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Autore: Fluxx    19/06/2012    2 recensioni
"I died once, I will never forget the cold dark hands of death reaching out for me."
Albert Wesker non è morto, non ancora. La morte non è riuscito a portarlo con sé per l'ennesima volta.
La città di Anchorage, in Alaska, è infestata dagli zombie. La BSAA manda una squadra per scoprire cosa sta succedendo ma le cose non vanno come previsto.
Sembra esserci un antidoto, una cura, ma i nostri protagonisti non sanno che ben presto verranno soggiogati ancora una volta dal vile signore del male.
(La ff si svolge dopo RE5.)
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Altro Personaggio, Chris Redfield, Jill Valentine
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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3. We're not alone


L'uomo aveva assistito a tutta la scena. Due degli uomini della BSAA erano rimasti vivi e c'era anche un'altra superstite. Era buffo che uno dei due agenti fosse proprio Jill Valentine, non avrebbe mai potuto desiderare di meglio, anzi, se avesse saputo che si trovava sopra quell'elicottero – forse – avrebbe avuto un occhio di riguardo.
Chi era però quell'altro agente con lei? Non sembrava essere Chris Redfield. Probabilmente Redfield non era nemmeno con loro. Stentava a credere che se quel patetico uomo fosse esploso insieme al velivolo Jill se ne sarebbe fregata a quel modo.
Dopo aver visto i tre allontanarsi dalla zona dello schianto uscì dalla sala comandi, dirigendosi all'ascensore. Schiacciò un tasto e le porte gli si aprirono davanti pochi istanti dopo. Entrò e allungò l'indice ricoperto dal guanto di pelle fino al tasto del terzo piano interrato.
Il laboratorio era suddiviso in cinque piani: al primo piano interrato v'erano i vari laboratori dove lavoravano i suoi scienziati, nonché sottoposti; al secondo piano interrato c'era la mensa ed i dormitori per gli scienziati; al terzo piano interrato c'era il suo laboratorio e quelli di un paio di scienziati di stretta fiducia – per quanto
lui potesse fidarsi di qualcuno oltre che di sé stesso – e la sala comandi; al quarto piano interrato c'era l'armeria e la loro squadra speciale, un po' come la vecchia Umbrella; al quinto ed ultimo piano interrato v'erano tre sale: una con le celle per i poveri animaletti trasformati in belve feroci, una contenente le teche per 'esseri speciali' quali potevano essere simili ai Tyrant e nell'ultima sala si trovavano vari soggetti infetti, tenuti dentro delle teche e sotto osservazione per la sperimentazione del nuovo virus.
Ci era voluto molto per mettere su quel gioiellino di laboratorio, che poi non era frutto suo ma di Xavier, uno dei suoi migliori scienziati, colui a cui, tra l'altro, doveva la vita. Ma non era di certo il tipo da ringraziamenti,
lui. Si era limitato ad insediarsi lì, vista la possibilità.
Gli sembrava di essere tornato agli anni della Umbrella, quando si destreggiava nei doppi giochi con la S.T.A.R.S.
Uscì dall'ascensore e sentì i suoi passi riecheggiare per il lungo corridoio asettico. Arrivò di fronte uno dei laboratori ed entrò. Si ritrovò di fronte un uomo ed una donna. Quest'ultima si voltò verso di lui, aveva un camice bianco, sotto una camicia dello stesso colore e una gonna lunga fino al ginocchio, nera. I capelli erano lunghi, biondi e chiusi, gli occhi azzurri. Aveva un bel corpo, magro e con un seno prosperoso. Era Chloe Salanders, una delle più brave ricercatrici del centro.
Non appena lo vide entrare un sorrisino malizioso le illuminò il volto. “Buonasera Albert.” Mormorò con voce suadente.
Wesker le rivolse un'occhiata superficiale, poi volse lo sguardo verso l'uomo di spalle: Xavier. Lui sì che era un tipo strano... Stava sempre sulle sue, taciturno. Un gran lavoratore, un genio. Era alto e dal fisico asciutto, aveva i capelli rasati ai lati e sopra biondi, mossi. Di tanto in tanto non lo sapeva il perché, ma gli faceva venire in mente... Ma no. Non avevano nulla da spartire quei due.
“Sono arrivati.” Disse Albert, rimanendo sulla porta a guardare lo scienziato.
“Prego?” Questi si voltò verso il biondo, osservandolo.
“La BSAA è arrivata. L'elicottero è saltato in aria e due degli agenti si sono salvati. Jill Valentine è tra di loro.”
Xavier non sembrò del tutto interessato, aveva continuato a 'giocare' con le provette, ascoltando Albert.
“E quindi? Ne hai proprio bisogno?”
“Assolutamente. Avrò modo di riprendermi il virus e di arrivare a Chris Redfield.”
“Non sarà mica il caso di mettere da parte i rancori di una volta e guardare al futuro?” Chiese a quel punto Chloe, con tono saccente.
Wesker volse il capo verso di lei: questa non poté vedere l'occhiata gelida che l'uomo le riservò ma poté decisamente sentirla sulla sua pelle.
“Credo che queste non siano cose che la riguardano, Miss Salanders. Lei si occupi di svolgere al meglio il suo lavoro.” Proferì con tono distaccato. Non era sempre solito a darle del 'lei', ma lo faceva spesso quando voleva tenere un certo distacco e una certa autorità.
Certo, il laboratorio era di Xavier ed i lavori che si svolgevano dentro erano dovuti a lui... Ma ormai con Albert erano 'soci'. Per quanto lo scienziato potesse essere bravo, riconosceva che avevano bisogno di qualcuno che li guidasse, e chi meglio di Albert Wesker poteva farlo? Alla fine, Xavier, non aveva nemmeno trent'anni. Wesker aveva il doppio della sua esperienza.
“Era.. Per dire. Non intendevo mica..”
“Basta.” Xavier interruppe Chloe. “Non siamo qui per parlare. Continua a fare ciò per cui ti avevo chiamata.”
Un lieve ghigno percorse le labbra di Albert. Quella donna sapeva essere una vera seccatura. Anche lei gli ricordava qualcuno e – per quanto ne ricordava – la donna in questione non aveva fatto di certo una bella fine.


