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Autore: Allyson_    19/06/2012    1 recensioni
I bivi costringono a scelte. Le scelte possono essere giuste o sbagliate sta a noi decidere. Siamo nell'anno 2011-2012 ie i Blue stanno riemergendo dopo un lungo periodo di letargo. Incontreranno alessandra , chiara e altri personaggi tutti legati da un unico filo conduttore: la musica. Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Antony Costa, Duncan James, Lee Ryan, Simon Webbe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Sono cinque giorni che ti chiama di continuo, che hai intenzione di fare? >>
<< Simon, che devo fare? La ignoro. >> rispose Duncan.
<< Rispondile e cerca di essere chiaro. >> suggerì Ant.
<< Non mi interessa di Lizzie. Quando si stancherà di chiamarmi sarà meglio per tutti. >> disse Dunk mettendo il cellulare in tasca.
Erano appena andati in pausa. Stavano finendo di registrare il loro nuovo singolo. In quel momento passò Ale che salutò i quattro ragazzi con un sorriso. Duncan le prese un braccio: << Non mi saluti >> disse facendole gli occhi dolci. La tirò a sé e la baciò. Lei rise sentendosi in evidente imbarazzo.
<< Dai lasciami, devo andare. >>
<< Solo un altro bacio. >> e la prese ancora tra le sue braccia.
<< Mi stanno aspettando, Henry deve parlarci del disco. >> disse lei cercando di divincolarsi.
Lui la lasciò andare e quando si fu allontanata, si accorse che i ragazzi lo stavano guardando perplessi.
<< Cosa c’è? >> chiese.
<< L’ultima volta che ti ho visto comportarti in questo modo era quando stavi con Anya. >> fece Lee.
<< Concordo. >> disse Ant.
<< Poi mi fa strano. Lei ha 12 anni meno di te. Tu ne hai trentatre e lei quasi ventuno. Non la senti la differenza? >> chiese Simon.
<< Non l’ho mai sentita, neanche quando eravamo amici. Anzi, alcune volte i suoi ragionamenti erano più evoluti dei miei. >> ammise.
<< Non ci vuole tanto. >> ridacchiò Lee.
<< Molto divertente! >> esclamò stizzito.
Quella sera Duncan aveva invitato Ale a cena. Per quanto lo riguardava, poteva tranquillamente fare anche lo chef. Aveva preparato una cena con i fiocchi, la tavola era apparecchiata in maniera impeccabile, aveva perfino messo due candele per rendere meglio l’atmosfera. Mancava solo la sua donna che arrivò in ritardo come al solito.
<< Hai fatto tutto da solo? >> chiese.
<< Per te. >> rispose lui.
Lei sorrise e lo baciò profondamente. Iniziarono a cenare e parlarono a lungo della loro giornata.
<< E quando partiresti per promuovere il disco? >> le chiese.
<< Tra tre giorni. >>
A Duncan doveva essergli andato di traverso un pezzo di bistecca, perché iniziò a tossire .
<< Dunk , ti stai strozzando? >> gli chiese avvicinandosi
Lui cercò di riprendersi bevendo un bicchiere d’acqua.. << Tra tre giorni ? E te l’hanno detto solo oggi? >> chiese allibito.
<< Sì. A dire la verità ne avevamo parlato già con Henry durante il periodo in cui mi hai ignorato. >> rispose, evidenziando l’ultima frase.
Lui scosse la testa e ignorò la frecciatina. << Non voglio che tu parta. >>
<< Come sarebbe a dire? >>
<< Nel senso, sono contento per te, ma mi mancherai. Quanto rimarrai fuori? >>
<< 18 giorni. >>
Duncan si fece scuro in volto e abbassò lo sguardo sul piatto. << Ritornerai i primi di Luglio. >>
<< Penso di si. >> disse contando i giorni. << Il 4 Luglio. >>
<< Allora non ci vedremo fino ad Agosto. >>
<< Perché? >>
<< Perché anche io avrò un tour per promuovere il disco e parto il 4 Luglio. >> rispose dispiaciuto.
<< Ce la faremo. Vedrai che riusciremo a trovare un modo. >> disse la ragazza sorridendo.
La serata non era iniziata come avrebbe voluto Duncan, che non riusciva ancora a credere al fatto che non si sarebbero visti per un mese. Ammirava la positività di Alessandra, senza dubbio aveva cercato di alleggerire la situazione, ma lui sapeva come funzionavano le promozioni di un disco. Uscite notturne, incontri furtivi, storie di una notte; tentazioni di ogni genere a cui lui ancora faticava a rinunciare, figurarsi una ragazza inesperta e alle prime armi.
Avevano da poco finito di fare l’amore quando Duncan disse:
<< Vorrei che tu non dovessi partire. >>
<< Vorrei che Tu non dovessi partire >> ribatté Ale sorridendo.
