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Autore: Mikky    18/06/2012    1 recensioni
Siamo in orbita sulla Terra, ma non riusciamo a passare. Forse meglio fare retromarcia e…No, non si può! Fantastico! Siamo bloccati in una barriera di contenimento, o qualcosa del genere. È composta da due barriere, che fanno da intercapedine…E’ magnifico! Per muoverci dobbiamo passare una specie di controllo, probabilmente…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hope

Erano atterrati! Il Dottore si alzò e prese al volo il soprabito, il suo preferito, catapultandosi fuori dal TARDIS.
Adorava quel posto, così pieno di materiale utile, d’invenzioni da perfezionare o da completare…Lui amava quell’angolo di universo!
Girò su sé stesso ammirando le tonnellate di rotami che lo circondavano, non vedeva l’ora di mettersi al lavoro. Il suo cervello si era già messo in moto…
“Dove siamo?” chiese Donna, che stava scendendo dalla navicella.
“Hangar Moon” rispose il dottore sorridendo beffardo.
“Immagino che sia su una luna” disse in un soffio la donna.
“Esattamente! Siamo sulla Luna, l’unico satellite della Terra!”
“Ma non si può vivere sulla Luna!” ricordò Donna.
“E’ solo tecnologia mediocre. E’ uno shuttle che avete lanciato sullo spazio, chi ci abbita ha solo creato una barriera simile a quella del TARDIS che potesse dare origine a un campo gravitazionale ideale, oltre a fornire ciò che è necessario per la sopravvivenza di qualsiasi forma di vita. Qui dentro ci potrebbero vivere venti specie diverse di alieni, con diverse necessità, e…sarebbero tutti al loro agio! È così fantastico…”.
“E allora perché non sei in giro a esplorare?” chiese la sua compagna.
Di solito, se il Dottore trovava interessante qualcosa, si metteva a osservare tutto con attenzione, mettendosi i suoi occhiali, per concentrarsi meglio su ogni particolare. Invece era ancora lì, con le mani in tasca a guardarsi intorno in modo distratto…Anche se probabilmente nulla di ciò che faceva era fatto distrattamente, senza un piano ben progettato dietro.
“Sto aspettando” fu la risposta dell’uomo.
“Cosa?”. “Dottore!”.
Un piccolo uragano le passò di fianco e si fiondò sul Dottore, che lo bloccò, con un abbraccio. Era una ragazzina di circa diciotto anni, i capelli rossi erano raccolti in una treccia disordinata e indossava dei jeans strappati e una felpa enorme.
Il Signore del Tempo la stringeva forte a sé, aveva appoggiato la guancia tra quelle ciocche ribelle e sorrideva, come non aveva mai visto. Gli occhi che di solito erano nostalgici o tristi erano pieni di gioia…
Donna era felice per lui, ma continuava a chiedersi chi fosse quella misteriosa ragazza…
“Sono già passati sei mesi?” chiese la ragazza “E’ già Natale? Incredibile, nessuno è venuto a fare le riparazioni dell’ultimo…”.
“No, sono passati poco più di tre mesi, cara. Siamo qui per un errore, volevamo fare un giro sulla Terra, in un’epoca a caso, ma il TARDIS si è bloccato”.
“In che periodo eravate?” chiese la ragazza allontanandosi e salendo sul TARDIS, seguita dal Dottore.
Andò sicura verso il monitor, dove erano segnate le coordinate storiche del viaggio intrapreso, e seguì con il dito l’infinita serie di numeri che lo riempivano.
“Ecco!” esclamò “Terra, 15 Settembre…2068. Be’, allora è normale…Sì, cioè...è normale per l’epoca”.

“Che cosa è normale?” chiese il Dottore “Non mi sembrava che, l’ultima volta che sono venuto, la Terra avesse delle barriere che impedissero alle forme di vita aliene di passare l’atmosfera…”.
“Infatti, tre mesi fa la barriera non c’era. In fin dei conti i tizi hanno attaccato appena te ne sei andato”.
“Che tizi?” domandò Donna, guardando la ragazzina.
“Non so esattamente che cosa o chi siano. Sembrano normali umani, ma hanno una tecnologia che non ho mai visto prima in vita mia! Sono molto avanzati. So solo che hanno conquistato la Terra in una velocità incredibile e hanno obbligato molte persone a lavorare per loro”.
Il Dottore si avvicinò a lei, lentamente, e le prese il volto tra le mani. La guardò negli occhi come in cerca di qualcosa e poi con fermezza le chiese “Sono venuti anche da te?”.
“Sì” fa la risposta “Dottore, ho fatto cose orribili per loro…”.


