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Autore: Ryo13    18/06/2012    10 recensioni
Erin Knight ha un solo obiettivo nella sua vita: da quando ha perso lo zio Klaus, ucciso dall'uomo che amava, non vive che per trovare colui il quale possiede il potere complementare al suo, ovvero quello di manovrare il tempo. Tuttavia la sua missione è ostacolata da Samuel Lex — adesso capo dei ribelli e conosciuto col nome di 'Falco' — e dai capi dell'esercito reale che la osteggiano, minacciando la sua carica di Luogotenente. Unica donna in un mondo di uomini e senza alleati, sarà costretta a forgiare nuove alleanze in luoghi inaspettati...
❈❈❈Storia in revisione ❈❈❈
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 04 - Boicottaggio

 

Avevo trascorso la settimana successiva alla convocazione del Consiglio nella vana ricerca di volontari che mi aiutassero con la mia missione.

La notizia di ciò che era successo durante la riunione con la mia dimostrazione di potere si era in poco tempo diffusa tra le file dell’esercito, suscitando le reazioni più disparate; tuttavia, era indubbio che fosse opportuno tenersi alla larga da me. 

I più anziani parevano spaventati dalle mie capacità, ritenendole maligne e losche: “arti occulte” le chiamavano, pensando che avrebbero portato alla morte chiunque si fosse avvicinato troppo alla mia persona. I più giovani e baldanzosi, invece, mascheravano la titubanza dietro uno sfrontato orgoglio, affermando di non temere affatto il mio potere, e che non volevano prendere ordini da una donna.

Nonostante le mie lamentele in passato, dovevo riconoscere che i novellini, i quali erano rimasti affascinati da ciò che sapevo fare e dalla fama del mio soprannome, si erano dimostrati più malleabili degli altri: però persino loro erano restii a schierarsi dalla mia parte.

La situazione appariva disperata: se non avessi trovato qualcuno al più presto non mi sarebbe rimasta altra scelta che proseguire le indagini da sola, cosa che dovevo assolutamente scongiurare, non solo perché le indagini avrebbero subito un drastico rallentamento, ma soprattutto perché sarei rimasta esposta a dei rischi.

Checché ne dicesse Raafael e il resto del Consiglio, non ero una ragazzina ossessionata dalla vendetta. Non più, per lo meno. 

Vivevo con la coscienza di ciò che sarebbe potuto accadere se non fossi riuscita a trovare l’uomo della leggenda prima che lo facessero altri: per sei interi anni avevo riflettuto sulle sfaccettature della situazione e mi ero convinta da tempo della necessità che la mia sete di vendetta contro Samuel passasse in secondo piano. Ero perlopiù riuscita a conservare una facciata fredda e distaccata, nonostante le tentazioni di abbandonarmi a fare il contrario.

Sospirai, stirandomi i capelli. Fissai per un momento il mio volto allo specchio pensando a cosa potessi fare per occupare il mio tempo: avevo fatto il giro di quasi tutti i reparti dell’esercito, e non ne rimanevano che un pugno da sondare, prima di dichiararmi sconfitta.

Dovermi abbassare a fare quella richiesta era piuttosto avvilente: nel migliore dei casi si erano limitati a ignorarmi; altri mi avevano schernita ingiungendomi di andare a elemosinare altrove; troppo pochi avevano rifiutato con cortesia; qualcuno mi aveva addirittura fatto delle proposte indecenti, in cambio dell’aiuto richiesto. 

Con questi ultimi avevo dato sfogo allo sdegno, impartendo una lezione che non avrebbero più dimenticato.

La cosa snervante era pensare che, se mi fossi sistemata come dama alla corte, quelle stesse persone che mi disprezzavano avrebbero fatto a gara per ottenere i miei favori.

Studiai la mia immagine allo specchio.

I capelli che solitamente tenevo strettamente legati in una treccia, scendevano liberi lungo la schiena, in morbide onde, il colore scuro acceso da riflessi più chiari alla sommità del capo. Lo zio diceva sempre che erano dello stesso colore di quelli di mia madre; gli occhi del colore della foglia, invece, erano un’eredità paterna, assieme alle piccole e chiare lentiggini sul naso. 

Era da tanto tempo che non usavo gioielli e ornamenti femminili. Anche se non avrei potuto ammetterlo, ne soffrivo un poco la mancanza. 

Quando si vive in un ambiente che disprezza il tuo sesso, si fa di tutto pur di essere accettati, finendo inevitabilmente per rinunciare alle cose che, per quanto banali, sono capaci di recare sollievo di tanto in tanto.

