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Autore: madamina    19/06/2012    1 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts per il Magico Trio che ritorna a scuola dal momento che Voldemort non ha mai creato i suoi Horcrux. Ma molte cose sono cambiate ed altre ancora cambieranno radicalmente, rivoluzionando la loro vita; chi era amico ora non lo è più, e chi era nemico si potrebbe rivelare il più prezioso dei tesori.
Draco Malfoy è morto, Piton sembra scomparso nel nulla e la guerra è in pieno svolgimento.
Harry decide di scoprire l'assassino di Draco, ma non sarà una cosa semplice. Per fortuna può contare su nuovi amici, in particolare su un nuovo studente dal passato misterioso.
Riuscirà Harry a scoprire l'assassino, e soprattutto a sconfiggere Voldemort nella battaglia finale?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 19

§ Cap. XIX – Starlight §

 
La volta celeste era incantevole, un mantello di raso blu scuro, compatto, senza la minima sfumatura, punteggiato di luci bianche nelle quali per secoli gli uomini avevano rivisto la propria mitologia, le proprie speranze e le proprie paure. La luna totalmente assente lasciava la scena a quei piccoli gioielli celesti.

Harry e Pansy, spettatori esclusivi di quel magnifico panorama si trovavano sulla cima della torre nord del castello per un picnic notturno in occasione del compleanno della ragazza. Harry non si era lasciato sfuggire l’occasione e anche se in modo impacciato le aveva chiesto se le andasse di passare la serata insieme a lui. Pansy un po’ emozionata aveva accettato, così le aveva dato appuntamento fuori della Sala Grande appena finito di cenare, con la raccomandazione di indossare il mantello. In realtà in Sala Grande ci era andata giusto per farsi vedere e non insospettire nessuno con la sua assenza, ma non aveva mangiato quasi nulla, con lo stomaco chiuso per l’emozione, e dopo una permanenza al tavolo dei serpeverde che aveva giudicato dignitosa si era praticamente smaterializzata fuori della Sala Grande, visto il tempo infinitesimale che le era occorso per alzarsi e uscire. Lì aveva trovato Harry già ad aspettarla, le aveva preso il mantello che teneva ripiegato sul braccio e glielo aveva messo attorno alle spalle, poi aveva indossato anche il suo. Le aveva porto la mano che Pansy aveva prontamente afferrato e l’aveva guidata per qualche corridoio, giusto per farle perdere l’orientamento e poi le aveva fatto salire una serie interminabile di scalini. Lungo l’ascesa l’emozione della ragazza aveva gradatamente lasciato spazio prima al disappunto e poi ad un’arrabbiatura vera a propria, riportando a galla la vecchia Pansy, anche se in parte rabbonita rispetto ai vecchi canoni.

“Potter, giuro che se non mi hai preparato una sorpresa degna di una regina ti faccio ingoiare la bacchetta, in un pezzo solo e per traverso!” era sbottata ad un certo punto, fermandosi appoggiata alla parete a riprendere fiato, le gote rosse per lo sforzo ed un fiatone da far invidia ad un mantice.

Harry si era limitato a sorriderle e a ravviarle i capelli dietro un orecchio. “Ti assicuro che ne vale la pena” le aveva sussurrato.

“Sarà meglio per te, altrimenti dovrai procurarti un’altra bacchetta” gli rispose in tono acido e con uno sguardo per niente rassicurante.

“Dai vieni” la riprese per mano, ignorando le lievi proteste di lei e riprese la salita. In cima alle scale trovarono una pesante porta di legno scuro, chiusa. Pansy si stava già per lanciare in una sequela infinita di insulti a lui, ai suoi parenti, ascendenti e discendenti (soprattutto ascendenti!), ai Grifondoro e ad ogni cosa che le venisse in mente, quando lui le fece segno di tacere e con un Alohomora aprì la porta. Lo spettacolo che le si parò davanti la fece ammutolire con gli occhi spalancati per lo stupore ed il cuore in gola per l’emozione. Il cielo sopra di loro li accoglieva nella sua bellezza e li avvolgeva nella sua serenità. Harry la guidò più vicino ai merli della torre, in un punto dove aveva preparato una coperta su cui sedersi, ed un cestino con del cibo. Sulla coperta era posata una lanterna, incantata per irradiare calore oltre che per fare luce. La aiutò a sedersi e poi prese a trafficare con il contenuto del cestino.

“Immaginando che non avresti mangiato molto per la curiosità di vedere cosa avevo combinato, sono passato dalle cucine e mi sono fatto preparare dagli elfi qualche toast. Spero che ti piacciano”. Tirò fuori dal cestino una cinquantina di mini toast, posizionati con cura su un vassoio che le porse, invitandola a servirsi.

“Ma hai svuotato completamente la dispensa della scuola?”

“No – rispose imbarazzato Harry grattandosi nervosamente la nuca – solo che non avevo idea dei tuoi gusti, così gli elfi mi hanno suggerito di prendere un po’ di tutto, e questo è il risultato”.

