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Autore: Zomi    16/06/2012    9 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Stupida… cretina… incosciente…-
Era come contare le sue alzate.
-Cocciuta… testarda… orgogliosa…-
A ogni imprecazione scagliava un poderoso e ruggente pugno contro il sacco di sabbia, facendolo dondolare dolorante nell’aria, mentre la salda catena, che lo reggeva al soffitto della palestra, piangeva sconsolata per tutte quelle botte.
-Sciocca… ottusa…-
Le nocche del pugno destro di Zoro si scaraventarono furiose contro il sacco dei pugni, piegandolo dolosamente a metà, mentre l’anello di ferro che lo legava si spezzava, liberandolo, lasciandolo cadere al suolo. Con un sonoro tonfo, il quinto sacco di sabbia della giornata si apriva sul pavimento della vedetta, rovesciando il suo contenuto solido e friabile sulle assi legnose della stanza, mentre, imprecando ancora contro la navigatrice, lo spadaccino appendeva un'altro sacco per i pugni al soffitto, riprendendo il suo allenamento.
Era da quando aveva lasciato la sala comune, rabbioso contro la testardaggine della compagna e dalla sua logica morale e stupidamente coraggiosa, che si allenava a tirare pugni contro l’attrezzo ginnico, tentando di scaricare il nervoso e la rabbia per l’accaduto.
Aveva preferito saltare la cena, per evitare di vedersi davanti gli occhi la prova morente e fragile della sua impotenza contro il male che gli stava rubando l’amore della sua vita, incrociando gli occhi stanchi e cavi di Nami, testimonianza di quanto fosse impossibile per lui proteggerla.
Furente, aveva preferito sfogare la sua rabbia nella palestra allestita nella vedetta della nave, ignorando i richiami del suo capitano nel venire a cenare, e preferendo ascoltare i suoi battiti cardiaci accelerare affaticati per lo sforzo fisico, piuttosto che sentirli straziati dalla rabbia di perdere la sua mocciosa.
Aveva buttato da parte la sua camicia rossa, gettandola con ira in un angolo della vedetta, dimenticandola mentre si legava la sua bandana nera attorno al capo, concentrandosi nell’incanalare tutta la sua collera contro quell’avversario di sabbia e cuoio, che non provava nemmeno a difendersi dalle sue angherie.
Era ormai notte fonda, e tutto taceva sulla Sunny e sul sommergibile dei pirati Heart, che dondolava teneramente assonnato al fianco della bella nave pirata, unica ascoltatrice dei rochi soffi di rabbia che echeggiavano dalla postazione di guardia.
-Stupida…-
Inveì ancora contro la rossa, Zoro, stringendosi la bandana intorno alle tempie e infossando lo sguardo sul tessuto graffiato dai suoi colpi del punch ball, che continuava a dondolare sofferente contro di lui.
No, no poteva permetterglielo.
Non poteva tollerare che Nami si sacrificasse ancora per il bene di altri. Lui poteva benissimo sopportare il dolore di entrambi, combattendo a spada tratta senza paura e sostituendosi a lei in quella sanguinaria guerra. L’importante era che lei stesse bene. Perché lei non lo capiva?
Perché s’intestardiva a voler sopportare da sola, un male che la stava distruggendo senza pietà?
Perché non voleva capire che, permettendo a Law di scambiargli i corpi, lei avrebbe potuto guadagnare qualche ora di serenità e sopravvivere?
Accidenti!!! Ma non lo capiva che l’importante era che stesse bene lei?!?
Sarebbe stato tutto più facile, se quella testa ramata fosse stata più ragionevole e non così testarda e orgogliosa, e lo sarebbe stato ancor di più se il suo male fosse stato come quel sacco da allenamento, che così facilmente lo spadaccino maltrattava e mandava al tappeto con pochi colpi rabbiosi.  Ma, purtroppo, non lo era. Il dolore della navigatrice, quello che la stava portando via da lui, stava vincendo, solo perchè quella stupida ragazzina si ostinava a volerlo sopportare da sola. Non voleva che nessun altro provasse quel dolore, che nessun altro patisse per lei.
Che idiozia!!!
