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Autore: Hymn    21/06/2012    1 recensioni
Quel giorno, mancavano appena una manciata di settimane al mio diciannovesimo anno di età.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai, indolenzito, appoggiato a qualcosa di morbido, o per meglio dire, a contatto con qualcosa di morbido.
Aprendo gli occhi, potei notare che, quel morbido, era il mio zaino. Mi guardai un po' intorno, per poi sedermi, leggermente irrigidito dalla frescura notturna.
E mi ritrovai, praticamente, accanto a Gladius, intento a mettere via il carbone che si era prodotto con la legna ormai bruciata.
Pensai che fosse stato lui a mettermi la testa sullo zaino... Tutto ciò che ricordavo della sera prima era solamente un turbinio di immagini e spezzoni di discorso sulle nostre vite nei relativi distretti.
Appresi della sua famiglia, e di come lui fosse cresciuto abituato a cacciare (dopotutto, il suo Distretto era specializzato in quello); al contrario, io potevo solamente portare la bellezza che per uno del Dodici rappresentava il Prato, uno dei pochi posti felici entro la rete (quasi mai elettrificata) che separava l'abitato dai boschi.

« Buongiorno, Shaw. »
Una voce di ragazza mi distolse commpletamente dal sonno che ancora pesava sulle mie palpebre. Era Maximme; Gladius mi salutò con un cenno della mano, sorridendomi. Mancava Ashlynn. E fu proprio questo il mio primo pensiero.
« Dov'è Ashlynn? »
Lo sguardo di Maximme saettò su Gladius, poi su di me; anche lei sorrise, un po' imbarazzata.
« Si è diretta al fiume... » - quale fiume? Poi, il ricordo della radura scoperta la sera prima con Gladius (e quindi mi tornarono alla mente anche le emozioni provate), mi fecero capire.
« Ci sono dei tributi li... Sarà pericoloso! »
La stessa Maximme proruppe in una risata, per poi rassicurarmi. Gladius abbassò lo sguardo.
La ragazza puntò i suoi occhi, scuri, quasi neri, sui miei, verdi (una caratteristica strana, per i minatori del Dodici). Sospirò appena, la bocca fece assumere al viso una smorfia leggermente contrita.
« Non preoccuparti, ha consegnato solo un piccolo dono ai Tributi che avete trovato ieri; sarà di ritorno quando il cannone sparerà i suoi colpi. »
Questa volta fu il mio turno di mostrarmi confuso; Ashlynn avrebbe ucciso, da solo, quei tributi?
No, non era la ragazza adatta. Poi collegai il tutto. Io ero l'ultimo ad essersi svegliato, Ashlynn mancava chissà da quanto, e Maximme sapeva del fiume.
Gladius probabilmente aveva raccontato alle ragazze la vicenza della sera prima. Fu proprio lui a parlare, visto che la ragazza, adesso, aveva distolto lo sguardo.
« Maximme... Ha preparato una miscela di erbe tossiche, non velenose... Un'erba con proprietà soporifere, ed una con capacità paralizzanti. Ashlynn ha solo versato l'infuso nelle borracce dei tributi. »
Adesso fu la ragazza a parlare, la voce rotta da un po' di rimorso.
« Preferisco che muoiano così, nel sonno, piuttosto che sfregiandone i corpi con qualsivoglia arma... »

Potevo capirla; e condividevo in parte la sua idea. Fu solo in quel momento che una doppietta di cannone mi fece tremare le ossa.
Maximme scoppiò, finalmente, o avrei detto purtroppo, a piangere. Sia io che Gladius la abbracciammo, carezzandole i capelli. Non era affatto giusto, tutto questo.
Le scoccai un bacio sulla fronte, stringendola forte.
Ashlynn fu di ritorno poco dopo, il volto impassibile, gli occhi spenti.
Finimmo col sederci nuovamente in cerchio. Prima Gladius, adesso Maximme.
E anche Ashlynn. Per il momento, mancavo io.
Ancora non mi ero macchiato della tremenda colpa di aver ucciso qualcuno; per il momento, nei miei occhi non c'era ancora traccia di quel tipo di annientamento dell'anima causato dall'omicidio.
O meglio, dall'omicidio programmato per il macabro gusto di Capitol City.
Stavamo agendo per la nostra mera sopravvivenza.
Ma a che costo?

Non è colpa vostra. Smettetela di tormentarvi così, vi prego.

