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Autore: Mikky    22/06/2012    1 recensioni
Siamo in orbita sulla Terra, ma non riusciamo a passare. Forse meglio fare retromarcia e…No, non si può! Fantastico! Siamo bloccati in una barriera di contenimento, o qualcosa del genere. È composta da due barriere, che fanno da intercapedine…E’ magnifico! Per muoverci dobbiamo passare una specie di controllo, probabilmente…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’importante è come si cresce…


Il Dottore alla fine trovò quello che cercava: un vaso pieno di dolciumi alla fragola.
Lo prese e uscì dalla cucina. Questa volta Donna non lo seguì, forse perché aveva capito che in quel momento, quei due, dovevano parlare da soli.
Il Dottore le fu grato per questo. Si diresse, così, da solo verso le ultime stanze del TARDIS, dove aveva custodito tutto ciò che era stato di Hope.
Sapeva che l’avrebbe trovata lì, nel suo Spazio personale.
Entrò nella stanza, dove aveva rinchiuso personalmente l’Universo e trovò la ragazza. Era seduta sul divano che era subito oltre la porta, da lì si potevano vedere i segreti dello Spazio più profondo, semplicemente pronunciando il nome del Pianeta che si voleva visitare.
Di solito, davanti al divano, c’era la riproduzione di Gallifrey, invece quella volta c’era un altro corpo celeste di un bellissimo verde smeraldo.
“E’ il mio pianeta” mormorò la ragazza, quando il Dottore si accomodò vicino a lei “prima che esplodesse”.
“Un bel posto” rispose l’alieno “Ci sono andato un paio di volte…”.
“Lo so. Mi ricordo che mi raccontavi che era verdeggiante, le città erano ricche e vive…Ti sei però dimenticato di dirmi che era un popolo guerriero!”.
“Saresti stata meglio?”.
La ragazza si morse il labbro inferiore, pensierosa.
Il Dottore le porse il barattolo dei dolciumi, che lei prese sorridendo tristemente.
Rimasero a guardare il pianeta girare su sé stesso per alcuni minuti, in silenzio.
“Forse sì” rispose infine la giovane “Almeno avrei saputo perché mi hanno abbandonato, in quel pianeta deserto”.
“Ti saresti fatta solo dei complessi inutili” borbottò il Signore del Tempo.
“Secondo te non me ne sono fatta fino ad adesso?” chiese la ragazza cupa “Ero convita di essere l’ultima di una specie morta 400 anni fa. Ero convita di essere sola!”.
“Non sei mai stata sola, c’ero io!”.
“Oh, alcune volte sembri veramente un’idiota! Sai perfettamente cosa intendo!”.
Sì, aveva capito. Era convinta di essere la sola a portare avanti una razza estinta, l’unica a tenere all’interno del suo corpicino un DNA unico, speciale. Era destinata a essere sola, a essere considerata l’ultima di una specie rara, di una specie in via d’estinzione.
“Ora sai che non lo sei” disse il Dottore.
“No, so solo di essere uno scarto del mio popolo, quella sbagliata” ribatte la ragazza prendendo un'altra caramella “Adesso so che dentro di me c’è un mostro assettato di sangue e che un giorno uscirà!”.
“Non dire cavolate!”.
L’uomo appoggiò il contenitore sul pavimento e si alzò in piedi. Mise le mani nelle tasche e sorrise.
“Tu non sei un’assassina, non lo sei mai stata. È per questo che ti hanno abbandonato, perché non avevi la sete di sangue che caratterizzava il tuo popolo. E poi non è importante che cosa dice il tuo DNA. L’importante è come cresci…”.
“Non capisco…” mormorò la ragazza confusa.
“Sei cresciuta sviluppando la tua parte intellettuale, perché sei cresciuta circondata dalla scienza, dall’amore per l’ignoto, con una persona geniale, come me!” e sorrise compiaciuto per il complimento che si era fatto da solo “Eppure, sono certo, che se fossi cresciuta con il tuo popolo, avresti imparato a combattere ad essere un’invincibile guerriera. Quello che sei dipende da come cresci, dall’ambiente che ti ha circondata sin da piccola”.
La sua bambina si mise a ridere “Allora devo tutto a te, Dottore, se non sono un’assassina”.
“Sì, diciamo di sì!”.
“Evviva la modestia!” Hope continuò a ridere, ormai con le lacrime agli occhi.
“Bene, adesso che sei tornata la solita allegra ragazzina, penso che tu abbia capito che, forse, il simpaticissimo Ministro, che ho incontrato poco fa, può essere tuo padre. La posizione del pianeta in cui ti ho trovato e le sue condizioni erano quelle che ha descritto lui. Potresti dirgli che sei una della sua razza, raccontargli di te, della tua passione per le caramelle alla fragola…”.
“Nah” borbottò la giovane con la bocca piena di queste ultime.
“Come mai?”.
“Perché se anche fosse il mio padre biologico, non è stato lui a crescermi. Non mi ha cullato quando avevo gli incubi, non mi ha raccontato le storie della buona notte, non mi ha insegnato i misteri dell’Universo, non mi ha regalato una casa dove potessi vivere come volevo, facendo quello che amavo…Lui mi ha permesso di nascere, ma tu mi hai fatto vivere”.
“Rinunci così alla possibilità di non essere più…sola?!” chiese incredulo.
Pensava di aver capito che soffrisse per questo! Ora, invece, aveva deciso di rinunciare volontariamente al suo popolo! Cominciava a far fatica a seguirla!
Hope si alzò dal divano e lo abbracciò forte “Io non sono sola, ho te, papà!”.
Sbuffò, mentre appoggiava una mano tra i capelli disordinati della ragazza e le schioccava un bacio in fronte “Solo per questa volta”.



Continua


Angolino tutto mio
mi è venuto stra corto questo capitolo, ma va be’, capita, no?
e ho risposto ad un’altra domanda di MARS88!!! Yahoo! Mi sento potente!XD grazie mille per le domande che mi fai, mi permettono di andare avanti con la storia, perché se no mi sarei bloccata al secondo capitolo perché non avrei più saputo cosa scrivere. Grazie millissime!XD spero che continuerai a seguire e a recensire! Un bacione!!!
  
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