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Autore: The Black Dahlia    17/06/2012    7 recensioni
La battaglia tra Harry Potter e Lord Voldemort si è appena conclusa. Ad Hogwarts di contano le perdite, in un clima surreale di dolore e tristezza. Remus Lupin è deceduto al fianco di sua moglie Ninfadora Tonks e Hermione Granger è sconvolta dalla morte dell'uomo, per il quale ha sempre provato un profondo affetto.
Il vento si alza e scopre il cielo, rivelando le stelle e la luna piena: quando la luce di quest'ultima illumina il castello, davanti agli occhi di Hermione si compie un prodigio senza eguali. Il corpo di Remus Lupin si trasforma in quello di un lupo mannaro: è vivo, anche se è incosciente e respira a fatica. Decide di fare tutto ciò che è un suo potere per salvarlo, inconsapevole del fatto che questa scelta cambierà irrimediabilmente il corso della sua vita.
Questa storia è una Remus/Hermione e partecipa al contest "Crack Pairing: scegli il tuo pairing e scrivi la tua storia" di TheGhostOfYou
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Remus Lupin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Can’t Fight the Moonlight


Prologo

Un silenzio irreale regnava sopra Hogwarts, spezzato solo dai singhiozzi di coloro che avevano perso qualcuno di caro. Il sollievo per aver finalmente posto la parola fine a quello che sembrava un incubo non riusciva ad alleviare il dolore per quanto avevano appena vissuto, per gli orrori che avevano visto con i loro stessi occhi. Era palesemente scolpito nel volto di tutti i presenti che quella battaglia, la battaglia finale che aveva visto Lord Voldemort nuovamente vinto da Harry Potter, avrebbe segnato le loro vite per sempre.
Una nuova notte calava sulle rovine del castello, cullata dalla fresca brezza primaverile, e illuminata da una splendente luna argentata che pareva rassicurare coloro che vi rivolgevano lo sguardo: sembrava sorridesse e li cullasse nella sua luce. Era il simbolo di una nuova era. Era la madre di una nuova vita.



