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Autore: Werewolf1991    17/06/2012    1 recensioni
E se nel momento in cui Angewomon stava per uccidere Myotismon, qualcosa fosse accaduto?
E se Myotismon avesse avuto un'insospettabile arma segreta?
La situazione avrebbe preso una piega decisamente più sinistra...
(MyotismonXAngewomon)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cambiamenti

 
 
 
Sono passati esattamente sei mesi, da quella notte.
 
La mattina dopo, mi svegliai parecchio tardi.
 
Lui, invece di prendersela, mi disse:
 
-Una volta te la posso anche concedere. Voglio dire, non posso pretendere che tu sia sempre perfettamente perfetta, no?-
 
Scoppiò a ridere, subito dopo.
 
Io, dapprima scioccata, mi lasciai andare e risi come non accadeva da molto.
 
In questi ultimi sei mesi, ci sono stati diversi cambiamenti.
 
Soprattutto, nel nostro rapporto.
 
Lui è diventato via via più flessibile, con gli orari e tutto il resto.
 
Io, invece, ho cominciato piano piano, ad accettare quella strana vocina nella mia testa, per evitare che mi facesse impazzire.
 
Credo di non aver mai preso decisione migliore in vita mia.
 
C’è stato solo un piccolo incidente, circa tre mesi fa.
 
Io avevo appena finito di pulire il pavimento della sala da pranzo, quando ho intravisto tre Bakemon, che ballavano la conga, ridendo come matti.
 
I Bakemon di solito sono molto spaventosi anche se non particolarmente svegli.
 
Questi tre in particolare, erano anche piuttosto buffi.
 
Io mi avvicinai, preoccupata e dissi loro:
 
-Ragazzi, che state facendo? Dovete finire di eseguire gli ordini, altrimenti il Maestro vi punirà!-
 
-Non ti preoccupare, Angewomon, abbiamo già terminato!- Mi rispose il loro capo.
 
Già. Myotismon aveva finalmente deciso che potevo riavere il mio nome. Anche se lui preferiva chiamarmi Angioletto.
 
-Siete sicuri?- Domandai, sospettosa. In fin dei conti, erano sempre Bakemon che non erano certo noti per la loro memoria.
 
I tre mi mostrarono di aver terminato. Poi, ripresero la loro danza.
 
Dopo poco, arrivò il Maestro.
 
Vedendo quei tre ballare, s’incupì.
 
Venne verso di loro, con l’intenzione di punirli.
 
Io, a quel punto, mi misi in mezzo, per difenderli.
 
Dopotutto, il loro lavoro l’avevano svolto!
 
Ma lui, non volle sentire ragioni.
 
S’infuriò orrendamente con me.
 
-Adesso basta, Angioletto! Mi hai profondamente deluso!- Ringhiò, per poi trascinarmi dentro la mia stanza, e sbraitare:
 
-Adesso tu rimarrai qui! Ed io andrò dalla tua diletta Kari, e rivelerò a tutti come stanno le cose!-
 
Io mi spaventai, a quelle parole. Se Myotismon l’avesse fatto davvero, sarebbe stata la fine della mia breve carriera di partner.
 
-Non tentare di farmi cambiare idea! Ormai ho deciso. Hai superato il limite. Devi pagare!-
 
Sbottò, prima di uscire sbattendo la porta.
 
Io rimasi bloccata sul posto per diverso tempo.
 
Una volta che mi fui ripresa, però, mi lancia contro la porta, disperata, e con le lacrime agli occhi.
 
Non piangevo da due anni e tre mesi, tranne quel giorno sulla Terra.
 
-NO! MAESTRO! PER FAVORE! NOOOO!- Fu tutto quello che riuscì a urlare, prima di crollare in ginocchio.
 
Lui tornò, furente, con la frusta in mano.
 
Io, piangente, non riuscivo a muovermi o a parlare. Gemevo, boccheggiando.
 
Sapevo di essere alquanto patetica, ma non m’importava.
 
Non credevo che avrei mai potuto provare tanta sofferenza.
 
E tanto senso di colpa.
 
Ma non era solo perché avevo mentito a Kari.
 
No. Era per qualcos’altro.
 
Era perché avevo involontariamente ferito…lui.
 
Avevo cominciato a  realizzare, recentemente, che quello che provavo per lui, non era solo odio.
 
Anzi, non lo era affatto.
 
Ma, tre mesi fa, ancora non sapevo bene di cosa si trattasse. E la mi parte razionale mi tormentava.
 
Adesso non è più così.
 
Ma sono ancora indecisa.
 
Rimasi immobile in attesa della mia ingiusta punizione.
 