Lui si girò e guardandola negli occhi prese ad accarezzarle i capelli. << Mi dispiace piccola, penso che non abbiamo via d’uscita dai nostri impegni. >>
<< Troveremo un modo. >> concluse lei baciandolo.
Ale si addormentò velocemente, Duncan invece no. Era preoccupato. Aveva paura di perderla. Era tanto che non provava un sentimento del genere ed ora ne era quasi spaventato.
Trasportato da quei pensieri, cadde in un sonno profondo .
Il giorno della partenza arrivò in fretta, tanto che i due ragazzi rimpiansero il fatto di non aver avuto più tempo per stare insieme. Avevano cercato di riempire gli ultimi giorni di attività. Andarono al cinema, al parco, a cena fuori, si erano visti con gli amici per prendere una birra prima dell’imminente partenza. L’unica cosa che Duncan non fece, fu quella di parlare con Ale delle continue chiamate di Lizzie, a cui lui non aveva mai risposto. Pensava fosse la cosa migliore da fare. Non voleva farla partire preoccupata per una situazione che lui riusciva a gestire. Non le avrebbe rovinato quella tournée per un fatto del genere. Erano all’aeroporto quando Ale lo salutò dicendo:
<< Voglio fidarmi di te, devo fidarmi di te, perché ho paura. Paura che tu faccia qualche cavolata in mia assenza. >> aveva gli occhi lucidi.
<< Piccola, non preoccuparti. Goditi questo viaggio, io non ti deluderò. Ma anche tu cerca di stare attenta. >>
Si abbracciarono a lungo e si baciarono ripetutamente fino a quando non chiamarono il volo della ragazza e a malincuore dovettero staccarsi.
Lui la guardò allontanarsi sentendo una stretta al cuore. La seguì con gli occhi finche non sparì dietro un angolo. Abbassò lo sguardo e si avviò verso casa.
Avrebbe voluto dirle che l’amava, perché ancora non ne aveva avuto occasione. Ancora non le aveva detto il fatidico “ti amo”. Ci aveva pensato più volte e aveva ritenuto meglio aspettare il suo ritorno, vedere come si sarebbe sentito lui. Solo la lontananza poteva permettergli di vederci chiaro sui suoi sentimenti. Era arrivato a quel punto perché troppo spesso si era sbagliato, illudendo così le sue amanti.
Quella volta non avrebbe commesso lo stesso errore. Anche lei non aveva ancora dichiarato ciò che provava ma Duncan era contento di questo. Voleva dire che anche Ale stava riflettendo su sé stessa e poi in questo modo lui non era stato costretto a risponderle subito, magari mentendo, magari dicendole la verità. Lo avrebbe capito presto cosa provava per quella ragazza, indubbiamente più giovane di lui, dotata di una spiccata maturità e responsabilità che raramente aveva notato in una donna della sua età e anche quando ne trovava una, a volte non ne era attratto fisicamente. Aveva sempre detto di essere un tipo complicato e anche in questa situazione non si smentì.
Una volta arrivato a casa, lo chiamò lizzie. Lui ancora una volta non rispose. Lo lasciò squillare finché non finì di suonare. Iniziò di nuovo. Era sempre Lizzie. “Arrenditi” pensò Duncan sconfortato.
Suonò per un quarto d’ora e alla fine lo spense. Non ne poteva più.
I giorni senza Ale era monotoni. Non sopportava quel silenzio in casa, le uscite senza di lei. Le mancava. Le mancava profondamente. Le mancava il suo viso, i suoi occhi verdi, le sue labbra, il suo sorriso, le sue battute e la sua voce.
Si erano sentiti attraverso Skype e telefono ma odiava poterla vedere o sentire ma non toccarla, sentire la morbidezza della sua pelle, odiava non poter sentire il profumo della sua pelle.
Senza lei, si sentiva quasi depresso, al punto che i suoi amici iniziavano a preoccuparsi per l’amico.
Cercavano di farlo distrarre, di portarlo fuori di casa e alla fine riuscivano quasi sempre a farlo divertire ma erano i momenti in cui era solo. Quelli erano un problema.
Inoltre Lizzie non mollava, continuava a chiamarlo imperterrita, ormai era passato un mese dall’ultima volta che si erano visti e lei non aveva smesso un giorno di chiamarlo.
Lo chiamò anche la mattina della sua partenza, quando si trovava in aeroporto e solo quella mattina lui decise di risponderle:
<< Lizzie se non ti ho risposto finora non credi che ci sarà stato un motivo? >> iniziò Duncan.
