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Autore: Phantom Lady    21/06/2012    2 recensioni
13 songfic più una traccia bonus ispirate a 13 canzoni tratte dal disco Sound of the Universe dei Depeche Mode del 2009 più una traccia bonus da Ultra (Depeche Mode -1997) basate sul rapporto amore-odio. Sono scritte in prima persona dal punto di vista di uno dei protagonisti. La maggiorparte sono rivolte alla seconda persona, altre alla terza, come un monologo interiore. In ogni caso la scelta ha un suo perchè, che spiegherò o che comunque si potrà intuire all’interno della fic stessa. Le tracce sono:
1- In Chains [IvanxNatalia]
2- Hole to Feed [ChibimericaxArthur]
3- Wrong [MatthewxFrancis (accenni di UsUk)]
4- Fragile Tension [RoderichxElizaveta (accenni di PrUngary)]
5- Little Soul [FrancisxArthur]
6- In Sympathy
7- Perfect [MatthewxAlfred]
8- Come Back [AlfredxArthur]
9- Corrupt [IvanxNatalia]
10- Light [RoderichxElizaveta]
11- The Sun and the Moon and the Stars [FrancisxJeanne D'Arc]
12- Ghost [Ludwig (Gilbert e Feliciano)]
13- Peace [Matthew]
+ Bonus Track: Barrel of a Gun (Ultra-1997) [AlfredxArthur]
****EDIT**** Il 12° capitolo (Ghost) contiene dei riferimenti storici alla Germania e alla Prussia, soprattutto durante la caduta del muro di Berlino e la Seconda Guerra Mondiale. Il capitolo è stato arricchito con tre note storiche a fine pagina, contrassegnate con un asterisco per indicare il passaggio di storia a cui si riferiscono. Godetevi il mio duro lavoro :D
****Note: OOC o più semplicimente risalto di alcuni caratteri nascosti e dalle tonalità più oscure
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Traccia 7 – Perfect
 
1- In Chains
2- Hole to Feed
3- Wrong
4- Fragile Tension
5- Little Soul
6- In Sympathy
7- Perfect
8- Come Back
9- Corrupt
10- Light
11- The Sun and the Moon and the Stars
12- Ghost
13- Peace       
            + Bonus Track: Barrel of a Gun (Ultra-1997)
 
 
In another state of consciousness         *
In another state of mind
Everything was almost perfect
Everything fell into place
The jury reached a differente verdict
Before the judge dismissed the case
 
Se solo prima di farlo ci avessi pensato, ora non sarei qui, ma soprattutto non sarei solo. Se avessi avuto un’altro stato mentale probabilmente non sarebbe successo. Tutto sarebbe stato quasi perfetto. Non avrei neanche dovuto preoccuparmi più di tanto, dopotutto se è così che le cose devono stare, non posso certo oppormi. E invece l’ho fatto nel modo peggiore concepibile. E sono stato un idiota, e non posso non odiarmi per questo, ho la sensazione che il mio corpo e il mio cuore siano in combutta, come se volessero separarsi uno dall’altro, come se anche la mia stessa anima si rifiutasse di stare con me.
A questo punto, se solo non fossi stato accecato, non sarei qui, non avrei trascinato Francis nella difesa di un colpevole. Mi odio anche per questo. Come ho potuto coinvolgerlo in un affare del genere? Sono davvero senza ritegno.
Il giudice battè il martello e risuonò nella mia mente come un forte e opprimente senso di  colpa. Il caso era stato respinto e io ero colpevole. Lo sapevo e lo sapevano tutti, che sarebbe finita così. Ma la peggiore condanna non sarebbe stato il carcere, furono gli occhi di Francis, delusi. Mi aveva difeso con tutte le sue forze, ma quando non ce la feci più a vederlo combattere per me lo ammisi, ero io il colpevole. Non mi meritavo tutto quell’affetto. E quando lo vidi era sconcertato. Non ce la facevo più a sentirlo dire menzogne su menzogne – che poi, lui era anche all’oscuro della verità – solo per difendermi. “Non sarebbe stato in grado” dichiarava deciso, ma purtroppo si sbagliava, e mi facevano stare male quelle bugie usate per nascondermi, inconsapevolmente, alla mia giusta pena. Non potevo sentire ancora quelle parole, erano come un colpo al cuore. E quando Francis mi condannò con lo sguardo capii che ero rimasto solo.
 
