Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: a bard    19/06/2012    1 recensioni
Trovare un nome a questa storia è stato difficile, mi fu raccontata molto tempo fa, da uno di nome non mi disse neanche il suo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La bianca neve fu complice a un evento decisamente inaspettato. Quant'era bianca la neve, bianco bianco bianco e nient'altro... o quasi: se ne accorse quel bambino, che giocando vicino a un bosco vide in lontananza uno stranissimo puntino nero. No, non era nero, si accorse che era invece marrone scuro, e aveva una palla, anzi, no, un pomello in un angolino. Quando diciamo qualcosa senza pensare, rischiamo di offendere qualcuno, o di dire qualcosa di brutto; se invece agiamo senza pensare nessuno può dire quello che succederà. È così in fondo che accadono i miracoli, e forse era proprio quello che stava succedendo, mentre il regazzino colpiva con molta curiosità quella porta, e con molta sopresa, si accorse che dietro quella porta, comparve un uomo. Poteva avere venti o trent'anni, ma aveva quel tipo di faccia, con quel tipo di capelli, con quel tipo di barba, di occhi e di occhiaie, l'espressione stanca, tipica di quelle persone che possono aver passato lo scorrere dei secoli, eppure sempre da addormentati, senza aver mai vissuto realmente un solo giorno. Ma nei suoi occhi marroni come tanti, eppure lucenti come pochi, in qualche modo erano troppo profondi per essere nuovi. Inutile dire che di tutto ciò il bambino non se ne accorse, o forse si, ma non gli importò per niente. "Hej, ciao, come ti chiami?" disse il bambino. L'uomo dall'altra parte della domanda aveva un nome, ci avrebbe giurato, ma qual'era? A chi chiederlo? "Certo che fa freddo" fu l'unica cosa che riuscì a rispondere in quel momento. "Si, ma anche se fa freddo ce l'avrai un nome..."
Si ripeteva le stesse esatte parole, come se il suo nome fosse nascosto lì dentro, era da molto che non lo sentiva, e che non aveva bisogno di sentirlo, o forse ne aveva avuti molti, che è come non averne nessuno. Il bambino quasi sconsolato se ne andò senza una risposta, ma l'uomo con cui parlò continuò a guardarlo sparire nel bianco, accarezzandosi la barba incolta. Ormai ne era certo, ricordava di chiamarsi come suo padre, e la certezza divenne cieca, fedele e fidele: qualunque sia stato il suo nome -e in fondo sapeva che non era quello, eppure che era proprio quello- decise di chiamarsi come quella mattina, come quella neve, come quel bambino sorridente dai capelli scuri e gli occhi neri, come quel freddo e come quel bianco. Come suo padre.
"Mi chiamo Inverno"



------
Questo capitolo non rientrava nei miei piani, ho dovuto aggiustare qualcosa da quello precedente, che molto saggiamente ho scritto e trascritto alle 3 del mattino. Questo l'ho scritto tra l'1 e mezza e le 2 del mattino, credo sia andato meglio
-----
Dedicato alla neve, ad alcuni amici preziosi, alle radici degli alberi e alla più bella di tutte
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: a bard