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Autore: telesette    16/06/2012    2 recensioni
Chi ha mai sognato di vedere Harry Potter e Ron Weasley "massacrarsi di botte" alla maniera dei babbani ?!?
Chi vuole vedere un "What If?" del settimo libro, con una variante sulla distruzione del medaglione di Voldemort ?!?
Ebbene, io ci ho provato, vediamo cosa è venuto fuori...
Genere: Generale, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il dolore che Ron sentiva al petto si faceva sempre più insostenibile.
Harry osservò la pelle bruciata della sua mano sinistra, come se avesse appena toccato una piastra rovente, ciononostante strinse i denti e lanciò a Ron un comando preciso.

- Ron - urlò Harry. - Butta via quel medaglione, gettalo lontano, presto!
- Non... Non ce la faccio, io... Aaahhh !!!
- Ron!

Harry vide con orrore l'amico che si dimenava e si contorceva, in preda a violentissimi spasmi, eppure non sapeva come aiutarlo. Il potere dell'Horcrux stava insinuandosi sempre più dentro di lui, cercando di piegare la sua volontà attraverso il dolore, e Ron aveva come l'impressione che il suo petto fosse una sorta di massa incandescente capace di distruggerlo...

***

- Perché... Perché mi trovo qui... Dove sono ?!?

Ron stava vedendo coi propri occhi il mistero più grande di ogni essere umano: ovvero i segreti più intimi e profondi del suo cuore.
Il bosco di notte era scomparso e, attorno a lui, vi erano soltanto immagini su immagini.
Ogni prodotto della sua mente che aveva un qualche peso sulla sua emotività stava ora confusamente davanti a lui, mescolato con gli altri, e Ronald si sentiva solo e disarmato di fronte ad antiche paure ancestrali... o alla materializzazione dei suoi dubbi e delle sue incertezze.
In quella specie di ambiente fumoso e assai vasto, Ron si trovava ora completamente nudo a galleggiare senza peso tra masse inconsistenti che mutavano continuamente la loro forma.
Una di queste, staccandosi dal mucchio, si parò davanti al ragazzo sotto forma di nere zampe sottili. E Ron riconobbe chiaramente la nera palla bulbosa dagli occhi rossi al centro di quelle zampe, un ragno gigantesco con le fauci spalancate e pronte ad afferrarlo, e il terrore gli paralizzò le membra. Dalle sue labbra contratte uscì fuori un muto grido di panico e, proprio mentre le zampe stavano per attaccarlo, il ragno si dissolse davanti ai suoi occhi per assumere un'altra forma.
Ora quello che aveva davanti era una sorta di tronco gigantesco, con decine di rami che sbattevano furiosamente nel tentativo di colpirlo... il Platano Picchiatore!
Il suono di un clacson alle sue spalle, e Ron si ritrovò faccia a faccia con la vecchia automobile volante di suo padre: il cofano spalancato e la fanalerìa minacciosamente puntata addosso, la vettura color turchese gli si avventò contro come impazzita.
Ron agitò freneticamente le braccia, nel tentativo di scansarla, ma finì per precipitare in un abisso oscuro e senza fondo.
Qui si ritrovò le braccia e le gambe immobilizzate da tante mani ruvide e callose e, solamente dopo essersi abituato alla mancanza di luce, riuscì a distinguere le orribili creature ingrugnite che lo stringevano per impedirgli di scappare.

- Gnomi - esclamò sconvolto.

Decine e decine di gnomi, identici a quelli che erano soliti invadere il giardino attorno alla Tana, lo stavano tenendo stretto come una specie di preda di guerra. Ron non riuscì a capire nulla dei loro versi gutturali ma, a giudicare dalle espressioni che avevano, le loro intenzioni non erano certo delle più amichevoli.
Dopo aver confabulato qualcosa di incomprensibile, gli gnomi sorrisero malignamente e fecero roteare il corpo di Weasley come una specie di mulinello ( proprio come questi faceva per scaraventarli fuori dal giardino ); pochi istanti dopo Ron si ritrovò proiettato verso l'alto, come un tappo di sughero da una bottiglia di spumante sotto pressione, e schizzò rapido contro una sorta di parete bianca lattiginosa.

- Per le mutande di Merlino - urlò il ragazzo, coprendosi istintivamente gli occhi con entrambe le braccia. - Nooo!

Fortunatamente la parete non aveva consistenza.
Ron riprese a guardare, abbassando le braccia lentamente, e si ritrovò in un altro luogo a lui familiare.
All'inizio fece fatica a riconoscere gli spazi e i mobili ma, non appena il suo sguardo si posò sull'orologio appeso alla parete, il giovane riconobbe l'ambiente come il soggiorno caotico della Tana.

- Sono... Sono a casa? - mormorò sottovoce.