Zoro scagliò rudemente un altro pugno contro il dorso del sacco, iniziando una serie di decisi e veloci colpi contro il cuoio che rivestiva il cilindro insaccato, grugnendo e ringhiando puntando lo sguardo nero e furioso sulle sue nocche ormai rosse per la forza che impiegava nei suoi attacchi. No, erano tutte sciocchezze, quelle che Nami difendeva così ardentemente anche a costo della sua vita. Non importava che qualcun altro soffrisse, che lui soffrisse, lei doveva stare bene, essere sempre felice e mai più piangente.
Con un colpo secco e deciso, sfondò nuovamente il corpo del sacco da allenamento, trapassandolo parte a parte e lasciando che la sabbia che lo riempiva scivolasse a terra sconfitta. Soffiò pesantemente un respiro, stringendo i pugni lungo i suoi fianchi, rilassandosi e smuovendo il collo.
Nami doveva vivere.
Doveva tornare a sorridere e ridere come aveva sempre fatto, permettendo alla sua scintillante risata di ammaliarlo e stregarlo.
Nami doveva tornare a sorridere. Non avrebbe mai più dovuto piangere e urlare di dolore, mai più avrebbe rantolato dilaniata dalla sofferenza e mai più nessuna goccia di sangue avrebbe più lasciato il suo devoto posto all’interno del suo copro.
Zoro ringhiò di rabbia, concentrandosi sull’immagine di Nami rannicchiata a terra ansimante di male. Perché? Perché non gli aveva permesso di scambiarsi con lei?
…Avresti mai scambiato il mio corpo con il tuo, a Thriller Bark?...
Il sussurro di Nami si strusciò lungo il suo padiglione auricolare, ricordandogli quell’esile frase. Zoro sgranò gli occhi, scuotendo con forza il capo, tentando di scacciare la dolce e melodiosa voce della sua mocciosa dalla mente.
No, non poteva darle ragione.
Se era vero che mai lui le avrebbe chiesto di soffrire al posto suo, era vero anche che mai lei avrebbe dovuto soffrire così terribilmente come stava facendo, e che lui era disposto a tutto pur di sollevarla dal suo male. No, quel discorso andava ben per lei, ma non per lui. Lui poteva benissimo soffrire, ma lei mai.
Lo spadaccino si stropicciò gli occhi stanchi, storcendo la bocca.
Basta, era stanco. Avrebbe trovato risposta alla sua rabbia la mattina dopo, parlando faccia a faccia con la diretta interessata.
Scricchiolò le nocche, incrociandole tra loro, sbadigliando aprendo a dismisura le sue ganasce. Forse era ora di andare a dormire e di mettere a tacere tutti i suoi pensieri. Ci avrebbe pensato lui, la mattina dopo a convincere quella mocciosa testa dura ad ascoltarlo. Ma, la mattina dopo, ci sarebbe stata ancora una mocciosa testa dura da convincere?
Rabbrividì al dubbio, ma lo dimenticò presto scrollandoselo di dosso, smuovendo le spalle. Nami, sebbene fragile e debole, aveva detto che avrebbe continuato a combattere fino alla morte, pur di evitare a chiunque di lottare al posto suo. Per quella notte, solo per quelle poche ore stellate, l’avrebbe lasciata continuare la sua testarda e orgogliosa lotta, ma l’indomani l’avrebbe fermata a tutti costi, perfino picchiandola se fosse stato necessario.
Sbadigliando rumorosamente, iniziò a scendere giù dalle reti d’appiglio legate sulla cima dell’albero maestro, saltando con un tonfo, poi, sul ponte erboso, stiracchiandosi stanco. Aveva bisogno di dormire un paio d’ore.
Il mattino dopo sarebbe stato di certo più lucido e in forze, pronto per fronteggiare quella testa calda di una mocciosa.
S’incamminò sotto coperta, avvicinandosi alla rampa di scale che fiancheggiava il castello di poppa, quando si fermò bruscamente notando una figura seduta nel mezzo della scalinata.
Lì, gambe piegate al petto e capo posato sulle ginocchia strette nell’abbraccio delle deboli braccia, Nami se ne stava seduta in sua attesa, lasciando divagare il suo sguardo vitreo sui suoi piedi scalzi e infreddoliti. Smosse leggermente le dita dei piedi, facendole danzare sotto la luce lunare, stringendosi nelle spalle.
Con l’aiuto di Robin si era lavata e cambiata, cancellando momentaneamente dal suo corpo la presenza rossa e minacciosa del suo male. Certo, le sue urla si sentivano ancora riecheggiare lungo le pareti in legno della nave, ma erano solo echi lontani di un passato che presto sarebbe svanito come era scomparso il suo sangue dal tappeto della sala comune, lavato velocemente da Sanji con energia e rabbia.