Capitolo 1 – Il Risveglio

Per la prima volta nella sua vita, Hermione Granger non sapeva cosa dire: seduta su un grande ammasso di pietra che originariamente faceva parte della merlatura del castello, osservava sconsolata ciò che rimaneva della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nonostante avesse sempre avuto una casa amorevole in cui tornare alla fine di ogni anno scolastico, quella era la casa che il suo cuore aveva scelto, il posto che l’aveva accolta e amata incondizionatamente, a dispetto delle sue origini Babbane. Aveva sempre finto di essere forte, di non curarsi minimamente dell’odio che le riservavano chi pensava non fosse degna di stringere tra le mani una bacchetta, ma quella sera la scritta Sangue Sporco sul suo braccio destro bruciava più forte che mai, come il Marchio Nero sul braccio dei Mangiamorte. Non era un dolore fisico, ma un dolore dello spirito: sentiva che quell’odio impresso indelebilmente sulla sua pelle era lo stesso odio che aveva causato tutta quella sofferenza e quel dolore che adesso regnava in ciò che rimaneva della Sala Grande. Si sentiva distrutta e spossata come quelle mura. Il suo sguardo si posò su coloro che avevano combattuto al fianco di Harry e che non erano sopravissuti a quelle ore di terrore, ed in particolare sulla famiglia Weasley, che piangeva la scomparsa di Fred. Non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a Molly, non avrebbe saputo cosa dire in una circostanza terribile come quella, ma come loro soffriva per la perdita. I Weasley erano stati un po’ la sua seconda famiglia, come per Harry: l’avevano accolta nella loro umile casa come se fosse una di loro, e le erano stati vicino in ogni circostanza. Per un breve istante la sua mente tornò a ciò che era successo nella Stanza delle Necessità, a quel bacio tra lei e Ron. Lo aveva desiderato ardentemente per anni, ma in quel momento non provava alcuna gioia nel ripensarci. Tutto attorno a lei era segnato da morte, dolore e distruzione. Come poteva rallegrarsi per un bacio? In quel momento avrebbe preferito rinunciare a quella sua piccola gioia personale se solo fosse servito a riavere indietro Fred, a placare il dolore che Ron, Ginny, George, Molly e Arthur provavano. Sentì le emozioni sciogliersi nel profondo del suo cuore e sollevò lo sguardo sul soffitto della Sala Grande, che per la prima volta in tanti anni non mostrava il cielo, ma la nuda pietra con la quale Hogwarts era costruita. Prese dei profondi sospiri, cercando di regolare le sue palpitazioni per non scoppiare in un pianto disperato: nuovamente pensò che quello non fosse il momento migliore per cedere ai sentimenti. Ci sarebbe stato così tanto da fare, così tanto da ricostruire, e avrebbe dovuto essere forte. Se lei fosse caduta, chi l’avrebbe sostenuta? Ron aveva bisogno del suo aiuto per metabolizzare il dolore della perdita di suo fratello, non poteva permettersi di essere debole. Doveva essere forte.
Si alzò dalla sua scomoda seduta per sgranchirsi le gambe e riordinare i pensieri, alla ricerca di un punto dal quale iniziare a contribuire realmente ad aiutare chi ne avesse bisogno. Il suo sguardo si scontrò con quello di Harry, che stringeva teneramente Ginny a sé accarezzandole i suoi lunghi capelli rossi, nel tentativo di consolarla. Per la prima volta in tanti anni Hermione provò un sentimento vicino all’invidia per il suo amico, ma brevemente realizzò che si trattava di ammirazione: Harry aveva sofferto più di chiunque altro, nel corpo e nello spirito per quanto aveva vissuto fin dal suo primo anno di vita, e nonostante tutto era lì, a prendersi cura della ragazza che amava. “Dove trova la forza?”, si domandò internamente Hermione. Harry le sorrise timidamente, e in un istante comprese che ormai nulla avrebbe potuto scalfire l’animo del suo amico dopo quanto accaduto quella notte. Quella notte per Harry sarebbe stata come una rinascita. Hermione gli sorrise di rimando, e continuò il suo vagare tra le barelle improvvisate, l’andirivieni concitato di Madama Chips che coordinava le operazioni di soccorso, mentre i primi volontari dal San Mungo prestavano i primi soccorsi ai feriti.
Poi, li vide. Immobili, al centro della Sala Grande, mentre le persone gli passavano accanto senza prestare loro la minima attenzione. Come se fossero invisibili. Remus Lupin e Ninfadora Tonks giacevano esanimi l’uno accanto all’altro, con le mani protese nell’ultimo, disperato e vano tentativo di rimanere uniti. Hermione corse a grandi passi nella loro direzione, e si chinò al fianco dei due cadaveri inorridita e infuriata a causa della non curanza dei presenti.
