Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: nathaniel    05/01/2007    7 recensioni
-Ma non capisci? Anche se adesso fossi in grado di risolvere questo, sarebbe come cercare di far fiorire il deserto con una sola goccia d'acqua.-
-Il deserto resterà arido, è vero, ma non pensi che senza quella goccia avrebbe molta più sete?-
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Eric Foreman, Greg House, Robert Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è dedicato ad Angel Liam, lei sa perché.



Chase e Cameron, esausti, uscirono dalla stanza. Dopo avere terminato la plasmaferesi, la somministrazione dell’antidolorifico era ripresa, ed Eric ora era addormentato profondamente. La prima cosa che videro fu House accomodato in sala d’attesa, la sua pallina di gomma tra le mani.

-Ho visto che le filastrocche hanno funzionato. Il cuore ha retto.-

-Questo non vuol dire che tu non abbia corso un rischio. Sei dannatamente fortunato.- disse Chase, più astiosamente di quanto la situazione avrebbe richiesto.

-Oh oh Oh. Siamo nervosetti.-

-Sono realista. Tu sei un pazzo. Giochi con la vita dei tuoi pazienti come se fossero cavie da esperimento.-

-Già, però la cosa non ti ha mai disturbato, prima. Cosa c’è, forse il dottor Distanza non è indifferente come vorrebbe farci credere?-

-Vai al diavolo, House.- replicò lui, allontanandosi.

House osservò con attenzione la sua sagoma allontanarsi e poi scomparire in fondo al corridoio. Non aveva previsto questo genere di reazione da parte di Chase, il che indicava senza possibilità di dubbio che qualcosa di cui lui non era a conoscenza ne aveva modificato il comportamento abituale. Si chiese cosa potesse essere stato. Di una cosa, tuttavia, era certo: Cameron doveva aver giocato qualche tipo di ruolo in questa storia.

La giovane, dal canto suo, aveva seguito questo scambio in silenzio, forse troppo stanca, forse disorientata, certamente decisa a non prendere parte alla discussione. House si rivolse a lei.

-Allora, posso avere delle informazioni mediche adesso che il siparietto è finito o sei anche tu arrabbiata con me?-

-La frequenza cardiaca è bassa ma regolare, la saturazione di ossigeno sta salendo. Ha ancora la febbre, il che probabilmente è dovuto alla polmonite. Per quanto riguarda la plasmaferesi, sapremo se ha avuto qualche effetto…-

-Tra ventiquattro-quarantotto ore. Lo so, sono un medico anch’io, te lo ricordi? Comunque, uno di voi deve rimanere qui stanotte. Io vado a casa.-

-Dormirai tranquillo stanotte? Non credi che dovresti rimanere anche tu? Le sue condizioni sono ancora molto critiche.-

-Ci sono altri medici qui. E poi, L World è decisamente più interessante.-

Greg si voltò e si avviò lungo il corridoio, ma dopo pochi passi sentì la mano calda di Cameron afferrare il suo polso.

-Percepisco in te il pressante desiderio di dirmi qualcosa di melenso, fastidioso ed assolutamente futile.-

Ignorandolo, la giovane lo fissò negli occhi imperscrutabili.

-Se Foreman morisse, se morisse Chase, oppure io, ti importerebbe? Oppure il mattino dopo ti alzeresti come se nulla fosse? C’è qualcosa che possa penetrare nel tuo dannatissimo mondo esclusivo? Ho bisogno di saperlo.-

House ricambiò lo sguardo. Le aveva detto molte cose, nel tempo, usando gli occhi piuttosto che la voce; era convinto che non le avesse mai colte, e non le avrebbe mai ripetute a voce alta.

-Se ti rispondessi che sì, sarei disperato, distrutto, non potrei mai più asciugarmi gli occhi, non mi crederesti; se ti dicessi che invece la cosa mi toccherebbe solo per la seccatura di dover fare altri colloqui di assunzione, ti arrabbieresti a morte e non mi parleresti per un po’, il che mi creerebbe sul lavoro contrattempi fastidiosi; comunque vada, la mia risposta sarà sbagliata.-

Fece una pausa, poi riprese:

-Rassegnati. Le persone non cambiano solo perché tu lo vuoi.-

Come in molte altre occasioni, Cameron, rimasta senza parole, guardò la sua schiena andare via.

Quando, poco dopo, entrò in sala medici, vide Chase seduto al tavolo di vetro, una tazza di caffè fumante davanti a sé.

-Perché ce l’hai con lui?- domandò Allison.

-Perché è così… freddo, indifferente.- rispose Robert, un’espressione disgustata sul volto.

-O forse perché tu non lo sei più?-

Chase rimase per un attimo chiuso nel suo mutismo impenetrabile, lo sguardo assorto, dopo di che spostò gli occhi nella sua direzione e la osservò. Quella decisamente era la notte degli sguardi silenziosi.