Ma ciò che i suoi occhi videro e le sue orecchie ascoltarono lo gettarono nuovamente in un abisso di profonda disperazione e rammarico.
Vide sua madre Molly, intenta ad imbandire la tavola a colpi di bacchetta, mentre Harry stava mangiando a quattro palmenti.

- Complimenti, signora Weasley - disse Harry, masticando rumorosamente a bocca piena. - E' tutto squisito!
- Grazie, Harry caro - rispose la mamma di Ron, senza risentirsi minimamente dei modi o della maleducazione dell'altro nell'ingozzarsi come un porco. - Prego, mangia pure quanto vuoi, mio caro ragazzo!

Osservando meglio, Ron notò un altro particolare a quella tavola: lui stesso!
il suo "io" di qualche anno addietro era seduto allo stesso tavolo, anche se in disparte, e osservava con la coda dell'occhio sua madre mentre riempiva Harry di attenzioni e premure. Ad un tratto il piccolo Ron allungò una mano per prendere un dolcetto ma, con sua grande sorpresa, uno schiaffo violento glielo fece cadere dalle dita.

- Non dovresti essere fuori a lavorare, o perlomeno a studiare, piccolo sfaticato che non sei altro? - disse sua madre severa, guardandolo da sotto il sopracciglio inarcato. - Vogliamo parlare dei tuoi voti quest'anno... Perché non prendi esempio da Harry? Oooh, a volte mi vergogno addirittura che tu sia mio figlio!

Il Ron "adulto" osservò in silenzio tutta la scena, mentre calde lacrime di tristezza scesero lente lungo il suo volto.
Sua madre non aveva mai detto una cosa del genere, ma non poteva escludere che lo pensasse sul serio.
Harry, maledetto Harry!
Non avendo più i genitori, forse si sentiva in diritto di "rubargli" l'affetto dei suoi.
Perché sua madre doveva essere così gentile e premurosa SOLO con Harry, anziché mostrare lo stesso tipo di affetto verso suo figlio?
L'immagine svanì, così com'era apparsa, e Ron si ritrovò davanti Fred e George che scherzavano amichevolmente con Harry.

- Sei forte, Harry - rise Fred, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla.
- Già, nulla a che vedere con quella "mammoletta" di Ron - fece eco George.
- Nààà, macché "mammoletta" - ribatté Fred con una smorfia. - Per uno come Ron, "mammoletta" è un complimento... Un Troll è quasi più divertente!
- Parole sante, fratello - concluse George. - Fortuna che abbiamo Harry con noi, così possiamo davvero pensare di mettere su un trio!
- Senti un po' se ti piace: "I Tiri Vispi Weasley più Potter"... Ragazzi, con un nome del genere, avremo clienti a frotte!
- Harry, che ne dici di diventare nostro fratello adottivo?

Ron non sapeva se ciò che stava vedendo e ascoltando fosse vero o meno, ma le unghie strette e conficcate nel pugno chiuso gli facevano male lo stesso.
Credeva di essere abituato ad essere preso in giro e stuzzicato dai suoi fratelli più grandi... ma non di essere soppiantato così ingiustamente, nel cuore e negli affetti. Da che Harry era entrato nella sua vita, lui era sempre quello più interessante ( l'Eroe, il Campione, il Prescelto ) mentre a Ron non restava altro che farsi da parte. Vivere all'ombra di Harry Potter significava calpestare il proprio orgoglio, rinunciare alla propria dignità, e sopportare ogni genere di umiliazioni...
Ma valeva davvero la pena di sopportare tutto questo per un "falso" amico?
Chi era realmente Harry Potter?
Un ragazzino orfano, con una cicatrice sulla fronte, che si era guadagnato le simpatie e l'interesse di tutti.
Per quanto gli facesse male ammetterlo, Ronald sentiva di non avere più nulla: non più una casa, non più una famiglia, non più un amico... niente!
Harry si era preso tutto ciò che aveva, lentamente ma inesorabilmente, e non poteva farci nulla se non prendersela con sé stesso. Se non gli avesse mai rivolto la parola, facendo capolino in quello scompartimento del treno per Hogwarts, forse sarebbe stato meglio. Forse non si sarebbe ritrovato coinvolto in situazioni assurde e pericolose, non avrebbe mai intrapreso azioni avventate, e soprattutto avrebbe avuto ancora per sé l'affetto dei suoi familiari...

- Ti odio, Harry - mormorò Ron, trattenendo a stento le lacrime. - Se solo sapessi... quanto ti odio !!!

