Ashes &Wine
Capitolo ventinove: Sinners are much more
fun.
“They say there's a heaven for those
who will wait
Some say it's better but I say it ain't
I'd rather laugh with the sinners than cry with the saints
Sinners are much more fun
And only the good die young”
(Only the good die young- Billy
Joel).
Bonnie
chiuse gli occhi con un po’ di
fastidio, il respiro le si bloccò in gola e
piantò le unghie nelle spalle di
Damon, mentre la mano di lui l’accarezzava dove nessuno aveva
mai osato.
“Damon”.
Le
dita del vampiro non si fermarono
finché non furono avvolte dal calore di quelle zone
totalmente inesplorate e si
mossero senza fretta, dando a Bonnie il tempo di prendere confidenza
con quelle
nuove sensazioni.
La
ragazza, quasi istintivamente, alzò
di poco il bacino, andando incontro a quella deliziosa tortura. Damon
le baciò
una guancia.
Bonnie
si svegliò di
soprassalto e strinse la federa del cuscino, in un gesto che rasentava
l’isterico.
Era arrivata davvero a quel punto? A fare sogni erotici su Damon? Aveva
accettato neanche un giorno prima di provare qualcosa per lui e
già passava ad
immaginarsi le scenette intime e romantiche?
Si
girò a pancia in su e
i suoi occhi si trovarono a fissare un lampadario che non era quello
della sua
stanza. Aggrottò le sopracciglia e si tirò sui
gomiti; l’aria passò sotto alle
coperte alzate e lei si sentì improvvisamente … fresca?
Con
estrema lentezza,
quasi non volesse scoprilo, fece scorrere una mano su di sé
e si rese conto che
canotta e pantaloncini, ma soprattutto mutande, non erano dove
avrebbero
dovuto.
Con
la coda dell’occhio,
vide un braccio alzarsi accanto a lei e posarsi pesantemente
sull’altro
cuscino.
Lampadario.
Altro cuscino. Braccio non
suo. Niente vestiti. Questi
indizi non
avrebbero portato a nulla di buono.
Se
ne sarebbe pentita, lo
sapeva, ma si fece coraggio e spostò lo sguardo verso
l’altro occupante del
letto: Damon Salvatore, steso a pancia in giù, braccia
alzate sotto la testa,
viso voltato dall’altra parte; il lenzuolo lo copriva da
età schiena in giù e
aveva tutta l’aria di essere nudo pure lui.
Cazzo.
Fu
l’unico pensiero che Bonnie riuscì a
formulare; quanto mai appropriato alla situazione, se proprio si voleva
essere
maliziosi.
Ci
mancò poco che si
mettesse ad urlare, buttando giù dal letto lui e se stessa,
ma si morse la
lingua.
Il
suo cuore iniziò a
battere così forte da arrivarle in gola in un nanosecondo,
mentre il suo
cervello cercava di elaborare le informazioni appena raccolte per
trarne una
conclusione. Non serviva certo un genio per capire che Bonnie non aveva
sognato
un bel niente; Bonnie aveva fatto proprio
tutto!
Doveva
andarsene prima
che Damon si svegliasse. Non voleva affrontarlo subito, non ne avrebbe
avuto la
forza.
Era
così imbarazzata e
scioccata che non sarebbe nemmeno riuscita a parlare. Per dirgli cosa,
poi?
Come ci si doveva comportare dopo aver donato la propria verginità
all’uomo che fino a due mesi prima
era come uno zio e che, per di più, era innamorato di
un’altra ragazza?
Bonnie
scosse la testa;
detta così sembrava una cosa completamente malata.
Scannerizzò
la stanza in
cerca dei suoi indumenti; individuò la maglietta per terra,
poco lontano dal
letto e a pochi metri c’erano i pantaloncini.
Con
cautela scivolò fuori
dalle coperte e gattonò fino a raggiungere i suoi vestiti.
Si sentiva
tremendamente a disagio a dover girare per la stanza nuda ed esposta,
ma non
ebbe altra scelta. Indossò la canotta, prese gli shorts e si
guardò intorno.
Dov’erano finite le sue mutande? Sbiancò
ricordando improvvisamente dove fossero
nascoste: in fondo al materasso, sommerse da strati di tessuto,
bloccate dal
corpo di Damon.
S’infilò
i pantaloncini rassegnata.