<< Dunk ho pensato davvero tanto a te, a noi, le cose andavano bene quando stavamo insieme. Perché mi hai lasciato così? La tua non era una spiegazione valida e me ne devi una perché ti sei comportato da codardo. Hai messo insieme delle parole che hanno dato vita ad una frase quasi senza senso quella volta al “Tom Cribb”>>
<< Non ti devo altre spiegazioni. >>
<< Tu non sei rimasto ad ascoltare me. Non mi hai dato il tempo di metabolizzare. Dammi un’altra opportunità >>
<< Allora non vuoi capire? >> disse lui spazientito. << Sono impegnato con un’altra ora. >>
<< Non importa Duncan. Non ho fatto altro che pensare a te, mi devi almeno un altro incontro. Devi ascoltarmi, non puoi allontanarmi così >> rispose lei.
Duncan sentì chiamare il suo volo. << Devo andare, hanno chiamato il mio volo. >>
<< Stai partendo? Ma come? Dove vai? >>
<< Vado in Italia, a Roma, per promuovere il disco. >>
<< Quando torni fatti sentire o dovrò farmi viva io. Ho bisogno di parlarti. >>
<< Non ho voglia di vederti. >> e attaccò il telefono con rabbia.
Non avrebbe mai immaginato che Lizzie potesse essere così petulante.
Mentre si incamminava verso il Gate, ad un tratto vide una ragazza dal volto familiare. Non poteva crederci, era Ale. Le corse incontro. Anche lei notò sorpresa il suo ragazzo e corse in quella direzione.
Si baciarono, si abbracciarono tentando entrambi di nascondere il pensiero che quell’incontro non sarebbe durato a lungo.
<< Mi sei mancata piccola! >> prendendole il viso tra le mani.
<< Anche tu. >> disse lei baciandolo.
Si creò il silenzio tra loro, non riuscivano a parlare tanto erano commossi e sorpresi.
Duncan sentì chiamare il suo volo. << Non voglio partire senza che tu sappia quello che provo per te. Piccola, era tutta la vita che aspettavo una persona che mi sconvolgesse, che mi costringesse a pensarla di continuo, a cui tenessi così tanto da non poter più stare bene da solo. E sei arrivata tu. Dal primo momento che ti ho visto mi sei sembrata diversa dalle altre, anzi ne ero sicuro. Ne ero sicuro perché me lo diceva il mio cuore. E quando ti ho conosciuto meglio, ho capito che persona splendida sei. Io non posso fare a meno di te. Il mio cuore non può fare a meno di accelerare i battiti quando sente il tuo così vicino. Il mio cuore non può fare a meno di amarti. Io non posso fare a meno di dirti che Ti amo. >>
Sentirono ancora una volta la chiamata d’imbarco per il volo di Duncan.
Ale presa alla sprovvista da quella dichiarazione non seppe cosa dire, ma il suo viso valeva più di mille parole. Era commossa, le lacrime le rigavano il viso per la gioia, perché non aveva mai sentito una dichiarazione d’amore così bella e sincera.
Non riusciva a parlare si sentiva pietrificata, avrebbe voluto dirgli quanto lo amava e lo avrebbe dovuto fare velocemente perché il tempo non aspettava e tanto meno si sarebbe fermato per loro.
<< Io..>>cercò di aprire bocca ma le parole non le uscivano. << Ultima chiamata per il volo YEZ4682, i passeggeri del volo devono recarsi all’imbarco. >> disse una voce al megafono.
Duncan sembrò capirla, le accarezzò il viso e le asciugò le lacrime. Le diede un bacio appassionato:
<< piccola devo andare. Ci vediamo quando torno. Ti amo. >> disse.
“Forza! Devi dire solo anche io, oppure Ti amo. Che ci vuole? Sono questi i sentimenti che provi per lui. “pensò. Provò a parlare di nuovo ma niente. Si sentiva la gola secca e non riusciva a connettere il cervello con il linguaggio specialmente dopo tutto quello che era successo durante la sua tournèe.
Duncan corse verso lo sportello dell’imbarco e raggiunse i suoi amici che lo stavano aspettando impazientemente.
Lei lo guardò allontanarsi e alla fine riuscì a dire: << Anche io ti amo. >> Ma era troppo tardi, lui era già lontano e non avrebbe potuto sentirla.
Lei si diresse verso casa sperando che il suo Duncan avesse capito cosa provasse e perché non era riuscita a parlare. Ci pensò un attimo ed ebbe paura di quel suo blocco emotivo. Non metteva in dubbio i suoi sentimenti per Duncan, sentiva di amarlo profondamente ma quell’uomo che aveva incontrato in America l’aveva sbalordita. Quel Patrick di Los Angeles aveva catturato la sua attenzione durante i giorni del tour. Quando si sorprese a sorridere pensando a tutti i momenti che avevano passato insieme corse in bagno a sciacquarsi la faccia. Si sentiva nervosa e si accese una sigaretta, aspirando avidamente il fumo. “ Maledetto, Dempsey” disse fra sé e sé.
  
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