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Autore: LittleLazyHobbit    21/06/2012    2 recensioni
BadBoy!Kurt.
Kurt, non è un vero e proprio cattivo ragazzo, ha solo imparato che la vita quando ci si mette può essere davvero bastarda e che bisogna darsi da fare per andare avanti.
Blaine ha sofferto molto in passato e forse ha trovato una persona, che possa davvero comprenderlo.
Questa è la mia prima Fanfic e voglio precisare che l'idea non mi è venuta da tutti quei post che girano su Tumbrl.
Vi lascio alla storia, magari capirete meglio. Un bacio, Maddy!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Allora non pensate che sono sparita è solo che il terzo capitolo è in fase di betaggio(non sò se si dice così), mentre il quarto è quasi finito quindi non pensate che ho abbandonato la storia. Come sempre ci sentiamo alla prossima e se mi lasciate un piccolo parere magari mi fate felice! ^.^

Blaine era appena tornato a casa, dopo aver passato l’intero pomeriggio da Rachel,  provando il nuovo strabiliante duetto che le avrebbe dato l’opportunità di attirare maggiormente l’attenzione su di sé. Blaine amava Rachel come se fosse una sorella, ma certe volte avrebbe soltanto voluto tapparle la bocca con qualcosa pur di zittirla.


Era stanchissimo, non desiderava altro che andare a dormire e dimenticarsi di tutti i suoi problemi.

“Ehi, Blaine, sbrigati e vieni a tavola, è pronto!” lo chiamò sua madre, dalla cucina, accorgendosi del suo rientro.

“Okay, arrivo.” rispose seccato Blaine.

L’ultima cosa che voleva fare era parlare con suo padre e sperò fino all’ultimo che questo avesse avuto un contrattempo e non ci fosse per la cena. Purtroppo per lui il padre era seduto a tavola e stava parlando di chissà cosa con la moglie.

Blaine si mise a sedere accanto a sua madre e iniziò a mangiare senza proferire parola.

La donna, accortasi del suo comportamento distante, cercò di scoprirne il motivo.

“Allora tesoro, come è andata oggi a scuola?” gli chiese infatti, premurosa e preoccupata.
Blaine era sempre stato abituato a contare su se stesso e nessun altro. Non aveva voglia di raccontarle di cosa succedeva a scuola per darle dispiaceri; in fondo lei era l’unica nella sua famiglia ad essere a conoscenza della sua omosessualità, lo aveva accettato senza esitazione e aveva acconsentito quando Blaine le aveva detto di non dire niente al padre riguardo al fatto che fosse gay.

“Il solito mamma, i professori hanno spiegato il programma di quest’anno, al Glee abbiamo iniziato subito ad allenarci per le provinciali, ho pranzato con tutti i miei amici, parlando di quest’estate, e poi ho passato il pomeriggio da Rachel. Insomma niente di che.” rispose, mentendole.

“E dimmi Blainers, hai già fatto breccia nel cuore di qualche ragazza?” chiese il padre con un sorriso stampato sul volto.

Beth guardò male il marito.

'Possibile che non noti la reazione di Blaine di fronte a domande del genere?' pensò , guardando il figlio assumere improvvisamente una posa più rigida, mentre la luce che gli aveva illuminato gli occhi mentre parlava del Glee Club svaniva del tutto.

“Louis, non sono domande da fare! Se Blaine dovesse fidanzarsi verrà a parlarcene lui, quando lo riterrà più opportuno!” disse lei con tono di rimprovero verso il marito.

“No no, mamma non ti preoccupare.” si affrettò a tranquillizzarla Blaine, non volendo essere la causa di un litigio tra i suoi genitori.

“Comunque, papà, no non c’è nessuna ragazza…” continuò con un filo di voce. Avrebbe tanto voluto dirgli 'sai papà al massimo ci sarebbe un ragazzo, ma non capiresti mai.' Sapeva di non potersi spingere così in là, dunque si limitò a pensarlo.

“Ma come Blaine, sei un ragazzo intelligente, simpatico e anche di bell’aspetto, può essere che tu non abbia fatto colpo su nessuna ragazza?” chiese il padre stupito.

Blaine non voleva rispondergli, così abbassò la testa e continuò a mangiare.

“Ahh, forse ho capito. Blaine dimmi la verità, quella tua compagna, Rachel, è più di un‘amica vero? Beh in effetti è carina! Peccato che abbia due genitori finocchi, per il resto va più che bene.” proseguì, incurante di nascondere il disprezzo con cui parlava dei papà gay della ragazza.

“No papà, è solo un’amica, davvero.”rispose Blaine evitando il suo sguardo.

Beth cercò di salvare la situazione cambiando argomento.

“Louis, come  è andata a te la giornata?” chiese con finto interesse.

Blaine in certi momenti avrebbe solamente voluto abbracciare sua madre e ringraziarla all’infinito per tutto quello che faceva per lui.

“Insomma, la giornata è andata piuttosto bene anche se ci sono state poche vendite.” rispose lui con voce stanca.

“Comunque Beth, sai cosa mi ha detto Steve?” continuò lui.

“No cosa? E’ successo qualcosa alla sua famiglia?” chiese.

“No, è successa una cosa bruttissima al figlio di Robert Moore, te lo ricordi?” disse lui .

“Si me lo ricordo, è quello che vive accanto al supermarket, no?”