Non poteva prenderle o lo avrebbe svegliato.
Stava
scappando come una
ladra, stava facendo la camminata della vergogna via da quella stanza e
non ne
era per niente fiera. Che altro poteva fare? Non avrebbe sopportato di
sentirsi
dire che era stata solo una notte, un errore. Non voleva vedere il
pentimento
stampato sulla faccia di Damon.
Controllò
per un’ultima
volta che il vampiro fosse ancora beatamente addormentato e
uscì, richiudendo
la porta con estrema delicatezza.
“Bonnie?”.
Oh
no. Non quella voce!
Non lei.
“Elena”
tentò di darsi un
contegno “Cosa … cosa ci fai qui?”.
Non
sei per niente convincente, Bonnie!
La
rimproverò la sua
coscienza.
“Sono
venuta per Stefan;
dovrei parlargli. Stai bene?” le chiese notando
l’agitazione dell’amica. La
squadrò da capo a piedi e si sorprese di trovarla
così poco vestita fuori dalla
stanza di Damon.
“Non
è in camera sua?”
replicò Bonnie con nonchalance.
“No,
sono appena passata
ora ma è vuota. Volevo vedere se era nello studio. Bonnie,
sei sicura di
sentirti bene? Perché sei qui?”.
“Sono
venuta a vedere
come stava Damon” rispose la rossa senza riuscire a
dissimulare come avrebbe
dovuto “Non so dove sia Stefan, non lo vedo da ieri sera.
Forse è giù in
salone” suppose per invogliare la bionda a scendere con lei e
fece un passo con
la chiara intenzione di allontanarsi, ma Elena le prese un braccio
“O mio Dio,
che cos’hai lì?”.
Bonnie
non capì subito ma
le bastò seguire gli occhi dell’altra ragazza.
Portò una mano sul collo e
nascose il morso e la pelle ancora rossa per il sangue che si era
depositato e
seccato.
“Non
è niente”. Questa
sì che è una bugia credibile!
“Damon
ti ha fatto
questo? Ti ha morso?” insistette l’amica
scostandole i capelli per esaminare
meglio il collo “Ti ha obbligata?”
domandò apprensiva temendo il peggio.
“No,
Elena” la interruppe
Bonnie scostandosi “Non è stato lui. Io
… aveva bisogno di sangue. Non mi ha
costretta; sono venuta io nella sua stanza”.
Se
è per questo, sei venuta anche nel
mio letto. La
voce di Damon le
rimbombò in testa e la strega divenne di pietra.
Pregò di essersela immaginata,
ma sapeva perfettamente che il vampiro si stava godendo tutta la scena
grazie
al suo udito super sviluppato. Quel commento la fece tendere come una
corda di
violino e il suo viso arrossì a tal punto che fu impossibile
distinguerlo dai
capelli.
Dopo
un istante la porta
alla sue spalle si aprì “Ti sei dimenticata
queste, cara”.
Damon
allungò una mano
oltre la spalla della giovane e le sventolò davanti agli
occhi le mutande
infami.
Elena
impiegò meno di un
secondo per collegare tutto: il morso, le mutande, Damon a torso nudo
nascosto
parzialmente dietro una Bonnie vestita poco di più.
Spalancò la bocca,
incredula. Mai nella vita avrebbe pensato di assistere ad una scena
simile.
Bonnie
inspirò nervosamente,
poi strappò le mutande dalle mani del vampiro e senza
girarsi marciò via da
quei due, decisa a rintanarsi nella sua stanza per non uscire mai
più!
Senza
più la rossa a fare
da scudo a Damon, Elena poté appurare che il torso non era
l’unica cosa ad
essere nuda del vampiro. Lui se ne stava in piedi, in tutta la sua
gloria, come
mamma l’aveva generato, senza un minimo di pudore.
Elena
restò immobile
fissando il corpo davanti a lei, senza tuttavia mettere a fuoco niente
in
particolare. Era troppo scioccata e intontita.
“Vuoi
un poster?” fu la
domanda derisoria di Damon.
Finalmente
Elena sembrò
prendere atto di ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi
e voltandosi
dall’altra parte urlò con tono scandalizzato
“Copriti!!!!!”.
Il
vampiro ghignò,
soddisfatto come non mai e si ritirò nella pace della sua
camera, lasciando
Elena alle prese con l’infarto che da lì a poco
l’avrebbe colta.