And everything could have been perfect   **
Everything in the right place
Then I wouldn’t have to play the suspect
Accused, abandoned and disgraced
 
Tutto sarebbe potuto essere perfetto e ogni cosa andare al suo posto. Ma non è stato così. Forse perchè la perfezione non può esistere in un mondo di errori e perchè l’ordine che era stato predefinito non mi andava a genio. Non avevo più voglia di essere sottomesso e di fingere che andasse tutto bene, ero stufo di nascondermi dietro quei sorrisini deboli e incerti, nella speranza che Alfred si accorgesse di quanto soffrivo.  Ma fu tutto vano, quel continuo celare i miei sentimenti mi aveva solo portato a bruciare di rancore nei suoi confronti, nell’odiarlo sempre di più per la sua cecità. Ma l’amore che provavo verso di lui era sottilmente superiore all’astio. Era per quello che non avevo il coraggio di fargli del male, anche solo di sfiorarlo con cattiveria. Eppure mi sono ritrovato a fare il sospettato e a piangere silenziosamente. Se solo non fosse andata così... non importa quanto avrei continuato a soffrire o quanto forte potesse essere il mio dolore. Saperlo con me, con amore o meno, riusciva almeno a strapparmi un sorriso. Se lo avessi ancora vicino patirei con gioia, e sarei disposto a nascondermi dietro un sorriso falso ancora e ancora. E non avrei dovuto fare il sospettato, accusato, abbandonato e in disgrazia. Adesso che Francis non si fidava più di me ero rimasto solo, senza nessuno che potesse comprendermi. Ma io non volevo essere consolato, non me lo meritavo, come non meritavo la grazia – o la tortura – di essere ancora vivo.
 
I didn’t shoot, I didn’t pull the trigger                   ***
It wasn’t me, I’m just a plain and simple singer
I heard the sound, I turned my head around
To watch our love shot down
 
Io non ho sparato, cerco ancora di convincermene, ma non ci riesco. Non ho premuto il grilletto, quello non ero io, non ero in me. Quello era solo il mio corpo! Il mio cuore non c’entra! Ma essendo un tutt’uno non posso che dare la colpa a me stesso e basta, dopotutto, se davvero avessi voluto, avrei anche potuto abbassare la pistola e andarmene.
E invece non l’ho fatto. La tenevo puntata contro Alfred, a terra, con le lacrime agli occhi. Il mio dito accarezzava il grilletto con fare nervoso, mentre lo guardavo fisso negli occhi azzurri. Era terrorizzato, con il volto contratto dall’orrore. Gli gettai addosso il mio sguardo cruento, con un misto di rabbia, odio, rancore, delusione e, anche se velato, di amore. La canna della pistola puntava sul suo cuore, e avevo intenzione di ricambiare la sua noncuranza. Come lui mi aveva spezzato il cuore, anche io avevo intenzione di ucciderlo.
Mi implorava, con le spalle adese al muro, da terra, con le lacrime agli occhi. Mi prometteva che non mi avrebbe più lasciato e che avrebbe cominciato ad amarmi più di un fratello, ma io non volevo una promessa, volevo qualcosa di vero. E con le lacrime agli occhi Alfred cercava di implorarmi di risparmiarlo, di dargli una seconda possibilità, ma io non ci riuscivo, non si era neanche reso conto che di possibilità ne aveva avute fin troppe. Strinsi il pugno e lo guardai negli occhi, a entrambi salivano delle lacrime, l’unica cosa che tradiva le mie intenzioni. Alfred mi guardò terrorizzato, scioccato dall’idea che potessi anche solo impugnare una pistola per nuocere a qualcuno. Tremante la puntai contro di lui facendo dei grossi respiri, ma vidi pian piano la sua tensione distendersi e affiorare dalle sue labbra un sorriso mesto. Me ne accorsi, però, troppo tardi, perchè a causa di un tic nervoso avevo premuto il grilletto. I miei occhi si ridussero a due fessure quando partì il colpo e il proiettile vibrava nell’aria. Alfred si era arreso e non aveva più intenzione di continuare quell’agonia, appeso ad una corda, aspettando e cercando di allontanare con ansia la sua morte. Quel suo sorriso mi rimase impresso nella mente. Probabilmente aveva capito i miei sentimenti e la mia sofferenza e ne era rimasto rattristato, per non essersene mai reso conto. Ed era bastata l’intensità di uno sguardo per farglielo capire. Avrei voluto che lo scoprisse prima e non che morisse con i sensi di colpa per avermi rovinato la vita. Anzi, dovendolo ammettere, ci eravamo rovinati la vita a vicenda. I miei occhi si riempirono di lacrime, se solo avessi visto prima quel sorriso mesto, se solo... Oh, Dio, il colpo era partito e prima che il proiettile potesse lacerargli il cuore, vidi una lacrima che scendeva dall’occhio sinistro, mentre con le labbra mimava: -Scusa- che sentii a malapena. Strinsi i pugni, nel vedere il corpo esangue di mio fratello che era a terra, arreso, senza che lottasse minimamente per la sorte che gli aspettava. Forse se lo aspettava, o pensava di meritarselo, ma questa vendetta non mi fece sentire meglio, anzi, avevo nel cuore il vuoto e il peso di aver ucciso la persona che più amavo. E non riuscivo ad aprire gli occhi e guardare cosa avevo fatto. Del sangue si riversava sull’amato cappotto di mio fratello, scendeva a rivoli ripidi facendosi strada tra la pelliccia e in un rumore liquido cadeva a terra. Aveva gli occhi chiusi, come se si fosse addormentato in un piacevole sogno, e un sorriso sulle labbra, un forte contrasto con l’espressione di pace, ma non per questo meno bella. Strinsi i pugni e sentendo tra le dita quella dannata pistola la gettai vicino ad Alfred, che, con i palmi rivolti all’insù, sembrava guardarmi con compassione e affetto, un calore che, da parte sua, non avevo mai sentito. Vederlo lì, disteso, esangue, con il purpureo liquido che seguiva il solco del suo braccio e scendeva dalle dita a terra, cme se stesse accarezzando dei capelli, mi fece bruciare di odio, di rabbia, e sentii che non avrei mai più commesso l’errore di uccidere qualcuno. Sapevo che sarei stato in colpa, che ogni notte lo avrei rivisto, mentre mi implorava di risparmiarlo e che ogni notte mi sarei risvegliato in un bagno di sudore, il suo spettro che riprendeva vita nei miei più lugubri incubi. E sapevo che non sarei più riuscito a liberarmi da quell’immagine così cruenta, eppure aveva avuto l’ottusità – non si può dire coraggio in questi casi, si può essere solo sciocchi nell’assassinare – di ucciderlo, e come sapevo che non mi sarei mai perdonato per questo, sapevo anche che non avrei potuto ridargli vita. Mi avviai verso l’uscita a passi rapidi, cercando di cancellare dalla mia testa quell’immagine e di sfuggire a quell’aria appestante che gravava lì. Mi voltai un’ultima volta per vedere il mio più grande reato – e l’unico, se si esclude quello di amare – per vedere il nostro amore ferito a morte, che sputa sangue, in un angolo buio di un luogo dimenticato. Se era così che doveva finire il nostro amore, oscurato, pazienza, infondo andrò solo in carcere, e ripenserò a te ogni giorno, Alfred, ti rifarò vivere nei miei pensieri, ti sognerò accanto a me, ma tu non ci sarai, e questo mi distrugge dentro, lo capisci? Non posso continuare a vivere così, non posso voltare le spalle all’amore che provo ancora per te. Il fatto che tu non ci sia più non mi impedisce di amarti. Io ho commesso un omicidio e ne sono al corrente, ho tolto la vita alla persona che più amavo per un mio semplice capriccio, ho trascinato l’unica persona che si fidava di me nella mia difesa ingiusta, spezzando quel rapporto di fede reciproca e ora, che sono solo, mi accorgo davvero quanto sia orrendo morire. Anche se io sono ancora a questo mondo, Alfred, capisco come ci si sente ad essere morti. Fratello, so che non sono degno di chiamarti così, ma non puoi condannarmi, almeno non farlo con rancore. Dopotutto è un reato uccidere per amore? L’amore è il peggiore assassino che esista, eppure nessuno lo ha mai condannato. Ora mi aspetterei di trovarmelo qui accanto, carcerato anche lui, ma l’unica cosa che mi fa compagnia in questa cella sono solo quattro pareti sudice, e il tuo fantasma. Alfred, non vale la pena vivere una vita da assassino. Alfred, non volevo ucciderti, se potessi ti ridarei vita, ti darei la mia.