Si, presto tutto sarebbe tornato alla normalità, e più niente sarebbe rimasto in memoria di quella orribile avventura.
Ma prima che tutto ciò accadesse, prima di stare meglio lei, Nami sapeva bene che doveva far star meglio qualcun’altro. Qualcuno che, orgoglioso e testardo proprio come lei, pretendeva di combattere al posto suo, per proteggerla anche da quel male che minacciava d’essere indistruttibile e mortale.
Nami sorrise.
Il suo Zoro.
Quel zoticone testa dura si era proposto di scambiarsi di corpo con lei, pur di sollevarla da quel male per un paio d’ore. Ma come gli era saltato in mente?
Come avrebbe mai potuto lei, che lo amava in ogni sua singola molecola, chiedergli di soffrisse gratuitamente al posto suo?
Forse non si era ancora reso conto di quanto l’amasse, di quanto gli volesse bene. Mai, mai gli avrebbe chiesto un tale assurdo favore, costringendolo a sopportare un dolore grande quanto quello che lei stessa a mala pena riusciva a sorreggere.
Non si sarebbe mai sognata di permettergli di sfiorare la morte nuovamente, come era accaduto a Thriller Bark quasi due anni prima, rivedendoselo davanti agli occhi immobile e paralizzato dal dolore, rinchiuso in un silenzioso sonno che solamente lui sapeva quanto assordante e straziante di male fosse stato. No, mai più avrebbe permesso che un’atrocità del genere gli accadesse.
Mai più avrebbe smesso di respirare in attesa del suo risveglio, come era accaduto in quei lunghi tre giorni del suo coma di silenziosa sofferenza.
Nami sospirò pesantemente, rabbrividendo un poco all’immagine del suo amato steso e immobile in quel letto sgangherato e di fortuna in cui aveva riposato per tutte quelle ora nel castello di Moria.
Pigramente, alzò lo sguardo sul ponte, disperdendo i suoi pensieri.
Lo stava aspettando da ore, ormai, decisa a volergli spiegare le sue motivazioni per avergli impedito di scambiare i loro corpi, ma soprattutto per rassicurarlo che lei era ancora lì, stava ancora lottando.
Per lui, per loro, per il loro amore.
Non le importava di soffrire, urlare di dolore, venire ferita o perdere la sensibilità su gran parte del suo corpo a causa dell’ematoma e del suo ramificarsi. Lei continuava a lottare, lei avrebbe sempre continuato la sua lotta, affrontando combattiva e aggressiva il suo nemico, lottando con le unghie e con i denti, pur di restargli per sempre accanto.
Lei non si stava arrendendo al veleno, no.
Lei persisteva nel combatterlo.
Una nuvola oscurò leggermente la luce della luna, lasciando che il ponte erboso venisse risucchiato nel blu notturno. Nami sorrise, inclinando il capo.
Doveva dirglielo. Doveva dirgli che lei era come la luna: anche se una nuvola dispettosa la copriva, come il veleno che la stava avvelenando, lei c’era lo stesso, luminosa e chiara dietro quell’ombra. Bastava aspettare, e ben presto sarebbe tornata a illuminare la notte, rischiarando i pensieri e cullando gli amanti clandestini che in lei si nascondevano nel loro amarsi proibito.
Piano, come se avesse letto i suoi pensieri, la nuvola si spostò dalla luna, lasciandola di nuovo brillare regina nella notte.
Sorridente la ragazza, puntò il suo sguardo ai piedi dell’albero maestro, vedendo finalmente lo spadaccino discendere dalla vedetta.
Non appena lo vide accorgersi di lei, balzò in piedi, mantenendo l’equilibrio con testardaggine, e iniziò a passo veloce ad avvicinarsi a lui.
Gli andò incontro, non meravigliandosi del suo sguardo severo e scontroso ne della sua serietà rabbiosa, ancora ostile per il loro breve battibecco di ore prima.
Nami si fermò a un passo da lui, perdendosi a fissarlo.
Non aveva la camicia, e quindi i suoi begli addominali scolpiti e muscolosi venivano illuminati magnificamente dalla luce della luna, che si piegava al volere della sua figura, giocando con le ombre e con le luci sulla sua pelle, lisciandola e illuminandola come quella di un Dio. La bandana nera, calata sullo sguardo, rendeva il viso di Zoro più maturo e squadrato, donandogli un’aria da vero samurai senza macchia ne paura.
