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Autore: SkyleraH    19/06/2012    4 recensioni
Attenzione al sangue.
Kaito non riuscì a finire la frase.
Con uno squarcio gli artigli di Rin aprirono il suo torace e gli spezzarono in due la testa.
Miku si accasciò su quel corpo, sporcando se stessa e il bel vestito di rosso.
Alzò gli occhi e si soffermò su quelle macchie che delineavano quel viso così crudele.
"Nessuno è come sembra, nessuno è come sembra"
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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"Voi.... non voglio che gli facciate del male" disse piano Gumi.
"Ma noi non gli faremo del male Gumi, dobbiamo solo avvertirlo che si sta sbagliando, che si sta mettendo contro qualcosa più grande di lui" disse Len sorridendo.
Ogni volta, ogni singola volta che i due Kitsune sorridevano a Gumi facevano paura.
E ogni volta che i due alzavano le labbra facendo o semplicemente accennando un sorriso, Gumi sapeva che avevano intenzione di fare il contrario di quello che dicevano.
Si sentiva così simile a loro, con quel vestito rosso e quel cappuccio che gli copriva tutta la faccia per nascondere i segni.
Tutti i Kitsune-Matryoshka del gruppo dei due gemelli portavano lo stesso, identico vestito, magari di colore diverso.
Infatti quello dei gemelli era di un giallo scintillante, shock.
Più in basso, portavano due calzettoni lunghi fino al ginocchio, stranamente di colore diverso.
Uno era a righe arancioni e l'altro a righe verdi.
Il loro buffo aspetto convinse Gumi, la prima volta che li vide, che fossero dei clown o qualcosa del genere.
No! Io non sono come loro, pensò scossa, io non sarò mai come loro.
Len tese la mano a Gumi e l'aiutò ad alzarsi, sempre sorridendo, sempre con quel sorriso stampato sulla faccia.
"Ci dispiace di averti turbato" disse.
Gumi si chiedeva come mai Rin se ne stava così in disparte e sola ogni volta che si affrontavano argomenti al di fuori della portata "Miku".
Alla fine gli rivolse un sorriso tirato.
"Niente... volevo.... si, volevo farvi una domanda" disse imbarazzata.
"Dicci pure" disse Len.
"Volevo chiedervi come mai Kaito Shion è sotto i vostri comandi"
Len esitò un attimo prima di rispondere.
Rin, invece, si girò.
"Vedi.. non c'è una ragione ben precisa" iniziò Len.
"Noi in realtà lo abbiamo salvato mentre stava affogando. Quando lo abbiamo tirato fuori dall'acqua era ormai in fin di vita e gli abbiamo fatto bere il nostro sangue"
Len vide il leggero stupore sulla faccia di Gumi.
Poi continuò.
"E tu sai che, una volta ingoiata anche una singola goccia del sangue di un Kitsune... vieni trasformato..."
"A tua volta in un Kitsune. Si, lo so" si affrettò a dire Gumi.
"E' quello che avete fatto anche a me"
"Già"
Rin avanzò abbracciando Len ai fianchi.
Gumi capì al volo il suo gesto.
"Con permesso" sussurrò, e se ne andò velocemente.
Vogliono stare un pò insieme, è normale, quei due sono molto affiatati.
Adesso, mentre percorreva la foresta in cerca di una zona abitata, si chiedeva se aveva fatto bene.
Si chiedeva se aveva fatto bene a non raccontargli tutta la verità.


Miku e Kaito passeggiavano allegramente sottobraccio per le strade lasctricate nel centro del piccolo paesino.
Erano arrivati fin lì, e ancora non avevano trovato il vestito giusto per Miku.
Kaito aveva cercato di convincerla a scegliere, ma niente.
A lui non serviva un vestito, diceva, lo teneva già e non aveva voglia di perdere tempo.
Ma con Miku, quella mattina, l'aveva perso.
Eccome.
"Sei sicuro di non aver bisogno di un nuovo vestito?" chiese Miku con disinvoltura.
"Sicuro. Piuttosto, scegli in fretta un vestito tra questi che vedi oppure torniamo indietro e sarai costretta a scegliere uno di quelli già visti" rispose Kaito.
Miku intrecciò la sua mano in quella di lui.
"A proposito... non te l'ho mai chiesto prima ma.... in che paese ci troviamo? Cioè, vorrei tanto sapere il nome del paese in cui viviamo"
"Guarda, non lo so nemmeno io, ma è certo che ci troviamo nelle periferie di Tokyo" disse Kaito.
"Facciamo così, ci troviamo in un luogo imprecisato del Giappone"
Miku rise forte e strinse ancora di più il braccio di lui.
Stare con Kaito gli dava un senso di tranquillità, di sicurezza.
Fatto sta che i due gemelli ancora non l'avevano trovata.
Camminarono per circa mezz'ora in cerca del vestito ma Miku ancora doveva decidere.
"Miku! Basta" Ora torniamo subito indietro!" esclamò Kaito.
"Aspetta... solo altri cinque minuti... e...."
Miku si bloccò.
Il suo volto fece spazio a un misto di stupore e meraviglia, si, meraviglia.
