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Autore: alicerovai    21/06/2012    2 recensioni
Un'intensa nebbia angoscia gli abitanti di Duckburg. C'è paura, malinconia: è come se dovesse accadere qualcosa, ma nessuno riesce a capire cosa. Un agonia terribile attanaglia tutti.
Cosa accadrà? Riusciranno a ritrovare la luce?
Nota: i personaggi sono visti come umani. Di conseguenza le emozioni sono più intense, più reali.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scrooge camminava lentamente nella neve, chiudendosi con la mano sinistra il lungo cappotto mentre con la destra portava il bastone.

Battista gli stava dietro, in silenzio.

Non aveva il coraggio di parlare, anche se avrebbe voluto dire molte cose... non riusciva nemmeno a trovare una frase adatta.

Quando però cominciarono a passare dei minuti di silenzio profondo, a Battista cominciò a girare la testa; che fosse per il freddo, per la nebbia, per il tunf dei passi nella neve che cominciavano a rimbombargli nella testa come suono di cannoni, non si sa; fatto sta che si stancò di stare in silenzio.

« Signore » gracchiò piano. La voce non gli era uscita per niente bene.

Riprovò. « Signore! »

Scrooge sbuffò.

« Che c'è? »

« Mi scusi se mi permetto. Ma... io penso che sarebbe meglio chiamare qualcuno. Non ce la faremo mai a piedi »

« Io invece dico di sì. Ed è inutile sprecare denaro e tempo per chiamare qualcuno che non verrà! » rispose Scrooge, seccato.

Ma Battista cominciava a avere problemi di respirazione.

Possibile che tanta nebbia non svanisca? E questo freddo che ti taglia in due, ti impedisce quasi di respirare...

« Ma cosa dice? Perché non dovrebbero venire? » ribatté il maggiordomo.

« Risparmia il fiato. »

Battista rimase in silenzio.

Ma che gli è preso? Ieri era diverso. Com'è che non vuole essere aiutato? Moriremo di freddo, inoltre con questa nebbia non vedremo mai la fattoria.

Devo chiamare io qualcuno.

Ma Battista ricordò di aver lasciato il cellulare nella macchina, quando erano scesi per controllare il motore. Poi si erano messi in cammino per volere di Scrooge, e il cellulare era rimasto lì dov'era...

Bravo! Bravo veramente. I miei migliori complimenti. Lo sai vero, che non ritroveresti mai la macchina semplicemente perché non la puoi vedere?! Bene! Bravo! Morirai assiderato a 15 giorni dalla festa di Natale...

Battista si fermò di colpo, in mezzo alla nebbia e al freddo.

Col cavolo! Questo non lo posso permettere.

« Principale, io mi rifiuto. »

Scrooge stavolta si fermò, senza girarsi.

E adesso come reagirà?

« Ah, sì? E come pensi di fare, poi? Di tornare indietro a piedi? »

« Se è per questo, anche proseguire è cosa da evitare! Perché non mi dà retta? Lei... »

« Io? »

« Lei... perdiana, lei ha un cellulare! » a Battista si illuminò la faccia, ma durò solo mezzo secondo.

« Me lo dia. Chiamerò suo nipote! Lui verrà sicuramente »

Scrooge si voltò. Arrivò a un centimetro da Battista, e lo fissò negli occhi.

« Donald è quasi messo peggio di noi. Con il suo catorcio non potrebbe mai arrivare qui, e inoltre, ha i tre nipotini sopra. Non voglio rischiare nulla, quindi: tu se vuoi vedi un po' come fare, arrangiati; io vado da solo. E accada quel che accada. »

Si voltò di nuovo e tornò a camminare nella neve.

Battista non si mosse.

« Principale, non c'è solo Donald! Ci sono la signorina Daisy, il signorino Gastone... e Brigitta... e... »

Scrooge ormai non lo poteva più sentire.

A Battista vennero quasi le lacrime, quando la figura di Scrooge scomparve nella nebbia grigia e fitta... e non vide nient'altro che un muro grigio... ovunque si guardasse intorno, nebbia, nebbia, nebbia e ancora nebbia...