Totalmente persa nell’ammirarlo, Nami si abbandonò a un sorriso innamorato, compiendo quell’unico passo che gli divideva. Sorridendo stregata, alzò la mano destra sul suo petto, posandola dolcemente sui suoi pettorali, accarezzandoli lievemente.
Risalì tenera lungo i muscoli del busto, sfiorandogli la gola e il collo taurino, giungendo in fine a posarsi sulla sua guancia sinistra, circondandogli l’ovale mascolino.
-Zoro…- sussurrò sotto voce, impaurita dal potersi svegliare dal sogno che stava vivendo, nel poter ammirare in quella sua figura perfetta il suo amato buzzurro.
Piano, alzandosi sulle punte nude dei piedi, si alzò verso di lui, addossando leggiadra la fronte fredda e sudata d’emozione contro quella calda e seria di lui, respirando appieno il profumo salato e alcolico del ragazzo, che poteva chiaramente assaporare dal suo soffio che le stuzzicava le labbra, sempre aperte in un sorriso e a poca distanza da quelle del verde.
Tremante di desiderio, chiuse dolcemente i suoi caldi occhi color cioccolato, baciandolo a fior di labbra e posandosi totalmente al suo petto.
Baciò passionale le sottili e serrate labbra dello spadaccino, immobile di fronte alla ragazza e che non reagiva al suo bacio. Nami continuò a baciare leggera la bocca del verde, accarezzandogli il viso con la mano destra, dato che non riusciva a muovere bene il braccio sinistro e la relativa mano a causa delle ramificazioni dell’ematoma, posando leggeri e dolci baci a stampo su quelle labbra tanto sognate da lei.
-Ti amo…- mormorò piano, tra un bacio e l’altro, incapace di fermarsi -… ti amo… ti amo…-
Lo sentì tremare sotto quelle parole.
Sforzandosi, alzò la mano lesa, posandola tremante sulla spalla destra del giovane, accarezzandolo con desiderio.
-Ti amo…- si dichiarò ancora, spingendo il suo petto contro quello dello spadaccino, alzando velocemente la sua maglia a maniche lunghe rossa per il battere innamorato del suo cuore -… ti amo… ti ho sempre amato… ti amerò sempre…-
Fermò i suoi baci, non abbassandosi però e lasciando le sue labbra contro quelle di Zoro, continuando ad accarezzarlo sul viso e sulla spalla.
-Sono qui Zoro…- sussurrò, sfiorando con la sua bocca e con le sue parole il mento e le labbra del verde -… sono qui per te… sono qui per restare… non me ne sto andando, non mi sto arrendendo… sto lottando… sto combattendo ancora… per me, per te, per noi… per il nostro amore…-
Prese un profondo respiro e riaprì gli occhi, fissandoli contro quello sbarrato e in ascolto di lui.
-Nessuno mi porterà via da te… sono tua… di nessun altro… non sono mai stata di nessun altro… solo tua, tua, tua… e lotterò sempre pur di restare tale… nessuno mi strapperà da te… sarò per sempre tua… e sto lottando per questo, perchè lo voglio… hai capito?... io voglio essere tua… voglio continuare a essere la tua mocciosa, voglio continuare a vederti ogni giorno della mia vita… sto lottando per questo, mi sto impegnando a sconfiggere questo male per noi… ma lo devo fare io, perché non posso chiedere a te di sacrificarti in questa mia lotta… devo sapere che tu stai bene per lottare al meglio… se tu stai male, se tu non ci sei perché ti sei sacrificato per me, allora che senso ha combattere?... no…- lo baciò ancora, circondandogli il viso con entrambe le mani e stringendolo con forza -… tu non puoi sostituirti a me perché  mi servi vivo vicino a me... perché finché ci sei, ci sono anch’io… se non ci sei tu, non esisto neanch’io… e tutto questo perché, stupido buzzurro ruba cuori, ti amo… ti amo… ti amo…-
Con slancio, Zoro prese in braccio la navigatrice, alzandola da terra afferrandola per la vita e circondandole i fianchi degli short bianchi con le sue grandi mani tremanti per quelle parole.
