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Autore: Myriam Malfoy    03/01/2007    4 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Commento: visto che è da tempo che non aggiorno la storia ho deciso di spedire un cap più lungo (con vostra somma gioia veroooo!!!??)....cmq ringrazio per i commenti che avete lasciato o anche per il semplice coraggio nel leggere questo ennesimo parto della mia mente!!! sempre con affetto, alla prossima, Myriam!

Cap.3°

Stava percorrendo un canale che sembrava infinito, buio e sinistro in cui si aprivano decine di porte da cui provenivano bassi latrati e urla di dolore. Stava correndo probabilmente e il rumore dei suoi piedi sul terreno procurava uno strano sciacquio di bagnato, forse era un canale sotterraneo e umido, l’odore di chiuso era nauseante. Non sapeva dove conduceva quel luogo, sentiva solo un feroce fischio nelle orecchie e il sangue che scorreva veloce, intenso, quasi stridente, la frenesia della caccia gli sommergeva ogni muscolo facendolo correre più veloce. Ma cosa stava cacciando? Non se lo ricordava ma sapeva che era una cosa importante e soprattutto che gli avrebbe permesso di essere libero da quella gabbia d’oro che per 17 anni lo aveva chiuso. Una piccola fenditura si apriva alla fine del corridoio e una luce fievole ed argentea sbucava ad illuminare quelle tenebre. Sentì il rumore di una porta sbattuta ed altri passi ora così vicini….corse ancora più forte, la bacchetta in pugno, la porta da cui usciva la luce poco avanti, compì un balzo attraverso l’apertura e fu all’aperto.

Una piccola radura si apriva davanti ai suoi occhi, l’erba era giovane, verde e tenera contro la luce spettrale della luna piena, alberi dalle fronde maestose si alzavano a circondare il prato mentre la figura che stava rincorrendo da tempo cercava rifugio dalla parte opposta del luogo, sperando di raggiungere la sicura protezione dell’intrico di alberi. Sorrise ferino nel buio muovendosi con calma incontro a quella persona che aveva raggiunto il centro del prato e si era girata per osservare il suo boia sbiancando di paura ed estraendo la bacchetta, ma a quel punto era troppo tardi perché Harry lanciò un incantesimo di disarmo e con un colpo secco dell’arma legò insieme polsi e gambe costringendo l’uomo a contorcersi a terra terrorizzato.

Il moro si avvicinò al prigioniero con passo calmo e misurato, gustando ogni ondata di terrore che proveniva dal suo carcerato che era stato sciocco a fuggire. Gli lanciò contro quasi distrattamente un Cruciatus che lo fece urlare dal dolore profondo, si interruppe gustandosi i lamenti di sofferenza e poi ricominciò con la stessa intensità interrompendosi poi di nuovo.

“Non saresti dovuto scappare” disse con voce dolce e accondiscendente

“Meglio morire qui che in quel lurido posto torturato da quel pazzo visionario” rispose l’uomo inframmezzando le parole con respiri spezzati

“Non ti conviene parlare così, ti devo ricordare il legame che ci unisce?!” disse il moro assottigliando lo sguardo e lanciando un altro Cruciatus

“Chi…se lo scorda……sapevamo che eri pericoloso……avremmo dovuto ucciderti…” un colpo di tosse mischiato a sangue lo interruppe e a quel punto un sibilo di serpente raggiunse le sue orecchie mentre una lingua biforcuta leccava solleticando il suo orecchio. Un lungo serpente bianco dalle squame macchiate di nero gli passò sopra con movenze sinuose per poi arrivare ai piedi del suo padrone ed arrampicarsi sulla sua figura. Harry accarezzò dolcemente il muso serpentino che gli si era posato a livello delle faccia mentre il corpo del serpente si arrotolava attorno alle sue spalle.

“Non avresti dovuto dirlo” disse infine con voce bassa e carezzevole che fece scorrere un brivido di terrore per la schiene dell’uomo e poi il ragazzo moro pronunciò l’anatema che uccide, un lampo verde illuminò la sera e gli occhi di Remus Lupin si chiusero per l’ultima volta.

Harry si svegliò dal sogno con un senso di vertigine e nausea che lo sopraffece costringendolo a distendersi di nuovo tra le coperte disfatte del letto. Cercò di prendere fiato e il respiro che sembrava spezzato in gola come se avesse davvero corso e non semplicemente dormito e sognato. Il sudore gli si era ghiacciato in viso facendolo rabbrividire nella fresca aria della sera mentre il suono dei respiri addormentati dei suoi compagni lo tranquillizzava sul fatto che stessero dormendo e non avevano sentito nulla ma lui era ancora scioccato. Si alzò lentamente cercando di snebbiare la mente per poter pensare con mente lucida, le vertigine erano passate ma al loro posto un fastidioso tamburellare gli rimbombava nella testa acuendo il mal di testa. Si appoggiò alla finestra cercando di focalizzare i pensieri su qualunque cosa che non fosse il sogno vissuto mentre un forte temporale si abbatteva inflessibile sul castello, le raffiche di pioggia che battevano contro il vetro della finestra e uno spiffero d’aria fredda che si infiltrava tra le pietre che formavano i muri. Non si era accorto che stava diluviando, troppo concentrato su quello che aveva vissuto e sulle sensazione che lo avevano sommerso d’improvviso. Con lentezza il dolore alla testa stava passando permettendogli di pensare con calma. Lo sguardo di terrore puro e tristezza che aveva visto negli occhi di Remus era ancora impresso chiaramente nei suoi ricordi come lo era il sibilare tranquillo del serpente, quasi poteva sentire ancora il suo peso rassicurante sulle spalle, così familiare e bello che per un attimo controllò che non ci fosse davvero. La frenesia della caccia, l’odio puro che aveva provato e la liberazione nello lanciare la Maledizione Senza Perdono gli scorrevano ancora nelle vene al posto del sangue senza disgustarlo, e quella era una sensazione oramai abituale da quando aveva capito chi era realmente, di chi era figlio. Orami ci si era abituato, aveva accettato questa verità che infondo aveva sempre saputo ma mai creduto possibile e realizzabile. Silente e gli altri avevano cercato di cambiarlo, di liberarlo da quello che credevano un morbo, una vergogna, ma avevano sempre perso ed ora Harry sapeva che niente lo avrebbe fermato dall’avere la sua vendetta.

