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Autore: _ruth    21/06/2012    5 recensioni
Non chiedetemi da dove è nata l'idea per questa storia,
ma rassegnatevi al fatto che è l'ennesima fanfiction ambientata dopo la fine di Total Drama World Tour.
Troverete però un Trent completamente diverso,
una Courtney che è in preda al destino e un Duncan molto, molto pervertito!
Dal capitolo 6:
 
-Cosa vuoi dire con questo che io sarei ancora innamorata di lui?
-Prova a negarlo, guardami negli occhi e dimmi che non lo ami più!
-Io..-la voce mi tremava, non ero sicura di quello che avrei detto, ma andai avanti.-io.. non posso..sono confusa, non ci capisco davvero più nulla, quando ripenso a lui mi vengono in mente solo le cose belle, ma quando lo vedo mi ribollo per la rabbia..
 
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Owen, Trent
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Capitolo 4: La causa di tutto

Gettai l’ultimo peluche nello scatolone, non che mi stessi per trasferire, avevo solo deciso di fare un po’ di ordine nella mia vita, di tagliare definitivamente i ponti con il passato e di dedicarmi solo ed esclusivamente a diplomarmi con il massimo dei voti per andare a studiare legge all’università. Per prima cosa, feci un po’ di pulizia in camera mia, eliminai tutti i rimasugli di infanzia e la resi più simile a quella di un futuro avvocato.
-Court, tesoro, sei sicura di voler buttare via tutta questa roba? Un giorno magari avrai dei figli e ti farà piacere ritirarla fuori.
-No, mamma, sono più che sicura di voler buttare via tutto.
Niente spiegazioni sul perché ovviamente, non avrebbe capito, nella sua testa ero ancora una bambina indifesa che muove i suoi primi passi nel mondo dei grandi, peccato che nella realtà quella bambina è stata investita da un treno in piena corsa, e ora sta cercando disperatamente di tornare a vivere dimenticando quello che le è successo, e di cose da raccontare sugli ultimi due mesi cene sono.
 
-E adesso il momento da voi tanto atteso, e adesso sapremo chi è colui (o colei) che avete scelto come vostro rappresentante d’istituto.. Rullo di tamburi prego.. è Jhon Smith!
Un urlo si alzo dalla folla seguito da numerose acclamazioni.
Sentii la rabbia montarmi in viso, perché aveva vinto lui? Com’è possibile che la scuola avesse preferito un così a me? Certo era nella squadra di football, era popolare, ma questo non basta, essere rappresentanti significa prendersi delle responsabilità e.. Proprio in quel momento qualcuno mi passò a fianco e mi sussurrò nell’orecchio “Loser”, quando mi voltai lo vidi che sia allontanava, ma non lo riconobbi perché era girato di spalle.
 
Cacciai quell’immagine via dalla mia testa, ogni volta che mi soffermavo a pensare mi arrivavano alla mente pensieri del genere ormai ero lo zimbello della scuola, le preda facile dei bulli e la causa di tutto chi è?
Lo stupido ed egocentrico punk!
La cosa però non mi importava più di tanto perché mentre loro finito il liceo si ritroveranno a fare i barboni nell’angolo più sudicio di Toronto, io andrò ad Harvard, e questo pensiero mi basta per andare avanti.
 
-Court, ora che abbiamo finito rimettere a posto, avrei bisogno di una meno in cucina.
Guardai l’ora, erano le sette, ora insolita per iniziare a cucinare per una famiglia che di solito mangia alle nove, pensai, ma senza fare storie la seguii in cucina.
 
-Volevo fare dei biscotti a tema, che ne dici?
Biscotti a tema? Mi ci volle un po’, poi finalmente realizzai: 31 Ottobre, festa di Halloween.
-Okay hai una vaga idea di come si facciano?
Mia madre era una frana in cucina, per questo praticamente ogni sera ordinavamo qualcosa da asporto.
-No, ma ho scaricato la ricetta da internet, mi aiuteresti a decifrarla?
Annuii.
Dopo un po’ che stavamo trafficando ai fornelli la stanza fu inondata dal silenzio, intercorro di tanto in tanto da un: “Metti lo zucchero qui” o “Passami l’impasto”.
Dopo una mezzora infornammo il tutto e ci lasciammo cadere sfinite sulle sedie del tavolo di cucina, io e mia mamma avevamo un buon rapporto almeno fino a quando non iniziai a frequentare Duncan, poi iniziai a sentirla distante, forse perché lavorala molto più di prima, forse perché non le è mai piaciuto, come sempre la causa di tutto chi è? Sempre lui.
-Ti va se parliamo un po’?
Quando partiva con quella frase si accendeva sempre una discussione e io non ero proprio dell’umore giusto per discutere, feci per alzarmi, ma lei fu più veloce e mi bloccò con il braccio.
-Se non vuoi parlare va bene, basta che mi ascolti- fece una breve pausa, poi riprese –Sei sempre a studiare, ogni tanto dovresti uscire, stasera per esempio c’è la festa a casa di quel tuo amico biondo, perché non ci vai ti diverti un po’, ti distrai.
Poi in un attimo mi fu tutto chiaro, aveva fatto la carina tutto il pomeriggio solo per arrivare a farmi questo discorso, solo per liberarsi la coscienza e dire “almeno ci ho provato” be’ grazie ma io alla festa del mio amico biondo non avevo proprio intenzione di andarci! 
-Finito? Posso andare ora?
Esclamai uscendo di cucina sbattendo la porta, afferrai il cappotto dall’attacca panni e uscii di casa.
Mi diressi alla fermata della metropolitana vicino a casa mia , io abitavo nella Old Toronto che è un po’ come il nucleo originario della città, e conta quindi il numero maggiore di abitanti, adoro la mia casa e anche se vista da fuori può sembrare grande e monotona, mi sono trovata un posto tutto per me in cui nessuno va mai ed era lì che ero diretta.
Lo scoprii prima dell’ultima stagione del reality, quell’anno persi mio padre, nei giorni del suo funerale la casa era piena di parenti e non riuscivo a stare in casa c’erano troppi parenti e lì tutto mi ricordava lui, quindi uscii di casa e presi la metropolitana fino ad arrivare in prossimità della riva del lago, lì mi tolsi le scarpe e proseguii a piedi. Quando arrivai alla scogliera che segnava la fine del lito iniziai ad arrampicarmi e giunsi dopo un po’ a un’altra piccola spiaggetta che non era accessibile se non come avevo fatto io. Rimasi lì per un bel po’ e da quel momento ci tornai molto spesso, mi è sempre piaciuto passare del tempo da sola senza essere disturbata.
 