Pansy si lasciò andare ad una risata cristallina. “Harry sei davvero unico! Solo tu potevi fare una cosa del genere!”. Harry tirò fuori anche del succo di zucca e poi iniziarono a mangiare, assaggiando un po’ di tutto il ben di Dio che era stato portato sulla torre. Ad un certo punto ad Harry sembrò di sentire un cigolio, ma la porta era chiusa, nessuno li aveva raggiunti. Notò invece che la finestrella accanto si era aperta per colpa del vento e così si rilassò, prima di far preoccupare la sua compagna. Rimasero lì a parlare per molto tempo, perdendo completamente la cognizione del tempo, finché Pansy non fu assalita da un brivido di freddo. Allora Harry le si accostò e le passò sulle spalle una parte del suo mantello, stringendola quindi in un mezzo abbraccio. Con la mano libera prese dal cesto due tazze ed un thermos dal quale versò per entrambi della cioccolata.

Pansy prese la tazza con entrambe le mani e bevve avidamente per riscaldarsi. Non appena finito di bere Harry posò entrambe le tazze e abbracciò forte le ragazza che si accoccolò contro il suo petto.

“Pansy, sei una ragazza incredibile, io ti immaginavo completamente diversa, ma adesso che ti conosco…” le parole gli morirono in gola guardando la ragazza negli occhi grandi e luminosi nonostante la notte che li avvolgeva. Un tenero bacio scambiato sotto quel cielo stellato li unì quella sera.

“Buon compleanno Pansy” le sussurrò ad un centimetro dalla bocca completamente perso nei suoi occhi. Un singhiozzo dall’altra parte della porta interruppe la magia del momento. Harry scattò in piedi e con pochi passi raggiunse la porta che spalancò di scatto con la bacchetta spianata, ma ancora una volta non vide nessuno, né trovò qualche indizio che non fossero soli. Abbassò la bacchetta e tornò da Pansy, anche lei in piedi, ma l’incantesimo ormai si era spezzato.

“Forse è il caso che torniamo giù, deve essere molto tardi” suggerì la ragazza.

“Penso che abbia ragione” sospirò rassegnato Harry anche se gli sarebbe invece piaciuto rimanere lassù con lei da solo ancora per un po’.

Con un incantesimo raccolse tutta la loro roba e poi da sotto il suo mantello tirò fuori il mantello dell’invisibilità che pose anche sopra la testa di Pansy, con la raccomandazione di stargli vicino. La accompagnò fino all’imbocco dei sotterranei dove la salutò con un profondo bacio ed aspettò di vederla scomparire nel buio. A quel punto non gli restò che girare i tacchi e salire fino alla torre di Grifondoro. La Sala Comune era deserta, ma se lo aspettava, doveva essere davvero tardi, con Pansy aveva perso totalmente la cognizione del tempo. Quello che non si aspettava era invece la voce che lo accolse, proveniente da dietro una poltrona di cui lui scorgeva solo lo schienale ma nulla di chi vi era seduto.

“Mi spieghi che cosa ha la Parkinson più di me?” lo apostrofò una voce gelida che trasudava disprezzo.

“Non capisco…” cercò di cavarsela in qualche modo, mentre si avvicinava alla poltrona.

“Vi ho visti sai? Questa sera sulla torre nord. Ho visto come la guardavi, come le parlavi, come l’hai baciata. Perché lei si?”

Harry si sedette sulla poltrona di fronte. “Allora sei stata tu a fare il rumore che ho sentito. Ginny che vuoi che ti dica? Non so neanche io come è successo. Ci siamo avvicinati per caso, abbiamo cominciato a parlare, ci siamo conosciuti e poi… non so neanche io come possa essere accaduto”.

“Te lo chiedo ancora una volta – Ginny parlava con voce incolore, come se stesse ripetendo una litania – perché lei si e io no?”.

Harry si prese un minuto per raccogliere i pensieri. In fondo le domande della ragazza che gli sedeva di fronte erano più che legittime. Loro erano innamorati, stavano insieme, eppure lui aveva scelto di distruggere tutto per proteggerla. Ora però accettava la vicinanza di un’altra ragazza, che lo aveva sempre offeso, insultato, trattato come un essere inferiore, ma che per qualche strana ragione aveva fatto breccia nel suo cuore.

“I primi tempi senza di te sono stati durissimi Ginny. Quasi impazzivo all’idea di non averti sempre al mio fianco, eri l’aria di cui avevo bisogno per vivere, ma andavo avanti dicendomi che almeno così saresti stata al sicuro. Ma poi tu hai iniziato ad essere una persona completamente diversa da quella che conoscevo. Egoista, cattiva, spesso anche maleducata e in te ho cominciato a non vedere più la ragazza di cui mi ero innamorato. Poi ho conosciuto Pansy e a poco a poco ci siamo avvicinati. Con lei ho deciso di non ripetere lo stesso sbaglio, non voglio perdere stupidamente anche lei come ho perso te”.

