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Autore: margherIce46    22/06/2012    2 recensioni
Dal terzo capitolo:
“[...]Senza sapere esattamente cosa dire, si limitò a osservare con dispiacere il livello del pregiato Cabernet-Sauvignon calare molto più velocemente di quanto avrebbe voluto, poi il suo calice ancora vuoto e infine l’espressione stravolta di El.
“Ho bisogno del tuo aiuto!” esclamò infine la donna, dopo avere vuotato anche il secondo bicchiere di vino.
L’uomo si sporse verso di lei e si preparò ad ascoltare [...]”
Terza classificata al contest "You and I: di coppie, intrighi, vendette e tradimenti", indetto da LunaGinnyJackson su efp.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 6
 
Il tre è un numero a parte
 
Elizabeth passò una mano sullo specchio del bagno così da rimuovere l’alone bianco di vapore che saliva dalla vasca; il suo gesto rivelò un viso pallido, dallo sguardo smarrito, le labbra premute in una linea esangue.
Si avvicinò di più alla liscia superficie di vetro per osservare la nuova piccola ruga che, inequivocabilmente, le era comparsa all’angolo dell’occhio destro: nessun dubbio, il volto che la guardava in quell’istante non era il volto di una persona felice. 
Sospirò, si sfilò la vestaglia e tolse la camicia da notte, che cadde sul pavimento; poi, rabbrividendo, si immerse lentamente nell’acqua tiepida del bagno. Era piacevole e confortante, accogliente come un grembo materno. Elizabeth si sdraiò, chiuse gli occhi, gettò la testa indietro e scivolò piano sul fondo della vasca, lasciandosi sommergere completamente dal liquido schiumoso.
Rimase così, palpebre serrate e labbra strette, come distesa in una bara d’acqua profumata, finché non ce la fece più a trattenere il fiato e fu costretta a riemergere, leggermente in affanno.
La testa posata contro il bordo smaltato, sulle sue guance l’acqua dolce si mischiava all’acqua salata delle lacrime; la solitudine, il silenzio, il liquido tepore avevano abbattuto tutte le sue residue barriere e ora i singhiozzi, per troppo tempo repressi, la scuotevano violentemente. Tremava e sussultava come un alberello agitato dalla tempesta. Non era un pianto quieto, amaramente dolce, di commozione, né di semplice tristezza; no, era il pianto senza risoluzione di una persona disperata, carico di rabbia e di frustrazione.
Eppure, si ritrovò a pensare, per un breve momento era stata felice.
Erano stati tutti e tre molto felici.
La vita era stata davvero un letto grande e affollato, un portico soleggiato, l’odore dell’acquaragia e di tre corpi sudati, il rumore dei baci e delle risate; vivere era stato facile in quel momento, quando essere insieme voleva dire essere la gioia.
Tre vite diverse, ciascuna a suo modo precaria, che sembravano avere trovato l’equazione perfetta nel numero tre: un intreccio di sentimenti e illusioni da una parte, di voracità dall’altra. Tre persone e un’unica vita, nella quale pareva non esserci nulla che valesse la pena di essere goduto così intensamente e con altrettanta curiosità. Tutto il resto svaniva, perché insieme potevano essere una cosa sola armonizzata in tre corpi dispari, nata dalla loro fusione e assolutamente perfetta. 
Era così, ora non poteva avere più dubbi: lei, Peter e Neal si erano lanciati senza paracadute in una storia incredibilmente intensa ma che, alla fine, avrebbe stravolto il loro futuro.
Perché, come un castello di carte viene sconfitto da una raffica di vento, allo stesso modo il numero tre tendeva adesso a scomporsi, a crollare, strappandoli bruscamente dalla dimensione tutta loro che erano riusciti a creare e riportandoli alla realtà.
Elizabeth l’aveva sempre saputo, nel profondo del suo cuore, anche se questa consapevolezza solo recentemente stava venendo fuori: il numero tre non può durare. Quando il piatto della bilancia si sposta a favore di uno non potrà che finire tutto, perché la magia è solo nell’equazione perfetta tra corpi dispari, che sanno completarsi soltanto quando sono uniti in ogni senso.
