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Autore: HarleyQ_91    18/06/2012    2 recensioni
“Ehm… credo che dovremmo fare l’esercizio”. Mi azzardai a dire.
Lui rilassò la fronte e assunse un’espressione più serena. La pelle bianca gli dava uno strano fascino. Era bello, ma sembrava finto.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Salve a tutti!
Ecco qui il capitolo 15!
Avrei voluto pubblicarlo prima, ma purtroppo ci sono stati degli inconvenienti! -.-'
Mi si era cancellato e l'ho dovuto riscrivere!
Spero che vi piaccia, buona lettura!

***********

RITROVO
- Capitolo 15° -



“Ti sei divertita?”
Jacob era seduto sul divano a guardare le partite di baseball in tv, mentre sorseggiava ogni tanto la sua birra in lattina – vizio ereditato da mio nonno Billy – e non si era voltato nemmeno per guardarmi in faccia. Era arrabbiato, si vedeva lontano un miglio.
“Sì, molto”. Risposi. “Siamo andate a prenderci una cioccolata calda. Sai, con questo freddo è l’ideale”.
Mio padre annuì dando un altro piccolo sorso alla sua birra e si concentrò sulle partite. Quando era arrabbiato non riusciva a tenere una conversazione troppo a lungo.
Pensai che era meglio così. In fondo non mi andava di sorbirmi una sua ramanzina solo perché avevo fatto un po' tardi. E poi ero troppo felice per litigare.
Nella mia testa c’era soltanto Daniel.
Mi diressi verso la mia stanza, quando vidi Samuel appoggiato allo stipite della porta.
“Vatti a fare una doccia”. Mi disse con espressione schifata. “Puzzi più del solito. Oggi devi essere stata davvero molto vicina a quei… pipistrelli”.
Scossi la testa e sorrisi. Non riuscivo proprio ad arrabbiarmi, nemmeno con le frecciatine di Samuel.
Entrai in camera mia e chiusi la porta. Mi gettai sul letto e nascosi la testa nel cuscino. Al solo pensiero del volto di Daniel cominciai ad arrossire come un peperone. Lui si era finalmente aperto con me, si era fidato, ed io non potevo essere più felice.
Bussarono alla porta ed io non ebbi nemmeno il tempo di alzare il volto dal cuscino che la testa di mia madre fece capolino nella mia stanza.
“Posso entrare?” Mi chiese dolcemente. Io, per tutta risposta, le feci segno di venirsi a sedere accanto a me.
“Come mai ti sei rintanata nella tua stanza? Credevo venissi in cucina”.
Avevo l’abitudine di fermarmi a chiacchierare con mia madre in cucina ogni giorno dopo la scuola, per darle il resoconto di tutto ciò che avevo fatto. Tra me e lei c’era un bellissimo rapporto, non le nascondevo mai nulla – anche perché se lo avessi fatto se ne sarebbe accorta subito – e sinceramente ero tentata di raccontarle ciò che era successo tra me e Daniel.
“Oggi ho pranzato con i Cullen”. Esordii sfoggiando un gran sorriso. Era meglio prenderla alla larga, chissà perché avevo la sensazione che se le avessi dato la notizia così di getto le sarebbe venuto un colpo. “Sono davvero fantastici, poi Bella ed Edward sono così premurosi”.
Vidi Nessie abbassare lo sguardo e sorridere appena.
Che stupida. Dovevo immaginare che ci sarebbe rimasta male, in fondo erano i suoi genitori e lei non li aveva ancora visti.
Sbuffai e mi alzai dal letto.
“Mamma, perché non andiamo da loro?” La esortai. “Possiamo andarci anche adesso!”
Nessie si alzò. “Non lo so, dovrei chiedere a tuo padre…”
“Andiamo mamma”. Sbottai. “Capisco che tra te e papà ci sia un legame indissolubile che ti impedisce di fare qualsiasi cosa non piaccia anche a lui. Ma stiamo parlando dei tuoi genitori! Insomma, per anni siete stati a miglia e miglia di distanza, credo che anche Bella ed Edward abbiano una voglia matta di riabbracciarti”.
Vidi mia madre abbassare lo sguardo pensierosa. Ma tanto anche se mi avesse risposto di no, ero pronta a trascinarla a casa Cullen con la forza. Certo, avrei dovuto affrontare mio padre – ed in effetti non era un problema da poco – ma ce l’avrei messa tutta per far rincontrare mia madre con i suoi genitori.
