulle orecchie e cominciò ad urlare in modo disumano, da solo faceva più casino di noi la domenica allo stadio. La differenza stava che il suo tono era agghiacciante e ci percuoteva le viscere, in una sofferenza atroce. Non mi sarei stupito se alla fine sarebbero uscite.

   
 
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