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Autore: EriStefan95    14/06/2012    3 recensioni
L'amicizia tra maschi e femmine dura al massimo due giorni. Già al terzo giorno uno dei due si innamora.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< Sofia hai finito di studiare? >.
La voce di mia madre che urlava dalla cucina si faceva eco nella casa.
< Non mi manca molto mamma! >. Ma in realtà mi attendevano ancora quindici pagine di filosofia arretrate e tutte per domani.
< E' pronta la cena >. Il rimbombare delle parole della mamma distoglievano ancora di più la mia mente da quelle sporche pagine macchiate di inchiostro indelebile.
< Mangerò più tardi allora >.  Scema, scema, scema, ripetevo rabbiosamente a me stessa. Ero stufa di tutto quello studio. Maledetto Liceo Classico e altrettanto il giorno in cui decisi di frequentarlo. Oh, potessi tornare indietro nel tempo, in quei piccoli banchi di terza media nel giorno in cui ci hanno consegnato i fogli di iscrizione!
< Non avresti conosciuto me >.
Il mio monologo, o meglio sfogo, venne interrotto da una voce maschile a me nota. Mi voltai verso la porta della mia stanza.
 < Ciao Dylan,non ti ho sentito entrare > lo salutai quando era ancora sulla soglia e aspettava il mio permesso per entrare. Dylan Stakoswey era il mio migliore amico da anni; frequentavamo la stessa classe e tra di noi c'era quella sintonia che superava quella delle radio. Diciamo che per me rappresentava il tipico " fratello mai avuto ": sempre affettuoso,disponibile..sempre, sì, sempre è l'avverbio che lo descrive meglio.
 < Hai già finito di studiare? > domandai sperando di non sentirmi dire di si, sarebbe stata la ciliegina sulla torta per il mio abbattimento morale.
< Certamente > il suo sorriso soddisfatto mise in mostra tutti e trentadue i denti uno per volta. Come non detto, mi chiedo come ci riesca!
< Che sei venuto a fare ? > lo tempestai di domande per celare la mia rabbia contro la mia lentezza nello studio.
< Qualcuno non gradisce la mia presenza? > rispose con un'altra domanda mettendomi in leggero imbarazzo.
< Sai che non intendevo questo > biascicai sentendo le guance andare a fuoco. Passarono pochi minuti di silenzio totale, tempo necessario affinché si accomodasse sul mio letto, poi riprese a parlare.
< Ti ricordi quel discorso che abbiamo affrontato stamattina? > mi chiese quasi frustato, ma il suo tentativo di riesumare dal mio cervello del materiale che non fosse Socrate o Platone fu alquanto vano. Il mio silenzio rispose alla sua domanda.
< No eh, non ricordi.. > aggrottò le sopracciglia quasi fino a coprire gli occhi.
< Ehm > abbozzai una risatina per sdrammatizzare < in questo momento mi sfugge, scusami > .
< Parlavamo di Arianna, ti dice niente questo nome? >. Il suo tono sembrava allarmato, come se fosse successo qualcosa di brutto.
< Ora ricordo, che è successo? > la mia mano chiuse il libro di filosofia senza ricevere alcun comando dal cervello; anche domani avrei preso una "i".
< Ecco, il problema è che non riesco a farmi notare da lei >. Tirai un sospiro di sollievo. La mia mente aveva cominciato già a fantasticare immaginandola in un altro paese con la famiglia, mentre si baciava con un altro ragazzo e nella sala operazioni dell'ospedale. La mia solita esagerazione.
< Non hai il suo numero? > gli chiesi come se mandarle un messaggio sarebbe stata la soluzione più semplice.
< Si >. Improvvisamente fu assalito da una grande tristezza; aveva la testa bassa e i suoi occhi fissavano ormai da alcuni minuti sempre la stessa mattonella sul pavimento. Mi avvicinai per abbracciarlo come solo io sapevo fare, o almeno questo era quello che mi ripeteva in continuazione.
< Perché non provi a scriverle qualcosa? Le farà piacere >. Sapevo che non era il consiglio migliore ma per lo meno cercai di tirarlo un pò su. Arianna era una ragazza dell'ultimo anno invidiata da tutte le studentesse della scuola per la sua oggettiva bellezza. Quando i ragazzi incrociavano il suo sguardo iniziavano a balbettare neanche fosse Belen Rodriguez in bikini che balla la lap-dance nei corridoi; e i suoi poteri da cupido hanno purtroppo effetto anche su Dylan.
