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Autore: ScandalousLaRabiosa    19/06/2012    3 recensioni
Erano passati vent'anni, ma Piccolo ancora non l'aveva dimenticata: quel profumo di miele, le labbra rosse, gli occhi profondi.
Dopo vent'anni aveva deciso di rivederla, sperando che tutto fosse rimasto come allora; ma, in realtà, molte cose erano cambiate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cinguettare degli uccellini riempì l'aria, e le prime luci dell'alba iniziavano a filtrare dalla finestra.

Gli umani non si alzavano mai a quell'ora, neanche di fronte a suoni così stupefacenti e magici.

Gli umani non avevano un udito così fine, o lo avevano perso con il passare delle ere.

E questo valeva per tutti.

Honey non faceva eccezione: dormiva beata di fianco a lui, rannicchiata contro il suo petto e con un'aria incredibilmente serena sul volto.

Era stata la notte più bella di tutta la sua vita.

Una notte magica, piena di mille emozioni diverse, sepolte che non credeva possibile che venissero a galla.

Eppure lei ci era riuscita. Gli aveva rivelato un nuovo mondo, uno in cui non c'erano battaglie, sangue, rivalità, problemi con il mondo esterno... c'erano solo loro due.

Non poteva chiedere di meglio.

Honey si mosse appena, ancora nel sonno, rannicchiandosi ancora di più contro di lui, mentre il lenzuolo le lasciava scoperte le gambe bianche e affusolate, segnate da qualche livido violastro.

La sera precedente non sembrava neanche essere mai esistita, nonostante i segni, che apparivano più sbiaditi nella felicità di quella mattina.

Era la prima volta che la vedeva così. Era la prima volta che vedeva una donna così.

E se fosse stata sempre lei, ci avrebbe fatto volentieri l'abitudine.

I capelli viola le ricadevano scomposti e un po' arruffati sul volto, rendendola comunque bellissima.

Ora era sua, solo sua.

La strinse a se, felice di sentire l'odore del miele invadergli le narici.

L'abbracciò come se non volesse più lasciarla, quasi a volersi fondere con lei.

Come al solito Dende aveva ragione: era innamorato.

Innamorato della donna più unica di tutto l'Universo.

Come aveva fatto per tutto quel tempo a vivere senza mai scoprire lei e l'amore?

Era così bello...

Forse era per quello che Goku era sempre felice: amava Chichi. E avevano anche dei figli.
Forse anche quella era una grande gioia. Ma per il momento preferiva non sperimentarla.

Però forse non era un amore così profondo: lui aveva preferito restare nell'aldilà, piuttosto che tornare da lei e da Gohan.

Chissà se sarebbe tornato, a sapere della nascita di Goten...

Anche Vegeta era innamorato, o almeno così adesso gli sembrava, ora che lo aveva sperimentato pure lui.

Vegeta era freddo e imperturbabile, orgoglioso e testardo, eppure anche lui era migliorato da quando stava con Bulma, e soprattutto da quando era nato Trunks e aveva potuto vivere fianco a fianco con suo figlio del futuro.

Insomma: sembrava che i figli contribuissero molto...

Non ci volle pensare.

Anche lui non era questo sole di allegria con la gente e con i suoi compagni, ma con Honey era premuroso e gentile. Magari anche il principe dei saiyan era così con la scienziata.

Diede un lieve bacio sulla fronte della ragazza, ormai pieno di tutte le smancerie che conosceva, per i suoi standard.

Eppure Bulma e Chichi erano felici delle loro vite e di come le soddisfavano i loro uomini.

Certo, però non si poteva dire che fosse una passeggiata: Chichi era molto sconvolta per la morte del marito, anche se non lo dava spesso a vedere. Aveva sopportato ogni genere di situazione per Goku, tutte portatrici di grande tensione e stress, per il fatto che il marito e il figlio fossero continuamente in pericolo.

E poi chissà cos'aveva provato a sapere della morte di Goku.

Si irrigidì di colpo a quel pensiero.

Si, anche lui era sempre esposto a tutti quei nemici. E lui, a differenza dei saiyan, era più debole, e rischiava più spesso la vita.

Un giorno anche lui sarebbe morto in battaglia, ne era certo, anche se ora regnava la pace sulla Terra.

E lei? Lei sarebbe stata così persa di lui da restarle a fianco anche in quella situazione?

Ma anche se fosse stato, lui non avrebbe mai sopportato di vederla soffrire di nuovo, specialmente se era lui la causa.