Sapevo di non meritarla, ma una parte di me si riteneva colpevole di aver causato la rabbia del Maestro. E di conseguenza, la punizione stessa.
 
Lunghi minuti si susseguirono, mentre il silenzio intorno a noi diveniva assordante.
 
Lui, dopo un po’, fece sparire la frusta, e si allontanò dalla stanza.
 
Io ebbi paura, allora. Non sembrava avesse cambiato idea.
 
Rimasi immobile nella stanza, a fissare fuori dalla porta, ancora aperta.
 
Una parte di me avrebbe voluto che gli andassi dietro.
 
Ma non riuscivo a muovermi. Avevo addosso un torpore che mi appesantiva le membra e mi annebbiava la mente, causando la mia totale incapacità di far si che il mio corpo rispondesse ai miei comandi.
 
Rimasi in quello stato per un tempo indefinito, come in trance.
 
Dopo quella che mi parve un’eternità, lui tornò, e, inaspettatamente borbottò:
 
-Non so come sia possibile… ma a quanto pare, avevo torto. Quindi, questa volta non ti punirò!-
 
Io ero sbalordita. Un gran sollievo mi riempì il cuore.
 
Poi, arrivò la doccia fredda.
 
-Non osare rivolgermi la parola! Non voglio vederti! Stammi alla larga, per un po’!-
 
Queste parole, così fredde, così cariche di rabbia, mi stordirono e ferirono come mai prima.
 
Lui si allontanò a grandi passi da lì, e richiuse la porta alle sue spalle.
 
Rimasi a fissarla, quella porta, per ore, dopo che se ne fu andato.
 
Perché?
 
Mi chiedevo, sconcertata.
 
Perché mi faceva questo?
 
Poco dopo, sentì qualcosa che mi sconvolse.
 
Sembrava essere un suono come di pianto.
 
Ma la cosa più sconvolgente era che sembrava provenisse...
 
Dalla sua stanza!
 
Era lui!
 
Stava piangendo!
 
Quest’idea così irreale mi scioccò non poco, a tal punto da cominciare ad interrogarmi, per l’ennesima volta, in quel periodo, sull’effettivo stato della mia sanità mentale, messa già duramente alla prova dalla convivenza forzata con lui.
 
Feci un respiro profondo, chiusi gli occhi, e mi misi in ascolto.
 
Dopo pochi minuti, ormai ne avevo la certezza.
 
Era proprio lui.
 
E stava proprio piangendo. Disperato, anche.
 
Certo, non era stata la prima né l’unica cosa sconvolgente di quel periodo, ma mi colpì più forte delle altre.
 
Come solo la scoperta che avesse il senso dell’umorismo era riuscita a fare in quel periodo.
 
Mi avvicinai, in punta di piedi alla porta, per sentire meglio.
 
Una volta appoggiato l’orecchio, mi accorsi che, incredibilmente, era aperta.
 
Non ci pensai due volte.
 
Scattai fuori, senza curarmi del fatto che qualcuno potesse vedermi o che lui mi avesse intimato di non farmi vedere.
 
Me ne infischiai.
 
Senza neanche bussare, mi precipitai nella sua stanza, aprendo di scatto la porta.
 
E, quello che vidi, mi lasciò il segno.
 
Era lui, seduto a terra, con le ginocchia al petto.
 
Aveva un’aria sofferente.
 
Non sembrava essersi accorto di nulla, e questo fu un bene.
 
Calde , lucide e trasparenti lacrime, colavano dai suoi occhi.
 
Abbandonata poco più in la, giaceva la sua maschera.
 
Non se ne separava mai.
 
Poi, lo sentì parlare, tra i singhiozzi.
 
-Perché? Perché?-
 
Io trattenni il fiato insicura di cosa fare.
 
-Non è possibile. Non è giusto…ci ero andato c-cosi v-vicino… non è giusto…-
 
Ma che significava? Di chi stava parlando?
 
-P-proprio adesso che… avevo cominciato a crederci un po’… perché? Perché mi fai questo, Angioletto?-
 
A quel punto, mi bloccai.
 
Stava piangendo…per me?!
 
-S-suppongo che…io non sia… adatto…ad una come te, non è vero?-
 
Riprese Myotismon, sempre piangendo.
 
-Peccato… io lo vorrei tanto.- Continuò abbassando il tono di voce.
 
-Ma pazienza… vorrà dire che dovrò rassegnarmi.- Concluse.
 
Io, senza farmi notare, sgusciai fuori dalla stanza, socchiudendo la porta.
 
Mi infilai in fretta nella mia stanza e chiusi la porta.
 
Poi, mi buttai sul letto.
 
Quello che avevo scoperto, mi aveva lasciata sconvolta.
 