< Non ho il coraggio, magari non sa neanche chi sono >. Evviva l'autostima!
< Senti > mi decisi a tirare fuori tutto quello che pensavo < tu meriti molto di più di una stupida oca che passa il tempo a mostrare il sedere a tutta la scuola! Hai bisogno di una ragazza che ti faccia vivere una favola, sia pur di alti e bassi, ma pur sempre favola, e per alti e bassi non mi riferisco certo ad un ragazzo di 1.78 m e ad una ragazza di 1.82 m; Arianna è troppo grande per te e ha altri interessi evidentemente, è una perdita di tempo secondo me starle dietro > finii. Sapevo che quelle parole non avrebbero certo migliorato la situazione ma non potevo certo rimproverarmi di essere stata sincera con lui.
< Sai che ti dico? > balzò dal letto illudendomi che stesse per accadere ciò che avevo previsto fin troppo bene < hai ragione! > mi spiazzò.
< Ho ragione? > chiesi conferma delle sue parole, allibita.
< Si,hai ragione! Hai perfettamente ragione > continuava a ripetere soddisfatto come se il suo cervello avesse preso di colpo a funzionare in quel momento. Non risposi, in realtà non sapevo proprio cosa dire. Ancora una volta la mia mente aveva sbagliato a fantasticare; a questo punto nelle mie previsioni avrei dovuto vederlo uscire su tutte le furie e sbattere la porta e invece era li che ripeteva che avevo ragione.
< Qualcosa non va? > mi chiese mentre i suoi occhi brillavano, sembrava rinato.
< No anzi, è tutto apposto..è solo che mi hai lasciata... >
< Attonita > finì la frase al mio posto come se sapesse tutto quello che mi frullava nella testa. Afferrai con la mano il cellulare che era sul comodino e cliccai sul registratore.
< Puoi ripeterlo ancora una volta? > dissi poi. Scoppiò a ridere dimenandosi sul letto su cui si era lasciato cadere a peso morto.
 < Dai, voglio immortalare il momento in cui ammetti che ho ragione! > .
Rideva ancora, poi balbettò qualcosa < Io, Dylan Stakoswe, dichiaro che Sofia Styluis per la prima volta ha ragione >.
Fatto, cliccai " stop " e riposi il cellulare dove lo avevo preso. In realtà aveva sempre rispettato i miei consigli ma aveva sempre finto di voler fare di testa sua per non darmi ogni volta la conferma di essere lui il braccio ed io la mente. Improvvisamente la mamma piombò nella stanza
< Ragazzi avete fame? >. Cercai risposta negli occhi di Dylan che mi fece cenno di "no" con la testa, poi risposi a mia madre.
< No mamma, non abbiamo fame >. Mentre usciva dalla mia stanza anche Dylan la ringraziò per avergli offerto la cena e mia madre si voltò per sorridergli. Le era sempre stato simpatico, sin da quando credeva fossimo fidanzati, poi amareggiata per l'illusione si era abituata all'idea che fosse il mio migliore amico e continuava a ritrovarselo dentro casa quasi ogni giorno.
< Si è fatto tardi,è meglio che vada > si rialzò dal letto su cui si era ormai totalmente steso e fece per prendere il giubbotto che aveva appoggiato sulla sedia della scrivania. < Se ti va puoi rimanere ancora> dissi.
 < Grazie,ma devo tornare a ripetere filosofia > disse con tono annoiato. Improvvisamente mi ricordai delle quindici pagine che avevo totalmente dimenticato;si prospettava una lunga notte. Lo accompagnai fino all'ingresso pensando nel frattempo a come saltare l'ora di filosofia di domani: avrei potuto fingere un malore, o avrei potuto chiedere di andare in bagno e magari ci sarei rimasta tutta l'ora che avrei giustificato con una malattia allo stomaco o problemi di incontinenza, o avrei potuto usufruire della mia fortuna di essere nata femmina e quindi giustificare l'assenza sfruttando i sintomi della critica settimana mensile come scusa...fattosta che nessuna di queste sarebbe sembrata abbastanza credibile alla Signora Picci.
< Allora io vado > mi strappò due baci dalle guance e si allontanò nel buio delle 23.30 di sera.
< Ciao Dylan, a domani > dimenai le mani per farmi vedere, ma non si vedeva già più.

  
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