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Autore: Franfiction6277    17/06/2012    2 recensioni
Shannon è un musicista, Sarah una regista. Racconterò di come il mondo della musica e del cinema si possano trovare in stretta correlazione attraverso questi due personaggi e la loro travagliata storia d'amore.
Si sa, le cotte che le ragazze hanno durante la loro adolescenza restano sempre incastonate nel loro cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5.

"Professore, potrei uscire? Non mi sento tanto bene" si lamentò Shannon.
Io e Jared alzammo gli occhi al cielo, sapendo che era tutta una scusa per non fare lezione.
"Certo, però si faccia accompagnare da qualcuno" rispose, adocchiando immediatamente me.
"Vada con lui, signorina Wood" mi ordinò.
"Ma devo prendere gli app..." venni interrotta da qualcuno che diede un calcio al mio banco.
Guardai scioccata Shannon, e decisi che era meglio non fare storie.
Uscimmo in cortile: era Maggio avanzato, e alle 11 del mattino c'era già un gran caldo.
"Ah, aria fresca" esultò Shannon.
"Ma se ci saranno almeno 25 gradi" borbottai, beccandomi una sua occhiataccia.
Tirò fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans un pacchetto di sigarette completamente schiacciato e si mise a fumare.
Mi invitò a favorire, e lo guardai con aria disgustata.
"Ma ti sembro una che fuma?" chiesi scioccata, e lui mise via le sigarette.
"No, in effetti non mi sembri una che si rollerebbe una sigaretta con la carta dei libri" ridacchiò, aspirando una boccata di fumo: osservare il filtro che incontrava le sue labbra provocò strane cose al mio corpo.
"Che hai da guardare?" chiese scortesemente.
Sobbalzai, arrossendo e girandomi a guardare altrove.
"Stronzo maleducato" borbottai.
"Pensi che io sia come mio fratello? Gentile e socievole?" ribatté Shannon, prendendo il mio viso e costringendomi a guardarlo.
"No, non l'ho mai pensato" risposi, con il cuore che batteva a mille per il suo tocco.
"Bene, e cerca di tenerlo a mente" disse, togliendo la mano dal mio mento e facendo una breve pausa.
"Mio fratello ti piace, vero? Avete un sacco di cose in comune" continuò poco dopo, e sgranai gli occhi.
Volevo dirgli che era totalmente fuori strada, che era lui il ragazzo che volevo, ma feci semplicemente spallucce.
"Hai finito?" chiesi, mentre gettava la sigaretta per terra. Mi alzai e lui fece lo stesso.
Feci per andare dentro, ma mi prese per un polso, attirandomi a sé.
Per l'impatto con il suo petto, i miei occhiali scesero sino alla punta del naso, e Shannon me li sistemò gentilmente, ridacchiando.
Posò le sue labbra sulle mie, e credetti che la mia vita sarebbe finita in quel momento: non sentivo più il mio cuore battere, niente di niente, solo la sua lingua calda che tracciava il contorno delle mie labbra.
"Hai un buon sapore, quattrocchi" disse, sorridendomi.


Non seppi in che condizioni mi presentai sul set del mio film il giorno seguente alla serata di beneficenza ma, a giudicare dalle facce dei membri della mia troupe, non dovevo avere un bell'aspetto.
"S-Sarah, va tutto bene?" mi chiese Jamie.
"Finalmente mi hai dato del tu" le risposi, sorridendo flebilmente e sviando così la sua domanda.
"Ha a che fare con ieri?" insistette, seguendomi mentre facevo avanti e indietro attraverso il set per vedere se ci fosse qualcosa fuori posto.
"Penso di sì" risposi secca, sedendomi sulla sedia con scritto su il mio nome e sospirando.
"Hai dormito?" chiese Jamie, preoccupata.
"Tu cosa pensi?" ribattei, pungente: quando ero stanca e assonnata diventavo praticamente intrattabile.
"Penso di no" rispose Jamie, in difficoltà.
"Risposta corretta, din din din" dissi, imitando malamente il verso di una campanella.
In quel momento il telefono di Jamie squillò, e lei rispose subito.
"Sì? No, non è possibile: il set non è accessibile al pubblico. Come 'non avete potuto rifiutare'? No, non se ne parla nemmeno" sbraitò la mia assistente, diventando rossa dalla rabbia.
Mi incuriosii: chi mai poteva voler visitare il set di un film come il mio?
Non c'erano effetti speciali o grandissime scene d'azione.
Mimai un "fallo entrare" a Jamie, in modo che chi fosse al telefono non sapesse che era stata una mia idea.
Jamie obbedii immediatamente.
"D'accordo, può entrare" sospirò, chiudendo la chiamata.
"Chi è che vuole visitare il set?" le chiesi.
Lei deglutì rumorosamente, impallidendo e mordendosi il labbro inferiore.
"Non mi hanno detto precisamente il nome, ma è qualcuno di famoso" rispose, controllando nervosamente l'orologio.
"Dovrebbe essere qui a momenti. Mi hanno detto di farla sembrare una sorpresa, quindi devi fingere di non sapere che avrai una visita" continuò, guardandosi attorno.
Inarcai le sopracciglia, facendo una risatina.
"Oh d'accordo" risposi, alzando gli occhi al cielo.