Lui l'avrebbe sempre voluta al suo fianco, pronta a sostenerlo sempre, ma non vedendola distrutta dalle situazioni in cui lui era coinvolto. Distrutta nel vedere la fine della sua vita.

A questo punto la strada si separava in un bivvio: il combattimento o Honey? La guerra o l'amore?

Lui avrebbe dato tutto per lei, ne era certo, ma non avrebbe mai rinunciato completamente alla lotta, all'adrenalina che scatenavano i combattimenti, agli estenuanti allenamenti per superare rivali che ormai sono irraggiungibili, a imparare nuove tecniche solo per compiacere se stesso... No, non avrebbe mai potuto abbandonarlo seriamente.

Lui era nato nella battaglia e sarebbe morto lì. Anche lui, come i saiyan, voleva continuare così, seppur la vita pacifica non gli dispiacesse.

Forse nemmeno per Honey ci avrebbe rinunciato...

La sera prima era certo del contrario, ma adesso sapeva che non era così. Sapeva quanto fosse importante per lui.

La ragazza si mosse di più tra le sue braccia e poi aprì piano gli occhi, che si posarono subito sulla sua figura verde.

Sembrava un po' spaesata nel vederlo lì e nell'accorgersi di essere nuda sotto le lenzuola.

-Buongiorno.- le disse lui sorridendo.

A quel punto ricordò tutto e sorrise timidamente a sua volta, mentre le guance le si arrossarono, un po' imbarazzata:-Ciao.

-Dormito bene?- le chiese stringendola ancora di più.

Lei gli passò un dito sulle labbra e il resto della mano sulla guancia.

-Uhm... dormire è una parola grossa.

Piccolo sorrise a quell'affermazione. Aveva ragione, avevano fatto tutto fuorchè dormire!

E anche se erano un po' assonnati, non importava più di tanto, ora che erano svegli e insieme.

Persero i soliti secondi interminabili a fissarsi negli occhi.

Lui si avvicinò con il viso e la baciò.

Quando fece per staccarsi, lei fu più veloce e gli imprigionò il viso con le mani, continuando a baciarlo, come se fosse l'ultima volta che l'avrebbe potuto fare.

Piccolo non fece niente per togliersi da quella situazione, ma anzi, si posizionò in modo da essere sopra di lei con il busto.

Ora che sapeva tutto di Honey e che aveva diviso con lei emozioni intensissime, non poteva più trattenersi tanto.

Lei lo accettava così, nonostante il suo corpo presentasse caratteristiche diverse da quello umani, come la pelle.

I due smisero di baciarsi e ripresero a fissarsi.

-Sei bellissimo.- gli disse lei piano, poggiando la fronte contro la sua.

Il nammecciano trattenne una risata a quella affermazione, e dalle sue labbra uscì solo uno sbuffo divertito.

-Che c'è?

-No, scusa. È che fa strano che una persona mi definisca così e non muso verde, o persona con una brutta cera...

Honey ridacchiò.

-Tu sei bello in altri modi. Tu hai quella bellezza che nessun terrestre o umano possiede. Hai quelle caratteristiche, fisiche e psichiche, che non ho mai visto in nessuno.

Gli diede un altro bacio a fior di labbra, mentre lui si perdeva in quel dolce contatto che sapeva di miele.

-Penso di non aver mai visto uno come te.

-E' una buona cosa?

Lei sorrise, sfiorandogli una guancia:-Mi pare ovvio.

 Ripresero a baciarsi lentamente, da far battere il cuore rapidamente ad entrambi, da fargli voler star così per sempre.

Da voler scoprire di essersi innamorati l'uno dell'altra di nuovo, come se non lo avessero mai capito.

 

-Dai vieni! L'acqua è fantastica!

Dopo aver passato la mattina a letto, a parlare e a scambiarsi effusioni amorose, i due si erano rivestiti ed erano andati giù alla cascata, intenti a passare anche un bel pomeriggio.

Quel giorno faceva particolarmente caldo e Honey aveva proposto di fare un bagno.

Ora era lì in mezzo alla corrente in biancheria, che lo incitava a seguirla.

-Non mi pare il caso.- cercò di convincerla lui.

Non ne capiva il motivo, ma non aveva voglia di bagnarsi.

La ragazza si mise le mani sui fianchi, lanciandogli uno sguardo di sfida:- Non mi dirai che non sai nuotare, vero?

-Ma certo che so nuotare! Che domande fai?

-Bè, non sembra che tu lo sappia fare, visto il comportamento.

Piccolo rimase fermo a guardarla, con un sospiro.