Kaito si girò seguendo il suo sguardo.
Davanti a loro, c'era un vestito azzurro.
Era semplice, con un nastro azzurro intorno alla vita e dei merletti intorno alla base del colletto.
Altri nastri bianchi partivano dalla vita e scendevano mossi lungo i fianchi.
Il resto era una distesa di azzurro, un mare.
Miku gli corse subito incontro strillando come un'oca.
"Kaito! Ho deciso, voglio questo!" esclamò tutta contenta.
Kaito guardò il prezzo e sbarrò gli occhi.
"Ehm..." sussurrò.
Miku, intanto, aveva preso una collana e, ora, gliela sbatteva in faccia.
"Guarda! Questa dev'essere inclusa nel vestito!"
La catenina e le estremità della collana erano di oro puro mentre al centro era incatonata una pietra di lapislazzuli.
La collana scintillava al sole.
E' bellissima..., pensò subito Kaito.
"Miku, non penso che sia inclusa nel vesito.." disse piano Kaito.
"Ehi ragazzina! Togli subito le mani di dosso a quella collana!"
Un uomo anziano abucò dal negozio e strappò letteralmente la collana dalle mani di Miku.
"Questa collana non è in vendita!" esclamò l'uomo anziano.
Miku rimase allibita.
Quell'uomo non c'era, fino a un attimo fa.
"Ma la voglio! Pagherò qualunque prezzo pur di averla!" disse Miku furiosa.
Saltò addosso al venditore per prendergli la collana.
Kaito guardò la scena, impotente.
Alla fine prese Miku ai fianchi e l'attirò a sè.
"Amore.... ci penso io a prendere tutto. Tu vai pure lì ad aspettarmi" e gli indicò una panchina poco distante al piccolo negozietto.
Miku arrossì e gli diede un lieve bacio sulla bocca.
Un attimo dopo, era già seduta ad aspettarlo.
Il piccolo uomo anziano, intanto, era entrato nella baracca.
Kaito si guardò scrupolosamente intorno e poi entrò.
La baracca era molto vecchia e malandata, e il venditore era in piedi vicino a quella che sembrava essere una scrivania.
Kaito non ci oensò due volte e gli diede un colpo dietro la testa.
L'anziano cadde pesantemente a terra.
Cercò dappertutto la collana, ma alla fine non la trovò.
Non poteva certo far aspettare ancora di più Miku.
Alla fine prese solo il vestito e si diresse velocemente da lei.
"Eccoti il vesito... uhm... ma la collana.... non sono riuscito ad averla" disse Kaito ansimante.
A Miku brillarono gli occhi.
Si alzò di scatto dalla panchina e gli schioccò due baci sulla guancia.
"Grazie! Grazie! Non fa niente per la collana, il vestito era quello più ma... un momento, come hai fatto ad verlo?" disse Miku.
"Affari miei" disse velocemente Kaito arrossendo.
Prese Miku per mano e si avviò a passo svelto.
"Su.. dai, andiamo a casa" disse.
Per tutto il traggitto non dissero nulla, neanche una parola.
Si era fatto molto buio e il paesino era caduto nel silenzio.
Arrivati a casa, Miku appese il vestito "nell'armadio" e poi andò in bagno.
Kaito, invece, si tolse la maglia e si gettò sul letto con solo i pantaloni addosso.
Passò circa mezz'ora prima che Miku si degnasse a uscire dal bagno con il suo pigiama e i capelli sciolti.
Quando uscì, Kaito la invitò a sdraiarsi con lui, sul letto.
"C-Cosa..." riuscì a dire Miku, guardando Kaito mezzo nudo.
"Dai... da oggi in questo letto staremo in due, non abbiamo più bisogno di dormire separati" disse Kaito sorridendo.
Miku non si mosse e rimase come una statua vicino alla porta.
Kaito aggrottò la fronte, si alzò e afferrò bruscamente Miku per il braccio.
"Kaito smettila.. che fai?"
"Ti amo"
Buttò Miku sul letto e la baciò violentemente sulla bocca.
Tutto il peso di Kaito schiacciava il piccolo corpo di Miku.
Lei tentò di respingerlo, ma non ci riuscì.
"Kaito! Smettila! Mi fai male!" urlò lei.
Kaito gli bloccò i polsi e la guardò negli occhi.
"Tu.. non l'hai mai fatto, vero?" disse lui.
"Cosa? Sei impazzito?"
Kaito gli liberò le braccia e si lasciò ricadere di lato.
"Come pensavo.." sussurrò.
Poi, all'improvviso, rise fragorosamente.
Fu una risata frivola, finta, sembrava la risata di un demone.
Di colpo smise di ridere e spense tutte le luci.
Attirò velocemente Miku a sè e gli strinse le braccia sotto ai seni.
"Buonanotte amore" disse.
Miku non rispose.
Era ancora spaventata dal comportamento di Kaito quella sera.
In qualche modo, sapeva che se avrebbe tentato di respingerlo ancora oppure se avrebbe fatto un'altro passo falso, questo gli sarebbe costato la vita.
Quindi, con la paura ancora nel cuore, si lasciò trasportare dal buio. 
 
  
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