“Fate attenzione!” disse con voce tremante, non riuscendo a trattenere le lacrime “Mostrate un po’ di rispetto, ve ne prego! Remus e Tonks sono morti per noi, hanno combattuto la nostra stessa battaglia! Come fate a …calpestarli in questo modo?!”. Ma nessuno sembrò ascoltarla, e silenziosamente le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance ancora sporche di polvere e fuliggine.
“Signorina Granger, su. Non faccia così. Ecco, prenda questo”. Horace Lumacorno, l’insegnante di Pozioni, era chino al fianco della giovane Grifondoro e le porse un fazzoletto candido. “Si asciughi le lacrime, e ricordi che tutte le persone che hanno perso la vita in questa battaglia non vorrebbero vederla triste, ma sorridente e speranzosa nel futuro limpido che ci hanno aiutato a conquistare!”. Hermione lo guardò riconoscente, e prese il fazzoletto dalle mani dell’anziano professore paffuto e con grandi baffi.
“E’ così ingiusto”, mormorò.
“Molte cose lo sono. E purtroppo a molte di esse non c’è rimedio”.
“E’ solo che…” Hermione provò a cercare le parole per esprimere i suoi pensieri, nonostante neanche lei sapesse decifrarli “Non lo so. Mi sento stanca professore!”. Arrossì a quelle parole, imbarazzata dal momento di confidenza con il suo professore.
Lumacorno non disse null’altro, ma le rimase affianco, consapevole del fatto che la ragazza necessitasse di un po’ di conforto, e seguì lo sguardo di Hermione, che andò a posarsi nuovamente sulle mani di Remus e Tonks. La guerra tra maghi aveva prodotto un nuovo orfano, il piccolo Ted, che Tonks aveva dato alla luce solo pochi mesi prima. Come Harry avrebbe avuto davanti a sé una vita senza la guida dei propri genitori, e loro non l’avrebbero visto crescere, fare i primi passi e udirlo pronunciare le prime parole, vederlo compiere le sue prime magie e accompagnarlo alla stazione di King’s Cross per il suo primo anno ad Hogwarts. Hermione si ritrovò a contemplare il coraggio e l’amore dei due giovani genitori che giacevano senza vita sulla dura e fredda pietra del pavimento, incapace tuttavia di dare un senso alla perdita delle loro vite. Vedere il volto di Remus Lupin pallido, esangue, le provocava una tristezza profonda e inspiegabile: aveva sempre provato empatia per quell’uomo solitario e smagrito, tormentato da un destino avverso e segnato dalla solitudine. Remus era sopravvissuto ai suoi amici, alla sua stessa maledizione che lo portava a trasformarsi in una creatura mostruosa ad ogni luna piena, aveva dovuto fare i conti con la morte di James, il tradimento di Sirius e la presunta morte di Peter, per poi ritrovare e perdere una volta ancora il suo caro amico Black e scoprire infine che l’amico di cui aveva pianto la morte era bensì il traditore che causò la morte di James e Lily. Ma nonostante tutto, Remus era sopravvissuto. Ce l’aveva fatta, e riuscì a vincere la sua reticenza nei confronti di Ninfadora ed assaporare la felicità, per almeno una volta nella vita. No, non era giusto. Lei per prima aveva intuito la vera natura di Lupin, scoprendo il suo terribile segreto ma mantenendolo al sicuro fino al momento in cui tutti vennero a sapere che era un lupo mannaro, e lui gliene fu grato. Una volta, qualche anno prima, durante una visita di Lupin a Grimmauld Place, quartier generale dell’Ordine della Fenice, le confidò di apprezzare molto la sua discrezione e del suo impegno a favore degli elfi domestici in seguito alla fondazione del C.R.E.P.A. . Per qualche strano motivo, nutriva un affetto sincero nei confronti di quell’uomo triste e solitario. Prese la sua mano e la unì con quella della donna che aveva amato, e stringendola per un istante nella sua, gli augurò buona fortuna, ovunque egli fosse.
Hermione si sollevò in piedi, rivolgendo uno sguardo di gratitudine nei confronti del professor Lumacorno, che le era rimasto accanto in silenzio per tutto quel tempo, che le sembrò infinito. Una leggera brezza penetrò nella Sala Grande dalle brecce nei muri aperte durante la battaglia, e l’aria notturna primaverile sembrò alleviare i suoi pensieri. Voltò il capo in direzione del varco tra le pareti e notò l’alzarsi del vento, che come in una danza iniziò a far vorticare e a trascinare via le nuvole che oscuravano il cielo, mostrando le stelle. Lentamente anche la luna uscì dal suo nascondiglio, mostrandosi lucente nella sua pienezza illuminando le radure circostanti al castello. Hermione non distinse subito il lamento, perso com’era nella pigra confusione che le aleggiava attorno, poi qualcosa di quello strano verso attirò la sua attenzione: era come il rantolo di un animale sofferente, una frequenza bassa e roca, a tratti sovrumana, capace di far raggelare il sangue nelle vene. Si voltò solo nel momento in cui udì la voce di Horace Lumacorno sussurrare “E’ vivo!”, con un tono misto a sorpresa, sollievo e paura. In quel momento lo vide: il corpo di Remus Lupin stava lentamente cambiando sembianze, assumendo sempre più quelle di una strana creatura antropomorfa che Hermione sapeva essere un lupo mannaro. Non poteva credere ai suoi occhi: Lupin era morto, con i suoi stessi occhi lo aveva visto cadere colpito da una Maledizione Senza Perdono, invece in quel momento osservava il suo corpo trasformarsi e respirare lentamente, come pervaso da una nuova vita.