Shannon camminò nervosamente sulla strada che l'avrebbe portato al set: non se l'era sentita di prendere la sua macchina e farsi quei due chilometri in cinque minuti: aveva bisogno di riflettere, di prepararsi psicologicamente.
Sapeva che lei non avrebbe apprezzato la sua visita e che molto probabilmente l'avrebbe cacciato non appena l'avrebbe visto: sperò che fosse clemente con lui, che il carattere buono che possedeva da ragazza non si fosse perso da qualche parte nei meandri dei set cinematografici.
"Benvenuto, signor Leto" disse cortesemente la ragazza che Shannon riconobbe come l'assistente di Sarah, ma il suo sguardo sembrava preoccupato.
"Grazie" le rispose, mentre si guardava attorno nel set: c'erano dei banchi di scuola, una lavagna e un sacco di comparse che parlavano tra di loro.
Tutto questo aveva un'aria dannatamente familiare, e un campanello d'allarme suonò nella sua testa: la scuola superiore.
"Cal, il nastro color seppia sta terminando! Oggi dobbiamo finire di girare la scena del flashback" urlò Sarah a qualcuno lontano da lei.
Shannon sobbalzò, sentendo il suo tono di voce: non prometteva niente di buono.
Sistemò nervosamente l'infinità di braccialetti che aveva ai polsi e camminò spedito verso la regista.
"Ciao" le disse, e lei si irrigidì, senza voltarsi: l'aveva riconosciuto.

Mi voltai quasi involontariamente verso la fonte di quella voce, e maledetti il giorno in cui il destino mi aveva portata da lui, venti anni prima: Shannon Leto, il mio incubo.
Il suo tono di voce era timoroso, ma caldo: era quasi irresistibile, come il flauto del pifferaio magico.
"Cosa fai qui?" chiesi, più stupita che irritata.
"Volevo visitare il set del tuo nuovo film" rispose Shannon, facendo spallucce.
"Nessuno visita i set dei miei film" risposi secca, testando la luce adatta a creare l'atmosfera della scena che di lì a breve avremo girato.
Shannon abbassò lo sguardo, imprecando silenziosamente: lo stavo mettendo in difficoltà. "Io volevo solo...solo...vederti, ecco. Dopo l'incontro di ieri sera, mi sembrava giusto scusarmi, ecco" balbettò, e quasi mi cadde una lente dalle mani per la sorpresa. "Possiamo andare in un posto più appartato, per favore?" chiese nervosamente, dato che tutti ci stavano osservando curiosi.
"Sto per girare, Shannon" risposi fredda, sistemando la lente nella cinepresa: volevo solo che fosse in difficoltà quanto me, in quel momento.
"Dannazione, Sarah. Non fare la bambina" imprecò, prendendomi per un braccio.
La sua stretta era decisa, forte ma non invadente.
Mi girai a guardarlo, stupita: faceva sul serio?
"Voglio che mi ascolti bene, perché non te lo ripeterò ancora: vattene, esci dalla mia vita" sibilai, mentendo a me stessa: non sarebbe mai uscito dalla mia vita finché sarebbe restato nella mia mente, nel mio cuore e in ogni parte del mio essere.
Il suo sguardo si fece buio, la sua mascella rigida: non tollerava un rifiuto, non era quel genere di uomo.
"No, finché non mi darai una possibilità di parlarti. DA SOLI" precisò, guardando in cagnesco tutti coloro che ci osservavano.
Mi arresi, alzandomi dalla mia sedia e facendogli cenno di seguirmi.
Lui si illuminò per un attimo, camminando impazientemente al mio fianco.
Vidi Jamie raggiungerci, ma le feci cenno di restare lì: non avevo bisogno di nessuno. Arrivammo al mio camerino, e Shannon sembrò rilassarsi.
"Prego, accomodati" gli dissi, indicando un divanetto.
"No, sto bene in piedi" rispose, dondolandosi sul posto.
"Cosa vuoi da me, Shannon? Io sono una regista, tu un musicista: non c'è nessun motivo professionale che ci leghi" dissi, e lui assottigliò lo sguardo: sapeva che avevo ragione. "Infatti, ma c'è un motivo affettivo" precisò, facendomi sobbalzare: di cosa diavolo stava parlando? Si avvicinò pericolosamente, e finii per sbattere contro il muro tra il divanetto e la porta, nel tentativo di mettere distanza tra noi.
"Hai davvero un brutto aspetto" rifletté, guardando le mie occhiaie profonde.
"Anche tu" risposi, e lui scoppiò in una risatina roca; rabbrividii.
"Perché sei qui?" insistetti, mentre i miei occhi si facevano lucidi: stupidi sentimenti. Mi accarezzò una guancia, sorridendo.
"Te l'ho già detto: per scusarmi. Sono cambiato, sai? Non sono più quello stronzo che conoscevi da ragazzina" mi informò, mentre la sua mano scorreva a tracciare il profilo del mio viso.
Lo presi per il polso, interrompendo quel momento di inaspettata dolcezza e togliendo così la sua mano dal mio viso: non oppose resistenza.
"Non mi importa più di come sei, Shannon. Ho smesso di condannare me stessa per il fatto che non mi volessi" gli dissi, con le lacrime agli occhi.
Lo oltrepassai mentre mi guardava a bocca aperta, con le lacrime che scorrevano lungo mio viso: dov'era finiva la mia impenetrabilità?
Sentii una stretta al polso, e mi ritrovai schiacciata contro il petto di Shannon: il suo sguardo era così diverso da quelli che conoscevo, così carico di...desiderio.
Posò le labbra sulle mie, facendomi sgranare gli occhi per la sorpresa: no, non poteva essere.
Mi diede un solo bacio, staccandosi subito.
"Hai un buon sapore, quattrocchi" disse, sorridendo.
   
 
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