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Autore: Franfiction6277    19/06/2012    1 recensioni
Shannon è un musicista, Sarah una regista. Racconterò di come il mondo della musica e del cinema si possano trovare in stretta correlazione attraverso questi due personaggi e la loro travagliata storia d'amore.
Si sa, le cotte che le ragazze hanno durante la loro adolescenza restano sempre incastonate nel loro cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7.

"Sarah?" chiese Shannon, scioccato dalla mia visita.
Lo presi per la canottiera che indossava, avvicinando il mio viso al suo.
Lo guardai intensamente, prima di premere le mie labbra sulle mie.
Gemette per la sorpresa, irrigidendosi appena.
Dopo una frazione di secondo infilò una mano tra i miei capelli e premette per avvicinarmi ancora di più a sé: mi baciava con passione, con desiderio represso.
Gli accarezzai le braccia, e rabbrividì al mio tocco.
La sua barbetta incolta mi faceva il solletico, ma era tutt'altro che spiacevole.
Ci staccammo dopo un tempo indefinito, con le labbra gonfie e arrossate come quelle di due adolescenti al loro primo bacio.
Il suo sguardo era febbrile, quasi estasiato dal fatto che fossi stata io a desiderarlo per prima.
"Ciao" dissi con il fiato corto, per sdrammatizzare.
Shannon scoppiò a ridere, quasi piegandosi in due e scuotendo la testa di continuo: non riusciva a credere a ciò che era appena accaduto.
"Anche tu hai un buon sapore, comunque" lo informai, appena si ricompose.
Mi guardò sorpreso, e poi si aprì in un sorriso ampio, sincero: non era mai stato più bello di allora.
Il mio sguardo si fece improvvisamente serio e il mio entusiasmo nell'incontrarlo scemò, così velocemente com'era giunto.
Mi tirai indietro lentamente, camminando verso la mia macchina, come spinta da una forza sconosciuta.
Shannon non tardò a raggiungermi, posando le mani sulle mie spalle.
"Non andartene" mi supplicò, con sguardo deciso: voleva davvero che restassi. "Io...devo..." balbettai, cercando di trovare una via di fuga. "
Voglio conoscerti, permettimi di farlo" mi pregò, scuotendomi appena.
Scossi la testa di riflesso, mentre sentivo gli occhi pungere pericolosamente.
"Non aver paura di me, non sono più un ragazzino" disse, cercando di convincermi: l'accettazione della sua proposta era tanto allettante quanto il rifiuto.
"Shannon" sussurrai, senza dire altro: ora potevo pronunciare il suo nome ad alta voce e faceva più male poiché era tutto reale, non era più nella mia mente, in uno spazio rinchiuso e inaccessibile persino a me stessa.
"Voglio scusarmi con te, voglio che tu abbia fiducia in me" disse ancora, con fervore: perché ci teneva così tanto al mio perdono?
Mi morsi il labbro inferiore, nel tentativo di bloccarne il tremore.
"Non posso, non posso" sussurrai in continuazione.
Mi sfilai dalla sua presa, correndo verso la mia macchina: perché ero andata fin lì?
Perché ero così stupida? Non ero più un'adolescente alla prima cotta, credevo di aver superato quella stupida fase della mia vita.
Cosa c'era di sbagliato in me? Stavo perdendo il controllo sulla mia vita.

Shannon guardò a lungo il vialetto da cui Sarah era arrivata e poi fuggita, come se sperasse di poterla vederla riapparire, dicendogli che era stato tutto uno scherzo.
"Bro, cosa fai lì fuori?" gli chiese Jared, e Shannon scosse la testa.
"Niente, sono andato a prendere una cosa dalla macchina" mentì, tornando dentro.
Quando aveva intenzione di dirgli che lui e una certa regista che suo fratello ammirava tanto stavano tentando di bruciare calorie?
Beh, si stavano baciando: non era forse la stessa cosa?
"Sei proprio strano, ultimamente" rifletté Jared, bevendo un succo d'ananas.
"Risparmiami le tue analisi mentali, bro" rispose Shannon, sospirando.
"Ha a che fare con Sarah, per caso?" ribatté Jared, sorridendo maliziosamente.
"Cosa cazzo dici?" sbraitò Shannon, così velocemente che Jared intuì di aver ragione. "Bingo" esultò il cantante, alzando la sua lattina di succo al cielo.
Shannon alzò gli occhi al cielo, e fece per salire al piano di sopra.
"Non giocare con lei, bro: l'hai già fatto 20 anni fa, e lei ne sta ancora subendo le conseguenze" disse Jared, improvvisamente serio.
Shannon incurvò le spalle sotto il peso di quell'accusa, e salì al piano di sopra con un groppo in gola: aveva sbagliato tutto, sempre.