Sembrava ci fosse una tempesta, nella mia mente.
 
Pensieri ed emozioni, si accavallavano sconnessi in un turbinio confuso.
 
Una cosa mi era chiara, però.
 
Myotismon aveva pianto per me.
 
In quel preciso momento, presi una decisione.
 
Una decisione, che avrebbe cambiato il nostro rapporto, nel bene o nel male.
 
Il che ci riporta ad oggi.
 
-Angioletto! Vieni qui, per favore!-
 
E al mio Myotismon.
 
Ormai pensarlo mio non mi spaventa più come una volta.
 
Anzi, mi fa sentire bene.
 
Ogni volta che lo vedo, o che sento la sua voce, o anche semplicemente che lo penso, sento una meravigliosa sensazione di calore avvolgermi.
 
-Arrivo, Mae…-
 
-Ah ah, come ti ho detto di chiamarmi?-
 
Mi riprende lui, tono finto arrabbiato.
 
-Myotismon!- Gli rispondo, stando al gioco.
 
-E...?- Prosegue lui, con lo stesso tono.
 
-Non me lo ricordo.- Mento, sorridendo, una volta arrivata al suo cospetto.
 
-Ti ho detto che non devi darmi del voi. Mi fa sentire vecchio!- Replica, con tono sconsolato.
 
Ma lui è vecchio! Almeno credo!
 
Dato che è un vampiro, non saprei.
 
-Phantomon, vieni qui!- Chiama poi.
 
-Eccomi. Mio signore.- Pronuncia il fantasma.
 
-Io e il mio Angioletto usciamo. Sai cosa fare. E ricordati di quella cosa!- Esclama, passando da un tono formale ad uno cospiratorio.
 
Che avrà in mente?
 
Un momento! Ha detto che usciamo!? Intende io e lui?
 
Non faccio in tempo a farmi altre domande che lui mi prende a braccetto e mi fa salire in carrozza.
 
Ci sono salita due anni e mezzo fa, per tornare qui.
 
E, adesso, ci risalgo per uscire con lui.
 
Mi fa sedere vicino a lui, e mi tiene un braccio intorno alle spalle, con intimità.
 
Mi volto verso il finestrino e osservo Server. È pieno giorno, e lui indossa un cappellino e degli occhiali, per proteggersi dal sole.
 
Io, invece, ho indosso dei vestiti che si usano in queste occasioni. Una camicetta bianca, senza maniche, un paio di pantaloni di color blu, alti fino al ginocchio ed un paio di scarpe da ginnastica, bianche e rosa.
 
Ho i capelli legati. È estate e fa molto caldo.
 
Myotismon, con fare da guida turistica è intento a mostrarmi tutti gli angoli più nascosti e, secondo lui, pittoreschi, del continente.
 
Ad un tratto, atterriamo, in uno spiazzo erboso, circondato da grandi alberi, che proiettano una gran quantità d’ombra, senza però intralciare del tutto il passaggio dei raggi del sole. Un venticello particolarmente rinfrescante smuove con una certa vivacità i rami degli alberi.
 
C’è un fiume qui vicino. Sento il piacevole e melodioso scorrere dell’acqua, accompagnato da un ritmo costante dato dallo sciabordio dell’acqua sui ciottoli e sulla riva.  
 
-Proprio il posto perfetto.- Sento dire a Myotismon. –Per la mia sorpresa!-
 
Sorpresa?
 
Mi fa scendere dalla carrozza, dopo avermi bendato gli occhi.
 
Sono stranamente eccitata.
 
Non so perché.
 
Sarà l’atmosfera, saranno le circostanze, o semplicemente la presenza di lui, al mio fianco.
 
Forse tutte queste cose insieme.
 
-Adesso, prosegui sempre dritto!- Mi guida lui, sostenendomi, tenendo le mani appoggiate alle mie spalle.
 
-Eeh…stop!- Mi ferma, per poi sbendarmi.
 
-Adesso guarda!- Esclama, con tono emozionato.
 
Una volta che la mia vista si ri-abitua alla luce del sole, rimango a bocca aperta.
 
Questo posto è semplicemente…incantevole!
 
Sembra uscito da un libro di fiabe.
 
Una volta ripresami dallo schock, noto che, sull’erba, sotto di noi, c’è una tovaglia a quadretti rossi e bianchi, con sopra quello che sembra un cestino da pic-nic.
 
-Vogliamo accomodarci?- Domanda Myotismon, sorridendo quasi sensualmente. Io annuisco, e ci avviamo verso la tovaglia.
 
Una volta seduti, si sfila gli stivali.
 
Io lo imito. La sensazione che provo ad avere l’erba fresca sotto i piedi è indescrivibile.
 
