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Autore: Hymn    20/06/2012    1 recensioni
Quel giorno, mancavano appena una manciata di settimane al mio diciannovesimo anno di età.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. Sorrow and Hope Mi rigiravo un po' sull'erba, attendendo che il sonno, anche per quella notte, scendesse su di me.
Ma non sembrava volesse arrivare. Un leggero alito di vento mi fece rabbrividire, sollevando leggermente la maglietta della divisa da Tributo, e lasciando scoperto un lembo di pelle.
Avevo prestato il sacco a pelo alle due ragazze, che sembravano, tra noi quattro, le più bisognose di riparo.
Non sapevo dire che ore fossero, forse le quattro; non ci era dato sapere da quanto tempo preciso fossimo dentro l'arena, a quanto pare.
Era ancora notte fonda, comunque. La brace si era estinta, e al loro posto era rimasta della carbonella; la osservai, immaginandola nel buio... Era senza dubbio utile, per poter nuovamente accendere un fuoco, l'indomani.
Ma, in quel momento, la mia attenzione era rivolta al motivo per cui non riuscivo ad addormentarmi.
Il sapore forte della selvaggina, mi aveva lasciato la gola avida di acqua. E quell'arsura interiore non mi permetteva di dormire.
Mi sedetti, indolenzito dal duro contatto con il suolo... Afferai dunque lo zaino, estraendone la borraccia.
Soppesandola, pensai che potesse contenere massimo massimo un litro, forse un litro e mezzo.
Sufficiente per una persona, ma per quattro?
Non volevo aprire senza permesso i bagagli degli altri, quindi decisi di avviarmi alla ricerca di una sorgente d'acqua.
Con il silenzio, potevo benissimo udire un eventuale scorrere di quel prezioso liquido.
L'ultimo dubbio era se dovevo portarmi la torcia o meno. Che fare? Se qualche altro tributo fosse stato vicino, avrebbe senza dubbio notato la luce di una lampadina. Accantonai l'idea della torcia, basandomi esclusivamente sui miei sensi. Con un legnetto incisi delle parole sulla cenere, sperando che qualcuno le potesse notare. "Cerco acqua", così scrissi.

Mi concessi di lasciar vagare lo sguardo sul "campo", ammirando le tre figure dormienti.
Nel voltarmi, incrociai il volto di Gladius.
Era... Bello mentre dormiva. Indifeso. Umano.
Scossi la testa, e mi allontanai dalla radura, dopo aver imbracciato la mia alabarda; non contavo di doverla usare, ma era meglio portarla con me, per sicurezza.

Erano già una decina di minuti che camminavano, quando un rumore mi sorprese alle mie spalle.
Un lieve fruscio, niente di particolare. Ma era il luogo stesso ad essere particolare.
Continuai a procedere, verso il gorgoglio d'acqua che già avevo udito pochi minuti prima, tendendo al massimo l'orecchio. Sembrava rumore di passi, decisamente.
Sudore freddo iniziò a corrermi lungo la schiena.

« Dove credev... COSA CREDI DI FARE? »

Mi ero voltato di scatto, l'alabarda puntata alla gola del mio misterioso inseguitore.
E fu un tuffo al cuore quando mi resi conto che, a pochi centimetri dalla lama della mia arma, c'era la gola di Gladius.

« Ti sembra questo il modo di avvertire?! » - lo guardai con gli occhi sconvolti, mentre abbassavo l'alabarda, con rabbia e tristezza mescolati insieme nello sguardo.
« Se non mi fossi accorto che eri te, avrei potuto ucciderti! » - abbassai la lama, mentre stavo per irrompere in un pianto isterico. Quando me ne resi conto mi voltai, intenzionato a farmi passare il magone che mi stava attanagliando.

« Prima o poi, dovrà succedere... Lo sai. O io, o te, forse finiremmo per uccidere l'altro. »
Tristezza nella sua voce. Mi morsi le labbra. Che odio, gli Hunger Games.
Il periodo di addestramento, le stesse alleanze, rendevano le cose molto più difficili di quel che erano.
Se nessuno conoscesse nessuno, nell'arena, sarebbe molto più facile far fuori qualcuno.

« Al limite ci ammazza qualcun altro. Adesso muoviti, aiutami a cercare dell'acqua. »

Sorrisi leggermente quando mi affiancò, e continuammo a camminare nel buio, finché, finalmente, non giungemmo in uno spiazzo. O meglio, un punto in cui gli alberi erano meno fitti, e al centro scorreva un piccolo torrente.
Mi avvicinai, desideroso di bere, quando Gladius mi afferrò per il colletto, tirandomi indietro.

« Finirai te per farci ammazzare, così... » - la sua voce era un sussurro, mentre il suo braccio guizzava, teso, ad indicarmi un punto ad un centinaio di metri da noi. Il suo respiro si era ridotto ad una flebile emissione d'aria calda, che potevo sentire a poca distanza dal mio volto.
Seguii incerto la direzione da lui indicatami. Dovetti strizzare gli occhi per mettere a fuoco quel che poi riuscii a vedere.
Non erano animali, ma Tributi addormentati. Da quella distanza non sapevo dire chi fossero.

« Prendiamo l'acqua ed andiamocene... Penseremo al da farsi domani. » - sussurai, in allarme.
Riempimmo la mia borraccia, e le altre che Gladius portava con se (evidentemente non aveva avuto tutto il mio ritegno, nel curiosare tra la roba di Maximme e Ashlynn).
Iniziai con passo quasi meccanico, quindi, ad avviarmi verso il campo base, chiamiamolo così, e così fece il cacciatore, seguendomi.
Adesso solo il silenzio era nostro compagno, insieme ai rumori della natura che ci circondava.
Mi fermai nuovamente quando fu lui a rompere il silenzio che era calato poco prima.

« Volevo ringraziarti... Per oggi. Per non credere che io sia un assassino. » - mi voltai. Era una situazione strana.
Sorrisi leggermente, per poi parlare nuovamente, diretto al ragazzo - « Solo uno stupido non avrebbe colto il rammarico nei tuoi occhi, mentre riponevi la tua freccia, Gladius. » - gli poggiai una mano sulla spalla.
« Non è colpa tua, nessuno di noi lo vorrebbe. »

Lo fissai, e avrei voluto poter aiutarlo in quel momento. Ma più delle mie parole non potevo garantirgli. Ricambiò lo sguardo, sorridendomi appena. Si vedeva che apprezzava le mie parole. E ne ero contento.

« Torniamo al campo, adesso, e cerchiamo di dormire un po'. »
   
 
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