-L’indifferenza ti rende vulnerabile.- disse infine -non importa quanto tu sia forte, se permetti che il mondo ti si avvicini, sei spacciato, esposto a tutto.-

-E’ in quello che sta la vera forza.- sussurrò allora Allison, appoggiando la sua mano su di una delle sue spalle -Restare indifferenti è come avere paura. Chi è davvero forte lascia che gli altri lo feriscano, perché sa per certo di potersi riprendere.-

Il ragazzo voltò il viso verso di lei. Non molto tempo prima avrebbe trovato ridicola un’affermazione del genere, ma ora, chissà perché, gli sembrava di capire veramente il significato delle sue parole.

Doveva essere difficile, vivere così. Si pensa che essere odiosi e scontrosi renda la vita complicata, ma la innocente bontà d’animo di Allison era di certo molto peggio. Oggigiorno la gentilezza di spirito è così rara, che quando la si incontra, la si deride, oppure si crede che sia una menzogna. E lui non aveva mai capito chi avesse vicino.

I suoi capelli spettinati sapevano di miele, era un profumo così dolce. Pensando a quale meraviglia racchiudesse quell’involucro niveo, desiderò percepire il contatto della sua pelle con le sue dita, e abbracciarla, toccarla, baciarla persino, ma non la sfiorò nemmeno. Sarebbe stato inadeguato, in quel momento. Ora, loro due avevano qualcosa di importante da fare. Per quello, per i sentimenti, ci sarebbe stato tempo ancora.

Come conscia di quanto era in corso in Robert, Allison lasciò tempo e spazio ai suoi pensieri. Solo quando fu certa che fosse ritornato su questa terra, gli parlò.

-Io resto qui, stanotte.-

-Anch’io.-

-Ci mettiamo in sala permanenza?-

-Di là ci sono un letto in più e una poltrona reclinabile.-

-Che fine ha fatto il dottor Distanza?-

-E’ un bravo attore.-

Sorridendo, si avviarono in reparto, e poco dopo entrambi dormivano profondamente nella stanza buia. Durante la notte, Eric si svegliò, e immediatamente si rese conto di non essere solo in stanza. Voltando a fatica il capo verso la fonte dei respiri che aveva udito, vide Cameron e Chase dormire nel letto accanto al suo, insieme nello stesso letto. Il suo primo pensiero fu quello di chiedersi se si fosse perso qualcosa. Forse quei due avevano una storia e lui non se n’era mai reso conto. Non ci aveva mai pensato prima, ma avrebbero formato una bella coppia.

Solo dopo, si rese conto della situazione. Stava disteso, immobilizzato, intubato, sofferente e seminudo, nella stessa camera in cui dormivano i suoi colleghi, presumibilmente per controllare proprio lui. Tutti i suoi segreti erano stati scoperti, e la sua persona era stata profanata da loro, tanto emotivamente quanto fisicamente, e nulla sarebbe mai stato più come prima. Essere messo a nudo era la cosa che più aveva temuto in quegli anni, era stato il suo incubo, tanto da renderlo paranoico nella protezione della propria privacy, ma ora era diverso.

Non c’era altro modo per descriverlo: ora si sentiva bene. Era felice che fossero lì, lo rassicurava l’idea che, qualsiasi cosa fosse successa, loro si sarebbero presi cura di lui.



Nel frattempo, nel suo letto, il dottor House pensava a ciò che Cameron gli aveva detto. Era buffo, quanto poco gli altri capissero. C’era una differenza abissale tra le sue parole e i suoi desideri, e nessuno l’aveva mai capito. In effetti, questo era quello che voleva, che nessuno capisse. Con maestria, li aveva guidati perché giungessero dove lui voleva. Ora le cose sarebbero andate per il verso giusto, e lui sarebbe rimasto il vecchio cinico bastardo misantropo di sempre.

Era vero che lui manipolava le persone, ma nessuno faceva mai il passo successivo, chiedendosi dove le conducesse, o perché. Questo lo rendeva House.





Nota. Quello che volevo fare con questa storia era, prima di tutto, parlare di amicizia, amicizia vera. In secondo luogo, mi chiedevo cosa ci fosse dietro ai silenzi di House, dietro ai suoi sguardi, dietro a tutti i personaggi della serie. In Tv non si possono rendere i pensieri, con le parole è possibile, percìò ho cercato di rimanere fedele alle linee guida del telefilm per quanto riguarda i dialoghi e tutto ciò che appare, ed ho cercato di approfondire i pensieri ed i desideri come io li immaginavo, calando i personaggi in una situazione limite. Se i personaggi vi sembrano OC, questa è la spiegazione, ma spero di avere raggiunto lo scopo di rimanere IC nel limite del possibile, e nel limite della trama della fiction. Scusate per il ritardo nell’aggiornamento, e grazie a chi ha recensito ed a chi recensirà. Mi sono impegnato molto in questo capitolo, perciò fatemi sapere che ne pensate. Grazie a tutti! Nat.
  
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