Honey attraversò la corrente a falcate, fino ad arrivare dal nammecciano.

-Dai, per favore!- gli chiese prendendogli la mano.

Mentre stava per dirle qualcosa, si accorse di due presenze che stavano venendo verso di loro. Due presenze umane.

Si alzò in piedi di scatto, mentre la rabbia gli stava già ribollendo dentro, al pensiero che potesse essere il padre di lei.

-Che c'è?- chiese Honey dietro di lui, uscendo dall'acqua.

-Sta arrivando qualcuno.- disse lui piatto.

A quelle parole la ragazza riprese a vestirsi, più per non far vedere i suoi segni di violenza che per vergogna di farsi vedere in biancheria.

Dagli alberi spuntarono due uomini alti con una divisa. Una divisa da poliziotti.

Honey ci sapeva fare di più con i normali esseri umani, quindi passò davanti a Piccolo, il quale era lievemente sorpreso, e andò da loro.

-Salve, agente. È successo qualcosa?- chiese in modo più formale che le riusciva.

-E' lei Honey?- le chiese il più alto, stringendo tra le mani una foto che non le era permesso vedere da quella visuale.

Piccolo nel frattempo si era avvicinato, nel caso fosse successo qualcosa e lui avrebbe dovuto proteggere Honey.

-Si, sono io.- da quella domanda aveva compreso che la foto doveva raffigurare lei.

L'altro prese la radiolina legata alla cintura e comunicò qualcosa in codice.

-Vi serve qualcosa?- domandò Piccolo con aria fin troppo minacciosa, che fece quasi indietreggiare il poliziotto con in mano la foto.

-Ieri sera dei suoi vicini hanno detto di aver sentito delle urla e dei rumori sospetti. Uno di loro ci ha chiamati, dicendo che era già da tempo che succedeva nella sua casa. Quando siamo arrivati abbiamo trovato suo padre con il viso messo molto male e lei sembrava essere scomparsa. Abbiamo controllato le informazioni riguardante suo padre e lui aveva la fedina penale sporca, un passato di droga e ultimamente sembra saltato fuori che abbia ucciso un uomo.

A quest'ultima informazione la ragazza rabbrividì, non sapendo niente di questo dettaglio. Anche se da suo padre se lo sarebbe aspettato.

-Inoltre ci è stato rivelato che lei usciva spesso di casa e che ogni volta aveva diverse ferite sul corpo, segni di violenza domestica.- disse passando gli occhi sui suoi numerosi segni del viso e del collo.
Honey si passò d'istinto una mano sul collo, per cercare di coprire i segni del tentato strangolamento.

-E, visto che era sparita di recente, c'era la possibilità che l'avesse uccisa e avesse occultato il cadavere. Quindi siamo venuti qui nel bosco per cercare probabili segni di sepoltura. Ma grazie al cielo vi abbiamo trovato qui viva e vegeta.- commentò l'altro.

-E... e ora?- chiese un po' timorosa, prendendo Piccolo per un braccio.

-Suo padre è stato arrestato, signorina, e non potrà farle più del male.

A quella notizia Honey strabuzzò gli occhi, non credendo a quelle parole.

Basta violenze. Basta suo padre. Basta giornate immersa nella paura fin sopra ai capelli.

Tirò un sospiro di sollievo, incrinato da un singhiozzo di pianto di gioia, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Quello era un sogno. Doveva essere assolutamente così.

Anche Piccolo si sentiva più leggero.

Ora Honey era salva e poteva tornare ad avere una vita normale.

Quella consapevolezza gli diede una stretta al petto: lei era rimasta con lui proprio perchè i problemi con il padre si potessero risolvere, ma adesso che tutto era finito bene cosa sarebbe successo tra loro? Cosa ne sarebbe stato di ciò che avevano passato e condiviso insieme?

Le mise una mano sulla spalla, per farla voltare nella sua direzione, mentre lei era troppo sconcertata da tale notizia per reagire da sola.

-E' tutto finito Honey. Ora è tutto a posto.- le disse con il sorriso più sincero e che non lasciasse trasparire i suoi pensieri che gli riuscì.

La ragazza allora scoppiò in un pianto di sollievo, con la voce singhiozzante; nel sentire quelle parole da un'altra persona aveva come capito che era tutto vero e che non stava sognando, rendendola ancora più felice, mentre Piccolo la stringeva a sé, cercando di farla ricomporre, anche se forse ne aveva più bisogno lui, visto il casino che gli era scoppiato nel cuore. 

  
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