Strinse per un attimo i pugni contro i fianchi digrignando i denti in un basso ringhio spontaneo nel ricordare le ingiustizie e privazioni che aveva subito. Si chiese fugacemente come sarebbe stata la sua vita se invece avesse sempre saputo la verità ma mai trovato il diario, quello avrebbero dovuto bruciarlo perché quel semplice libro bastava per rivoluzionare la sua vita completamente, perché avrebbe sempre, in ogni caso, creduto ed accettato le verità che la madre gli scriveva. Ma forse se non avesse mai trovato quella testimonianza, se avesse sempre creduto a ciò che gli veniva detto, forse avrebbe cominciato a vedere suo padre con gli occhi degli altri come finora aveva fatto arrivando ad ucciderlo; ma ora questo non poteva succedere, semplicemente non avrebbe eliminato l’ultimo legame con un qualche tipo di famiglia.

“Che difficile decisione” disse al buio della camera in un sussurro mentre chiudeva gli occhi rivivendo ciò che aveva sognato riconoscendo che se avesse scelto lo schieramento di suo padre sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto. Nello stesso momento due occhi blu profondo si aprirono nella notte di un’altra camera lontana chilometri da quella del Grifondoro, un uomo dai capelli scuri e l’incarnato pallido stava sorridendo al buio mentre risentiva dentro di sé la stessa eccitazione che aveva invaso il corpo del suo rivale durante quel sogno che avevano condiviso. Non immaginava di certo che il Salvatore del Mondo Magico avesse certi pensieri, quel ragazzo forte e oscuro che aveva visto nel sogno non sembrava affatto il giovane debole che aveva incontrato qualche mese prima nell’Ufficio Misteri, ma piuttosto un principe nero. Il serpente bianco che fiducioso gli si attorcigliava sopra, gli occhi verdi intrisi di potere feroce e latente pronto a esplodere nella sua forma più primitiva, e il semplice, regale portamento di chi possiede la terra sulla quale cammina ed ogni cosa gli è dovuta. Tom Riddle si ricordava di un’altra sola persona che aveva tutte quelle caratteristiche, lui stesso da giovane, ai tempi di Hogwarts quando ancora non aveva idea di come gestire il suo potenziale, di come rivoluzionare il mondo magico per portarlo allo splendore completo di potenza. E in parte il giovane Potter del sogno gli ricordava la bellezza regale e astuta della sua dolce Lily quando sedeva nella camera del Consiglio, su quel trono dorato vicino al suo, davanti ad una congrega di Mangiamorte che sapeva non la stimavano, ma lei era lì, altera, sprezzante ed orgogliosa cosciente del suo pieno potere magico e della sua posizione nella gerarchia. Tom sorrise ferino nell’oscurità distendendosi di nuovo nel letto osservando il buio della camera mentre chiudeva gli occhi per riaddormentarsi, la guerra stava prendendo lati piacevoli, sviluppi che non si aspettava, l’indomani avrebbe dovuto parlare con Piton per sapere qualcosa di più sul giovane Harry.

I giorni erano passati come pioggia, scivolati via velocemente per la popolazione studentesca, il giorno prima era settembre e quello dopo ottobre con i suoi venti freddi e il grigiore delle giornate mentre gli alberi si tingevano dei caldi colori autunnali. Sembrava che quella tristezza che permeava l’aria intorno avesse un impatto devastante sui giovani che venivano svanire i ricordi della bella stagione con il sole e il vento caldo, sostituiti da piogge e vento freddo che si inquinava tra le pieghe degli abiti. La natura era una ribellione di erba secca e alberi morti, malinconici, abbattuti che cercavano disperatamente di sopravvivere a quella stagione inclemente che li costringeva invece a chinare il capo e a lasciare andare le foglie tenere e verdi che tanto li avevano abbelliti durante la bella stagione. In mezzo a tutto quel grigiore, quella tristezza si aggirava un ragazzo dai ribelli capelli neri e gli occhi due braci di fuoco verde, la borsa dei libri gli pendeva da una spalla mentre seguiva l’instancabile parlare della ragazza dai fulvi capelli rossi che gli camminava affianco. Ginevra Weasley sorrideva tranquilla parlando di tutto quello che le passava per la testa cercando di far partecipare il suo ragazzo, ma senza molto risultato, da tempo oramai usava mettere una maschera di sorrisi e spensieratezza mentre stava con lui più che latro per contrastare il suo animo triste. Si era accorta che Harry era cambiato molto dall’anno prima in cui l’aveva abbracciata, baciata, stretta a sé cullandola. Ripensando a quei momenti di felicità una lacrima le scappava sempre dagli occhi azzurri, era inutile, si sentiva distrutta, percepiva Harry scapparle dalle dita come sabbia ogni giorno di più e non riusciva a capire perché e come trattenerlo accanto a sé. Anche ora che camminavano insieme lui appariva distante come non mai, disperato e infelice, come se fosse combattuto tra qualcosa che non voleva confidarle. La baciava, la stringeva, ma non erano più le attenzioni sincere e delicate che usava prima, ma solo futili e ripetitivi atteggiamenti che la distruggevano più dei suoi silenzi.