Pur non considerandomi vanitosa, non potevo negare che mi mancassero le attenzioni dei cavalieri, i vestiti ampi e vaporosi, i profumi, i trucchi, i gioielli… mi mancava persino usare certi vezzi.

Avevo dovuto bandire tutto per dedicarmi alle armi e all’inizio non mi era sembrato un gran sacrificio: il mondo militare aveva sempre esercitato fascino su di me; non mi bastava vivere come una donna perché non ci era concessa abbastanza libertà: il nostro universo si sviluppava all’interno di quello maschile, ampio e indipendente, secondo modelli definiti degli uomini cui non ci si poteva opporre.

Non riuscivo a tollerare di vivere soffocata dall’etichetta che mi diceva cosa pensare, come parlare, come agire… che fosse a causa del mio carattere o della mia educazione, ero stata determinata a travalicare i limiti, aprendomi a forza una strada verso il mondo così come appariva agli occhi di un uomo: grande, pieno di possibilità e di azione. 

Nonostante tutto, però, ero anche pienamente donna.

Mi dissi di smettere di rimpiangere le cose a cui avevo rinunciato, apprezzando invece ciò che avevo: più libertà di quanto chiunque, al mio posto, avrebbe mai potuto sognare; un potere che mi dava sicurezza e protezione; un obiettivo da raggiungere.

“Giusto, il mio obiettivo!”

Era tempo di passare all’azione, secondo la misura delle mie risorse, e se ciò non fosse stato abbastanza, avrei dovuto trovare un’alternativa.

Il fallimento non era contemplato.

Cominciai ad annodare i capelli con rapide mosse, fissando l’intreccio alla punta con un laccio di pelle resistente.
Lasciai il viso pulito, come di consueto: i miei lineamenti regolari sarebbero stati ornamenti sufficienti ad appagare la mia vanità. Se fossi stata un po’ bruttina avrei avuto una vita più facile nell’esercito, ma non ero tanto ipocrita da rammaricarmi della mia avvenenza. 

Mai sottovalutare il potere di un bel volto: molti nemici che avevo affrontato si erano trovati a esitare, permettendomi di sconfiggerli senza nemmeno rallentare il tempo.

Gettai un’occhiata alla camera spoglia e perfettamente in ordine, raccolsi dal mobile il fodero col pugnale dello zio Klaus, lo allacciai in vita e fui pronta a uscire.

La mia camera si trovava all’interno del palazzo delle guardie, in una zona che ospitava gli alloggi dei soldati ma ben separata da essi. Questo trattamento di favore era l’unico che avessi mai incoraggiato.

Percorsi il corridoio che portava alle grandi scale. A quell’ora avrei trovato i novellini impegnati negli allenamenti, mentre i più anziani andavano di ronda per le strade.

Imboccai l’alta uscita che si affacciava sul cortile esterno, il quale metteva in comunicazione gli alloggi col resto degli edifici: la sala armamenti, quella dove avevano luogo le riunioni e il Palazzo regio, residenza del re.

Varcai la soglia dell’armamentario, dove si stavano tenendo gli esercizi della truppa di Ruston: il luogotenente stava impartendo comandi con la severità che lo caratterizzava.

Poco distante, Vladimir era alle prese coi miei ex soldati.

Quando mi scorsero smisero di agitare le spade e, con un’aria preoccupata, passarono alternativamente lo sguardo tra me, il vecchio capo, e Vladimir, quello nuovo.

Fu quest’ultimo a rompere il silenzio che si era diffuso, rivolgendomi la parola.

«Siete venuta a chiedere se qualcuno vuole far parte del vostro plotone?» la voce calma e ferma aveva un timbro roco.

Vladimir era uno dei pochi soldati che mostrava nei miei confronti una tranquilla indifferenza: non aveva mai pronunciato una parola contro di me, come non si era mai pronunciato a favore.

Forse non era uno degli atteggiamenti più calorosi che si potesse ricevere, ma lo preferivo di gran lunga all’aperto disprezzo.

A onor del vero, gli unici luogotenenti che mostravano un aperto favore erano Gaven, tenente maggiore, e Ketan, minore.

«Plotone non è il termine esatto, Vladimir, ma hai ragione, sono qua per questo.»

«No, suppongo non lo sia, data la situazione.» 