“E’ vivo” sussurrò anche lei. “E’ vivo! Remus è vivo!” urlò felice.
In pochissimi istanti una breve folla la accerchiò, tutti ansiosi di vedere quale prodigio si stesse compiendo in quel momento.
“Si sta trasformando”. “Chiamate Madama Chips”, mormorarono alle sue spalle, mentre lei si inginocchiò sul corpo di Lupin, cercando di liberare la mente alla ricerca di un qualcosa, di un qualche incantesimo che potesse aiutarlo.
“Signorina Granger la prego, si allontani. Non sappiamo se sia pericoloso o meno” disse Minerva McGranitt alle sue spalle.
“Minerva, non vedo come possa esserlo. Lupin è morto”, le rispose Lumacorno.
“Non è morto!” urlò Hermione “E’ vivo, respira! Come può essere morto se si sta trasformando in un lupo mannaro e respira?”
“E’ indiscutibilmente qualcosa di straordinario ma non possiamo essere certi che tutto questo sia solo un effetto temporaneo causato dalla luna piena, tantomeno non possiamo sapere se sia pericoloso o innocuo” ribadì l’insegnante di Trasfigurazione sfoderando la sua bacchetta.
“Ma…”
“Niente ‘ma’, signorina Granger!”
“Minerva, la trasformazione è completa” osservò il professor Vitious.
In quel preciso istante un silenzio surreale calò sulle rovine di Hogwarts, e tutti i presenti si avvicinarono ad osservare quello che un tempo era il corpo senza vita di Remus Lupin, completamente trasfigurato in un lupo mannaro che respirava faticosamente ed emetteva un suono gutturale dalla gola.
“Non succede nulla!”. “E’ morto?”. “Che succede?”. Queste domande si accavallarono timidamente nell’orecchio di Hermione Granger.
“Dobbiamo fare qualcosa!” disse.
“Si, ma cosa?” le fece eco qualcun altro che non riuscì a distinguere.
“La… la Pozione Antilupo” suggerì Luna Lovegood dal fianco di Neville Paciock “Potremo usare quella”.
“E’ una pozione difficilissima da preparare. Richiede molta fatica e molto tempo, cosa di cui in questo momento non disponiamo, e soprattutto, sono poche le persone in grado di prepararla e una di loro è deceduta questa notte” disse sconsolato Horace Lumacorno.
“Si, ma deve pur esserci qualcosa!” gridò Hermione, “Vi prego! Non possiamo non fare niente!”. Per qualche istante sentì gli sguardi di tutti su di lei, mentre le lacrime riprese a sgorgare dai suoi occhi come un fiume in piena. Non potevano abbandonare Remus Lupin al suo destino, gettare alle ortiche l’unica possibilità di salvarlo. Sempre che ce ne fosse una. Ma Hermione avrebbe preferito affrontare un fallimento piuttosto che vivere col rimpianto di non aver provato.
“La prego” implorò nuovamente, questa volta in direzione di Horace Lumacorno.
Il professore di Pozioni la osservò intensamente per un istante prima di risponderle.
“Avremo a disposizione solo poche ore signorina Granger, se ne rende conto?”
La ragazza annuì. Ne era perfettamente consapevole: avrebbero dovuto agire prima del sorgere del sole.
“Bene” disse il professore “Portiamolo via di qui, in una stanza sicura e ben illuminata dalla luce della luna. Professor Vitious, potremmo aver bisogno del suo aiuto. Granger, mi segua! E qualcuno mi aiuti ad immobilizzarlo e a trasportalo su una barella”.
Hermione lo guardò riconoscente prima di scattare in piedi e seguirlo nei meandri del castello, pervasa da un brivido di eccitazione e speranza. Avrebbe fatto il possibile per salvare la vita di Remus Lupin. Avrebbe fatto qualsiasi cosa.



***

Ciao a tutti! Dopo un periodo lunghissimo eccomi qua con questa mia storia su un pairing alquanto improbabile: come avrete capito si tratta di una Remus/Hermione, coppia sulla quale ho letto molto poco. Per me è una scommessa, non ho mai scritto di Hermione e spero di riuscire bene. Vi anticipo che sarà una mini long, nel senso che non sarà composta da più di 5 capitoli, e che partecipa al contest “Crack Pairing, scegli il tuo pairing e scrivi la tua storia!” di The Ghost Of You, sempre che la giudicia conceda una proroga, visto e considerato il fatto che sono in alto mare! Ahuahuahauhau! Okay, scherzo! (:
Detto questo vi saluto, vi auguro buona lettura e vi ricordo la mia pagina Facebook, che potete raggiungere cliccando QUI .
Un bacio,
Dahlia
   
 
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