Lui sembra pensieroso. –Uhm… niente male!- Commenta, dopo aver fatto qualche passo a piedi nudi.
 
-Bene. E adesso…- Comincia con fare eclatante: – Buon appetito!- Prosegue, in tono scherzoso.
 
Io apro il cestino e comincio a tirare fuori le cibarie.
 
Ci sono dei tramezzini di vario tipo e diverse bibite, alcuno gassate e altre no.
 
-Certo, non sarà mai come il pesce di quella sera, ma spero che ti piacciano!- Mormora Myotismon, un misto d’imbarazzo e aspettativa nella sua voce.
 
Io annuisco e comincio a mangiare. Sono assolutamente deliziosi.
 
Glielo dico.
 
Lui sorride, soddisfatto.
 
Finito il pranzo, ci sdraiamo tutti e due, con le braccia incrociate dietro la testa, e guardiamo il cielo.  
 
Io, dopo un po’, mi alzo e mi avvicino al lago che si trova davanti al punto in cui abbiamo mangiato. Ci sono dei fiori. Inizio ad annusarne uno, di color giallo.
 
Una farfalla fa capolino dal fiore e mi sfiora il naso, per poi allontanarsi velocemente e andare a posarsi…
 
Sul naso di Myotismon.
 
Lui apre gli occhi, sentendo il delicato tocco del piccolo insetto.
 
I suoi occhi si spalancano per la sorpresa.
 
-Oh…- è tutto quello che riesce a dire.
 
Io, a quella vista, sento una strana tenerezza per lui.
 
Vederlo così rilassato e sorpreso, mi fa sciogliere qualcosa dentro.
 
Sembra un bambino.
 
Io, silenziosamente, colgo il fiore che ho annusato poco prima e mi avvicino di soppiatto.
 
Poi, lentamente, mi chino su di lui, e, dopo un attimo di esitazione, lo bacio.
 
Lui, ancora assorto nella contemplazione della farfalla, si accorge solo in quel momento di quello che sta accadendo.
 
L’insetto riprende il volo, inconsapevole di quanto accade subito dopo.
 
Lui, ripresosi dalla sorpresa, mi bacia, dolcemente. Ci abbracciamo.
 
È tutto così…meraviglioso e allo stesso tempo assurdo.
 
Non potrebbe essere più perfetto.
 
Finito il bacio, io, avvicinato il fiore al mio maestro, me lo appunto fra i capelli.
 
Lui annuisce, soddisfatto.
 
-Ti  dona molto!- Sussurra.
 
Poi, allunga una mano e mi accarezza una guancia.
 
Non indossa i guanti e questo rende il contatto ancora più intimo.
 
-Le somigli tanto…- Lo sento dire.     
 
Somiglio a chi?
 
Non glielo domando, per paura di suonare indiscreta.
 
-Passiamo la giornata qui!- Propone lui, speranzoso. Io annuisco, contenta.
 
È il tramonto, ormai. È quasi ora di tornare.
 
È stata una giornata magnifica.
 
Dopo il bacio, siamo rimasti sdraiati l’uno accanto all’altra, e ci siamo appisolati. Lui prima di me. Non è abituato a stare sveglio durante il giorno.
 
L’ho osservato, mentre dormiva. Sembrava così sereno. Il suo viso è veramente perfetto. E, senza ,maschera, sembra ancora più bello. Perfino i canini sporgenti contribuiscono ad accentuarne il fascino.
 
Una cosa è sicura. Quando dorme non sembra affatto il mostro che credevo di conoscere.
 
Dopo aver riposato, lui si è buttato nel lago, per rinfrescarsi. Aveva indosso i pantaloni, e a torso nudo, tutto bagnato, i suoi muscoli erano ancora più visibili. Il torace e l’addome scolpiti, le spalle larghe, e i capelli biondi scuro, a causa dell’acqua.
 
Era una vista mozzafiato.
 
Ho dovuto fare forza su me stessa, per non sbavare come una ragazzina.
 
E le sue braccia, così perfette, così forti…
 
Si, ho davvero rischiato di sbavare a fiumi.
 
Che vergogna!
 
Poi, all’improvviso, si è girato verso di me, e con fare provocante e scherzosamente minaccioso, mi ha detto:
 
-Angioletto… adesso tocca a te!-
 
Io avrei voluto protestare, ma lui, incurante di tutto, mi ha sollevata e gettata in acqua a forza.
 
E così, mi sono dovuta togliere la camicia.
 
Credo di essere diventata rossa come un pomodoro, a quel punto.
 
Lui si è immerso e ha cominciato a schizzarmi, ed io ho fatto lo stesso.
 