Erano seduti in quello che doveva essere il salotto. Donna si era accomodata sul divano, mentre il Dottore si era letteralmente lanciato sulla poltrona. La ragazza si era seduta per terra con le gambe incrociate, circondata da mille cuscini.
Aveva raccontato con calma quello che era successo, di questi uomini così potenti che avevano ucciso ogni persona importante e avevano preso in pochissimo tempo le massime posizioni del pianeta. Nessuno se ne era veramente accorto, perché i cambiamenti erano veloci e passavano abbastanza in sordina.
“Cos'è successo agli uomini?” domandò Donna.
“Non lo so” rispose la ragazza “Le notizie non arrivavano fino a qui, siamo troppo fuori portata, ma qualcuno dice che stanno lentamente sparendo. Non so come…”.
“Almeno qui sei al sicuro” disse il Dottore, passandosi una mano tra i capelli, capendo che doveva affrontare un nuovo mistero.
“Mio carissimo Dottore, da quant’è che non guarda una cartina stellare?” domandò la giovane “La barriera circonda la Terra e tutto ciò che gravita intorno a lei”.
“Compresa la Luna” sospirò “Ma allora come fai a teletrasportare i clienti?”.
“Se conosci la tecnologia, ci riesci perfettamente!” e sorrise.
Donna rimase con la bocca aperta quando vide che il sorriso della ragazza e del Dottore si assomigliavano. “Chi sei tu?” chiese confusa, facendo sobbalzare gli altri due.
“Lei è Hope” fu la risposta dell’uomo “una mia allieva sotto alcuni punti di vista”.
“E tu devi essere Donna, vero?” chiese dolcemente Hope sorridendo.
“Come fai a saperlo?” domandò l’altra sempre più confusa.
La ragazzina si morse il labbro inferiore “So molte cose”
“Tranquilla” disse l’uomo con il suo solito sorriso “Ci possiamo fidare di lei, davvero!”
Donna ci credeva, quella ragazza, quella Hope, sembrava una a posto, aveva in alcuni momenti quel barlume di pazzia che aveva anche il Dottore, ogni tanto, ma nulla che le facesse temere per la propria vita.
“Donna!” la chiamò il Dottore. “Eh, sì! Dimmi!”.
“Ti va di accompagnare me e Hope al Ministero delle Nuove Tecnologie sulla Terra?” le chiese sorridendo.
“Certamente”.


Donna era andata a letto abbastanza presto, Hope l’aveva seguita poco dopo. Il Dottore invece era rimasto ancora in piedi. Si era perso ad osservare gli schizzi e i progetti che erano appesi alle pareti. I fogli erano pieni di calcoli o di termini meccanici. L’uomo li aveva studiati uno ad uno, controllando se ci fossero eventuali errori, ma non c’erano. Erano tutti perfetti, sembravano usciti dai suoi geniali neuroni!
Hope era sempre stata una fantastica costruttrice di motori e di apparecchiature elettroniche sin da piccola, se la ricordava quando girava per il TARDIS rubandogli qualche piccolo arnese o circuito per poter costruire i suoi piccoli animali meccanici. Stava facendo lo stesso, ora, solo in scala più grande!
“Dottore”.
L’uomo si girò togliendosi gli occhiali, si trovò davanti la ragazzina. Era tutta in disordine, i capelli, la maglietta…
“Non dovresti essere a letto a quest’ora?” chiese.
“Quando ragioni fai rumore” brontolò Hope “Borbotti”.
“Non me ne sono accorto. Scusa, ora torna sotto le coperte…”.
“E tu continuerai a borbottare. A questo punto non vale nemmeno la pena”.
“Domani sarà una giornata difficile, ti conviene riposare” il Dottore si avvicinò e le scompigliò i capelli “Non obbligarmi ad accompagnarti a nana!”.
Hope sorrise furba “Dottore, raccontami una delle tue storie, allora”.


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