Fece un profondo respiro mentre raggiungevano la sua classe, si sporse a rilasciare un tenero bacio sulle labbra del moretto che ricambiò come sempre concedendole un debole sorriso mentre entrava in classe e lui proseguiva lungo il corridoio. Ci sarebbe stata lezione di DADA quel pomeriggio per lui e incredibilmente non aveva nessuna voglia di parteciparvi soprattutto perché voleva dire vedere il suo ‘amico’ Remus Lupin. Si sentiva ancora confuso e incerto, combattuto e sballottato da una parte all’altra e vedere il licantropo essendo cosciente di quello che gli aveva tenuto nascosto lo disgustava profondamente. Ma dopotutto non poteva farci niente, infondo nessuno aveva capito qualcosa, anche Lumacorno che aveva visto, anche se per poco, il diario della madre non aveva fatto nessun collegamento o supposizione. Entrando in classe si posizionò nel banco in fondo aspettando il resto dei suoi compagni e guardando mestamente l’aula illuminata dalle alte vetrate, lo scheletro del drago appeso al suo posto sul soffitto, pile di libri posati sulla scrivania con dietro le solite scale che conducevano alle stanze private del Professore. Piano piano i vari studenti riempirono l’aula e lui si ritrovò come sempre, come ogni lezione, tra Ron e Hermione che gli lanciavano lunghe occhiate controllate. Sorrise amaro prima di trarre un profondo respiro al pensiero di essere diventato un ‘sorvegliato speciale’ o un ‘soggetto pericoloso’ da tenere sotto controllo e cercare di non irritare….poi la lezione iniziò ed Harry cercò di concentrarsi unicamente sulle parole del professore per no far divagare la mente verso immaginari pericolosi.

Hermione seguì la lezione come sempre attenta e concentrata su quello che le stavano insegnando, ma una parte di lei era sempre incentrata sul suo amico moro che le sedeva affianco. Sapeva che Ron era preoccupato quanto lei dal cambiamento del loro amico e ogni giorno che passava sentiva sempre di più il filo che li univa tendersi e sfilacciarsi, si sentiva male al pensiero di non poter contare più su quell’amicizia come in passato, al pensiero che in futuro forse Harry non le sarebbe stata accanto le faceva provare un vago senso di vertigine. Dovunque andasse, in qualsiasi situazione si trovasse sapeva di poter contare su Harry, di trovare in lui un fratello e un appoggio, ma ora sentiva solo paura e freddezza, temeva che una minima vibrazione avrebbe potuto liberare la bestia sopita all’interno dell’animo del suo amico. Solo che non potevano continuare a vivere nel terrore, c’erano già abbastanza cose per cui temere, forse Harry era solo triste e sconfortato, forse una sana chiacchierata, il sapere di potersi sfogare con qualcuno poteva far tornare tutto come prima…..Hermione si ripromise che quella sera avrebbe parlato ad Harry.

“Harry ti puoi fermare un attimo?” chiese Lupin quando la campanella suonò e la classe si alzò per andare a magiare, il moretto gli lanciò una lunga occhiata indagatrice e poi acconsentì dirigendosi verso gli appartamenti personali di Remus.

“Posso offrirti qualcosa?” chiese l’uomo con un sorriso accomodandosi su una poltrona davanti ad un caminetto, ma al cenno di diniego del giovane il sorriso svanì e ritornò serio e posato. Studiò per un attimo quel ragazzo che aveva visto crescere troppo rapidamente. Osservò con occhio critico la pelle un po’ pallida rispetto al solito, le occhiaie che si intravedevano dal bordo degli occhiali, i vestiti che sembravano pendergli addosso tanto era dimagrito, gli occhi verdi erano freddi e inespressivi, così simili a quelli di Lily, e i capelli neri, lunghi fino alle spalle e leggermente ribelli, scuri come la notte e così simili a quelli del padre………

Remus si riscosse da quell’ultimo pensiero con un brivido ricordandosi cosa lo aveva portato a fermare il Grifondoro e con un sospiro spostò leggermente lo sguardo intravedendo una copertina verde sotto il mantello, Lumacorno aveva ragione: Harry non se ne staccava mai.

