La
sconfitta dell’ira di Lucifero
Who’s gonna save the word
tonight…?
(Swedish
House Mafia-Save The Word)
Antartide, ghiacci inesplorati. Anno Domini 1638
Michele
sospirò e la condensa del suo respiro prese la forma di una nuvola candida, un
bianchissimo sbuffo di fumo. Una seconda battaglia... Lilith era ferita, e
Samael doveva rimanere con lei, ma Lucifero era più arrabbiato che mai. Un
guerriero arrabbiato è un guerriero imprudente.
Si sistemò l'armatura, girandosi per controllare i suoi sottoposti, angeli di
tutte le tipologie... tranne i cherubini, ovviamente.
Quei poveri soldati avevano un aria stanca, triste, addolorata... quasi
rassegnata. Ma anche decisa e determinata a vincere, a sopravvivere.
Michele sospirò di nuovo, tirando fuori la spada che prese fuoco con uno
sfrigolio di fiamma. Sorrise loro, per incoraggiarli e loro, per tutta
risposta, alzarono le spade, pronti a seguirlo in battaglia.
L’Arcangelo
odiava lo sguardo triste dei suoi soldati prima delle battaglie. Perché sapeva
che era colpa sua. Si sentiva colpevole di portarli in battaglia, una battaglia
da cui, forse, non sarebbero mai tornati. Sentì le lacrime pungergli gli occhi
e strinse la presa sulle else delle spade.
Ignorando
il dolore sordo al cuore, si girò verso l’esercito di Lucifero. Orde di demoni
si accalcavano, ansiosi di versare sangue e di strappare dalle ossa la carne. I
segugi infernali latravano e ululavano a più non posso, creando una cacofonia
assordante insieme al ringhiare e all’urlare dei demoni normali. Gli angeli
caduti, invece, erano nel silenzio più completo, disciplinati ma anche
spaventati dalla grande rabbia di Lucifero, che camminava avanti e indietro,
lanciando occhiate torve. Michele non l’aveva mai visto così furioso e
imprudente.
Il
Principe voleva gridare, urlare tutta la sua frustrazione, ma non era una mossa
saggia. Lui prima di essere un guerriero e un condottiero era uno stratega. Era
la strategia che faceva vincere le guerre, non la forza bruta.
Sentì un
mano sulla spalla e, di scatto, si girò, vedendo la cara Iside guardarlo con i
suoi profondi occhi viola. Lei era uno dei suoi capitani, un Arcangelo molto
capace e tenace, ma anche molto empatico.
<<
Michele, stai bene? >> lui si passò una mano tra i capelli biondi.
<<
Sì, ma sai come mi sento. È frustrante non sapere se torneranno tutti a casa.
>> lei gli sorrise un po’ triste, e gli diede un bacio sulla fronte, a
mo’ di benedizione.
<<
Capisco Michele, capisco. Forza, i tuoi soldati sono pronti, e non sarà facile.
Lucifero è molto arrabbiato ed è diventato così imprudente da usare i demoni.
Dovremmo ripulire tutto, dopo. Sai che quelle bestiacce hanno un “sangue” che
ha la maledetta capacità di alterare l’ambiente su cui cade. >> sussurrò
lei.
Il
Principe raddrizzò la schiena, tornando a guardare i propri sottoposti,
incoraggiandoli con lo sguardo. Iniziò a parlare, sperando di infondere loro un
po’ di coraggio e saggezza, visto che sarebbero serviti entrambi in quella
battaglia.
<<
Soldati, oggi sarà una giornata difficile. Come avrete già capito, questa volta
in campo ci sono i demoni, e quelle bestie, perché di bestie si tratta, non si
fermeranno davanti a nulla pur di ucciderci tutti. Gli angeli caduti sono poco
meno di una ventina, e da quel che ho visto sono novellini, poiché tutti gli
esperti sono feriti, tranne Lucifero. Lui è presente e furioso, ucciderà
chiunque gli si pari di fronte, quindi non sperate di suscitare la sua
compassione perché non ne ha. >>
Un angelo,
spaventato chiese:
<<
Torneremo a casa, signore? >> Michele lo guardo triste
<<
Non lo so… non lo so. Ma so che darete il vostro meglio. Credetemi quando vi
dico che non è facile neppure per me, che anche io ho paura e che anche io sono
come voi. Dovete avere fiducia l’uno dell’altro e fidarvi dei vostri compagni,
altrimenti cadremo tutti. Voi tutti avete il coraggio e la possibilità di
uscire vivi e vegeti da qui, dovete trovarli e sfruttarli al massimo delle
vostre possibilità! >> tutti gli angeli esplosero in un boato, la
spavalderia li aveva presi e contagiati. Alzarono le armi, guardando il loro
condottiero con rinnovati luce e coraggio negli occhi.
Lo scontro
iniziò subito: Lucifero attaccò brutalmente Michele. La spada argentea della
Stella Del Mattino si calò rapidamente sulla testa del Principe, che parò il
colpo, incrociando le due lame infuocate e respingendo quella del caduto. Lo
scontro si sviluppò in una serie di stoccate, fendenti, parate e con i
movimenti aggraziati dei due guerrieri, che parevano dei ballerini.
Intorno a
loro era il caos più totale: caduti, angeli e demoni morivano uno dopo l’altro,
anche se gli angeli parevano essere in vantaggio. I demoni erano fin troppo
facili da eliminare, tranne i segugi, che rimanevano avversari da non sottovalutare.
Nonostante l’indiscutibile e assoluta stupidità dei demoni, a volte avevano dei
colpi di genio e diventavano improvvisamente furbi. Il sangue blu elettrico di
quelle creature corrompeva il suolo ed era come un acido sulla pelle degli
angeli. Quei bastardi riuscivano a portare distruzione anche dopo la morte.
Per la
fortuna di Michele erano tutti demoni Inferiori, deboli e sciocchi. I Superiori
erano dotati di un’intelligenza acuta e di grandi poteri, ma solo gli angeli
caduti potevano diventare demoni Superiori, se lo sceglievano. E non accadeva
quasi mai.
Lo scontro
stava per finire. Lo si sentiva nell’aria. C’era una tensione particolare, una
sorta di “cappa” sopra la zona dove si stava volgendo la battaglia. Una cappa
pesante, di aria calda e afosa. Lucifero fu distratto da un segugio che gli
saltava sopra la testa e Michele sfruttò quell’attimo: lo ferì a un fianco e a
una gamba con una sola mossa fluida della spada sinistra. Oltre al taglio
profondo, andarono creandosi grandi ustioni e bruciature sulla pelle del
caduto, che gridò dal dolore. I demoni erano stati distrutti, la metà dei
caduti era fuggita e l’altra era stata annullata e Lucifero rimaneva solo,
tenendosi il fianco, di fronte a Michele.
Il Re
degli Inferi ringhiò, guardando Michele con gli occhi resi ancora più neri
dall’odio e dal disprezzo. Con quel ringhio riconobbe la sconfitta.
<<
Perderai la guerra, Michele. Non oserai più ferire mia moglie, mai più. Lo
giuro sulle Tre Dimensioni. >>
Con quella
promessa Lucifero svanì in una scintilla di luce, come una stella.
Non a caso il
suo nome era Stella Del Mattino.