La baciò con forza, non reprimendo più il suo istinto animale che lo implorava di rispondere ai baci della rossa prima ancora che lei gli corresse incontro. Con forza, baciò quelle labbra fredde e bianche, leccandole in ogni loro piccola piega e accarezzando, dolcemente ma con desiderio, la lingua che Nami introdusse passionale tra le labbra del verde, muovendola frenetica sul suo palato.
-Ti amo mocciosa… ti amo anch’io…- ghignò stringendosela al petto e prendendole la mano violacea nella sua, baciandola su ogni suo centimetro, curandola dal male con cui l’ematoma la infettava.
-Io volevo solo alleviarti dal tuo male… lo so, lo so, che se sto male io stai male tu, ma lo stesso è per me…- alzò lo sguardo sui suoi occhi brillanti e color del cioccolato più dolce al mondo -… ma ti amo, e voglio solo vederti felice e in forze…-
Nami gli accarezzò il viso, baciandolo sulle tempie.
-Io sto bene solo se ci sei tu… stai con me, aiutami a vincere, e ti prometto che non ti farò mai più soffrire così…-
-Te l’ho già promesso, lo sai…- ghignò il verde, abbracciandola maggiormente e avvicinandola al suo sorriso diabolico -… non ti lascerò mai sola…-
Nami rise divertita, lasciando che lo spadaccino roteasse su se stesso facendola volteggiare sul ponte.
-… sembra una minaccia…- ridacchiò posando il capo e i capelli sciolti e rossi sulla spalla del samurai.
-Lo è…- ghignò quello, accarezzandole la testa e avviandosi verso sotto coperta.
La navigatrice strusciò dolcemente i crini ramati contro la gola del giovane, facendo le fusa, mentre si sentiva riaccompagnata in braccio nella sua cabina. Le mani di Zoro, ancora stretta attorno ai suoi fianchi, l’accarezzavano con delicatezza, scaldandola dal suo torpore.
-Zoro…- mordicchiò il collo taurino del verde, mentre questi entrava nella buia cabina della navigatrice -… dormi con me?... ho bisogno di te…-
Lo spadaccino sogghignò, posandola tra le coperte del suo letto. La fece stendere sotto le lenzuola calde, raggiungendola subito dopo essersi sfilato gli stivali. Robin era di certo in biblioteca, china su pagine gialle e nere d’inchiostro a uccidere i suoi orribili pensieri. Stesa sul fianco destro, la rossa si lasciò abbracciare dallo spadaccino, rannicchiandosi contro il suo caldo torace e stingendosi a lui. Posò il capo stanco contro il letto del cuore del verde, ascoltando la ninna nanna che quel coraggioso muscolo le cantava.
-Buona notte mocciosa mia…- la baciò sulle tempie, sfilandosi la bandana di dosso Zoro, mentre la sentiva addormentarsi -… dormi, riposati… domani ci aspetta la battaglia finale…-
 


 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Zomi: eccomi qui!!! Sono tornata, contenti?
Lettori: grrrrrrrr!!! (occhi rossi di ira, ringhianti e minacciosi)
Zomi: ehm.. ecco, si… lo so… siete arrabbiati… 20 giorni di assenza per poi aggiornare con questi 4 capitolini non è un granché, però io…
Lettori: TACI!!!!! AUTRICE SCAIGURATA!!!! (i suddetti lettori sguainano le loro armi)
Zomi: AHAHA!!! Ma che fate?!? Che intenzioni avete?!?
Lettori: ora lo vedrai… all’attacco!!!
Zomi: AHAHAHA!!! AHIA!!!! HOIO!!!! AIUTO!!! No, Carin no!!! La mazza ferrata no!!! Ahah!!!! Jemanuele8891 posa la spada nera di Mihawk, ti prego!!! Ahia, sui piedi no!!!! Yuki31 no!!! L’accetta no!!!! Aiuto!!!! Phoenix_passion no, risparmiami dagli attacchi di fuoco fatuo di Marco!!! Ahia!!!! Brucia!!!! Ok, ok… ho capito!!! La prossima volta aggiorno prima.. però ora basta picchiarmi… ahia!!! Aiu… to…
Lettori: no, la tua punizione deve ancora compiersi…

 

(stendiamo un velo pietoso per proteggere
la delicata persona di alcuni lettori)
 

Zomi: coff… cofff… ci… ci vediamo… venerdì pr… prossimo… glip… (l’autrice saluta, prima di svenire in un leggero coma emorragico)

  Zomi
XP 
  

   
 
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