Questa volta però non era solo, Trent era lì con me.
 
-Salve principessina sul pisello dormito bene?
Lo vidi arrivare e in un secondo mi ritrovai con una spalla dolorante distesa sul pavimento, era la terza volta che succedeva quella settimana.
-Hai bisogno di una mano?
Alzai gli occhi e intravidi un ragazzo dalla corporatura fragile con i capelli neri e scompigliati sugli occhi di un verde acceso, Trent, nel suo sguardo la stessa aria terrorizzata che c’era nel mio, entrambi eravamo ormai stati etichettati come sfigati.
Mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi, l’afferrai.
-Sai dopo un po’ ci faremo l’abitudine.
 
Fu in quel momento che capii che non ero sola, che su di lui potevo contare.
Nel pomeriggio lo portai nel mio posto che da quel giorno divenne il nostro posto, imparai a conoscerlo, e scoprii che infondo eravamo molto simili.
Lo salutai con la mano, e lui ricambiò con un sorriso.
-Anche tu qui?- mi disse sempre con il sorriso stampato sul volto.
-Si ho litigato con mia madre.
Mi sedetti al suo fianco e rimanemmo per un po’ in silenzio, poi senza che lui me lo avesse chiesto iniziai a raccontagli quello che era successo.
-Sai credi che tua madre abbia ragione, perché se ti mostri indifferente a quello che glia altri pensano di te allora..
-Si ma alla festa ci saranno anche Duncan e Gwen e..
Mi girai per guardarlo in volto, ma il suo sguardo era vacuo, fisso nel vuoto,tutte le volte che qualcuno pronunciava il nome di Gwen era così, era come se Trent si fosse creato un mondo parallelo tutto suo lontano dalle sofferenze, l’amava ancora molto, non riusciva proprio a dimenticarla.
Mi dispiaceva vederlo così, fuori sembrava sempre allegro, ma dentro sapevo che soffriva, ma d’altro canto con quella sua autodifesa psicologica era anche difficile da aiutare.
Lo scossi una volta, ma non ottenni alcun risultato, allora ci riprovai una seconda e una terza volta, fino a quando alla quarta rotolammo tutti e due sulla sabbia e iniziammo a ridere piegandoci in due dalle risate.
Dopo un po’ fu lui ad interrompere il silenzio.
-Dai, andiamo alla festa.
-Insieme?-
-Insieme.
 
Una volta arrivati a casa di Geoff il biondo ci aprii la porta quasi all’istante.
-Eccovi, mancavate solo voi!
La musica che era udibile fino in strada era quasi perforante all’interno dei locali dove si teneva la festa.
All’inizio stetti seduta su uno dei divani posti accanto al tavolo con la roda da bere e da mangiare, spilluzzicando di tanto in tanto qualcosa.
-Court, non puoi stare lì tutta la sera!- mi disse Trent in un orecchio –Vieni a ballere!
-No grazie non mi va..
Poi a un tratto intravidi tra la folla di persona che ballavano Duncan e Gwen che si stavano baciando appassionatamente.
Sentii il cuore che iniziava ad aumentare la sequenza di battiti, uno strano calore che mi montava in viso e una forte scarica di adrenalina percorrermi il corpo.
Presi la mano di Trent e lo trascinai a ballare, sul suo volto si poteva leggere la confusione per il mio rifiuto di ballare di pochi secondi prima e il successivo “cambio di programma”, ma non era tempo di dare spiegazioni, aspettai che l’attenzione del punk fosse su di noi, e poi afferrai il viso di Trent tra le mani e lo baciai.
Prima di chiudere gli occhi però feci in tempo a vedere lo sguardi sorpreso di Duncan fisso fu di noi, lo avevo ferito, so che era così!
 
  
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