“Forse avrei dovuto parlarti tempo fa, forse non mi avresti guardato così” disse con voce bassa, pacata mentre il giovane aggrottava la fronte incerto “Dove l’hai trovato?” chiese indicando con un cenno della testa verso il diario verde smeraldo e a quel punto ad Harry fu tutto chiaro e non ne fu felice

“Te l’ha detto Lumacorno, non è vero? Quanti lo sanno già? Hai avvertito tutto l’Ordine o ti sei risparmiato a nasconderla? Tanto è una cosa che ti riesce bene!” rispose il giovane con un ringhio basso, scontroso e sulla difensiva al quale l’uomo rispose sempre con la sua calma abituale

“Dove l’hai trovato Harry? Credevo di averlo nascosto bene”

“Oh certo l’hai nascosto dove non sarei andato a cercarlo…peccato che poi non hai pensato a spostarlo quando Sirius è morto. In soffitta a Grimmauld Place, nel baule di scuola appartenuto a Sirius e protetto da tre incantesimi antintrusione. Ero distrutto Remus dopo la sua morte e quella di Silente, volevo delle risposte, dei ricordi e tu non c’eri. Quando ho trovato il baule ho creduto di aver trovato ciò che cercavo e poi protetto così bene.....Belle risposte ho trovato!!!” urlò con rabbia, gli occhi due braci verdi di collera

“Cosa volevi che ti dicessi?”

“La verità, cazzo!!! Per una volta nella mia vita di merda avrei voluto che qualcuno fosse sincero con me da subito!”

“Era una cosa troppo complicata da affrontare. Come avrei dovuto dirtelo? Credi che sia stato facile per me dover affrontare tutto quello? Vedere il tuo migliore amico che si strugge per una che ha preferito la perdizione a te, vederla poi chiedere aiuto in quel modo umiliante, e nonostante tutto volerle ancora bene”

“Mia madre non ha scelto la perdizione e non ti permetto di parlare così di lei” sibilò tra i denti Harry mentre l’uomo scrollava la testa sconsolato

“Harry è inutile rincorrere il passato, quello che è stato è stato, voglio solo sapere se posso fare qualcosa per te?”

“Qualcosa per me?!? Cosa vorresti fare? Convincermi da che parte stare oppure farmi un bel discorsetto su quanto mia padre sia malvagio e sleale? Avanti, inizia pure ti ascolto!” disse il moro con un sorriso di scherno incrociando le braccia sul busto

“Harry possibile che non capisci? Ti ho nascosto il diario e tutta la storia perché non arrivassimo a questo punto! Ti senti sconvolto e diviso in due, tradito e solo, ma questo era proprio quello che volevo evitarti perché ci tengo a te nonostante tutto….”

“Nonostante tutto?!? Oh bella scelta di parole! Grazie tante Lupin questo mi tira molto su, immagino che con quel ‘nonostante tutto’ intendessi la mia discendenza paterna”

“Ma ti vedi? Ti senti? Questo non è più l’Harry che conoscevo, stai dimagrendo a vista d’occhio e sei sempre più chiuso, non ti confidi neanche con Ron ed Hermione, anzi li allontani. Sei nervoso ed iracondi, scatti per un nonnulla e non ti rendi conto della realtà” disse il licantropo alzandosi in piedi e fronteggiandolo

“E chi sarebbe l’Harry che conosci? Te lo dico io: quello coraggioso e intrepido, irriverente dei pericoli e sempre disposto a buttarsi ovunque per salvare i suoi amici, quello che è pronto a rinunciare alle persone che ama e alla sua stessa vita pur di ‘sconfiggere’ il nemico numero uno del Mondo Magico. Bhe, ti do una notizia in ante prima: io non sono così e non lo voglio essere!”

“Non sai cosa stai dicendo, sei sconvolto e posso capirlo, ma lascia che ti spieghi veramente come andarono le cose. Lily non ha detto tutto in quel diario, ha tralasciato le parti brutte per non impressionarti e farti scegliere il lato sbagliato. Harry, Voldemort ha compiuto degli atti orribili, ha torturato e ucciso degli innocenti e così anche Lily, era pronta ad uccidere le persone che un tempo la credevano amica”

“No Lupin ti sbagli, non mi ha nascosto nulla invece, ogni parte orribile, ogni crimine, ogni pensiero e decisone, i dolori come le gioie. Tu non lo sai perché il diario è protetto da un incantesimo e solo io o Tom possiamo leggerlo, ma ha messo tutto. Sei tu quello che mi ha tenuto nascoste le cose, tu e Silente, lei è stata sincera proprio per darmi la possibilità di decidere, perché riuscissi ad amarla e capirla anche vedendo gli orrori, e sai che ti dico….ha vinto, io amo mia madre e anche mio padre, Tom Riddle, non Voldemort!”

“No Harry, non puoi è sbagliato! Non voglio perderti, cerca di capire noi invece, noi ti amiamo, loro possono darti solo morte!! Che futuro avresti? Ti prego, ho sbagliato a nasconderti la verità ma l’ho fatto in buona fede, credimi!! Pensa a Sirius, lui non vorrebbe che tu ci lasciassi per lui, non lo merita, ha dato la vita perché era sicuro che non ci avresti lasciato, che avresti adempiuto alla profezia” disse con fervore Remus prendendo per le braccia il moretto che ricambiò con uno sguardo gelido

“Si, è da te mettere in mezzo i morti, fare leva sul mio senso di colpa per la morte di Sirius, il tutto per convincermi ad uccidere mio padre. No Lupin. Non lo farò e non so cosa pensasse Sir, come vedi neanche lui mi ha rivelato qualcosa e mi sto chiedendo se lo avete fatto per ‘bontà’ nei miei confronti o semplice paura di ciò che potrò diventare affianco a mio padre! O semplicemente vi serviva qualcuno da scaraventare nella maschia a far uccidere il suo stesso padre!”