Non pensavo che avrei ricordato sempre Shannon da ragazzino, anche a distanza di 20 anni: il sapore delle sue labbra era lo stesso, ma lui era davvero un'altra persona.
Il punto era: lo stavo solamente immaginando o aveva veramente ragione a dire di non essere più uno stupido adolescente?
Era difficile lasciarsi alle spalle un macigno così grosso, portato per così tanti anni dietro: era come un'ombra, un tratto evidente del mio carattere.
Non mi ero mai innamorata di nessuno, dopo la partenza di Shannon: c'era sempre qualcosa che mi fermava, quando mi accorgevo del legame che si creava con gli uomini. Avevo sviluppato una corazza ben solida, costruita sulla base di un pessimismo antropologico, indistruttibile.
Sentivo però che questa corazza stava cominciando a presentare delle crepe, delle imperfezioni: le lacrime che avevo versato in quegli ultimi giorni ne erano una prova lampante.
Da quando avevo rivisto Shannon alla serata di beneficenza, avevo sentito chiaramente quella corazza spezzarsi sotto i "colpi" dei suoi sguardi.
Stava facendo un bel lavoro, senza dubbio: semplicemente, io dovevo oppormi.
Non ne avevo la forza, comunque: la forza era infatti talmente poca, che la sera stessa del bacio ripresi la mia macchina e andai a casa sua.
Sperai solamente che non si fosse rimangiato la questione della fiducia, che volesse davvero farmi credere di essere cambiato.
Prima di bussare alla sua porta, camminai avanti e indietro per il vialetto almeno cinque volte.
Alla fine mi decisi, ripetendo a me stessa di non essere una codarda.
Che paradosso: mi sembrava di stare in un film, ma stavolta non ero io la regista.
Sentii un tonfo, e poco dopo qualcuno aprii la porta.
Sospirai di sollievo: era di nuovo Shannon.
"D'accordo" dissi, decisa: stavo facendo la scelta della mia vita.
"Ti permetterò di far parte della mia vita, un'altra volta" continuai, con un sorriso dubbioso: stavo mettendo in gioco tutto.
Shannon si aprì in un sorriso soddisfatto, e al buio i suoi occhi castani brillavano come non mai.
"Grazie" rispose, con la sua solita voce profonda.
"Ora...mi fai entrare o vuoi farmi morire di freddo?" chiesi, per alleggerire l'atmosfera. Shannon scoppiò a ridere, lasciandomi passare e chiudendo il portone dietro di sé: la casa era silenziosa, eccetto per la musica in sottofondo.
"Midnight City, niente male" dissi, riconoscendo la canzone.
"Ti piace?" chiese Shannon, sorridendo.
"Non è il mio genere preferito di musica, ma lo trovo rilassante" risposi, togliendomi la giacca che indossavo: dentro faceva caldo, o forse ero solo io a essere accaldata. Shannon tossì appena, invitandomi a sedermi sul divano posto di fronte al soggiorno: era nero, di pelle, molto simile al mio.
"Jared?" chiesi: sapevo che abitavano insieme, anche se Shannon aveva un'altra casa.
"È andato a una serata di moda" rispose il batterista, prendendo due birre dal frigo: saggia mossa.
"Peccato, avrei tanto voluto parlarci" sospirai teatralmente.
La reazione di Shannon mi stupì: strinse la mascella come quando mi aveva visto con le mani intrecciate a quelle di Jared, il giorno della loro partenza.
"Scherzavo" risi, prendendo la birra che mi offriva.
Finimmo sdraiati sul tappeto del salotto, ubriachi fradici.
"Non bevevo così tanto da quando incontrai uno sceneggiatore di film romantici, che mi parlò per tutta la sera di film strappalacrime" risi, e Shannon si unì a me.
"Odio i film romantici, ma non mi capacito del fatto che lo faccia anche una donna" rispose il batterista, ridacchiando: aveva sviluppato un'alta tolleranza dell'alcol nel corso degli anni; così mi aveva detto.
"Le delusioni d'amore portano a odiare l'amore, in tutte le sue forme" sospirai, senza pensarci.
Io e Shannon ci girammo allo stesso tempo per guardarci: nei miei occhi lesse la delusione, e io lessi il rimorso nei suoi.
Nessuno di noi due riuscì a sostenere lo sguardo dell'altro, così tornammo a guardare il soffitto.
"Ubriacarsi è sempre un buon inizio di amicizia" dissi, soddisfatta di me stessa: amicizia, vero?
Shannon non rispose, ma chiuse gli occhi: sembrava stesse reprimendo qualcosa.
"No, aprili: sono così belli" gli dissi, avvicinando il mio viso al suo.
Lui li aprì subito, guardandomi leggermente sorpreso per la mia vicinanza: i suoi occhi brillavano per l'effetto dell'alcol...e per qualcosa che non riuscivo a decifrare.
Lo baciai, non potendo fare nulla per impedirlo, per controllarmi.
"Mmm" gemette soddisfatto, dischiudendo la bocca e facendo scontrare le nostre lingue. Rabbrividii, accarezzando i suoi capelli.
Una mia lacrima raggiunse il suo viso, e la leccai via.
Mi tirò leggermente i capelli, esponendo il mio collo: cominciò a baciarlo, facendomi ansimare.
"Shannon, non dovremmo..." gemetti, e lui prese a succhiare la pelle del mio collo. "Oddio" ansimai, sgranando gli occhi: era così bravo.
Si fermò improvvisamente, facendomi tornare giù sulla Terra.
Mi sorrise, felice di aver provocato in me quelle sensazioni, poi mi diede un bacio casto sulla bocca.
"Siamo amici, ora. No?" chiese, ironico.
Dannato manipolatore.
   
 
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