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Autore: MaggieMary    17/06/2012    0 recensioni
"Jonghyun mi aveva lasciato.
Abbandonato crudelmente come un cane sul ciglio della strada.
Come un cucciolo, mi trovavo senza padrone, senza un punto di riferimento."
[JongKey creata da Maggie(MaggieMary) e Vì (Vi_Uk)]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incantato, stava guardando fuori dalla finestra ormai da mezz'ora.


Non poteva far altro che pensare a lui. Sebbene lo stesse trattando male, non poteva evitarlo; non poteva e non voleva rinunciarci.
E allora si perdeva tra pensieri d'ogni tipo, tra le nuvole bigie che impedivano il passaggio della calorosa luce del sole.


Il cielo sarebbe blu, dietro quella coltre di nubi. Ma a me non piace il blu. E' un colore malinconico, freddo.
Mi fa pensare all'acqua. Ma a me non piace l'acqua. Con il suo passaggio sul terreno riesce a cancellare ciò che precedentemente ci fu, e io non voglio dimenticare.
E' blu come il mare. Ma a me non piace neanche il mare. E' salato, come le lacrime che ho versato per tutta la mia vita.
Di freddo e malinconico, mi basta il mio cuore; dimenticare non mi è possibile; per me è abbastanza soffocare nelle mie lacrime salate.
Non ho bisogno di altro blu oltre a quello che ho nell'anima.
No, il blu proprio non è il mio colore.


Così tanti pensieri gli occupavano la mente da non essersi accorto quando la porta cigolò, dando accesso al suo ospite. Il diciottenne si sedette sul divano in pelle vicino al biondo. Si lasciò scendere più giù, finchè non trovò una posizione abbastanza comoda, e allora parlò.


-- E proprio una brutta giornata, vero? -- Il ragazzo al suo fianco sussultò appena, ritornando al mondo reale. Il più giovane ridacchiò divertito. Era un tipo così buffo, quel suo cugino!
 
KiBum annuì biascicando un assenso a quell'affermazione. Si sentiva d'intralcio in quella casa, in cui si era catapultato improvvisamente appena gli era stato possibile.


-- JongIn, scusami.


-- Uh, Hyung... Perchè mai dovresti scusarti? -- gli chiese sgranando leggermente gli occhi. Il più grande non rispose, di nuovo perso nel mondo al di fuori di quella stanza. Sospirò pesantemente, prima di dargli una pacca sulla spalla destra. -- Hyung, ti ho detto di chiamarmi Kai...e di non preoccuparti. E' bello aver ritrovato un parente lontano! Sei il benvenuto!


Dopo di che si alzò e, guardando per un altro istante quegli occhi neri persi nel vuoto, se ne andò da quella stanza cupa; seppur non prima di vederli tingersi del blu del cielo che si rischiarava.


----

Siamo usciti a fare la spesa. Torneremo presto.


Un messaggio insolitamente breve e vuoto di faccine, per quei tre ragazzi.
Era tutto cambiato, da quel giorno.
I ragazzi non l'avrebbero mai perdonato, questo lo sapeva.


Così come lui stesso non l'avrebbe mai potuto fare. Niente sarebbe più stato lo stesso.


Perchè l'aveva fatto? Non lo sapeva.
Era forse spaventato? Non ne era sicuro.
Tutto ciò di cui era convinto era il fatto che aveva rovinato tutto.


Non avrebbe più potuto godere del suo sorriso, il suo profumo...il calore del suo corpo contro il suo.
O la sensazione dei suoi piccoli denti perfetti che gli mordevano un labbro, prima di lanciarsi in un sorriso malizioso e al contempo innocente.


Fare qualcosa. Doveva fare qualcosa.
Non sarebbe rimasto là in quella casa, ormai vuota senza quel ragazzo, ad avvilirsi.


Prese in un lampo la giacca e, senza fermarsi e guardando dritto davanti a sè, afferrò le chiavi della moto dal gancio vicino alla porta in legno.
Si catapultò sulle scale della palazzina, scendendo gli scalini tre alla volta.
Il tempo di un minuto, sessanta secondi, ed era già in sella alla moto gialla, col motore che si scaldava.


Alzò il casco, continuando a contemplare le nuvole che oramai iniziavano a spaziarsi nel cielo scuro.
Il tempo di mezzo minuto, trenta secondi, e i suoi occhi castani si tinsero di blu mentre il sole tornava a fare capolino nell'infinità del firmamento.


Il cielo è così blu. A me piace il blu. Lo trovo rilassante, profondo.
Mi fa pensare ai mirtilli. A me piacciono i mirtilli. Sono dolci, come le sue labbra. In effetti la sua bocca mi ricorda i mirtilli; così morbida, tondeggiante, vellutata...delicata.
E' blu come gli iris. A me piacciono anche gli iris. Sono come i suoi occhi. Si dischiudono con la luce del sole, illuminando il mondo intero con la loro bellezza e luminosità, per poi richiudersi al calar del sole all'orizzonte.
Lo so che i suoi occhi non sono del colore dal mare, ma so che in questo momento sono com'esso bagnati e salati.
Sì, il blu è proprio il mio colore, nel bene o nel male.


Si mise il casco in testa e lo agganciò per bene. Mise le mani sul manubrio, serrandocele e dando gas, per poi partire verso la sua meta.
La meta che doveva ancora capire, ma era stata decisa per lui da ormai molto tempo.
 

   
 
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