Ancora una volta l'immagine scomparve davanti agli occhi di Ron, rimescolandosi in una nuvola di fumo denso, per assumere un'altra forma.
Stavolta era ad Hogwarts, riconosceva i corridoi del castello, ma non era in grado di stabilire se ciò fosse reale o meno.
L'ambiente era deserto, non c'era nessuno attorno a lui, eppure Ron credette di sentire qualcosa provenire da un angolo un po' più lontano da lui. In silenzio si avvicinò lentamente, per scoprire la fonte di quel rumore, senza sapere bene di cosa si trattasse.
Sembravano quasi dei gemiti soffocati, o comunque come se qualcuno stesse respirando affannosamente.
Ron intravide delle sagome familiari, acquattate dietro una colonna del corridoio, ma rimase sconvolto nel trovarsi di fronte a quella scena.
Harry ed Hermione si stavano baciando appassionatamente, nascosti nell'ombra per non essere visti, e Ron si ritrovò davanti a ciò che aveva sempre e dolorosamente temuto più di ogni altra cosa al mondo. Gli occhi socchiusi di Hermione, il corpo scosso da brividi di piacere; le labbra di Harry che scendevano lungo il collo di lei mentre le sue mani la cingevano ai fianchi, costringendola contro la parete...

- Ha... Harry - sussurrò Hermione, cercando di riprendere fiato. - Per... Per favore, non qui, Ron potrebbe...
- ..."Vederci" - concluse Harry sarcastico. - Meglio, no? Così non dovremmo più fingere niente, sarebbe una liberazione!
- Harry, ti... Ti prego, no...
- Che c'è, vuoi che la smetta?

Hermione sbarrò gli occhi, come in preda al panico, e afferrò il volto di Harry con entrambe le mani per rituffare le proprie labbra tra le sue. Un bacio sempre più lungo, sempre più intenso, sempre più appassionato... Ma la cosa peggiore era che fosse LEI a volerlo, che fosse LEI a desiderarlo, e che Ron fosse solo un testimone invisibile di tutto questo.

- No - fece Ron tra sé, scuotendo appena la testa. - Ti prego, no... Non può essere vero, non "deve" essere vero, non può... NOOO!

Lasciandosi cadere in ginocchio con le mani nei capelli, Ron cacciò quell'urlo di estrema disperazione, come se la sua anima si fosse rotta in quel preciso momento.
Non riusciva ad accettarlo.
Non poteva e non voleva accettarlo, anche se lo aveva visto e sentito, era troppo per lui.
Se mai aveva pensato di odiare Harry, evidentemente non lo aveva mai odiato tanto come adesso.
Perché proprio Hermione?
Perché?
Perché, tra tutte le persone care che gli aveva "rubato", Harry si era preso anche lei ?!?
Quella domanda risuonava nella testa di Ron, come una campana a pieno ritmo, e non c'era modo di farla smettere.
Come alzò lo sguardo, Harry ed Hermione erano scomparsi... E così pure il corridoio, il castello e tutto il resto.
Attorno a Ron non c'era più niente, salvo un dolore tremendo che gli stava dilaniando tuttora il petto e la voglia di gridare al mondo tutta la sua rabbia e la sua frustrazione.
Improvvisamente qualcosa si fece strada davanti ai suoi occhi.
Un piccolo punto luminoso in lontananza, facendosi sempre più vicino, si trasformò in una massa enorme di luce verdastra. Ron vide quella luce venirgli incontro, troppo debole e stravolto per resisterle, e si ritrovò completamente avviluppato da un'energia malvagia che non era assolutamente in grado di controllare.

- Mi senti, Ron Weasley? - sibilò una voce calma e profonda, echeggiando nella sua mente.
- Chi sei - domandò Ron, quasi piangendo per il dolore. - Che cosa vuoi ?!?
- La domanda è: "Cosa vuoi TU"... Che cosa desideri fare, Ronald Weasley? Come intendi vendicarti di colui che è solo e unico responsabile di tutto il tuo dolore?

Di nuovo una fitta lancinante e Ron provò il desiderio di "strapparsi" la pelle dal petto, pur di eliminare quella sensazione. La voce continuò a parlargli, con tono sempre più convincente, e Ronald si scoprì suo malgrado a desiderare qualcosa di abominevole e spaventoso: voleva uccidere Harry!

***

- Ron... Ron, mi senti ?!?
- Hyeeeaaarrrggghhh !!!

Soggiogato dal potere malefico dell'Horcrux, Ron si scagliò addosso ad Harry e gli serrò violentemente le dita contro la gola. Harry non si aspettava quella reazione, e infatti si stupì nel vedere i lineamenti deformati del suo amico chino sopra di lui. Ronald aveva intenzione di "strangolarlo" con le sue mani, incapace di resistere a quell'impulso, e ciononostante qualcuno o qualcosa sembrava ripetergli di non farlo.

- Ro... Ron - gemette Harry con voce strozzata, nel vano tentativo di liberarsi dalla sua stretta. - Ron, guardami... Sono io, Harry!