“Non puoi pensarlo davvero….Harry noi ti abbiamo sempre voluto bene e non vogliamo vederti cadere nel baratro che avvolgeva Lily. Ma non ti rendi conto di quanto sei cambiato? Stai cedendo…da quando sono ‘Lupin’ per te?”

“Forse da sempre. E per la cronaca, mia madre era felice della sua scelta, voi non l’avete mai capita ed accettata, come non avete mai capito mio padre, non sorprendetevi dei risultati, se le volevate bene, e ne volevate a me, avreste solo desiderato la nostra felicità invece che chiederci di abiurare ciò che siamo” rispose freddo e inespressivo colpendo con la mano le braccia che lo stringevano e liberandosi da quella presa. Osservò ancora per un attimo quegli occhi castani abbattuti poi si allontanò dirigendosi verso la porta

“Hai già deciso quindi. È un addio Harry?” chiese con voce debole, sconfitta

“Forse...è difficile avere chiarezza” rispose voltandosi ancora una volta verso l’uomo, l’amico, nei suoi occhi gli parve di vedere il vecchio Harry, il ragazzo abbattuto che non riusciva a sconfiggere i Dissennatori, che aveva liberato Sirius, che era uscito insanguinato e disperato dal labirinto e il giovane uomo che aveva visto nell’Ufficio Misteri “Non si ha la certezza fino a che non te la trovi davanti” disse flebilmente con un debole sorriso uscendo dalla stanza mentre un ciocco si spezzava nel camino divorato dalle fiamme.

Draco Malfoy aveva parlato a lungo con Severus su quello che Harry gli aveva detto e sulle sue supposizione. La notizia che il moretto non fosse figlio di James Potter aveva sconvolto non poco il suo mentore che non aveva saputo nulla negli anni in cui era stato al servizio da Silente per conto del Signore Oscuro, e non il contrario. Naturalmente non c’era Mangamorte vivente che non sapesse del tradimento della loro Regina che si era schierata dalla parte dei difensori dei babbani dopo che il loro Lord gli aveva dato un immenso potere, facendole raggiungere un livello nelle gerarchia che molti ambivano. Inconsciamente molti tra loro avevano subito il fascino per la bella strega, ammirandone le qualità di comando e la gelida freddezza, era abile nella magia e bella e perciò l’avevano spesso elogiata come migliore compagna per il Signore Oscuro, ma il tradimento era una macchia imperdonabile. Draco sgusciò nell’ombra creata da due palazzi con passo silenzioso mentre stringeva nella mano destra la bacchetta controllando che l’incantesimo di occultamento lo nascondesse ancora alla perfezione e premurandosi che la boccetta di pozione fosse al sicura nella fodera interna del mantello. Il Lord gli aveva affidato un’importante missione quella sera da portare a termine e Malfoy non voleva di certo lasciarsi sfuggire la possibilità di mettersi in buona luce davanti al suo Signore. Erano state settimane dense di piani e lavori per progettare al meglio il prossimo attacco, studi su cartine, rapporti dalle spie dislocate nei punti migliori all’interno dello schieramento avversario e infiniti studi con Piton per una pozione che funzionasse come necessitava. Con tutto quel lavoro frenetico non aveva avuto il tempo di ritornare ad Hogwarts per vedere di nuovo Potter e sperare di cavargli qualche altra indiscrezione. Lui e Severus avevano convenuto di non dire nulla al Lord su quello che era stato il discorso tra Harry e lui, semplicemente perché non erano certi cosa riferire e dopotutto non sembrava una notizia da sfruttare, non con così pochi elementi per giudicare.

La luce dei lampioni si spargeva in larghe isole giallognole lungo il marciapiedi su cui si affacciavano le finestre dei palazzi, una leggera nebbiolina gli avvolgeva sinuosa i piedi in lunghe spirali che proseguivano per la strada fino a posarsi sulle scure acque del Tamigi. Ancora passi, lunghi, cadenzati, silenziosi e leggeri fino a giungere ad un’imponente ponte molto antico le cui torri svettano nel cielo scuro confondendosi con la notte. Draco sorrise crudele nella sera mentre proseguiva rasente il muro spegnendo con un colpo secco di bacchetta i lampioni che potevano tradirlo lungo il suo cammino. Il ponte ora era chiaramente visibile nella sua intera bellezza, gli sfregi a forma di croce sui pinnacoli delle torri, le alte finestre con mille elaborazioni finissime e splendide nella semplice luce notturna ed artificiale. Le balaustre del ponte sembravano solo scolpite e delicate mentre si snodavano per chilometri e la semplice bellezza ed eleganza di un monumento storico che resisteva da tempo e si sospendeva tra la terra e l’acqua dei flutti, scuri e profondi. Qualche macchina passava solitaria per la sua strada illuminando brevemente la notte con i fari, ma per lo più intorno era solo silenzio. Sentì poi un fruscio di seta, molto basso e quasi in udibile se il biondo Magiamorte non avesse avuto l’udito fino, non se ne curò comunque, sapeva che era il suo migliore amico, Blaise Zabini, che insieme ad altri tre Mangiamorte lo seguivano proteggendogli le spalle. Il Lord aveva insistito perché ci fosse stata una scorta adeguata e una persona in grado di piazzare ed attivare la pozione al posto suo; la scelta migliore era capitata sul giovane Zabini, astuto e freddo, come Malfoy dedicava tutta la sua attenzione al raggiungimento della missione.

