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Autore: EriStefan95    18/06/2012    2 recensioni
L'amicizia tra maschi e femmine dura al massimo due giorni. Già al terzo giorno uno dei due si innamora.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cavolo! Mi ero addormentata sul libro di Filosofia e per di più senza riuscire a concludere nulla. Era certo che anche oggi avrei preso un' insufficienza. Barcollai ancora grondante di sonno per la camere in cerca del cellulare e quando lo trovai scorsi un messaggio.

" E' stata una bella serata. Buonanotte. DY. "

Rilessi il messaggio ancora una volta prima di chiuderlo. Era strano, ormai trascorrevamo tutte le sere insieme ma non mi aveva mai mandato un messaggio. Mi decisi a chiudere il telefono e sfrecciai in bagno prima che la voce squillante di mia madre svegliasse il vicinato. [...]
Uscii di casa senza fare rumore altrimenti mio padre mi avrebbe costretta a rientrare per rifare il letto, a costo di farmi arrivare tardi a scuola.
Presi la moto dal garage e corsi a 50 km orari sulla dritta strada di Via Cappuccini alle otto meno venti di quel caldo mattino.
<< Ciao Jen >> salutai la mia compagna di banco che era appena scesa dal pulman che da Mesagne la portava ogni mattina a Brindisi. Jennyfer ricambiò scuotendo la mano e accennando un sorriso ancora assonnato. Riposi il casco nella sella della moto e mi incamminai verso la classe. Era appena suonata la campanella.

. . .

Lasciai cadere a peso morto lo zaino per terra e sfilai il giubbotto; mi accasciai sul banco e pensai velocemente ad un piano attendibile per saltare l'ora di filosofia. Ma la mia mente sembrava essersi presa un giorno di riposo. Ma con oggi era già il secondo.
<< Ciao a tutti >> la voce di Dylan rimbombò nella classe. Come faceva ad essere così sveglio a prima mattina. Mi avvicinai al suo banco come facevo ogni mattina quando entrava in classe, dato che arrivavo sempre prima io, ma la sua faccia non era quella di sempre.
<< Ciao Dylan >> lo salutai << è successo qualcosa? Ti vedo affranto! >> aggiunsi poi.
<< No, è solo un leggero mal di testa.. >> biascicò. Poi andò velocemente ad appendere il giubbotto come se volesse evitarmi. Rimasi a guardarlo davanti al suo banco per pochi minuti; poi tornai al mio posto senza dire altro, ma il " mal di testa " non era stato convincente. Avrebbe convinto chiunque, ma non me che lo conosco da anni.
La signora Picci era appena entrata, puntuale come ogni giorno. Mai che le venisse un'improvviso malore quando più ne avevo bisogno. Ero arrivata a pensare che li scongiuri non servissero gran che.
<< Buongiorno ragazzi >> salutò alle 8.00 in punto << Oggi la lezione salta perchè il preside mi ha convocata nel suo ufficio >> aggiunse poi angosciata. I miei occhi si illuminarono. Amavo il preside, in quel momento avrei potuto contattare i costruttori migliori dell' Italia per eregergli una statua, ma dovevo fingere l'indifferenza di una che aveva passato ore e ore a studiare filosofia e che era rimasta amareggiata da quell' improvviso contrattempo. Appena le sue gracili gambe furono fuori dall' aula si scatenarono le grida di gioia dei miei compagni. Guardai in direzione del banco di Dylan ma lui non c'era. Lo cercai con lo sguardo ovunque ma niente, doveva essere andato in bagno.
<< Allora Soph, che facciamo quest'ora ? >> mi chiese Jennyfer euforica e speranzosa che avessi in serbo qualcosa di interessante da fare.
<< Scusa Jen, ma oggi non è giornata >> risposi con tono quasi disperato. Lei mi guardò sospetta, come se stesse cercando di capire da sè cosa mi turbasse, poi si arrese.
<< E' successo qualcosa ? >> mi chiese preoccupata. Esitai a rispondere, non sapevo se sfogarmi sarebbe stata la cosa giusta, ma avevo bisogno che qualcuno mi desse una risposta a tutti i miei " perchè ".
<< Problemi superflui, forse mie invenzioni >> mi limitai a rispondere. Sapeva che non le avevo detto tutto, in realtà non le avevo detto proprio niente.
<< Problemi con Dylan ? >> provò ad indovinare. Mi colse in flagrante.
<< Diciamo che centra Dylan >> arrossii. Poi guardai ancora una volta il suo banco fortunatamente ancora vuoto.
Jen rimase in silenzio per pochi secondi e fissava la scritta sul mio borsellino " S & D "; poi si decise a rispondere.
<< Cosa provi per Dy ? >> mi spiazzò. Il mio lungo silenzio confermò l'idea che si era fatta. << Soph, sei innamorata di Dylan ? >> aggiunse poi. La guardai negli occhi per capire se mi potevo fidare.
<< In realtà >> dissi << non lo so nemmeno io >> finii. Lei non rispose, tornò a fissare la scritta.
Ero sicura che fosse nient'altro che il mio migliore amico ma i mille interrogativi circa il suo comportamento di poco prima mi stavano tormentando tanto che nella mia testa c'era solo lui. Lui e solo lui.
<< No, è solo il mio migliore amico >> aggiunsi poi. Lei mi sorrise ma non disse altro, non sembrava convinta dalle mie parole.

Nel frattempo Dylan era rientrato in classe. Si era seduto e non aveva più parlato. Mi decisi a raggiungerlo al suo banco, accanto a lui c'era un posto vuoto e mi sedetti lì.
<< Allora ? >> mi sforzai di dire con aria presuntuosa.
<< Allora cosa ? >> rispose alzando il sopracciglio destro. Sembrava più tranquillo rispetto a prima, quasi normale.
<< Che avevi stamattina ? >> mi ostinai a chiedere pretendendo una spiegazione plausibile.
<< Ti ho già detto che avevo mal di testa >> ribattè arrogante. Rimasi in silenzio alcuni minuti a guardarlo negli occhi. Aveva la testa bassa e lo sguardo perso. Ero certa mi stesse nascondendo qualcosa e non avevo la minima idea di come costringerlo a parlare.
<< Spiegami il messaggio >> chiesi poi per sviare l'argomento, rimanendo però sempre in tema con ciò che mi serviva sapere.
<< Quale messaggio? >> mi chiese confuso.
<< Quello di ieri sera >> gli rinfrescai la memoria pur consapevole che lo ricordava perfettamente. Indugiò prima di darmi una risposta.
<< Sono stato bene, tutto qui. Perchè, tu no ? >>rispose. Forse era davvero per quello, eppure avevo la sensazione che non mi avesse detto tutta la verità.
<< Sto sempre bene con te >> mi decisi a rispondere mentre i suoi occhi cercavano una risposta nei miei. Il suo sguardo improvvisamente si illuminò, gli occhi diventarono lucidi e dalla sua bocca trasparì un leggero sorriso.
<< Perchè avevi dubbi ? >> aggiunsi dopo aver analizzato attentamente la sua reazione.
<< Non si sa mai >> abbozzò un sorriso e si alzò dalla sedia.
<< Dove vai ? >> chiesi vedendolo raggiungere la porta della classe.
<< In classe di Arianna >> strizzò un'occhio e accennò nuovamente un sorriso, poi si rigirò e uscì.
Arianna...che strano formicolio nello stomaco che mi aveva procurato quel nome.

  
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