No! Non può finire così. È assurdo. Tutto questo è assolutamente assurdo.

Prese a correre in avanti (o così almeno credeva) quando sentì un rombo alle sue spalle.

Cos'è?

Si bloccò, fermo e zitto.

Il rombo si avvicinava. Sembrava un motore.

D'un tratto, prese a urlare: « Signore! Signore! C'è una macchina! Signore! », ma niente.

Adesso vedeva le due luci confuse nella nebbia.

Chiuse gli occhi, quando ormai era vicinissima a lui, e li aprì dopo alcuni secondi.

La macchina si era fermata al suo fianco.

Si aprì un finestrino e Battista vide la faccia di quello che era evidentemente un autista, sulla quarantina e con dei lunghi baffi neri.

« Qualcosa mi dice che ha bisogno d'aiuto » lo schernì l'uomo.

Perspicace, il tipo...

« Sì, bhe, anche se non sarei il solo. Il mio principale ha voluto proseguire da solo, la nostra auto è andata in panne qualche metro più indietro... » spiegò Battista.

« Fallo salire, Edward » disse una voce di donna da dentro la macchina.

« Subito. Lo vede lo sportello? » scherzò ancora l'autista.

Questo qui vuole fare il simpaticone, e gli riesce pure male.

Battista salì e un calduccio gli arrivò fino alle ossa quando chiuse lo sportello al suo fianco.

Accanto a sé, si accorse di avere una bella signora con i capelli grigi raccolti in un'elegante acconciatura, che gli sorrideva gentilmente.

« Edward, prosegui lentamente, e quando vedi un uomo a piedi fallo salire »

L'autista avanzò piano, borbottando cose del tipo “ma come faccio a vederlo con la nebbia”, “potevamo già essere al caldo della fattoria, e invece...”

« Tenga, si riscaldi un po'. Mi scuso se Edward oggi è scortese, ma le assicuro, non sempre è così » la donna sorrise ancora, porgendogli una coperta.

« La ringrazio. Ma lei è diretta alla fattoria di Elvira? »

Il sorriso della donna si appiattì un po', ma senza sparire. Guardò avanti.

« Sì, ma non sarei invitata. Sono venuta per una persona in particolare. Spero che mi accettino »

« Ma è ovvio. Soprattutto dopo che avrò detto loro che mi ha praticamente salvato la vita » le disse Battista.

« Aspetti a dirlo, dobbiamo ancora ritrovare il suo principale. Dev'essere un testardo, vero? Per proseguire a piedi in mezzo alla neve, senza, mi pare di capire, averle dato ascolto... »

Battista fece una smorfia. « Sì, è decisamente un testardo. »

La donna sorrise. « Non è cambiato per niente » mormorò.

Battista non capì. « Come ha detto, mi scusi...? »

« Edward! Vedo una sagoma. Fermati »

L'autista obbedì.

A quel punto, la donna aprì il finestrino al suo fianco.

Battista poté intravedere la faccia di Scrooge, sorpreso e seccato allo stesso tempo.

« Scrooge » gli disse la donna.

Ma come fa a conoscere il suo nome? Chi è?, si domandò Battista.

Scrooge sbarrò gli occhi, e quasi un'espressione di spavento mischiata a quella di gioia si dipinse sul suo volto.

« Goldie?! » disse poco convinto.

« Vuoi congelare? » gli domandò ancora la signora.

Scrooge non rispose. Vide Battista dentro alla macchina, capì e alzò gli occhi al cielo.

« Allora, caro? »

Dato che Scrooge continuava a non rispondere, la donna schioccò le dita.

« Edward, apri questo sportello »

Detto fatto; lo sportello accanto a Goldie si aprì, e la donna si scansò un poco per far posto a Scrooge, che sembrava come paralizzato.

Goldie continuava a sorridere, senza mai spazientirsi.

« Scrooge, o me o il freddo. Scegli » e gli porse la mano.

Inutile dire che Scrooge scelse lei, anche perché gli sembrava che dentro alla macchina ci fosse un bel calduccio.

