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Autore: TheTsundere_Miharu    18/06/2012    1 recensioni
Una mattina come tutte le altre, in un certo senso.
Era appena ricominciata la scuola, finalmente era al secondo anno.
A dire la verità, aveva cominciato a soffrire un po’ di allergia proprio la scorsa primavera.
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{Kurama/Fem!Minamisawa - AU(?)}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Spazio dell'autrice: Allora, che dire. Finalmente pubblico il primo capitolo di questa longfic. Oddio. E' la mia prima longfic in... almeno 2 anni che scrivo! Mi sembra incredibile. ç_ç" Quindi, non penso sarà il massimo... ma farò del mio meglio per aggiornare presto! Comunque non dovrebbe venire più lunga di tre o quattro capitoli... Allora! Qualche avvertimento! La storia è lievemente AU, e oltre a Minamisawa anche Hayami è in genderbend :3 Gli altri non so neanche se inserirli, quindi vedrò! XD Inoltre, se all'inizio un certo personaggio - non faccio nomi - vi sembrerà OOC, aspettate il prossimo capitolo, per favore, non concludete subito male(?). Ah, in un certo punto ho scritto "secondo piano" ma all'orientale, che corrisponderebbe al nostro primo piano occidentale. Ricordatevelo. XD Ed ecco tutto, buona lettura! :3
P.s.: il titolo della fanfiction è presto da una composizione di Yiruma... mentre scrivevo questo capitolo (e alcuni pezzi dei successivi) l'ho avuta a ripetizione per un sacco di ore... quindi, boh, mi sembrava giusto dargli importanza. (?) Ah, ho messo raiting giallo, ma potrebbe diventare rosso nei prossimi capitoli... nun zo lulz. (?)




_1.Meeting.



Una mattina come tutte le altre, in un certo senso.
Era appena ricominciata la scuola, finalmente era al secondo anno.
A dire la verità, aveva cominciato a soffrire un po’ di allergia proprio la scorsa primavera.
Stava camminando lentamente, fissando distrattamente gli altri studenti che – al contrario della sua persona – correvano per raggiungere l’edificio scolastico. Perché avevano così tanta fretta? Kurama non riusciva a darsi una risposta, e così continuava con quel ritmo. Forse stava facendo tardi? Era per quello che tutti si affrettavano in quel modo? Non gli interessava più di tanto a dire la verità.
Infatti quel pensiero si annullò immediatamente nella sua mente, e riprese semplicemente a fissare gli altri.

Una mattina noiosa, pensava. Non aveva fatto fatica ad alzarsi dal letto, non gli era difficile come a molti altri suoi coetanei. Ma trovava frustrante ritornare in quel posto.
Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca, soffiandosi il naso, con tanto di effetto sonoro fastidioso.
Dannazione, odiava tutto quello. Quel dannato moccio e quel dannato bruciore. Tutto odiava.
O meglio, tutto sembrava volerlo fare innervosire ulteriormente.
“Ancora questo, un altro anno… e poi le superiori… “
Non se ne spiegò il motivo, ma pensare quella cosa gli mise addosso ancora più angoscia. Così non poté far altro che sospirare, per poi continuare a soffiarsi il naso energeticamente, strofinandosi al contempo la parte già precedentemente arrossata. Sembrava un clown, in quel modo.
… Se non fosse stata per l’espressione truce che aveva dipinta in volto, la quale avrebbe sicuramente spaventato a morte qualsiasi bambino.

Nonostante tutto, però, non riusciva a scostare quel senso di pesantezza all’altezza del torace.
Era un qualcosa che avvertiva da mesi ormai, ma non sapeva dargli un nome. In famiglia andava tutto bene, non aveva il cuore spezzato e anche i suoi voti erano nella norma. Oltre al fatto che odiasse più o meno tutti, non aveva nessun problema particolare. Perché no, quello non era un problema a suo parere.
Alzò la testa, guardando le nuvole in cielo.
Probabilmente non capiva ancora bene le emozioni umane, pensò. Né quelle degli altri, né le sue. In fondo era solo un ragazzino delle medie.
La abbassò.
Il secondo sospiro, quasi consecutivo.
In quel momento tutto ciò che desiderava era smetterla di farsi tanti problemi e sentirsi meglio-

« Spostati, nanetto! »



Non ebbe il tempo necessario per finire quel suo pensiero ed elaborare quel nuovo avvenimento.
Ciò che riuscì a fare fu solo alzare di nuovo la testa, per poi sentire un dolore lancinante sulla fronte. Perse in un attimo l’equilibrio, e finì a terra, con questo peso che gli gravava sul capo.
Ringraziò un ipotetico Dio di non essersi rotto il cranio – la sua borsa gli era finita proprio sotto e aveva attenuato il colpo – sull’asfalto, ma poi si accorse di non riuscire a respirare per colpa di ciò che gli copriva la visuale.
Cosa. Diamine. Era.

« Oh, scusa, non ti avevo visto. Sei troppo basso. »

Una voce che non conosceva sfiorò le sue orecchie, e quel peso – finalmente, dannazione! – si annullò.
La prima cosa che Kurama riuscì a vedere furono delle mutandine. Viola. Col pizzo.
Sì, mutandine da donna. Sotto una gonna.

« Cosa…?»

Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare. La sorpresa gli aveva completamente smorzato il fiato.
E in quel momento capì tutto ciò che era accaduto.
Lui era caduto. Quella ragazza le era caduta addosso. Lo aveva schiacciato col suo… fondoschiena.
Ma quello che si chiedeva era… da dove era caduta quella ragazza?

« Se te lo stai chiedendo, no, non sono un angelo. Mi sono buttata dal secondo piano dell’appartamento. Beh devo andare, ci vediamo nanetto! »

Sentiva la testa esplodere.
Udì dei passi, quella voce che si allontanava sempre di più.
Quella gentile donzella aveva la divisa della sua scuola. Non riuscì a vederla in viso.
E rimase lì, per terra – fortunatamente si trovava sul marciapiede – mentre la gente che gli passava accanto lo fissava. Forse pensavano fosse un barbone o qualcosa di simile, ma lui non riusciva proprio a riprendersi.


Sentiva che qualcosa si era mosso. Ma non riusciva a capire cosa, e soprattutto dove.













« U-una ragazza piuttosto rozza? Ti ricordi com’era fatta? »
« Mah… mi pare avesse i capelli viola. E sembrava più grande di noi. »
« Capelli viola? Non è che… »

Kurama fissò il suo migliore amico, Hamano, cercando di capire cosa gli passasse per la testa. Dopo quelle tre parole, si era messo a fissare un qualche punto di fronte a loro, le sopracciglia aggrottate e l’espressione concentrata. Forse stava riflettendo.
Invece la sua migliore amica, Hayami, lo fissava con aria preoccupata. Come al solito.

« Non che mi importi… ma per caso avete una vaga idea di chi sia? »
Entrambi sobbalzarono, e lui rimase sorpreso da quella reazione.
Spalancò gli occhi, aspettando una spiegazione. Ma quei due si fissarono senza dare alcuna risposta.
Ecco, quel comportamento lo fece innervosire. Se avevano qualcosa da dire potevano pure farlo!
Ma il suo amico notò che avrebbe potuti strangolarli da un momento all’altro, così tossicchiò e, grattandosi la testa, si decise a parlare.

« Amico, nella nostra scuola c’è solo una senpai con i capelli viola… ma non credo proprio sia lei, da come ce l’hai descritta… »

Kurama aggrottò le sopracciglia, cercando di reprimere l’istinto omicida che stava provando per i suoi due amici. Loro e le loro stupide risposte a metà.

« Almeno potreste dirmi il suo nome? »

Anche se aveva appena affermato che non gli importava nulla di quella sconosciuta, non era esattamente vero. Anzi, non era vero e basta – ma non lo avrebbe ammesso.
Voleva vederla in viso. Per qualche strana ragione, già.
Fissò – questa volta il suo sguardo era serio – gli altri due, aspettando una risposta.
Loro due si guardarono un’altra volta, forse incerti sul rispondere o no.
Alla fine, Hayami si sistemò nervosamente gli occhiali, mentre le tremavano quasi le labbra.

« Atsuko Minamisawa. »
« Minamisawa…? »



« Qualcuno ha pronunciato il mio nome? »

Il ragazzo sentì uno sguardo su di sé, e si girò in direzione di quella voce.
Per la seconda volta in quella giornata, quella figura era apparsa all’improvviso.
E quando la fissò, ne fu sicuro: era proprio lei la ragazza di quella mattina.
… Quindi era davvero quella Minamisawa di cui i suoi amici parlavano?

« A-ah, beh, io… »

Non seppe spiegarsene il motivo, ma proprio lui, l’orgoglioso e acido Kurama si ritrovò a balbettare cose senza senso.
Senza motivo.
Il suo sguardo seguiva ogni singolo movimento della ragazza – non più misteriosa, finalmente sapeva almeno il suo nome.
Sì, aveva dei capelli viola, un lungo ciuffo che le copriva un occhio, e che lei riavviava in continuazione. Forse era una sottospecie di tic.
I suoi occhi erano di forma allungata, decorati da lunghe ciglia, di due colori differenti: oro e rosso scuro. Li trovava magnetici, in qualche modo.
Era… molto bella. Doveva ammetterlo, almeno a sé stesso.
Forse era proprio il suo aspetto ad averlo ridotto in quel modo?

Ma lei non aspettò oltre una risposta. Semplicemente, gli sorrise e si avviò verso la sua aula, circondata da un gruppo di amiche – tutte molto meno belle di lei.
Hamano e Hayami avevano osservato tutta la scena in silenzio, ed ora guardavano il loro migliore amico.
Sembravano preoccupati dal suo atteggiamento… sì, timido. Era stato timido, impacciato. E sapevano che il solito Kurama non si sarebbe mai comportato così.
Kurama non degnava più nessuno di uno sguardo. Non parlava, troppo preso a fissare i propri piedi. Aveva entrambi i pugni stretti, e sembrava confuso.

… In qualche modo, nonostante fosse sicuro della sua identità,la ragazza di quella mattina e quella che aveva appena incontrato gli sembravano due persone completamente diverse.
Quel sorriso gentile che quest’ultima gli aveva rivolto prima di andarsene, sembrava completamente estraneo alla persona sgarbata e rozza che lui pensava di aver conosciuto.
  
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