“Sai una cosa, mi hai convinta!”
Sul mio viso si aprì un gran sorriso ed abbracciai forte mia madre. Uscimmo entrambe dalla mia stanza e ci dirigemmo a prendere i cappotti.
“Uscite?” Chiese mio padre, ancora intento a guardare la tv.
“Sì, andiamo dai Cullen”. Gli risposi io. Non mi importava che cosa avrebbe detto. Ormai la decisione era stata presa. Speravo solo che Nessie non si facesse abbindolare dalle parole di Jacob e cambiasse idea.
“Se non torniamo per cena, ti ho lasciato l’arrosto nel forno. Devi solo scaldarlo un po’. Anche se credo non avresti problemi nemmeno se fosse congelato”.
Mi partì una leggera risata. Quanto adoravo mia madre quando faceva così!
Nessie si infilò il cappotto e prese chiavi dell’auto.
“Aspettate un secondo”. Ecco, lo sapevo. Era naturale che Jacob non ci avrebbe lasciato andare liberamente. Dovevo aspettarmi un suo rimprovero. “Vengo anch’io”.
Rimasi stupefatta. E dovevo avere di sicuro ancora un’espressione incredula quando lo vidi chiedere a mia madre le chiavi della macchina.
“E Samuel? Lo lasciamo da solo?”
“Per me può anche venire. Ma non credo che sopporterebbe la puzza un’altra volta”.
Appena sentì pronunciare il suo nome, Samuel entrò in salotto e si appoggiò al muro con una spalla.
“No, grazie”. Disse. “Per questa volta passo”.
Salimmo in macchina alla svelta, tranne mio padre che non sembrava eccitato più di tanto, e ci dirigemmo verso casa Cullen.
Il cuore cominciò a battermi più forte non appena imboccammo il viale della bellissima villa in stile moderno, con ampie vetrate che si affacciavano sul bosco (Sì, quella del film XD). Ero emozionata all’idea che finalmente mia madre avrebbe riabbracciato i suoi genitori, ma le mie guance avvamparono di rossore non appena realizzai che avrei rivisto Daniel da lì a pochi minuti.
Jacob parcheggiò davanti all’entrata principale. Tuttavia non facemmo in tempo nemmeno a chiudere le portiere una volta scesi, che vedemmo la porta di casa aprirsi.
“Jodi, tu e il tuo amico siete torna…”
Bella si bloccò di colpo e spalancò gli occhi. Nessie invece si portò entrambe le mani davanti alla bocca e cominciò a piangere di gioia.
Le due donne si corsero incontro e si abbracciarono strette. Sebbene non potesse, ero certa che anche Bella avrebbe pianto.
Io e mio padre rimanemmo l’uno accanto a l’altra a vedere la scena. Ben presto uscì anche Edward e, esattamente come aveva fatto sua moglie, si precipitò ad abbracciare la figlia.
Dopo di lui, tutti i Cullen uscirono fuori. Tutti tranne lui.
Dovevo immaginarlo, me lo aveva detto che le riconciliazioni non erano il suo forte.
Carlisle venne verso di noi e strinse la mano a mio padre, che – non potevo crederci – ricambiò caldamente il saluto con un ampio sorriso.
“Immagino che qui fuori tu senta un po’ freddo, Jodi”. Mi disse il vampiro dai capelli ossigenati.
In quell’istante un brivido mi attraversò la schiena e tremai leggermente. Carlisle mi fece cenno con la testa. “Entra forza, ho chiesto a Daniel di accendere il camino non appena vi abbiamo sentiti arrivare”.
Appena sentii quel nome corsi immediatamente dentro casa. D’accordo, forse avrei dovuto partecipare di più alla gioia di mia madre. Ma cosa potevo farci se Daniel occupava tutti i miei pensieri?
Entrata nel salotto un’ondata di calore mi invase ed io mi tolsi il cappotto. Il camino era acceso, ma non c’era nessuno. Stavo per dirigermi al piano superiore, pensando che – come la prima volta che ero stata lì – si fosse andato a rintanare in camera sua, quando due braccia fredde mi circondarono la vita.
“Daniel…” Sussurrai.