Quando fu a sedere (Battista notò che stava ben attento a non avvicinarsi troppo alla donna) lo sportello fu chiuso e la macchina ripartì.

Per molti secondi, in cui Battista si sentì il terzo incomodo (escludendo l'autista che sembrava non esistere), i due stettero in silenzio.

Poi, dopo forse una lunga serie di ragionamenti su quale frase scegliere, Scrooge disse: « Perché sei venuta? »

Alla donna sparì, per la prima volta, il sorriso.

« L'ultima volta che ci siamo visti, tu mi hai cacciata dal deposito. Io ti dissi che avrei aspettato*. Ed ho aspettato. È Natale adesso, ho aspettato molti anni, e sono voluta venire per vederti. Oppure vuoi che ti faccia scendere dall'auto, ti lasci in mezzo alla nebbia e io me ne torni nel Klondike? Vuoi questo? »

Battista rimase sorpreso dal tono della voce della donna, e dalle sue parole. La gentilezza era svanita, era come se... una parte vecchia del suo essere fosse riapparso dopo del tempo.

E evidentemente, Scrooge conosceva quel suo aspetto.

In questo, pensò Battista, si assomigliavano moltissimo.

Questo cambiare repentino da un aspetto all'altro era tipico di Scrooge, e Battista capì che doveva esserlo pure di Goldie.

Ma doveva capirne di più. E forse ci stava arrivando...

« Ti dissi che ero troppo impegnato. Che non avevo tempo per simili sciocchezze. Ed era pure vero, forse. Però io non l'ho mai pensato realmente, credimi. E anche adesso... » Scrooge si era quasi dimenticato di Battista, che guardava imbarazzatissimo fuori dal finestrino (il niente, per altro) facendo finta di non esistere. Se avesse potuto, avrebbe fischiettato.

« … e adesso niente. Vediamo piuttosto di arrivare alla fattoria interi » tagliò corto Scrooge, tornando burbero come sempre.

Goldie non fece una piega, sapeva benissimo che quella non era la situazione più adatta per parlare di quelle cose.

 

Battista aveva una voglia matta di saltare giù dal finestrino, da quanto si sentiva “scomodo” a stare lì.

 

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

 

 

 

« Ormai dovrebbero essere già qui da un pezzo »

La voce preoccupata di Elvira fece quasi eco nelle menti dei presenti nella sala principale della fattoria.

Donald, i nipotini, Daisy, Gastone, Fethry, Brigitta e Rockerduck non sapevano che dire, e ammutoliti, ognuno nei suoi pensieri, rimasero in silenzio.

« Forse Scrooge ha deciso di non venire... » pensò a voce alta la nonna.

Donald scosse la testa, a malincuore. « No, avrebbe telefonato ».

« Forse ha deciso di risparmiare i soldi per avvertirci... » provò a dire Daisy, poco convinta.

« Cara, nonostante la sua avarizia, sono sicuro che avrebbe telefonato per non farci stare in ansia. O almeno, Battista lo avrebbe fatto »

La frase colpì tutti. Era vero, doveva essere così. E allora perché Battista non aveva telefonato?

Era successo qualcosa.

Ma cosa?, pensò Gastone preoccupato.

Speriamo che non sia successo nulla di grave... pensarono i nipotini.

L'avaraccio sa sempre come mettere in ansia i suoi familiari, pensò Rockerduck. Ma in realtà, un po' si preoccupava pure lui.

Adesso vado a cercarlo. L'avevo detto io, che questa nebbia... questa nebbia era la causa di tutto, pensò Fethry, frustato.

Scrooge... dimmi che non ti è successo niente e che stai bene..., implorava Brigitta.

A un certo punto, un forte rumore proveniente dal caminetto. Qualcosa stava cadendo giù.

Ma che...?, si domandò Donald.

Tutti si avvicinarono al camino, in silenzio, ascoltando tutta quella serie di rumori e tonfi che ne provenivano. O era quella cosa (ma non avrebbe avuto senso) o era... qualcos'altro.

Prima cadde una scopa, accompagnata da un sacco di fuliggine.