Per un attimo Ron sembrò ritrovare in sé un barlume di coscienza.
Di colpo si rese conto di ciò che stava facendo, e subito lasciò andare la presa, ma ancora una volta l'Horcrux non intendeva dargli tregua. Dal centro del medaglione, come una sorta di spirito maligno, una mano adunca fatta di luce verdastra scaturì fuori per artigliare la testa di Ron con dita incandescenti.
Harry riuscì appena a distinguere luci e colori, respirando avide boccate d'aria fresca per riprendersi, ma solamente l'urlo disperato di Ron riuscì a scuoterlo dal suo torpore.

- Ron - gridò Harry, cercando di reggersi sulle proprie ginocchia. - Buttalo via, presto!
- Non... Non posso, non ci riesco - gemette Ron, come se le dita di luce verde gli stessero mandando a fuoco il cervello.
- Rooon!

Di nuovo la voce dell'Horcrux sembrò ordinare a Weasley di uccidere Harry con le proprie mani. Tuttavia, per quanto fosse doloroso, Ron rifiutò ostinatamente di farlo.
Il suo cuore era pieno di dubbi e paure, come quello di qualunque essere umano, ciononostante sapeva ancora riconoscere la differenza tra Bene e Male e quella tra Giusto e Sbagliato.
Non era un assassino.
Non poteva macchiarsi del sangue di Harry, per quanto potesse dire di odiarlo, perché in fondo al cuore sapeva che Harry non gli aveva mai fatto alcun torto. Le mani di Ron armeggiarono selvaggiamente con la catena del medaglione, cercando invano di sfilarla, ma l'oggetto sembrava un tutt'uno con lui adesso.

- Uccidilo - ordinò imperiosa la voce dell'oggetto. - Uccidi Harry Potter!
- No - rispose Ron, cercando di liberarsi dalla mano che gli serrava le meningi. 
- Fallo!

Ronald cadde all'indietro, ormai sul punto di perdere conoscenza, ma in quel momento ( senza neanche sapere perché ) si ricordò del Deluminatore nella sua tasca. Le sue dita si strinsero attorno all'oggetto, come se da esso dipendesse la sua ultima speranza, e con lo sguardo cercò disperatamente il volto di Harry...

- Ha... Harry - fece Ron con voce strozzata. - Pre... Prendilo, svelto!

Così dicendo Ron lanciò il Deluminatore, il quale roteò vorticosamente descrivendo un ampio arco nell'aria, per poi farlo cadere nella mano aperta di Harry.

- Usalo, Harry!

Harry non capiva assolutamente nulla. Non sapeva cosa fare né come agire, tuttavia sollevò il Deluminatore e fece scattare dal suo interno una specie di fiammella. Questa fu come attirata dalla grossa superficie lucida alle sue spalle e, sfrecciandovi sopra come un bolide senza controllo, Harry la vide illuminare chiaramente un grosso lastrone di ghiaccio circolare. 
Un lago ghiacciato, ecco dov'erano capitati.
D'istinto Harry avvertì la presenza di qualcosa di molto potente e, senza sapere perché, si trascinò a fatica nella direzione indicata dal Deluminatore. Malgrado fosse senza occhiali, aldilà della crosta ghiacciata, gli parve di intravedere la sagoma di una cosa lunga e sottile intrappolata sul fondo. Con le poche energie che aveva ancora a disposizione, Harry afferrò una pietra per rompere il ghiaccio e immerse la mano nell'acqua gelida per afferrare l'oggetto.

- Non può essere - esclamò, scorrendolo al tatto. - Ma questa è...

Come strinse la mano sull'elsa, tirandola fuori dall'acqua con un unico movimento, Harry ebbe la conferma di trovarsi ancora una volta in possesso della magica spada di Godric Grifondoro.

( continua )

 

Angolo dell'Autore:

Scusatemi, ma sono troppo stanco per andare avanti oggi... Appena mi sarò riposato un po', cercherò di concludere. Vorrei invece approfittarne per salutare e ringraziare il C.U.L.O. ( Comitato Universale Lettori Onnipotenti ), i cui membri sono stati così gentili da inserire il mio nome nella lista dei "peggiori autori" di fanfiction attualmente conosciuti - Detto da così grandi Esperti di Letteratura, è forse il più bel complimento che potessi ricevere! - Ancora grazie, grazie davvero, ovviamente mi sforzerò di scendere ancora più in basso nella classifica per la gioia della vostra benemerita associazione!
^__^ Siete meravigliosi, continuate così mi raccomando, e tutelate sempre i lettori e le lettrici dalle storie squallide che ci sono in giro...
P.S.
Scherzi a parte, alla prossima!

   
 
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