Ginny sospirò pesantemente. “Bene, capisco, non riesco del tutto ad accettare la cosa, ma capisco”.

“Cosa hai intenzione di fare?”

“Niente tranquillo, non farò niente a parte mettermi il cuore in pace. Ma quando sarà il momento, io non sarò al tuo fianco. Se mi cercherai in battaglia, io non ci sarò. Non ho più un motivo per combattere” e detto questo si alzò dalla poltrona e superò quella dove era seduto Harry a cui accarezzò una spalla, prima di lasciare la sala comune e salire nel suo dormitorio.

 
§§§§ ---- §§§§


Il pomeriggio seguente i sei amici erano nella sala duelli e si stavano allenando, quando improvvisamente la stanza cadde nell’ombra. Le torce alle pareti si accesero subito, ma una cortina di gelo si impossessò delle mura del castello, avvolgendo tutti i suoi abitanti. Una luce verdastra si vedeva da fuori le finestre verso cui tutti gli studenti si accalcarono per capire cosa stesse succedendo. Il Marchio Nero aleggiava sulle loro teste e dominava il cielo sopra Hogwarts.

Harry Potter ed i suoi amici rimasero immobili, sapevano che Voldemort era vicino e che presto avrebbe attaccato il castello. Non c’era un minuto da perdere.

“Hermione, Michael, voi siete capiscuola, andate dalla preside per organizzare l’evacuazione di tutti gli studenti più giovani e di tutti coloro che non vogliono combattere. Blaise, anche tu sei caposcuola, te la senti di andare giù nei sotterranei?”.

“Si” rispose annuendo deciso e si precipitò fuori insieme agli altri due ragazzi.

“Pansy, Bryan, voi radunate quante più spade e scudi possibile e raggiungetemi nella Sala Grande. Io vado subito lì ed inizio a convocare i membri dell’ES e ad organizzare un minimo di difesa. Dite a chiunque voglia combattere di raggiungermi lì” e senza neanche attendere una risposta prese a correre a rotta di collo verso la sua meta. Lungo un corridoio incrociò lo sguardo di Ginny, in fila tra coloro che abbandonavano il castello, seguita da Ron che le teneva le mani sulle spalle con fare protettivo. Harry si avvicinò a loro con sguardo sereno.

“Buona fortuna amici” disse loro.

“Anche a te” rispose Ron, mentre Ginny rimase in silenzio fissandosi le punte delle scarpe.

Poi Harry voltò loro le spalle e riprese la sua corsa verso la sala grande.

Lì regnava già una grande confusione, alimentata anche dai professori che spostavano le tavolate per sgomberare la sala.

“Sileeeeenzioooooo!” urlò ad un certo punto la preside McGranitt per riportare un po’ di ordine. Si trovava nella parte rialzata della sala, quella dove normalmente il corpo docente mangiava, e dopo aver individuato Harry gli fece cenno di avvicinarsi e parlare.

“Ringrazio tutti coloro che intendono restare al castello per combattere al mio fianco, ma invito chiunque abbia anche solo un minimo dubbio, ad andarsene e mettersi al sicuro. Ho paura che presto qui si scatenerà l’inferno e non voglio martiri. Voglio dei compagni che combattono per ciò in cui credono e per una speranza. Quindi per favore, tutti coloro che non sono pienamente convinti della loro scelta abbandonino subito la scuola”.

Il silenzio regnò sovrano per qualche secondo, poi urla di incoraggiamento e di sostegno provennero dagli studenti che si trovavano davanti a lui.

Nel giro di pochissimo tempo una grande quantità di ragazzi era stata fatta uscire dal castello, i cui occupanti adesso si trovavano in sala grande. Eppure Harry sentiva che mancava qualcuno. Con lo sguardo scorse l’intera sala ed individuò subito Pansy, accanto a Blaise. La preside discuteva animatamente con Hermione e Kingsley, mentre Michael scrutava il panorama fuori dalla finestra, cercando anche un minimo segnale che indicasse l’inizio dell’imminente battaglia.

Ma dov’era Bryan? Per quanto si sforzasse non riusciva a trovarlo. Incrociò lo sguardo di Hermione e vi lesse i suoi stessi dubbi, solo che lei non era al corrente di quello che lui sapeva. Lo colse il dubbio che Silente per una volte si potesse essere sbagliato e che Bryan potesse essere corso fuori per riunirsi alla schiera dei Mangiamorte, portando con sé informazioni strategiche preziose.

Prese dalla tasca posteriore dei jeans la Mappa del Malandrino ed iniziò a scrutarla attentamente, finchè non individuò delle impronte a cui non era associato nessun nome.

Bene, era arrivato il momento della resa dei conti. Senza dare nessuna spiegazione lasciò la sala grande e prese a correre più veloce che poté verso il punto indicato dalla mappa. Silente o meno, stavolta non poteva fare finta di niente. Doveva sapere, ad ogni costo.

  
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