Si rivolse ai soldati, dicendo: «Sapete già che al luogotenente Knight è stato concesso di riunire dei volontari. Qualcuno tra voi, dunque, intende aderire? Pensateci bene ma velocemente e sappiate che nessuno verrà criticato dal sottoscritto se decidesse di lasciare l’unità. È stata concessa a tutti la più assoluta libertà».

I soldati mi scrutarono in silenzio, nessuno pareva propenso ad abbandonare il proprio posto; i miei ex commilitoni evitarono con cura il mio sguardo.

Ripensai alle parole di Raafael: a quanto pare alcuni di loro si erano lamentati di stare sotto il mio comando già prima dell’ultima missione. Sul momento avevo evitato di rifletterci, ma successivamente ero rimasta male: avrei detto che avessero imparato ad apprezzare la mia preparazione, giacché avevo salvato più di una volta la vita a diversi di loro, eppure non avevano esitato ad abbandonarmi, neanche fossi stata un insopportabile caprone come Rufus.

Mettendo da parte quei pensieri, mi accorsi che Eric mi fissava, incerto se proferire parola. 

Attesi qualche istante, ma fu inutile. 

Ringraziai Vladimir per il tempo concessomi, e mi diressi all’uscita. 

Giunta nel cortile udii dei passi nella mia direzione e voltandomi riconobbi Eric; mi trattenni per sentire cosa aveva da dire.

«Sono spiacente», sbottò d’un fiato.

«Mi hai seguito solo per dirmi questo? Torna ai tuoi allenamenti. Vladimir ha concesso a tutti il tempo per pensarci, non dovresti farlo arrabbiare perdendone dell’altro qui fuori.»

«Lo so. E mi dispiace, però dovevo dirvi qualcosa. Io…»

Sembrava a corto di parole mentre tormentava la nuca con le unghia.

«Siete tutti liberi di scegliere, non mi devi nessuna spiegazione, Eric.»

«Invece sì! Voglio che sappiate che non mi sono trovato male con voi. Siete una donna nobile e coraggiosa, anche se siete severa. Ci avete sempre trattato tutti con giustizia. In troppi non riconoscono i vostri meriti.»

Mandai fuori un lungo sospiro, non del tutto sicura di apprezzare quelle tardive parole.

«Ti ringrazio, Eric, ma... anche se mi dici queste cose nemmeno tu vuoi stare dalla mia parte altrimenti ti saresti fatto avanti poco fa.»

Capii chiaramente che quanto dissi lo colpì e lo fece sentire in colpa.

Che lusinga potevano mai essere delle parole quando poi non corrispondevano i fatti?

«Torna dal tenente, ora. Dimostragli almeno che ti ho addestrato bene.»

Eric si morse un labbro e rimase piantato nel cortile: mi fissava con rammarico, quasi volesse aggiungere qualcosa.

Lo tolsi di impiccio voltandomi e andandomene, ma proprio allora si decise a parlare.

«Knight, la verità è che nessuno sarà disposto a passare dalla vostra parte!»

Mi voltai indietro.

«Lo so. So che per voi...»

«No», mi interruppe, «Non si tratta di quello che pensate. Non è solo perché siete una donna. Avete troppi nemici.»

«Sì, so anche questo...»

«Non capite! Il Vice-comandante Rufus assieme ai luogotenenti Sive, Terun, Fedigar e Uten vi stanno boicottando.»

«Cosa dici?! Che intendi?», sfiatai sgomenta, completamente presa in contropiede.

Eric era sempre più nervoso e parlò velocemente, lanciando nel frattempo occhiate tutt’attorno.

«Corre voce che non siano rimasti molto contenti della vostra dimostrazione di forza al Consiglio. Si dice che li abbiate disarmati tutti, legati con le cinghie e che abbiate anche puntato alla gola del Vice-Comandante la sua stessa spada, è la verità?»

«Sì, anche se non era la sua spada, solo un semplice pugnale. E non ho legato tutti, solo coloro che mi avevano sfidato.»

Assentì col capo, certo che avrei confermato quell’assurda storia.

«Ecco... dopo quello che è successo hanno complottato tra loro. Alcuni soldati dei loro battaglioni, miei amici, mi hanno riferito – e così hanno fatto con tutti – che chiunque si unirà al vostro seguito, subirà pesanti conseguenze. Sono state fatte aperte minacce: la voce si è sparsa e ora tutti temono una ritorsione. I tenenti Sive e Terun hanno molta influenza, nessuno li sottovaluta, così come Uten e Fedigar che hanno fama di essere teste calde; se poi hanno l’appoggio del Vice-Comandante non c’è storia. Nessuno vuole rischiare tanto: la vita da soldato espone già a dei rischi senza doverne affrontare dall’interno.»

