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Autore: Aika Morgan    21/06/2012    18 recensioni
63 a.C. Cicerone pronuncia in Senato la sua orazione contro Catilina, che ha attentato alla vita della Repubblica. E, nello stesso momento, ripensa al loro tormentato amore passato.
Flashfiction a carattere slash.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
- Questa storia fa parte della serie 'Slash is the way <3'
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Quo usque tandem?

 

 

 

 

Quo usque tandem abutere Catilina patientia nostra?

 

Le parole risuonarono per il Senato, suscitando un brusio fra i presenti.

Prima di proseguire con la sua orazione, Cicerone si guardò intorno, per assicurarsi di avere l'attenzione di tutti. Di fronte a lui sedeva Catilina, l'aria fintamente contrita e lo sguardo ancora spavaldo di chi è convinto nonostante tutto di avere la ragione dalla sua parte.

Scrivere quel discorso non era stato facile, per Cicerone.

Non era neanche stato facile arrendersi all'idea che Catilina, dopo tutti gli anni che avevano passato insieme, lo odiasse al punto da volerlo morto.

Più di una volta, nelle notti passate a comporre la sua orazione, Cicerone si era fermato a pensare a come erano cambiate le cose dall'anno in cui si erano conosciuti.

Venticinque anni erano la vita di un uomo, impossibile fare il conto dei giorni esatti.

Erano entrambi appena ventenni, pieni di ideali che un giorno si sarebbero rivelati diametralmente opposti, con gli occhi che brillavano di vita.

Non avrebbe dovuto pensarci, ma scrivendo quelle prime parole, per Cicerone era stato normale pensare subito al fatto che Catilina non avesse mai saputo cosa fosse esattamente la pazienza. Era impaziente anche quando si vedevano di nascosto da tutto e tutti e facevano l'amore contro un muro, sollevando appena le toghe perché non c'era tempo di spogliarsi.

Catilina si avvinghiava contro la sua schiena lasciandogli spesso dei segni rossastri con le unghie, ridendo amaramente col viso nascosto nell'incavo della sua spalla di ciò che i loro concittadini romani avrebbero potuto dire del loro amore.

Poi erano iniziati i primi dissapori politici, degenerati in liti sempre più violente che li avevano condotti alla rottura e poi ai gelidi silenzi.

Non si sarebbe mai aspettato che la sete di potere di Catilina arrivasse fino al punto di volerlo vedere morto. Pensava che, da qualche parte in fondo al suo cuore, ci fossero ancora frammenti di quell'amore che li aveva uniti in gioventù.

Invece no.

Invece adesso erano lì, nel freddo e austero Senato, a guardarsi con gli occhi carichi d'odio, mentre toccava a lui chiedere la morte del suo nemico.

Nonostante le rughe che gli segnavano il volto, Catilina era bello adesso come lo era a vent'anni, e Cicerone provò un brivido quando i loro sguardi si incrociarono, riportandoli indietro nel tempo, a quando tutto era più facile e per nulla inquinato dalla sporcizia generata dall'ambizione.

Per quanto ancora, Catilina, abuserai della nostra pazienza?

E per quanto ancora continuerai a prenderti gioco del nostro amore passato?

 

 

 

 

 

 

_________

 

Che le anime di Cicerone e Catilina mi perdonino!

Anzi, no quella di Cicerone si merita questo ed altro per tutti i patimenti che ho dovuto sopportare studiandolo.

Non c'è bisogno che dica che tutta questa manfrina è falsa, falsissima e non ha nessun appiglio storico, manco a volerlo vedere apposta? (giusto alcune cose che Cicerone dice di Catilina, ma neanche...)

Sono una donna eretica e blasfema, lo so.

Questo scempio partecipa alla Notte bianca di maridichallenge col prompt "Quo usque tandem abutere Catilina patientia nostra?"

Se sopravvivete ditemi se è il caso di espatriare, gettarmi in ginocchio sui ceci o implorare perdono.

Amore e pasticcini,

Aika.

   
 
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