Anchorage, 21 Febbraio 2012
6.00
Jill e Russell si erano dati il cambio con Megan verso le tre del mattino ed ora stavano riposando tranquillamente in una delle stanze da letto.
La ragazza si trovava distesa sul letto matrimoniale, sdraiata su di un lato con le mani congiunte sotto il capo: aveva tentato di dormire sia in salotto sul divano che in camera ma mai era andata oltre la dormiveglia. Non riusciva ad accettare tutto ciò: si chiedeva com'era possibile che con la morte di Wesker c'era comunque ancora qualche folle intento a portare avanti gli esperimenti di quel pazzo. Alla BSAA credevano che anche l'ultimo focolare era stato spento.. Ed invece. Pensava anche ai suoi quattro compagni morti, certo, non con tutti aveva un rapporto stretto ma erano pur sempre i suoi compagni.
Russell era seduto invece sulla poltrona all'angolo della stanza, aveva sonnecchiato ma anche lui ben poco. Si era lasciato scivolare tra i comodi cuscini in una posa davvero molto poco aggraziata ed era ancora lì che smanettava con il palmare. Si era studiato per bene tutta la mappa della città e qualcosa anche oltre i confini. V'erano due basi militari: una appena fuori città, a nord-est, mentre l'altra ai confini a sud-ovest. Gli estremi opposti... Che stronzi. Sbuffò.
“Tutt'ok?” Chiese Jill, guardando fuori dalla finestra: il cielo era percorso da soffici nuvoloni bianchi che facevano contrasto con il cielo, ancora buio, del mattino.
“Sei sveglia? Pensavo dormissi.” Disse Russell, alzando il capo e appoggiando il palmare sulla coscia.
“Ma qui il sole non sorge mai?” Domandò Jill.
“Beh, siamo in Alaska, bella mia...” Rispose lui riprendendo il palmare ed alzandosi per poi stiracchiarsi. “Hai dormito bene?”
La ragazza si mise seduta, “Una meraviglia.” Commentò sarcastica.
“Ho studiato un po' la mappa della città, mentre tu sonnecchiavi.”
“E..?”
“E niente.. Ci sono due basi militari, una a nord-est appena fuori i confini della citta, una a sud-ovest, dentro i confini di Anchorage. Una opposta all'altra.”
“Questa si che è fortuna.. E quindi? Che si fa? Si tenta con una e mal che vada andiamo all'altra? Come facciamo?” Chiese la bionda guardandolo.
“Tenendo conto che sono una dalla parte opposta all'altra è un bel problema. Spero vivamente che qualcuno sia riuscito a barricarsi lì dentro e che ci sia qualche superstite in entrambe le basi. Dobbiamo solo scegliere quale raggiungere.. E dobbiamo trovare un veicolo, non possiamo di certo arrivarci a piedi: ci vorrebbe troppo tempo e sarebbe troppo pericoloso.”
“Hai provato a contattare la BSAA?”
“Siamo tagliati fuori da ogni comunicazione, ahimé, Jill.” Disse l'uomo prima di avvicinarsi e sedersi sul bordo del letto. Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, si sentì un lieve fruscio dall'auricolare appoggiato sul comodino accanto al letto. Entrambi portarono lo sguardo su di esso prima che la ragazza lo afferrò per portarselo all'orecchio.
“C'è nessuno? Mi sentite?” Chiese guardando nel frattempo Russell con occhi pieni di speranza.
“Mi.. En... Te?” La linea era disturbata, v'erano delle interferenze ma Jill poté giurare di aver sentito una voce dall'altra parte.
“Non la ricevo bene..! Dannazione..” Bofonchiò poi.
Il fruscio andò ad affievolirsi mentre la comunicazione si faceva più stabile. “Mi sente?”
Finalmente la sentì, sì: una voce maschile dall'altra parte, calma e pacata.
“Sì, la sento, forte e chiaro.” Riconobbe che la comunicazione non partiva dalla BSAA, ma era interna alla città. Com'era possibile? Credeva che tutte le comunicazioni sia interne che esterne fossero interrotte. Russell la guardò, alzando le sopracciglia, curioso di sapere.
“Siete dei superstiti?”
“N.. In un certo senso. C'è anche una superstite con noi, siamo due agenti della BSAA mandati qui per una ricognizione ed a recuperare i superstiti. Posso chiederle di identificarsi, signore?”