Si
ributtò sul materasso
e per la prima dopo tanto tempo, un sorriso vero gli dipinse le labbra,
luminoso e sincero.
Sul
cuscino accanto al
suo c’era una macchia rossa che ancora profumava di Bonnie e
più in basso un
altro tipo di sangue colorava le lenzuola non più
immacolate. Damon schioccò la
lingua contro il palato. Quella era stata una notte epica sotto tutti i
punti
di vista. Già se ne figurava molte altre.
Si
spostò sul fianco,
reggendosi la testa con la mano e si perse contemplando il lato dove
poco prima
dormiva beatamente la ragazza. Damon si lasciò trasportare
dai ricordi.
Avrebbe
davvero volto dirle di
smetterla di mordersi quel dannato labbro, di liberare la tensione,
gemere,
urlare, di non trattenersi; ma non lo fece.
Riusciva
ad essere pudica e timida
anche in quel preciso atto. Lui non voleva sporcarla né
forzarla. Con lei era
giusto così: Bonnie non era un’esibizionista, non
era volgare, non esagerava.
Si vergognava di sciogliersi in suoni troppo osceni e Damon la trovava
assolutamente adorabile.
Lasciò
che le braccia serpeggiassero
dietro e intorno alla schiena di Bonnie e con uno scatto si
tirò a sedere
portandosela al petto.
Lei
boccheggiò per il cambio di
posizione e il vampiro fermò ogni movimento per permetterle
di abituarsi.
Le
accarezzò dolcemente la schiena e si
chiese se stesse andando troppo in fretta, se fosse il caso di
interrompere
tutto perché forse lei non era pronta, forse si era fatta
trascinare in
qualcosa di troppo incontrollabile “Bonnie
….”.
“Non
ti fermare” fu l’ordine della rossa.
Damon
fece scorrere la mano fino a
raggiungere la sua nuca e la obbligò a piegare di poco la
testa, giusto per far
toccare le due fronti. Lei s’inclinò ancora di
più e si baciarono di nuovo. Con
l’altra mano, rimasta appena sopra il sedere, il vampiro la
guidò nelle spinte
e per un po’ le lasciò condurre il gioco, le
lasciò prendere il suo tempo.
Voleva accertarsi che anche lei traesse il suo piacere, come
più desiderava.
Fu
la prima a rompere il contatto tra
le loro bocche ma solo per rivolgergli un sorriso così
luminoso e contento che
Damon restò spiazzato per qualche secondo.
Riprese
subito il controllo di sé,
ricongiungendo le loro labbra e la premette ancora una volta sul
materasso. Bonnie
accettò senza obiezioni quel nuovo ritmo, più
esigente e profondo; un po’
impacciata piegò le gambe e le allacciò intorno
ai fianchi di Damon. Lui quasi
non se ne accorse, drogato del sangue della strega e perso in lei.
Finalmente,
tra il bacio e l’altro, le sfuggì un gemito.
Dolce
melodia.
Alla
fine non aveva urlato.
Solo qualche gemito le era scappato dalle labbra e Damon non credeva di
aver
sentito niente di più vero.
Era
stato con molte donne
nella sua lunga vita e la maggior parte si erano contorte come
serpenti,
avevano strillato tanto da spaccargli i timpani, troppo arrendevoli,
lascive e
rumorose. Erano un vero toccasana per la sua reputazione di amante, ma
alla
lunga stufavano.
Il
vampiro non ricordava
nemmeno l’ultima volta che si era veramente goduto
quell’atto. Il piacere era
ingannevole, durava talmente poco che quasi passava inosservato, e per
raggiungere l’apice Damon era costretto ad inebriarsi
totalmente del sangue
della sua vittima.
Forse
la differenza stava
proprio lì: Bonnie non era una preda.
Da
tanto tempo ormai il
vampiro considerava il sesso un passatempo, un elemento accessorio per
arricchire la sua caccia. Il pensiero di affondare in un corpo caldo
non poteva
soddisfarlo quanto affondare i suoi canini in un collo morbido. Nessuna
donna
lo aveva attratto per un mero piacere fisico e umano.
Elena
era stata l’unica a
suscitargli certe fantasie, ma inizialmente anche con lei era stata
solo una
questione di sangue. L’aveva costretta a donargli la sua
linfa vitale per
compiacere una sua brama. Il desiderio fisico era arrivato dopo.