Alla fine della “battaglia” , eravamo entrambi esausti.
 
-Hai combattuto bene, Angioletto…- Mi ha detto poi – Ma adesso… è il momento del dessert!-
 
Che accidenti voleva dire?
 
Non feci in tempo a chiederglielo, che lui mi fu addosso.
 
Mi cinse le spalle con dolcezza  e avvicino le labbra al mio collo.
 
A quel punto capì. E mi spaventai.
 
-Myotismon…- Pigolai, con voce acuta – Ho fatto qualcosa che non va?-
 
Lui mi rispose, ridendo – No!- Poi, con tono scherzoso aggiunse:
 
-Ma Dracula vuole il suo dessert!-
 
Poi, con una delicatezza che non credevo possibile, mi morse il collo. Fece penetrare i denti in profondità. Poi si allontanò.
 
Io rimasi un momento confusa.
 
Poi lui tornò in dietro con in mano…una cannuccia?!
 
-Ecco fatto!- Ghignò, per poi piantare la cannuccia dentro i buchi che aveva fatto.
 
-Myotismon…- Domandai incuriosita. – Ma perché la cannuccia? Credevo che i vampiri succhiassero il sangue direttamente dalle ferite.-
 
Lui s’interruppe un momento, per poi dire:
 
-Dracula non succhia! Dracula morde e lecca! Così!-
 
E, ciò detto, estrasse la lingua e la fece tremolare leggermente, emettendo un buffo suono.
 
Poi, senza degnarmi di uno sguardo, riprese a bere, come se nulla fosse.
 
Adesso io sono rimasta sola. Lui è andato a fare una cosa, non ha specificato di che si tratta:
 
-Io devo sapere tutto quello che fai tu, ma la cosa non vale al contrario!- Mi ha fatto presente, in tono da nonnetta bisbetica. Ormai non ci faccio più caso. So che è fatto così.
 
Sento dei passi. Forse è lui.
 
-Myotis…- Comincio a dire, solo per sentirmi tappare la bocca da una mano. Che non è la sua.
 
È molto buio, ma da qui riesco a vedere chiaramente due occhi che mi fissano. Non sono i suoi. Sono molto diversi.
 
-Ciao, bella bambolina!- Pronuncia il Digimon, facendosi avanti. È un Phelesmon. Io vorrei allontanarmi da lui, ma la sua coda mi si avvolge intorno, bloccandomi braccia e gambe.
 
Cerco di liberarmi, ma lui non si scompone, anzi ne sembra compiaciuto.
 
-Ma guarda… sei una battagliera eh?- Mi schernisce , facendomi infuriare. La mano libera intanto mi scioglie i capelli.
 
-Già. Il caro cugino ha sempre avuto fortuna, con le donne. Io, invece…- Prosegue lui.
 
Cugino? Possibile che lui sia? No, non può essere!
 
-Lo so che stai pensando…- Comincia l’altro, con voce suadente – Ma…- Prosegue , solo per essere interrotto.
 
-Tu!- Ruggisce una voce, alle nostre spalle. è Myotismon!
 
-Ci si rivede, caro cugino! – Saluta l’altro, nel mentre stringendomi più forte a sé, e facendomi voltare, in modo che possa guardarlo in viso.
 
La sua espressione è furente ma vedo qualcos’altro nel suo sguardo.
 
Sembra…preoccupato.
 
-Lasciala stare!- Intima, con tono freddo. Non ha perso la sua compostezza.
 
-Si, tra un minuto, cugino!- Riprende l’altro, con voce intrisa di miele, ma è ovviamente falso. –Via, non ti scaldare!- Prosegue, fingendosi dispiaciuto, per poi guardarmi. –Non vorrai fare l’egoista, e tenerti questo bel bocconcino solo per te, vero?- Mugola, con fare eccitato.
 
Ma come osa?
 
Con uno scatto, mi libero dalla sua presa, e gli sferro un calcio in mezzo alle gambe.
 
Si contorce dal dolore e appoggia le mani sulla parte colpita.
 
Ma, prima che io possa allontanarmi, mi afferra un polso e fa per attirarmi nuovamente a sé.
 
Quando sto per liberarmi, qualcosa lo colpisce, in pieno viso, facendogli mollare la presa.
 
Io vado da Myotismon, allora e lui si para davanti a me, per proteggermi.
 
-Va nella carrozza!- Mi intima. – Ma tu…- Protesto debolmente.
 
-Niente “ma”. Va nella carrozza! ORA!-
 
Allarmata dal suo tono, scappo in direzione della carrozza.
 
M’infilo dentro e chiudo la porta a chiave.
 
Ho paura. Non avrei dovuto lasciarlo solo!
 