Draco comunque non si aspettava sostanziali sorprese, di notte la sorveglianza calava enormemente e poi gli Auror non si aspettavano un attacco di notte, ad un monumento storico che non avrebbe fatto poi molte vittime civili. Ma Voldemort non aveva intenzione di compiere uno sterminio, non adesso, prima era il caso di sfiaccare il loro amor proprio, colpire il centro, i simboli e demoralizzarli, allora sarebbe stato facile spezzare completamente le poche difese rimaste e salire al potere. In fondo cos’era un regno senza un popolo da comandare?

Draco si fermò prima di imboccare il viottolo per l‘argine del fiume, si voltò una volta indietro controllando che gli altri li seguissero con bacchette alla mano, il primo a raggiungerlo fu Blaise che lo fissò un attimo negli occhi prima di proseguire per la strada acciottolata. I tre Mangiamorte che gli facevano da scorta arrivarono subito dopo e cominciarono anche loro a scendere mentre controllavano la zona. Individuarono la pica insenatura poco sotto il ponte e al riparo dalle luci della strada e da occhi indiscreti, Blaise era già arrivato e si stava slacciando il mantello lasciandolo cadere con indifferenza ai suoi piedi in una pozza di tenebra. Draco lanciò posò a terra la bacchetta lo scrigno che conteneva le ampolle poi cominciò a spogliarsi anche lui lasciando cadere a terra i vestiti uno alla volta restando in fine in boxer neri. Assicurò la bacchetta al braccio tramite un laccio mentre il suo amico prendeva saldamente la scatolette con le pozioni.

“Cercheremo di fare presto” disse Draco con tono fermo e incolore agli altri Mangiamorte che sarebbero restati a fare la guardia

“Basta che il lavoro sia fatto bene” rispose con lo stesso tono Lucius Malfoy mentre la maschera che celava il suo viso guardava seriamente suo figlio negli occhi

“Non temere, sarà perfetto” rispose mentre si voltava verso l’acqua seguito da Blaise. Il fiume in quel mese dell’anno era particolarmente freddo e le acque scure e profonde, insondabili e traditrici per i due che si immergevano lentamente fino a che solo la testa spuntò. Il freddo acuto punse i loro corpi come un milione di aghi acuminati che lentamente perforavano la carne mozzando il respiro facendo battere i denti. Draco strinse forte la mascella cercando di reprimere gli intensi brividi di freddo che senza ritegno attraversavano il suo corpo mentre l’acqua gli inzuppava i capelli biondi rendendoli pesanti e facendogli gocciolare alcune stille sugli occhi. Accanto a lui Blaise doveva sentire le stesse cose perché un piccolo ansito di fastidio aveva attraversato le sue labbra quando si erano completamente immersi, sotto braccio si poteva notare lo scrigno tenuto fermamente come se ne andasse della propria vita. Si fermarono un attimo per riprendere fiato e completo controllo del loro corpo, erano poco sotto la strada del ponte, davanti a loro sentivano lo sciabordare ritmico delle onde che si scontravano sui massicci pilastri che sorreggevano le torri. Se potevano udirne il suono significava che non erano molto lontani; si scambiarono uno sguardo veloce d’intesa poi proseguirono convinti. I due si movettero nella notte mentre l’aria fredda e ricca d’aromi del Tamigi li avvolgeva come una coperta, snebbiando la loro mente da tutto ciò che era superfluo e che avrebbe potuto compromettere la missione. Poi un’ombra massiccia e scura si profilò tra le nebbiolina fine che ricopriva l’acqua in superficie, una costruzione possente e antica come le fondamenta della città stessa, le onde che si incontravano sui suoi muri di cemento infossato nel profondo del terreno del fiume. Sopra di loro i due giovani Mangiamorte potevano sentire il rumore delle auto che passavano mentre si alzava un leggero vento freddo che fece rabbrividire ulteriormente i giovani. Ancora bracciate che sembravano infinite, i muscoli delle braccia che cominciavano a dolere e protestare per il freddo, ma poi davanti a loro ecco la base delle torri del Tower Bridge londinese. Draco si ancorò con non poco sforzo ad uno spuntone di cemento che spuntava dal blocco cercando di resistere alla corrente forte che voleva trascinarlo via, affianco a lui la figura del suo amico si appese ad un medesimo spuntone roccioso. La base aveva una piccola rientranza che ne rivestiva il bordo e sui cui potettero appoggiare al scatoletta preziosa mentre Draco sfoderava la bacchetta e la muoveva veloce nell’aria creando una spessa corda che li assicurò al pilone di cemento lasciandogli libertà di movimento alle braccia.