Si interruppe un momento, riprendendo fiato. Boccheggiò un paio di volte, non sapendo con quali altre parole farmelo capire.

«Quello che intendo dire è... che non avreste alcuna possibilità nemmeno se foste stata un uomo: non con un fronte così compatto, senza solide alleanze su cui contare.»

In realtà, le alleanze non erano un problema. Sol che lo volessi, avrei potuto esercitare una inimmaginabile pressione su tutti loro, ma non avevo mai voluto approfittare di certi stratagemmi. 

Che adesso avrei dovuto abbassarmi a farlo? Era davvero l’ultima possibilità che mi rimaneva?

«Adesso capisci?»

Eric si aspettava una risposta, ma io ero rimasta in silenzio a riflettere. 

Dopo poco, risposi: «Sì, comprendo molte più cose in effetti. Ti ringrazio di avermi detto come stanno le cose. Se non fosse stato per te, non lo avrei scoperto molto presto. Forse mai».

«Mi sembrava il minimo che potessi fare. Come avete giustamente notato, nemmeno io ho il coraggio necessario per stare dalla vostra parte», disse con espressione triste.

Mi pentii di essere stata tanto dura.

«Oh, Eric, non devi preoccuparti. Prima ho parlato senza sapere, quindi non fartene una colpa, va bene?»

«Sì, ma… avrei voluto avere più influenza…»

«Non sarebbe stato abbastanza in ogni caso, temo», lo disillusi. «Restano più numerosi degli alleati che avrei mai potuto avere.»

Un movimento alle spalle del ragazzo attirò la mia attenzione: Ruston ci teneva d’occhio dall’armeria.

Pensai a quanto fosse pericoloso per Eric parlare con me in privato, anche se sotto gli occhi di tutti. Non potevo rischiare che quel ragazzo subisse delle offese se avessero capito che mi aveva rivelato il complotto.

Alla luce delle nuove informazioni anche le parole di Vladimir acquisivano un nuovo significato: “sappiate che nessuno verrà criticato dal sottoscritto se decidesse di lasciare l’unità”. 

Dunque sapeva. E aveva messo in chiaro di non far parte del gruppo che cercava di ostacolarmi.

«Eric, credo sia meglio che tu vada. Non voglio metterti in pericolo se ti vedono parlare con me.»

Sgranò gli occhi come se quel pensiero non gli fosse balenato in mente.

«Pensate che possa accadere?» Era chiaramente spaventato da quella possibilità.

Annuii. «Perciò stai al gioco.» 

Con mossa repentina gli strappai di mano la spada che usava per esercitarsi.

Sussultò sorpreso, quasi pronto a protestare, poi capì il mio piano e mi stette dietro.

«E non osare più insultarmi con le tue parole, ragazzino!», gridai a beneficio dei testimoni.

Eric finse di adirarsi, umiliato, mentre gli rivolgevo la sua arma contro.

Lo costrinsi a scusarsi prima di gettare a terra la spada con rabbia.

Mi congedai dal pubblico nascosto nell’ombra, rivolgendo in segreto a Eric un sorriso di gratitudine.

Lo vide e ricambiò.

Dopo l’ultima, sconcertante scoperta, non me la sentii di tornare agli alloggi della caserma, così imboccai una strada che portava al centro città, rimuginando su tutto quanto.

Non aveva importanza quale stratagemma avrei dovuto inventare: niente e nessuno mi avrebbe impedito di compiere il mio destino.

 
 



NOTE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^^
Vi anticipo che col prossimo prenderà piede la storia: cosa farà Erin?
È osteggiata da molti luogotenenti e non può fidarsi di nessuno. Non ha solide alleanze all'interno dell'esercito e deve affrontare il problema di essere completamente sola per adempiere alla sua missione!
Scrivete delle recenzioni per farmi sapere cosa ne pensate della storia! E soprattutto cosa vi aspettate che accada a questo punto XD
Colgo l'occasione per ringraziare in maniera speciale chemondosarebbesenzanutella che ha lasciato la prima recenzione! Sono stata molto contenta di sapere che la storia ti ha colpita molto e spero che, andando avanti, possa continuare a piacerti! Mi metterò d'impegno perché nulla sia scontato o lasciato al caso!
Ringrazio anche Athenril, happyness elly e lysam che seguono la mia storia! Spero di leggere presto anche qualche vostro commento *v*
Per ora è tutto xD Alla prossima!
Rita <3

   
 
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