E poi cadde Amelia, a sedere. Oltre al vestito e alle scarpe nere come sempre, adesso aveva anche la faccia letteralmente nera. Per la fuliggine, s'intende.

Tossì non poco, afferrò la scopa che si divincolava mentre con la sinistra cercava di alzarsi.

A nessuno venne in mente di aiutarla, sia perché temevano una brutta sorpresa, sia perché erano troppo sorpresi per reagire.

La strega continuò a tossire fortemente.

Arrivò anche il suo corvo, Gennarino, anch'esso totalmente nero (non che fosse molto cambiato dal suo aspetto normale).

« Bhe? » disse Amelia tossendo, « Che avete... coff, coff... da... coff... guardare?! »

I presenti rimasero in silenzio.

« Insomma! Sono solo scesa dal camino. Io.. coff... lo so che non sono stata invitata, ma... coff!, non mi andava di essere fuori da questo... coff... questa... festa! »

Se ricordate, la nostra Amelia era venuta un po' per la numero uno (ma in minima parte) e un po' (molto) per stare in compagnia, anche se prima di allora non lo aveva mai ammesso nemmeno a sé stessa.

Solo ora che l'aveva detto, stava già un po' meglio.

Quando si riprese, constatò che Scrooge non c'era, e che in quel momento era come un serpente nero messo in mezzo alla sala colorata e elegante della fattoria.

« Bhe... se non mi volete, posso anche andarmene. »

« No, no! Resta pure, ci... mancherebbe. » le disse ancora un po' sorpresa Elvira.

Tutti tornarono alle loro postazioni, al loro silenzio, alla loro ansia.

E Amelia si domandava come mai il suo nemico non c'era.

Lei si diceva se non c'è, niente numero uno, ma in realtà, pensava: perché non c'è? Qui sono tutti preoccupati. Forse è successo qualcosa. E io dall'alto, sopra la nebbia, non ho potuto vedere nulla, perciò... non posso essere d'aiuto a nessuno.

Un nodo alla gola le si era formato. Sapeva bene che il suo arrivo lì non era stato il più gradito, soprattutto per due motivi:

1) era la nemica acerrima di Scrooge, che voleva a tutti i costi la sua numero uno. Avrebbe voluto rubarla quel giorno, così vicino a Natale (in effetti il suo piano era anche quello) e loro lo sapevano. Ma la cosa non era molto bella vista da un punto di vista morale e umano... e Amelia cominciava a ripensarci.

2) Sapeva benissimo che aveva illuso tutti quanti che il suo arrivo fosse quello di Scrooge, perlomeno prima che gli ospiti si rendessero conto che il rumore provenisse dal camino... volevano Scrooge e si erano ritrovati lei, che non era nemmeno la benvenuta.

Ecco, Amelia si sentiva una specie di verme in quel momento.

Come ho potuto pensare di voler rubare la numero uno proprio stasera? Nemmeno l'uomo più cattivo sulla Terra potrebbe mai farlo. Con questa situazione, questa nebbia, questo freddo, questa malinconia e Scrooge che non arriva... non lo farò. Non stasera.

Anzi, devo aiutarli... non ho il diritto di potermi divertire da sola...

« Non t'illudere, forse lo zione non viene. E quindi, nemmeno la “tua” numero uno ci sarà... ti è andata buca, Amelia. » la voce tagliente e malinconica di Donald la colpì alle spalle, facendole raccapricciare la pelle.

Una sensazione di pianto, dolore interiore quasi fisico la pervase tutta, facendola voltare per rispondere anche solo con lo sguardo a Donald, ma che si era già voltato per andare alla porta.

« No, io... » mormorò più a sé stessa che agli altri.

Gennarino gracchiò forte, pronto a ribattere a Donald, ma Amelia lo fermò.

« No, Gennarino... ha ragione. Era questo il mio piano all'inizio... perciò non posso dargli torto. Ma devo far capire a tutti che adesso io ho cambiato idea. Voglio aiutarli »

In fretta pensò come, ma non le venne in mente niente.

