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Autore: ZioMind456    21/06/2012    0 recensioni
Lo Zio Bob è un tipo strano. Guida un carro funebre e forse è connesso a alcuni delitti avvenuti nel mio paese. Non è mio zio, ma avrò a che fare con lui in una faccenda alquanto.. disgustosa e raccapricciante.
(nota dell'autore: non è propriamente un horror, ma non sapevo bene cosa mettere come categoria LOL)
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita a LuogoLugubre, dopo l'impiccagione di Alekej era tornata regolare e tutti si inventavano storie, più o meno verosimili, su Aleksej: chi sosteneva di averlo visto praticare stregoneria, chi trasformarsi in un grosso cane, chi praticare attività sospette nei dintorni della collina.

L'unico a non partecipare a questo chiacchiericcio fu lo Zio Bob, che rimase isolato nella sua grande casa, a lavorare e studiare.

Tutto era tranquillo e gli abitanti erano sereni Alla sera tutti eravamo riuniti a casa dello sceriffo per il suo discorso di sollievo. Lì erano presenti quasi tutti gli abitanti di LuogoLugubre, solo pochi erano rimasti a casa, forse perché infermi o perché svogliati.

Ad un tratto si sentì un rumore spaventoso, di assi spezzate da un grande macigno.

Urla.

Il tutto proveniva proprio dalla casa accanto.

Era la mia.

Accorremmo tutti fuori per vedere.

Forse avrei fatto meglio a non uscire: la casa era praticamente divelta dal terreno, difatti le sue macerie erano spostate di qualche metro dal luogo in cui si trovava, come se una montagna l'avesse spinta e sfracellata.

Mia moglie era rimasta a casa, non era venuta alla riunione perché si era sentita poco bene.

Vi erano per terra lunghe strisce di sangue che portavano fino alla collina.

Mi misi a correre, urlando, verso la collina, seguito da quei pochi popolani che non si erano fatti sconfortare totalmente, poiché l'impiccagione di Aleksej era stata inutile.

Arrivai alla porta dello Zio Bob.

La sfondai con un calcio ben assestato ed entrai, furibondo.

Mia moglie doveva essere lì dentro, nelle mani di quel porco.

Mi trovavo in una grande sala buia.

Sentii un grido attutito provenire dal basso, dalla cantina.

Feci le scale rapidamente e arrivai davanti a una porta con due oblò, da cui filtrava una pallida luce, proveniente da una stanza.

Guardai da uno degli oblò.

Lo Zio Bob era vestito di bianco e in mano aveva un lungo coltello.

Mia moglie era legata su una specie di tavolo tenuto in verticale.

Aveva le gambe sanguinanti, dilaniate da alcuni morsi paurosi, più grandi di quelli di un orso.

Lo Zio Bob si avvicinò a lei e le disse qualcosa che non potei udire, puntandole contro il coltello.

Urlai e provai ad aprire la porta ma essa era sprangata.

Gli occupanti della stanza non si accorsero di me.

Lo Zio Bob disse ancora qualcosa e le piantò il coltello nella pancia, in profondità, appena sotto l'ombelico.

Lei urlò come una forsennata.

Non potevo sentire le sue urla ma me le immaginai. Erano le urla di una persona che rimaneva ancora attaccata alla vita ma che era conscia di stare per morire.

Diedi spallate sempre più forti alla porta, graffiandomi le spalle, ma quella non si apriva.

Lo Zio Bob tracciò una lunga linea col coltello, arrivando fino allo sterno.

Dal corpo di mia moglie uscirono fiotti di sangue scuro che tinse il pavimento sporco.

Lei smise di urlare e si accasciò.

Il folle scienziato aprì la pancia di mia moglie.

Mise una mano dentro allo squarcio.

Ne trasse il cuore, che pulsava debolmente alla luce della piccola lampadina della stanza.

Lo ammirò.

Col coltello, con decisione, recise le arterie e le vene che tenevano ancora in vita mia moglie, collegandola al cuore.

Mi accasciai sul pavimento e mi misi a piangere.

Dopo alcuni minuti la porta si aprì.

Due braccia mi presero e mi portarono dentro la stanza.

Io ero privo di forze, non volevo lottare, mi lasciai trascinare.

Fui legato al tavolo su cui era legata mia moglie.

Su quel tavolo non c'era più lei.

Alzai la testa e vidi lo Zio Bob, con un'espressione alquanto allucinata e la bocca sporca di sangue.

Brandiva il coltello che avevo visto prima, solo che ora era tutto insanguinato.

<< Ciao, George>> disse. Aveva una voce rauca, diversa dal solito. Parlando, sputacchiava sangue. << Ti stavo aspettando. Mi dà molto fastidio che tu abbia visto tutto quanto, quindi devo provvedere. Anche tu sarai buono, come tua moglie. Il vostro è sangue genuino, non come quello di certe persone che vivono nelle città, che è cattivo e macchiato>>.

Mi avvicinò il coltello alla faccia.

<< Ora è bene che tu diventi un bello spuntino per me e per Rodomorr, poi me ne andrò via di qui, se no credo proprio che i tuoi cari amici del paese comincino a sospettare di me>>.

Proruppe in una risata.

Mi piantò il coltello appena sotto l'ombelico, in profondità, come aveva fatto per mia moglie.

Tracciò una lunga linea, fino allo sterno.

Estrasse il mio cuore.

Lo vidi pulsare forte, per l'agitazione del momento. Ero immobilizzato e non potevo reagire.

Nel frattempo le mie forze calavano ogni secondo, perdevo molto sangue.

Lo scienziato disse: << Vieni pure, Rodomorr>>.

Dall'ombra, sull'altro lato della sala, si mosse qualcosa di molto grosso.

Quel qualcosa si avvicinò.

Si espose alla luce, la mia vista era annebbiata dalla debolezza.

Era come se la sua figura fosse circondata d'ombra, i suoi contorni erano sfuocati.

Non riuscivo a distinguere cosa fosse.

Era grosso, questo è certo, ma era come se non si capisse di cosa fosse fatto.

Non era una figura nebulosa, ma nemmeno sembrava concreto.

A un certo punto vidi apparire in alto, dentro quell'essere, una specie di bocca contratta in un enorme e bestiale sorriso.

Fui avvolto dal terrore e dal gelo, lungo le mie mani sembrava che stesse salendo, lentamente, la morte.

Lo Zio Bob disse, sorridendo: << Eccolo, questo è tutto tuo, io ho già cenato con sua moglie. Mi raccomando non fare lo scempio che hai combinato con quel ragazzo con la lettera>>.

L'essere fece un lieve movimento in avanti e mi avvolse nelle sue spire.

A quel punto vidi nero.

  
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