 
 
 
 

**** Traduzioni

* In un altro stato di coscienza/ in un altro stato mentale/ ogni cosa sarebbe perfetta/ ogni cosa sarebbe a posto/ la giuria raggiungerebbe un verdetto diverso/ prima che il giudice respingesse il caso.
 
** E tutto avrebbe potuto essere perfetto/ tutto  nel posto giusto/ e io non avrei dovuto fare il sospettato/ accusato, abbandonato e in disgrazia.
 
*** Non ho sparato, non ho premuto il grilletto/ non sono stato io, sono solo un semplice e scialbo cantante/ ho sentito il suono, ho voltato la testa attorno/ per vedere il nostro amore colpito a morte


**** Note
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma ora che ho finito gli esami posso dedicarmi di più alle storie forse
Dunque, non sono troppo sicura di questo capitolo, penso di aver distrutto il carattere dei personaggi, in un certo senso. Però va considerato che non potevo fare molto diversamente con la situazione che si era creata e per la canzone. Non è neanche troppo IC, almeno per come la vedo io, in quanto il tasso di criminalità in Canada è alto in confronto alla popolazione, quindi io suppongo che Matt abbia degli istinti omicidi, e poi ha tanto odio represso, quindi potrebbe essere solo una conseguenza, anzichè un OOC, forse una conseguenza un po' OOC, ma comunque...
Beh, spero che vi sia piaciuta, e lasciate un commento se avete consigli o domande da fare ^^ sarò ben disposta!
  
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