So che è molto forte, ma sono comunque preoccupata!
 
Ho paura che commetta qualche sciocchezza.
 
-Sei spaventata vero?- Una voce alle mie spalle mi fa sussultare.
 
-Non ce n’è motivo.- Prosegue la voce. Mi volto di scatto e mi trovo faccia a faccia con Phelesmon.
 
Prima che io possa aprire la carrozza ed uscire, lui m’intrappola fra le sue braccia.
 
Io suo tocco è assolutamente disgustoso. Freddo e viscido, proprio come lui.
 
Quello di Myotismon invece, è sempre stato caldo e rassicurante, nonostante quello che pensavo di lui prima.
 
Adesso mi sta accarezzando i capelli. Vorrei allontanarlo da me, ma non ci riesco.
 
Poi, lui estrae qualcosa dal taschino della giacca.
 
È una siringa, contenente uno strano liquido trasparente.
 
-Tranquilla, biondina.- Mi sussurra, afferrandomi un braccio e preparandosi a iniettarmi la misteriosa sostanza. – Non sentirai nulla!-
 
Io cerco nuovamente di liberarmi. E cerco di chiamarlo.
 
-Myotismon! Myotis…mhhhfh!- è tutto quello che ho il tempo di dire, prima che lui mi tappi la bocca.
 
-Shhh, no, non fare così, dolcezza.- mi rimprovera Phelesmon, all’orecchio. La sua voce mi fa venire i brividi. È orribile!
 
Poi, mi inietta la strana sostanza.
 
Mi tiene stretta per qualche minuto.
 
All’inizio non succede nulla.
 
Poi, quando mi lascia andare, ed io cerco di allontanarmi, quasi perdo l’equilibrio.
 
Mi sento debole. E stordita.
 
Cerco di aprire la bocca ma mi sento come rallentata.
 
Che mi succede?
 
Faccio fatica anche a pensare.
 
Aiuto…qualcuno mi aiuti…Myotismon…
 
Lo sento ridere, mentre mi accascio sfinita sul sedile della carrozza.
 
Poi, quando sembra in procinto di baciarmi, qualcosa lo blocca.
 
Lo sento sbattere violentemente contro il vetro.
 
-Angewomon!- Qualcuno mi chiama. È Myotismon!
 
È arrivato,finalmente!
 
Mi sforzo e riesco a gran fatica, a guardarlo.  Cerco di muovermi, ma lui mi fa segno di stare ferma.
 
-Angewomon, resisti!-M’incita.
 
Questa situazione, mi ricorda l’incubo di qualche mese fa.
 
-Mi occupo di questo guastafeste, e poi torniamo a casa, va bene?- Mi rassicura, prendendomi le mani.
 
Io annuisco a fatica, nel mentre Phelesmon è stordito per la botta, ma si sta riprendendo.
 
-Tu cerca di restare sveglia, intesi?- è la sua ultima raccomandazione, prima di tornare alla carica, con una spallata che coglie di sorpresa l’altro.
 
Io mi sento così debole.
 
I due continuano a lottare, Myotismon sopra il cugino, poi, ad un tratto, l’altro fa cadere Myotismon, usando la coda.
 
-Non è un buon modo per salutarsi. È così che si trattano i parenti, Darren?-  
 
Quel nome…no, è impossibile!
 
-Sta zitto, Demon!- Sibila Myotismon, rialzandosi e pulendosi un rivolo di saliva che gli è colata sul mento.
 
-E va bene, va bene, ho capito… me ne vado…- Borbotta l’altro, in tono finto sconsolato –Ma ci rivedremo, sappilo!- Dopo di che sparisce.
 
Io sono ancora stordita. Myotismon entra nella carrozza e si avvicina a me. Lo sento borbottare fra i denti.
 
Poi, ispeziona le mie condizioni.
 
-Mhh…sembra che dovrò succhiarti via il veleno.- Costata con fare professionale.
 
Allora io, debolmente gli ricordo:
 
-Credevo…che avessi detto che…Dracula…non succhia…Dracula morde…e lecca…-
 
Lui sorride, per poi dire, con voce dolce –Sempre a scherzare eh? Angioletto? – Poi, torna serio e comincia a succhiare via la sostanza che quel Demon o come si chiama mi ha iniettato.
 
Poi la sputa, poco elegantemente, fuori dal finestrino.
 
Dopo un po’, mi sento meglio.
 
Lui allora, si ripulisce, sedendomisi accanto, e appoggiando un braccio intorno alle mie spalle, per poi coprirmi con metà del suo mantello.
 
-Andiamo a casa!- Mi sussurra.
 