Non
si sarebbe mai
aspettato, però, neanche nei suoi sogni più
maliziosi, che sarebbe stata
proprio Bonnie a risvegliare i suoi istinti di uomo.
Mai
una volta aveva osato
pensare di morderla, di usarla per sfamarsi. Bonnie non era mai stata
una sua
vittima.
La
notte precedente,
quando gli si era presentata in camera ai piedi del letto, avrebbe
voluto
strozzarla con le sue mani per essersi messa in una situazione
così pericolosa
e compromettente.
Lui
non voleva farle
male, non voleva segnare la sua pelle candida né usare il
suo sangue a proprio
vantaggio.
Quale
mostro avrebbe
potuto trattarla in quel modo barbaro? Lei che era solamente una
bambina.
Va
bene; forse non
proprio una bambina considerando tutte le cose che le aveva fatto, ma
comunque
restava l’incarnazione dell’innocenza. Damon si
sentiva come se avesse
profanato qualcosa di sacro. Non poteva, però, negare che ne
avesse adorato
ogni singolo istante e l’avrebbe fatto e rifatto cento volte.
Chi
avrebbe mai
immaginato che Bonnie, sotto di lui, nuda, totalmente indifesa e un
po’
imbarazzata si sarebbe dimostrata molto più provocante di
tutte le modelle in
lingerie che si era portato a letto.
Non
sapeva che cosa
stesse succedendo tra loro; sapeva solo che non si sarebbe tirato
indietro. Non
era pentito e voleva esplorare quelle nuove sensazioni.
L’umiliante
rifiuto di
Elena incombeva ancora su di lui e bruciava, ma non lo opprimeva come
si
sarebbe aspettato. Quella mattina si era svegliato con la voglia di
sorridere
ed era merito di Bonnie. Sarebbe stato un pazzo ad allontanarla proprio
quando
aveva capito quanto bene potesse fargli.
Forse
per Bonnie sarebbe
stato meglio il contrario, forse avrebbe dovuto fermare la cosa ora che
ne
aveva ancora tempo, ma Damon era un vampiro egoista e non voleva
rinunciare a
quel sollievo che gli aveva circondato il cuore.
E
qualunque cosa fosse,
pregò perché non finisse mai.
Bonnie,
dopo aver
lasciato Damon a sbrigarsela con Elena, corse nel suo bagno e si
guardò allo
specchio.
Il
morso si era
rimarginato un po’ ma era ancora evidente, soprattutto per il
sangue che le si
era seccato intorno. Non poteva essere guarito del tutto
perché non avevano
fatto un vero scambio, Damon non le aveva dato il suo.
Elena
una volta le aveva
raccontato che per un vampiro scambiare il sangue era il massimo dei
piacere e
che stabiliva una connessione. La maggior parte di loro sceglieva di
suggellare
il loro amore condividendo col la compagna anche i pensieri
più intimi e
nascosti. Altre volte quegli scambi portavano al progressivo
Cambiamento, fino
alla vampirizzazione completa dopo la morte.
Damon
non era innamorato
di lei e non voleva trasformarla; era più che logico che non
le avesse permesso
di bere il suo sangue.
Eppure
quella notte era
stata come lei se l’era sempre sognata.
Damon
congiunse le loro bocche di nuovo
e, come quel pomeriggio in cucina, non si risparmiò. Appena
ne ebbe la
possibilità, intrufolò la sua lingua smaniando
per quella di lei e Bonnie non
gliela rifiutò.
Le
sue mani dai fianchi risalirono per
strusciare ai lati del suo seno e poi ancora giù, indugiando
qualche momento
sull’elastico dei pantaloncini, e alla fine glieli
sfilò per quanto poté.
Bonnie lo aiutò facendoli scendere lungo le gambe e
calciandoli via.
Sapeva
in che guai si stava cacciando e
aveva ancora tempo di fuggire via, nessuno la stava obbligando a fare
niente.
Le sue gambe erano molli e non accennavano a muoversi per scendere dal
letto e
la sua mente era talmente annebbiata che aveva annullato ogni pensiero
sensato.
Damon
le alzò il bordo della canotta e
le leccò l’ombelico per poi prendersi cura di
tutta la pelle attorno. Bonnie
s’inarcò e si morse un labbro appena in tempo
prima che un miagolio le
scappasse.