Blaise aprì con attenzione la scatole osservandone l’interno: 18 piccole boccette stavano adagiate su morbido velluto blu mentre il liquido che contenevano mandava intensi e bellissimi riflessi rosso rame. Quelle piccole meraviglie erano stati i risultati dell’intenso lavoro di Draco e Severus ed il biondino era piuttosto fiero del risultato ottenuto -Ma il bello verrà dopo- pensò Malfoy con un piccolo sorriso di scherno pensando alle facce che il Ministero avrebbe fatto. Zabini prese 9 fiale e sfoderò la bacchetta cominciando a circumnavigare la base e fermandosi regolarmente ad intervalli ampi legando una boccetta al cemento tramite un incantesimo collagene. Draco rimase qualche attimo fermo nell’acqua con lo sguardo inchiodato alle boccette che toccavano a lui, immerso nel freddo e circondato dal nulla si permise di domandarsi perché stava facendo quello? perché stava tradendo il suo cuore che gli ordinava di correre al fianco di Potter? Scrollò la testa mentre gli tornavano in mente gli occhi del moretto, quelle pozze verdi intrise di un qualcosa di potente ed oscuro, malvagio in qualche modo, la totale mancanza di ostilità, la stanchezza nei gesti…strinse i denti mentre si rispondeva che credeva fermamente nelle idee del Lord, sapeva che erano giuste al di là di una motivazione precisa, sentiva dentro di sé che combatteva per una valida causa, che dovevano vincere perché non c’era altro modo di farsi ascoltare, perché continuavano ad urlare nel mondo facendosi sbeffeggiare. E poi quello che aveva visto in Harry gli aveva dato una parvenza di speranza e la voglia ancora più decisa di portarlo dalla loro parte, era anche per questo che era lì quella notte.

Come risvegliatosi da un lungo sogno riprese coscienza del rumoreggiare delle onde, del suono nascosto e palpitante della notte e del fracasso delle auto. Osservò lo scrigno davanti a sé e prese in mano le boccette cominciando a fissarle lungo il confine del pilastro come aveva fatto il suo amico. Controllarono che ognuna fosse al posto giusto, che non rischiassero di rompersi prima del tempo e poi distruggendo la confezione ritornarono a nuoto verso la riva cercando di fare il minimo rumore possibile. Il tragitto che all’andata era sembrato così lungo appari corto ai due che approdarono felice sulla terra morbida della battigia. Presero fiato e pronunciando un incantesimo asciugarono il loro corpo dall’acqua ghiacciata, i loro compagni era fermi ai loro posti con le bacchette pronte, gli passarono i vestiti e controllarono che nessuno gli avesse visti mentre i giovani si rivestivano e riapplicavano l’incantesimo di occultamento. Veloci ripercorsero la strada che li aveva condotti lì e si mischiarono alle ombre della notte create dai palazzi e dai lampioni spenti. Non parlarono assolutamente finché non si trovarono davanti ad un portone dalle delicate intagliature di vetro e legno in un palazzo dall’aspetto esattamente uguale a tutti gli altri. Vi entrarono recitando il semplice Alhomora e poi con la stessa discrezione raggiunsero il tetto e richiusero la porta dietro di loro mentre si voltavano verso i due più giovani del gruppo, fermi con lo sguardo fisso sul ponte che da quella posizione si vedeva perfettamente.

“Ci sono stati problemi?” chiese Alfred Parkinson

“Se ci fossero stati non saremmo qui” rispose senza inflessione Blaise

“Allora perché non succede nulla?” chiese Angael Lowens

“Perché manca la parte finale, quella più spettacolare. Per questo siamo venuti qui, è la postazione più vicina al ponte e permette un’ottima visuale” rispose Draco avvicinandosi al parapetto ed estraendo al bacchetta