Dopo un po’ di tempo, non so esattamente quando, lui prende a raccontare:
 
-C’è una parte della storia che non conosci, Angioletto.-
 
Poi, senza aspettare che io risponda, dice:
 
-Dopo essere scappato dal posto in cui Flare era morta, il piccolo Darren si ritrovò solo, un  posto sconosciuto.
 
Si nascose in un vecchio castello abbandonato e, a causa della sua decisione di chiudere il suo cuore, allenandosi per diventare più forte, si evolse in IceDevimon. Dopo molto tempo, si trasformò in colui che avrebbe portato terrore nel mondo digitale.
 
E così, una volta fatto, creò un’armata, con la quale aveva intenzione di sottomettere l’intero DigiWorld e la Terra.
 
Dovevano  pagare tutti. Non era giusto che fossero felici, quando lui non poteva esserlo. E, dominando il mondo, nessuno si sarebbe più permesso di fargli del male. Questo pensava il vampiro.
 
Passarono gli anni. Una sera, mentre stava uscendo per la caccia, il nostro Darren  incontrò qualcuno.
 
Qualcuno che gli avrebbe cambiato la vita.
 
Questa Digimon, tempo dopo si evolse.
 
Lui l’aveva sempre maltrattata. Era per  via dei suoi occhi.
 
Gli ricordavano troppo i suoi, prima che decidesse di cambiare.
 
Successivamente, questa Digimon incontrò un mago, col quale stabilì un profondo rapporto d’amicizia.
 
Questo per Darren era insopportabile. Non lo trovava giusto.
 
Per questo ce la mise tutta per rovinare la loro amicizia, rendendo le loro vite un inferno.
 
E , quando si apprestava a conquistare la Terra, accadde l’impensabile.
 
Il mago si sacrificò per l’altra Digimon, causando il ritorno di ricordi dolorosi per Darren.
 
Uno in particolare, lo colpì.
 
Le ultime parole del mago, così simili e così piene di significato, proprio come quelle di Flare.
 
Fu così, che decise di risparmiarle la vita. E, accortosi di ciò che aveva sempre provato per lei, e che aveva tenuto nascosto anche a se stesso, la portò via con sé.
 
Ma, qualcuno, che odiava Darren, tramava contro di lui.
 
Suo cugino Demon, che voleva fargliela pagare, per avergli “rubato” l’amore di sua madre.
 
E questo ci porta ad oggi.- Conclude, guardandomi serio.
 
Io non so che dire.
 
Allora è lui, Darren!
 
Non posso crederci. Eppure, sembra proprio così. Ci sono troppo coincidenze, per essere solo tali
 
-Era questa, l’altra motivazione?- Domando, riferendomi alla mancata morte di Wizardmon.
 
-In parte.- Asserisce lui. Poi, mi prende la mano e mi dice:
 
-Io… mi sono comportato in maniera orribile, con te…- Comincia, abbassando lo sguardo. –Con tutti e due.- Rettifica a voce bassa.
 
-Solo che…dopo quello che era avvenuto con Flare, io…- Prosegue, quasi piangendo.
 
Io lo fermo, posandogli una mano sul braccio.
 
-Non devi dire altro. Ho capito.-
 
Lui alza lo sguardo. I suoi occhi sono lucidi.
 
Io, allora, li sfioro con le dita, asciugandogli le lacrime.
 
Proprio come tre mesi fa.
 
Quando compresi che stava piangendo per me, tornai nella sua stanza e lo abbraccia. Lui non si mosse. Rimanemmo abbracciati in silenzio per un bel pezzo.
 
E adesso, la situazione è molto simile.
 
Io lo abbraccio, per rassicurarlo.
 
-Va tutto bene. Non ce l’ho più con te!- Affermo, sincera.
 
Adesso che so quali erano le sue motivazioni, non mi vergogno di ammettere che lo capisco. E, forse, anch’io avrei fatto la stessa cosa, al posto suo.
 
Ma io ho Kari. Lui è solo.
 
No. Lui ERA solo.
 
Adesso ci sono io con lui.
 
Prendo un  respiro profondo, inalando il suo profumo.
 
-Voglio restare con te. Per sempre!- Esclamo, guardandolo negli occhi.
 
Lui rimane sorpreso da questa mia affermazione.
 
-Ne sei sicura, Angioletto?- Mi domanda, incredulo. È così dolce.
 
-Si!- Rispondo convinta. Poi lo bacio.
 
Questo bacio è diverso dagli altri.
 
È meravigliosamente dolce.
 
Lui poi, posa un dito sotto l’elmo e lo solleva.
 
La sua espressione è quasi sconvolta, ma sollevata.
 
Emette un sospiro di sollievo.
 