“Certo: sono il capitano Marcus Walker.”
“.. Capitano? Si trova in una delle due basi militari?”
“No.. No, purtroppo no. Mi trovavo in città e sono stato ferito, così ho dovuto cercare un rifugio.”
“Cosa? Ferito? Ferito da cosa??”
“Non si preoccupi, non da uno di quei esseri.”
“Quindi non è infetto?” Chiese conferma Jill.
“No.. Sono rimasto ferito in un incidente quando la città aveva ancora qualche anima che vi si aggirava.. Sa, l'agitazione e tutto quanto.”
“Certo.. Ma quindi lei conosce bene la zona, dove si trova ora?”
“Mi trovo in un palazzo diroccato non molto lontano dal centro della città.”
“Ma ferito come? Si riesce a muovere?” Chiese la ragazza alzandosi.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante. “Non è grave, è gestibile.. Ho una gamba fuori uso.”
“La veniamo a prendere.”
Russell non capiva, chi era quello con cui stava parlando? Andare a prendere chi?
“Oh no, non ce n'è bisogno.”
“Ma è pericoloso!”
“Senta...” Si fermò un attimo, temeva di non aver afferrato il nome di quella agente.
“Jill Valentine.” Provvide lei.
“Valentine... E' una situazione seria e grave. Lo so che è pericoloso, nessuno potrebbe saperlo meglio di me.”
“Che intende dire? Sa cos'è successo qui?”
“Sì. Lo so. So di quello che succede in città, l'ho visto con i miei stessi occhi.. Ma c'è una speranza, so dove si nasconde l'antidoto. Purtroppo la mia organizzazione lavorava a stretto contatto con chi ha creato tutto questo, nonostante molta gente, come me, era contrario a ciò.”
“La sua organizzazione? Di che sta parlando?”
“Non c'è tempo per le spiegazioni, Valentine. Ora, l'unica cosa che bisogna fare è trovare l'antidoto. Ogni minuto che passa il virus si propaga.”
“Ma abbiamo bisogno di supporto! Non riesce a contattare una delle due basi militari?”
“Purtroppo siamo tagliati fuori da qualsiasi contatto, ho provato ad allacciarmi ad altre reti ma sembra proprio che siamo dimenticati da Dio.. Ovviamente non vogliono che l'epidemia si diffonda nel resto dello stato e in casi più gravi.. Beh, nel resto del mondo. Quest'antidoto di sicuro terrà vivi noi e farà tornare al loro posto quelle bestie. Purtroppo per noi, però, l'organizzazione colpevole aveva due sedi e.. Credo dovrete dividervi.”
“Dividerci? In tre? Ma è una follia! E lei?”
“Io non posso raggiungervi ed è inutile che venga con voi. Vi rallenterei e basta. Mi limiterò a spostarmi di tanto in tanto per trovare un posto più sicuro e.. A darvi supporto da qui. Coordinerò l'operazione.”
Jill rimase in silenzio per un istante, volse lo sguardo verso Russell che, ancora seduto sul letto, la osservava insistentemente cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Dove sono queste due sedi?”
“Una a nord-est e l'altra a sud-ovest. Si trovano sotto le due basi militari della città.”
“.. Uhh, bene.” Bofonchiò. “Devo parlarne con i miei compagni. Ha modo di ricontattarmi più tardi?”
L'uomo rimase in silenzio nuovamente per qualche istante, “Certo, certo... Ma sbrigatevi, ogni minuto che passa è prezioso.”
“Mh.. Passo e chiudo.” Concluse Jill, togliendosi l'auricolare.
“E allora?” Chiese Russell.
“E allora per lo meno non siamo soli... Vieni, dobbiamo parlarne anche con Megan.” Disse lei prima di uscire dalla stanza.
“Aspetta.. Ma parlare di cosa?! Jill?!!”


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Jeee!!! Non sono soliii!
Beh, io mi sentirei sollevata! Beh.. Oddio, mica lo so.. Però shh! u_u
Bwahahahaha. Comuuunque! Sollevata, dicevo, sì!
Non è che ci sia da dire molto su questo capitolo.. Spero apprezziate l'intermezzo e ci si vede al prossimo aggiornamento :)
Grazie a chiunque capiti - per caso e non - qui ed abbia voglia di lasciare un pensiero! :3

   
 
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