« Cosa posso fare? » domandò a voce alta. I presenti si voltarono verso di lei.

« Tu niente, fattucchiera! Cosa vuoi fare? T'interessa solo la moneta del mio Scrooge... » le disse Brigitta, tagliente come non mai.

Amelia sospirò fortemente, quasi le venivano le lacrime.

« No... no, ascoltami. Ascoltatemi! Io... sì, il mio piano all'inizio era quello di rubare la numero uno, d'accordo. Ma adesso non più. Adesso voglio aiutarvi. Mi rendo conto che non potrei mai fare una cosa del genere adesso... quindi... sinceramente, voglio aiutarvi. Farò quello che potrò » lo disse davvero sinceramente, nemmeno lei se lo sarebbe mai aspettato.

Fu allora che Elvira si fece avanti. « Amelia, io ti credo. Ma sinceramente, non penso che tu possa fare molto. La nebbia fuori ti impedirebbe di poter fare qualcosa... Forse Scrooge ha davvero deciso di non venire e tu non potresti fare niente.»

Cadde nuovamente il silenzio.

Amelia si sentiva scomoda, e non ci poteva credere: lei, pentirsi di qualcosa? Quando mai?

C'è sempre una prima volta...

Ed ecco che ad un tratto suonò il campanello.

Tutti i presenti fecero un balzo; rimasero per due secondi interdetti, poi Elvira andò ad aprire la porta con il cuore che le batteva forte.

Il primo a entrare fu Battista. Aveva lo sguardo vuoto.

Accennò un lieve sorriso alla nonna, e si sbrigò ad entrare; voleva allontanarsi dalle due persone dietro di sé, ovvero Scrooge e Goldie.

Quando entrò per secondo Scrooge, tutti i suoi familiari più Rockerduck (ma esclusa Amelia, che si limitò a rimanere immobile al camino) corsero verso di lui, improvvisamente con un sorriso stampato in faccia, che fosse appena accennato meno.

Ma dietro la faccia seria di Scrooge, apparve quella di una signora di una certa età, sorridente, che alcuni conoscevano molto bene.

Si bloccarono.

Il cuore di Brigitta cessò di battere per un attimo.

Poi riprese a battere, e la donna sentì le gambe abbandonarla, gli occhi appannarsi e la lingua seccarsi.

Lei.

Già, lei.

« Buonasera » disse Goldie.

Elvira le sorrise cortesemente, ma fu l'unica.

Donald, Daisy e i nipotini la ricordavano molto bene. Non dissero nulla solo per paura della reazione di Scrooge, o di Brigitta.

Fethry non capiva, perciò si dimenticò di sorridere.

Gastone intuì che la persona non doveva essere la più gradita.

Rockerduck studiava attentamente l'espressione del rivale, sforzandosi di non commentare.

Amelia era turbata e sorpresa allo stesso tempo, non conosceva la donna, ma aveva l'impressione di averne sentito parlare...

Battista decise di andare in un'altra stanza. Quei due erano calati in un silenzio assordante nell'auto, e lui si era leggermente imbarazzato. Avrebbe preferito quasi che i due si fossero parlati fitto fitto.

« Mi scuso se non mi aspettavate, ero venuta solo per... salutare. Non ho problemi a lasciarvi » la faccia di Goldie si fece improvvisamente seria.

Fu Scrooge a parlare. Le si avvicinò con timidezza, e le parlò sottovoce.

« No, resta. Anche se magari non ci credi... lo so che può sembrarti strano, ma io... adesso ho bisogno di te »

Goldie gli sorrise. Equivaleva a un sì.

Brigitta si sentiva decisamente male.

Goldie. Goldie Glittering. Mi aveva detto che non sarebbe più tornata... era molto più vecchia quando l'ho vista**, possibile che... che adesso mi sembri più giovane di 10 anni? Adesso è... è... no, sono io che sono una miserabile. Una miserabile che sperava in qualcosa stasera che non accadrà mai, e tutta per colpa sua... forse però non sarebbe mai accaduto, ma questo è certo: non lo saprò mai.