-Evvai! Finalmente!- Esulta, come un bambino. Poi torna serio e spiega:
 
-Era da una vita che aspettavo questo momento!-
 
Restiamo abbracciati insieme per tutto il tragitto.
 
Una volta tornati lui sembra ricordarsi qualcosa.
 
-Oh, accidenti… quasi dimenticavo l’altra sorpresa!-
 
Afferma, battendosi una mano sulla fronte.
 
Poi, ad occhi chiusi mi fa salire fino alla mia stanza.
 
Poi apre la porta e me la mostra.
 
Io sono scioccata.
 
-é…è…meravigliosa!- gli dico, abbracciandolo.
 
-Si, ero quasi sicuro che ti sarebbe piaciuta! Dopotutto, il grande Myotismon non sbaglia mai!-
 
-Sta cominciando a suonare come Etemon!- Lo avverto, scherzosamente.
 
-Sei sicura?- Mi domanda, leggermente inquieto. Io annuisco e lui sembra agitarsi.
 
-Ma tu sei unico…- Asserisco, per rassicurarlo. Lui si rasserena.
  
-Beh, è stata una giornata lunga...io vado nella mia stanza a leggere un po’! Tu riposati!-
 
Io annuisco e faccio per chiudere la porta. Lui mi ferma.
 
-Stai dimenticando queste, Angioletto!-
 
Mi mostra delle chiavi. Sono le chiavi della mia stanza.
 
Le prendo, con mani tremanti, sorpresa.
 
-Ora puoi andare!- Mi dice, facendo un’ occhiolino.
 
Io rimango immobile davanti alla porta chiusa. Sono stupefatta.
 
Poi, il mio sguardo torna alla mia stanza.
 
L’ha fatta ri-arredare. Adesso è molto più bella.
 
Le pareti sono dipinte con un color lilla, ho un armadio enorme compreso di scarpiera, ed un comodino, accanto al letto.
C’è una scrivania al centro della stanza, con dei libri appesi ad una libreria montata sulla parete.
 
Ci sono anche delle tende, in tinta con le pareti, alla finestra.
 
Sul comodino c’è un pacchetto, con un biglietto sopra.
 
-Spero che il mio regalo sia di tuo gradimento.
 
Tuo, ora e per sempre.
D.-
 
Apro il pacco e all’interno trovo una sfera, come quella che usa lui per comunicare col mondo esterno.
 
 Chissà se funziona.
 
La provo e, dopo qualche attimo, appare l’immagine di Kari. Sta insieme alla madre, in cucina. C’è anche Wizardmon, sporco di farina. Chissà che altro intruglio malefico stanno preparando. Rido, al vedere il mio amico imbronciato, incrociare le braccia.
 
Poi, smetto di pensarci e la sfera torna trasparente.
 
La poggio con delicatezza nel cassetto del comodino.
 
Poi mi metto a letto.
 
Leggo un po’, poi spengo le luci e mi metto a ripensare alla giornata che ho avuto.
 
E alla decisione che ho preso.
 
Si. Sono proprio soddisfatta di quello che ho fatto.
 
-Angioletto!- Mi chiama Myotismon, e io mi avvicino a lui, sorridendo.
 
Sono passati altri sei mesi.
 
Io e lui abbiamo cominciato a comportarci da fidanzati.
 
Ormai lo sanno tutti, come stanno le cose fra noi.
 
Lui, dopo quel giorno, mi ha permesso di uscire da sola, e mi ha anche aiutata a svolgere i miei compiti.
 
Ho potuto finalmente mantenere la promessa che feci a Tai l’anno scorso.
 
Gli altri ebbero reazione abbastanza strane, quando mi videro. Ma furono tutti felici.
 
-Ok, dai, smettete di ridere!- Sbottò imbarazzato Agumon, mentre gli altri si sbellicavano dalle risate, a causa di quello che gli avevo detto.
 
-Eccomi, Myotismon! Che succede?- Domando un po’ perplessa dal fatto che sia preoccupato.
 
-È arrivato il momento!- Replica solo.
 
Quindi stanno tornando. E ciò significa, che presto dovrò tornare a combattere.
 
E dovrò spiegargli tutto.
 
-Tranquilla, Angioletto. Ci sono io, con te!- Sussurra lui, rassicurante.
 
Io annuisco. Intanto mi preparò mentalmente.
 
Speriamo bene. Ho davvero una brutta sensazione al riguardo. 


Siamo arrivati al sesto capitolo! Grazie infinite a kymyt che ha messo la storia tra le  seguite e a sinizami  che l'ha preferita! Il prossimo sarà l'ultimo capitolo! spero di non deludervi! Un bacione.

  
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