“Pronto Blaise?” chiese al compagno che gli si era affiancato

“Pronto compare” rispose con un ghigno estraendo la sua bacchetta e congiungendo la punta con quella del biondino, poi chiusero gli occhi concentrandosi solo sulle boccette. Ne ricercarono nell’aria il potere, l’aura color rame che splendeva appena tra i flutti, nella mente la chiara immagine di quelle preziose ampolle incatenate al pilone di cemento. Il vento aumentavano d’intensità e freddezza nella notte imminente mentre loro due pronunciavano a bassa voce una litania oscura, nascosta e antica si librò nell’aria autunnale mentre le punte delle bacchette unite cominciavano a scintillare debolmente, come il cuore di una stella che palpita, una luce rossa si librò leggera, sottile ed impalpabile. Draco e Blaise liberarono completamente la mente da ogni pensiero, ogni sensazione che non fosse la visione onirica delle boccette legate e la fulgida stella rossa che sorvolava le case e lentamente si dirigeva verso il ponte. I tre Mangiamorte osservano con palpitazione quella scintilla discendere con lentezza e grazie, cavalcando le fredde correnti della notte fino a giungere al ponte e poi scendere ancora fino a posarsi con leggerezza sulle acque scure. Blaise e Draco presero un forte respiro mentre le mani che reggevano le bacchette tremavano piano dalla stanchezza, nell’aria si propagava sempre la loro litania magica ed un’invisibile filo rosso collegava le bacchette alla stilla rossa posata sull’acqua del Tamigi. Poi quel piccolo faro si mosse piano con attenzione solcando le onde spumose fino a giungere al primo pilastro dove erano ancorate le boccette. Una piccola luce, un ultimo sforzo fino a giungere a toccare le 18 fiale in successione facendole risplendere di una calda luce color rame che pulsò nel buio dei flutti mentre la particella rossa scompariva. Draco e Blaise pronunciarono in perfetta sincronia l’ultima frase dell’incantesimo mentre il filo che collegava bacchette e boccette si tendeva per poi spezzarsi in un rumore di specchi infranti. A quel punto fu solo luce di ghiaccio. Chiunque avesse avuto poteri magici poté assistere alla distruzione del ponte sul Tamigi ad opera di lunghe, alte e spettrali lingue di ghiaccio dal sinistro bagliore ramato. Sembrava che possenti tentacoli di una qualche grande creatura marina antica fossero usciti dalle scure acque e avessero attorcigliato tutto il loro potenziale sulla delicata costruzione vecchia di secoli. Il ferro strideva di agonia sotto quel tocco di freddo fuoco rosso, le pietre morivano spezzate senza poter produrre alcun richiamo e i piloni di solido cemento infossati sul fondo del fiume venivano corrosi lentamente con perizia e dolore. In realtà la formula magica dei due Mangiamorte aveva permesso l’attivarsi della pozione che con ramate e fredde dita aveva stretto in una morsa d’acciaio la struttura che cominciava ad inclinarsi su una lato. Il ferro era completamente distrutto così come le fondamento e già si potevano sentire i freni impazziti, le urla e le invocazioni delle persone bloccate sul ponte che si vedevano crollare addosso la costruzione. Impalate dal terrore, catapultate in un Inferno di pietre e travi di ferro che piovevano mentre le acque si facevano sempre più vicine, fauci scure che aspettavano di inghiottire quelle vite offertegli. Dai palazzi vicino al ponte alcune luci cominciavano ad aprirsi mentre la gente usciva per le strade, affacciata dai balconi, lo sguardo terrorizzato ed incredulo di fronte a quello spettacolo sconcertante. Non potevano vedere i tentacoli della pozione spezzare tutto, ma solo la costruzione secolare cadere inevitabilmente verso il fiume, il ferro annerito che cadeva a pezzi sbriciolandosi, le pietre che non reggevano più.

I seguaci di Voldemort dal tetto osservavano affascinati quello spettacolo mentre si rimettevano le maschere per celare il volto e si nascondevano nelle ombre del tetto per sfuggire la luce della strada. Le grida salivano e la prima torre in un ultimo richiamo d’aiuto agonizzante crollò nelle acque scure e profonde sollevando onde che si infransero sulla strada e bagnarono le persone più vicine sbalzandole parecchio lontano dal posto. Di seguito anche l’altra torre cominciò a tremare non sopportando oltre quella tensione, la base di pietra si spezzò con un sonoro crack e crollò anche lei affianco alla compagna mentre pietre, calcinacci e ferro si abbattevano sulla via rompendo l’asfalto e ferendo diverse persone.

Poi regnò la calma. Le acque del fiume rumoreggiavano ancora in lontananza ma non erano forti come le sirene della polizia o quelle delle ambulanze. Poco lontano si poteva scorgere la sirena rossa del camion dei pompieri con la squadra di sommozzatori per recuperare i corpi delle persone che erano sul ponte e che ora galleggiavano a pelo d’acqua. Dall’alto del tetto i 5 Mangiamorte osservarono cosa rimaneva del ponte: un pezzo di strada collegata alla via principale e poi un pilastro solitario immerso nel fiume ma mozzato completamente. Lucius guardò con meraviglia il tutto, un sorriso bieco sul viso androgino e si avvicinò al figlio guardandolo per la prima volta con vera ammirazione, gli posò una mano sulla spalla in un gesto d’affetto e approvazione, un gesto che non aveva mai compiuto. Non era mai stato un padre molto presente, da quando il ragazzo aveva poi iniziato la scuola si erano allontanati incredibilmente, eppure entrambi sapevano di assomigliarsi. Lucius sapeva che qualcosa di suo viveva in Draco, sentiva che una parte del suo carattere apparteneva al figlio che l’aveva stravolto e reso più sottile, micidiale e astuto. Per un attimo gli tornò alla mente il piccolo bimbo che giocava nel giardino del maniero con una bacchetta finta, il piccolo che lo pregava di insegnargli qualcosa, di stare con lui….e quasi non lo riconosceva nel giovane uomo che aveva davanti.

Lo sguardo affilato di ghiaccio si rispecchiò in quello identico dell’altro e Draco per la prima volta si sentì apprezzato dal padre, sentì di aver compiuto un passo importante per riunire quei fili che erano diventati così labili da vari anni, sentì di essere alla pari del genitore. Per questo gli sorrise di vittoria e si calò meglio il cappuccio sul viso. Diede un ultimo sguardo alla sua opera poi sparì dalla notte materializzandosi al Maniero Riddle per fare rapporto al suo Signore sperando di avere un po’ di tempo prima della prossima missione, voleva a tutti i costi rivedere Harry e portarlo con lui.

   
 
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