Al contrario, quando l’amore verso l’uno si fa più forte e l’altro è destinato a diventare un ripiego, un’abitudine, ecco che la magia finisce, i pensieri escono dall’ombra e squarciano con bruciante chiarezza il velo delle illusioni, tirato per coprire ciò che non potrà mai durare.
La sintonia, la lealtà, la comprensione, l’equilibrio inevitabilmente crollano per far posto alla normalità delle cose, al disordine e alla volgare banalità.
Ora la bilancia pendeva decisamente in favore di Neal: la verità era davanti ai suoi occhi e, per quanto lei avesse tentato con tutte le sue forze di ignorarla, di sminuirla, di spiegarla solo come l’effetto di una situazione momentanea, adesso si era fatta talmente evidente che fare finta di nulla sarebbe stato impossibile.
Per prima cosa c’era il lavoro: sebbene Peter e Neal provenissero da due mondi distanti anni luce, infatti, il trascorrere tante ore fianco a fianco, la necessità di confrontarsi continuamente, di condividere delle decisioni importanti, li aveva avvicinati in maniera incredibile.
E allo stesso tempo aveva allontanato Peter da lei.
Per forza di cose era tagliata fuori da questo mondo, nel quale vivevano tanta parte del loro tempo; a volte anche la sera non cessavano di riparlare di casi da risolvere, indizi e sospettati lasciandola completamente in disparte. La loro sintonia era evidente: nonostante gli inevitabili screzi, l’atteggiamento sempre un po’ ambiguo di Neal e la durezza a volte eccessiva di Peter, il legame che avevano creato era diventato incredibilmente forte.
Ed esclusivo, quello era il problema.
Poi veniva il sesso: inizialmente era stato magnifico, coinvolgente, sospeso in un perfetto equilibrio nel quale non esistevano noia, né limiti, né gelosie. Anzi, per un certo tempo quello era stato il suo regno: lei dettava le regole del gioco, prendeva l’iniziativa o si negava, sceglieva cosa fare e con chi.
Poi, pian piano anche lì la magia si era esaurita e sottilmente, ma inequivocabilmente, gli equilibri erano cambiati. Ora Peter faceva sempre l’amore prima con Neal e, talvolta, solo con lui: Elizabeth si ritrovava a guardarli mentre si cercavano, i corpi intrecciati negli spasmi di una lotta incredibilmente piacevole, del tutto dimentichi del mondo circostante, e si sentiva completamente tagliata fuori dal loro piacere, dalla loro intimità.
Quante volte nelle ultime settimane erano sprofondati, esausti, nel sonno ancora strettamente avvinghiati facendola sentire un’intrusa, un incomodo e nulla più? Tante, troppe per dare la colpa alla stanchezza, al lavoro o alla routine.
E lei? Si era illusa di essere stata lei a decidere di oltrepassare il limite, infrangendo l’ultimo tabù della sua precedente vita borghese, ma in realtà era solo stata costretta a farlo. Certo in lei c’era stata curiosità, c’era stata eccitazione, voglia di scoprirsi una volta tanto donna disinibita e non più solo brava ragazza da sposare, ma soprattutto l’aveva fatto perché spinta dal terrore di perdere Peter e dall’illusione che, così facendo, l’avrebbe tenuto comunque legato a sé.
Appunto, illusione.
Perché accettando quella situazione - e anzi contribuendo a crearla - aveva solo ritardato l’inevitabile: suo marito era troppo preso da Neal e non avrebbe mai rinunciato a lui. Se l’avesse costretto a scegliere l’avrebbe perso per sempre e c’era una parte di lei che non sarebbe riuscita a sopportare un’umiliazione così cocente, soprattutto dopo ciò che aveva tollerato in quei mesi.
No, ecco che la rabbia che l’aveva dilaniata appena era venuto fuori il tradimento di Peter, azzittita e anzi soffocata sotto un mare di inebrianti carezze e seducenti illusioni, divampava di nuovo in tutta la sua violenza.

  
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