Oh, vorrei tanto scappare via... via, lontano! Sono stanca di combattere, di tenere duro... sono tanto stanca... tanto.... stanca...

« Brigitta! »

Daisy corse in tempo per afferrarla per la vita, prima che cadesse.

« Oh... » aveva gli occhi socchiusi.

« Che ti succede? Non ti senti bene? » Daisy però aveva capito.

Amelia osservava la scena da fuori.

Rimaneva ferma e zitta, osservando ogni minimo particolare.

La fattoria era immersa nella nebbia, come la città del resto, e le persone che vi erano dentro erano come delle statue che vi si muovevano e parlavano... ma era tutto al rallentatore...

Una situazione strana la pervase, e si rese conto che in realtà faceva parte della scena, e che pure lei era una statua.

 

Sì, la situazione era molto scomoda.

Non uno degli invitati era rilassato.

Erano tutti tesi e si sentivano come di troppo.

Erano quasi le nove, e la festa non era nemmeno iniziata.

Brigitta fu accompagnata in bagno, a sciacquarsi un attimo. Daisy la accompagnò; le voleva parlare.

« Non avresti niente da dire » fu la risposta di Brigitta a Daisy.

« Sì, invece. Ti prego »

Brigitta sbuffò, entrò nella toilette e aprì la cannella.

« Non ti devi preoccupare, sai... ricorda quello che ti disse lo zio qualche giorno fa. Te lo ricordi? » le disse Daisy, appoggiata alla porta del bagno.

Brigitta alzò la testa dal lavandino.

« Certo che me lo ricordo! Ma non serve a niente, capisci? Quei due... » deglutì forte. «... Quei due si amano. Non li vedi? Guarda i loro sguardi... come si parlano... sembra che si odino, sono i loro caratteri, ma in realtà... »

Brigitta si sorprese a parlarne con quel tono così stranamente normale, come se fosse una spiegazione logica di un qualsiasi fatto scientifico.

Si sentì quasi la nausea, quando se ne rese conto.

« Brigitta... »

« Lasciami in pace, ti prego. »

La sua preghiera quasi echeggiò nel bagno. Daisy capì che non poteva fare altra cosa.

« D'accordo. Ma non rimanere qui tutta la sera solo per evitarla » e chiuse la porta dietro di sé.

Brigitta guardò allo specchio il suo volto bagnato.

Era sola, completamente sola.

Per cosa aveva lottato fino ad allora? In un cambiamento. In un miglioramento del suo rapporto con Scrooge. E lui molte volte l'aveva soddisfatta.

Ma tutte le volte che riappariva Goldie... lui si dimenticava di Brigitta e andava da lei, dal suo primo amore.

Brigitta, ti sei solo illusa, lui non ti ha mai voluto bene. Ne vuole solo a lei. E si vede.

Tu sei solo una rompiscatole in confronto... non sei nulla... sei il terzo incomodo... sei d'impiccio.

Sì, sei d'impiccio.

Rassegnati.

Sul suo volto bagnato, circondato da capelli biondi ormai in disordine e con due grandi e tristi occhi azzurri, apparve una lacrima, una sola, che scivolò sulla guancia per poi posarsi sulle labbra carnose. Sentì il salato sulla punta delle labbra e si portò il dito su di esse, a levare la lacrima.

Lentamente, le sue spalle cominciarono a tremare, le venne un nodo alla gola ormai secca e altre cinque lacrime uscirono tutte insieme; chinò la testa in una smorfia di dolore interiore, appoggiandosi al lavandino con le mani, cercando di non cedere a quel peso che la portava giù, e ancora giù...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non voglio che tu sia il mio sogno ma la realtà dei miei sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di Spheater!

 

Ed ecco un altro capitolo.

Piaciuto? E' piuttosto lungo... non ho aggiunto altro per non esagerare :) ma non è finita qui.

Spero nelle vostre recensioni. Ricordate: male non fa. Assolutamente. ;D

 

*vedi “Zio Paperone in: qualcosa di veramente speciale”, testi e disegni di Don Rosa.

**vedi “ Paperetta Ye Ye” di Romano Scarpa.

  
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