Anche se non lo avevo ancora visto in volto, ero certa che fosse il mio vampiro.
Appoggiò il mento sulla mia spalla e mi diede un bacio su una guancia.
“Mi sei mancata”. Mi bisbigliò all’orecchio.
Io risi leggermente. “Sono passate a mala pena un paio d’ore da quando ci siamo visti”.
“Troppo”. Rispose lui. “Se solo tu non abitassi nella riserva, potrei stare con te ogni istante”.
Mi voltai e lo guardai negli occhi. Non erano dorati come sempre, tendevano un po’ al nero.
“Hai sete?” Gli chiesi quasi come se le parole mi fossero uscite dalla bocca senza pensarci.
“Un po’. In effetti avevo deciso di andare a caccia, ma poi siete arrivati voi…”
“Bé, allora vai!” Lo interruppi all’istante. Non volevo che soffrisse la sete solo perché voleva starmi accanto, anche se la cosa mi rendeva immensamente felice.
“Adesso non mi va più”. Disse sorridendo. “Ora che sei qui non mi va di allontanarmi. Pensa che mi era anche passata per la testa l'idea di inoltrami nella riserva”.
“Ma sei matto?” Lo rimproverai. “Vuoi farti ammazzare?”
“Se è per una giusta causa…”
“Promettimi che non lo farai!” Lo guardai dritto negli occhi con espressione decisa.
Lui partì in una leggera risata. “D’accordo, d’accordo. Vedrò di resistere”.
Mi accarezzò dolcemente la guancia con la mano gelida e si protese verso di me per baciarmi. Il tocco freddo delle sue labbra sulle mie mi fece impazzire come la prima volta, se non di più.
Con le mani poggiate sui miei fianchi mi attirava verso di sé, mentre io gli circondavo il collo con le braccia.
Con la lingua riprese il contorno delle mie labbra, poi si spostò più in basso e cominciò a baciarmi il collo.
Sussultai quando la sua mano fredda si fece spazio sotto la mia maglietta, toccandomi la schiena.
“Daniel… ma che fai?” Gli chiesi con un filo di voce. “Gli altri possono entrare da un momento all’altro”.
Lui tornò col volto all’altezza del mio. “E’ da quando sei arrivata che non faccio altro che ordinar loro di rimanere fuori. Poi ho ordinato a Carlisle di farti entrare, così che saremmo rimasti soli”.
Arrossii al pensiero che si fosse preso tanto disturbo solo per me. Ma non mi sembrava giusto lasciare tutti lì fuori. Forse per mio padre ed il resto dei Cullen non vi era alcun problema, ma mia madre era mezza umana, avrebbe finito col congelarsi.
“Per favore, falli entrare”. Dissi a Daniel, sciogliendomi dall’abbraccio.
“Perchè? Non ti va di rimanere con me?”
“Certo che mi va”. Risposi all’istante. “Ma non credo sia giusto far rimanere tutti fuori, soprattutto mia madre che è per metà umana e, come me, soffre il freddo”.
Sbuffò leggermente. “D’accordo, come vuoi”.
Non passarono nemmeno cinque secondi che tutti i Cullen fecero rientro nel salotto.
Mio padre venne subito da me e mi poggiò una mano su una spalla.
“Lui è quello nuovo?” Mi chiese, ma non aspettò nemmeno che gli rispondessi che allungò la mano verso Daniel. Quest’ultimo gliela strinse.
“Sono Daniel, mentre lei è il fantomatico Jacob Black”.
“In persona”.
In quel momento arrivò anche mia madre, che si presentò e sorrise stringendogli la mano. Sprizzava felicità da tutti i pori. Ero davvero felice per lei.
Jacob si sedette su una poltrona e non scansò mai la sua mano dalla mia schiena. Mi fece sedere sul bracciolo accanto a lui e mi prese la mano. Da fuori potevano sembrare gesti affettuosi di un padre verso una figlia – e in fondo era così – ma contemporaneamente era un modo per farmi capire che mi teneva sotto controllo, sempre.
Alzò lo sguardo verso di me, poi d’un tratto lo vidi spostarsi verso Daniel. Forse si era insospettito perché eravamo rimasti da soli in casa per un po’ di tempo.
Non sapevo che cosa significasse esattamente, ma cominciò a pervadermi una strana sensazione.
Quello sguardo non avrebbe portato nulla di buono.
  
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