Mi alzai, intollerante di quel silenzio che era sceso, e mi allontanai dal campo, con lo sguardo basso.
O meglio, mi innalzai sul campo; valutata la stabilità dei rami più bassi di un albero, mi arrampicai su di esso, per poi sedermi sui rami più alti, ad almeno una decina di metri da terra.
Tra il folto delle foglie, intravidi un nido di ghiandaie imitatrici. Ne ammirai il colore del piumaggio, gli occhi intelligenti che mi fissavano, indecisi sul da farsi.
Istintivamente, iniziai a fischiettare un motivetto, il solito che mia madre canticchiava mentre faceva le faccende, nel Dodici.
Pochi attimi di silenzio. La ghiandaia, adesso, mi fissava attentamente.
Ripetei la manciata di note, la prima di una lunga serie (*). Infine, una terza.
La ghiandaia, assimilato il motivetto, iniziò a riproporlo, musicandolo in modo proprio, rendendolo una delizia per l'udito.
Soddisfatto, mi misi a fissare il sole; era decisamente ora di muoversi. E, ad occhio e croce, ci stavamo inoltrando nel pomeriggio. Quando avevo dormito?
Guardai in basso, osservando come il terzetto avesse alzato la testa per osservarmi fischiettare.
« Dimmi un po', hai intenzione di fare un concerto con le ghiandaie, adesso? »
Il tono, giocherellone e un po' più allegro con cui Ashlynn mi si era rivolta, mi fece sorridere.
Notai che anche Gladius e Maximme sembrassero più sollevati. Forse la melodia aveva rievocato il loro ricordi più felici di quelli delle ultime ore.
« Se serve a farvi ritrovare un po' di pace, perché no, potrei anche indire un concerto alla Cornucopia! »

Iniziai a scendere, ma a metà scalata, senza rendermene veramente conto, persi l'appiglio sui rami, scivolando verso il basso.
Fu tutto troppo veloce, e senza rendermene conto - e soprattutto senza avere il tempo di emettere alcun tipo di suono - mi ritrovai steso a terra, la gamba destra dolorante.
Gladius si accigliò leggermente, Maximme ed Ashlynn sembravano sul punto di scoppiare a ridere.
Anzi, scoppiarono a ridere!
Quasi volevo sotterarmi, ma quando compresi che la mia rovinosa caduta aveva fatto in modo di farle distrarre, mi misi a ridere pure io.
Tentai di mettermi nuovamente in piedi, ma quando poggiai il piede destro al suolo, cedetti nuovamente, finendo in ginocchio. Mugolai leggermente.
« Temo di essermi storto la caviglia. »
Nel mio campo visivo entrò una mano; Gladius mi aiutò a rialzarmi. « Poggiati a me, e vediamo di allontanarci da qui; agli Strateghi non piace la calma piatta, lo sapete. »
Borbottai un assenso, e mi appoggiai a lui. Era alto quanto me, non avevo quindi problemi di sorta nel farmi aiutare.
La principale differenza tra me e lui, era la massa muscolare. Ringraziai di non aver dovuto fargli io da bastone. Avrei voluto un fratello, come Gladius; anzi, un amico.
Avevo tuttavia altro, per la testa. Mi parve di provare interesse per quel cacciatore. Ed era ormai dalla sera prima, che ci pensavo.
Anche durante la settimana di allenamento mi aveva colpito, quel ragazzo; e anche durante la sfilata, con quel vestito da cacciatore, con la giacca e l'arco sulle spalle.
« Non essere affrettato, Gladius, dobbiamo sistemargli la caviglia o rischiamo che il danno peggiori rapidamente. »

Un leggero bip, il rumore di qualcosa che planava verso terra ci fece alzare lo sguardo.
Un piccolo paracadute piombò tra noi, poggiandosi di fronte ai piedi di Maximme; alzando lo sguardo, potemmo notare un lieve tremolio dell'aria. Probabilmente, era l'hovercraft che stava allontanandosi.

« Sei fortunato, Shaw, evidentemente hai colpito gli sponsor, in qualche modo! »
Maximme aprì quella specie di "granata", estraendone una bella fascia, resistente, ideale per delle steccature. « Sdraiati, ti faccio un impacco di erbe e ti stecco, così la caviglia ci metterà meno a riprendersi dal trauma. »
Sedetti per terra, e così fecero gli altri. Maximme fece e disfece più e più volte la medicazione, insoddisfatta. Dopo essersi assicurata che l'ultimo tentativo fosse il più adatto, mi stese sulla pelle un bello strato di roba di un bel verde foresta, per poi fasciarmi il tutto.
Durante tutta la sua opera, non staccai gli occhi di dosso dal terzetto; ma, più di una volta, mi trovai a fissare il nocciola degli occhi di Gladius.
   
 
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