“Si, circa una settimana fa suo figlio gli ha detto di essere gay,ti rendi conto che disgrazia? Sembra che vogliano mandarlo in cura da uno psichiatra che si occupa di questi casi. E’ abbastanza famoso, dicono che riesca a far tornare tutti i pazienti normali dopo varie sedute.” raccontò il padre con un’espressionedi disgusto dipinta sul volto.

Beth avrebbe seriamente voluto sbatterlo fuori e non rivederlo più, sapeva che quelle parole per Blaine erano state come una pugnalata dritta al cuore.

“Louis,  guarda che non è assolutamente una malattia e non c’è niente di sbagliato nell’amare un’altra persona dello stesso sesso!” rispose lei con rabbia.

“Non c’è niente di sbagliato eh? Ma che andassero a fare i froci da un’altra parte lui e tutti quelli come lui! Dovrebbero essere curati! Fa schifo quello che fanno ed è anche una cosa contro natura. Sono solo delle femminucce che stanno infettando sempre più persone!” ringhiò il marito.

La donna capì di non essere in grado di farlo ragionare e incominciò a sparecchiare la tavola, disperata al pensiero di che effetto avessero potuto provocare quelle parole sul figlio.

Blaine aveva assistito a quella discussione incapace di ribattere in alcun modo, mentre sentiva quelle parole infiltrarsi sotto la pelle, andando dritte dentro il cuore, dentro la testa, per farlo sentire in colpa, per ferirlo ricordandogli quanto lui stesso fosse sbagliato, nient'altro che un abominio agli occhi del padre.

Louis non poteva capire quanto avesse ferito il figlio con quel discorso, ma anche se avesse saputo della sua omosessualità la sua opinione non sarebbe stata differente.

Quelle parole avevano ricordato a Blaine il motivo per cui non aveva mai rivelato ciò che era al padre, avevano fatto riaffiorare in lui tutte le paure seppellite nel profondo del suo animo.

Sentiva  le lacrime pungergli gli occhi, per il dolore e per la frustrazione. Sentiva la rabbia montargli dentro, risvegliata dalle parole del padre, così simili a quelle che gli erano state rivolte contro o che gli venivano riversate addosso tutti i giorni.

Suo padre, una volta finita la cena, si alzò dal tavolo e si diresse verso il salotto, probabilmente per guardare una partita di football in tv.

Una volta rimasti solo loro due in cucina, sua madre gli si avvicinò e lo abbracciò stretto, comunicandogli tutto il proprio affetto.

“Non dargli ascolto, tu sei troppo per questa città bigotta e per gente come lui. L’anno prossimo ti troverai a New York e lì non ti dovrai più nascondere da nessuno. Tu sei perfetto,  Blaine!” gli disse con la voce rotta dal pianto.

Si staccarono pochi minuti dopo e finirono a guardarsi negli occhi, con sua madre che gli rivolgeva un sorriso malinconico che lui non poté fare a meno di ricambiare. Era un sorriso finto e forzato, ma non avrebbe mai potuto dare intenzionalmente dispiaceri a quella donna che lo difendeva sempre e comunque.

“Grazie mamma.” sussurrò Blaine non allontanando lo sguardo dai suoi occhi amorevoli.

Dopodiché si alzò da tavola e si diresse verso camera sua.

Quello era l’unico posto dove poteva essere se stesso, dove le voci accusatorie degli altri non arrivavano, dove poteva esprimere i suoi sentimenti attraverso  la musica senza che nessuno gli chiedesse niente.

Si voleva sfogare, ma non voleva far sentire niente ai suoi genitori, lo avevano rimproverato più volte per i rumori troppo forti; prese l’ipod dalla tasca della tracolla, si stese sul letto e mise l'unica canzone che riuscisse a calmarlo.

Life’s too short to even care at all, I’m losing my mind, losing my mind, losing control.”

'Si Blaine, la vita è troppo corta per preoccuparsi di tutto'pensò.

These zombies in the park they’re looking for my heart” 

'Stanno cercando il mio cuore per distruggerlo definitivamente…'

Blaine non riusciva a calmarsi. Aveva un disperato bisogni di liberarsi di tutta quella rabbia, della delusione provocata dalle parole del padre, ma non ci riusciva. Di solito gli bastava ripetersi quelle parole mentalmente, ma quella volta non stava funzionando. Si tolse le cuffie e buttò il tutto nel cassetto del suo comodino.

Dopo un attimo di riflessione si promise mentalmente che l’indomani dopo le lezioni sarebbe andato in palestra per sbarazzarsi di tutta quella rabbia trattenuta troppo a lungo.

'Fottute emozioni. Se si potesse non provare nulla la vita non sarebbe così complicata e dolorosa.’si disse.

Si addormentò dopo poco tra un pensiero e l’altro.





Grazie ancora a tutti quelli che hanno recensito e hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite, ma sopratutto un grazie enorme alla mia beta  Kyelenia ( http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=26522 ). Non me lo aspettavo proprio che la storia sarrebbe piaciuta. XD
Mi scuso per il ritardo del capitolo, ma vi posso assicurare che il prossimo è già in cantiere. Detto questo posso salutarvi, alla prossima! ^-^
P.S. se volete farvi un'idea della storia il titolo l'ho preso dalla canzone di P!ink Perfect.
   
 
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