Capì
che le sue chance di tornare
indietro erano ormai passate quando le dita di lui
s’insinuarono tra le sue mutande
e le tirarono verso il basso, con una calma esasperante.
Ok,
Bonnie, ora o mai
più. Te ne vuoi andare? Le chiese
quell’ultimo barlume di lucidità
rimastole. Damon la baciò di nuovo, sospirando sulle sue
labbra.
Assolutamente
no!
Non
si rese conto di non indossare più
nemmeno la canotta finché non la vide volare oltre le spalle
del vampiro.
Si
portò le braccia davanti al seno per
coprirlo. Se n’era sempre vergognata perché era
piccolo. Sapeva di non avere
delle forme molto femminili e non le piaceva mostrarlo; capitava che si
sentisse a disagio anche in costume.
Damon
le prese i polsi e delicatamente
la obbligò ad aprire le braccia. Non disse una parola,
nessun banalissimo “Sei
bellissima”. Si limitò a
far scorrere il suo sguardo per tutto il suo corpo ormai
nudo. Non aveva mai visto niente di così piccolo e fragile e
con una mano le
sfiorò lo sterno, per poi scendere al ventre piatto e ancora
su fino al collo.
Glielo massaggiò e le sue labbra si piegarono
all’insù, intenerite. Bonnie era
la prima ragazza che si concedeva a lui di sua spontanea
volontà pur sapendo
che razza di mostro fosse.
La
rossa, sempre un po’ incerta, liberò
anche l’altra mano dalla stretta del vampiro e raggiunse
l’orlo della sua
maglia. Insinuò le dita sotto ed esplorò la
schiena, risalendo e portando con
sé la stoffa dell’indumento.
Damon
se ne disfò in fretta e
finalmente Bonnie poté sentire le loro pelli venire a
contatto. Il vampiro
iniziò a
lasciare dei dolci baci per
tutte le spalle, il collo e il viso, mentre le loro dita si andarono ad
intrecciare.
Bonnie
strinse così forte che le nocche
diventarono bianche e lo stesso fece Damon. Le sarebbero rimasti i
segni,
sicuramente.
Bonnie
esaminò le sue
mani ma non vide nessun rossore, anche se le faceva un po’
male piegare le dita.
Tornò
in camera e prese
il grimorio che le aveva prestato la signora Flowers in cerca di un
incantesimo
per far sparire quel morso. Voleva evitare che la notizia si espandesse
per
tutta Fell’s Church nel giro di dieci minuti.
Elena
li aveva beccati in
pieno e Stefan sicuramente lo sapeva già o
l’avrebbe scoperto presto. Già se li
immaginava, uno di fianco all’altro, a farle la paternale
come due genitori.
Si
passò una mano nei
capelli e si sedette a terra, con il grosso tomo posato sulle ginocchia
incrociate.
Sfogliava le pagine ma non leggeva niente. La sua testa era ancora da
un’altra
parte.
Come
le era venuto in
mente di spingersi così in là con Damon?
Com’era possibile che una cotta
scoperta appena pochi giorni prima si fosse infiammata a tal punto?
Avrebbe
voluto
rimpiangere tutto, ma la realtà era ben diversa: il suo
cuore non poteva essere
più felice ed si congratulava per aver preso la decisione
giusta.
Povero
stupido.
Lo derise lei. Non sai che finirai in mille
pezzi?
Bonnie
aveva visto come
si era comportato Damon non appena aveva percepito la presenza di Elena
fuori
dalla porta: non aveva esitato a sbandierare le sue mutande come se
fossero un
trofeo, senza riguardi per la sua riservatezza. Non aveva pensato che
forse
Bonnie avrebbe preferito tenere il segreto; no! L’importante
era sbatterlo in
faccia ad Elena, farla ingelosire e punirla.
Forse
stava lavorando
troppo con la fantasia, forse era stata semplicemente una mossa da
Damon, uno
scherzo.
Qualcosa
dentro di lei
l’avvisa di non essere così ottimista;
dall’altro lato non poteva credere che
il vampiro l’avesse usata in quel modo, non dopo aver
affrontato da solo un
branco di lupi per salvarla.
Il
dubbio, però,
rimaneva. L’unico modo per toglierselo definitivamente
sarebbe stato parlarne
direttamente con lui, ma non ne aveva il coraggio.
Un
po’ perché temeva di
mettersi ancor di più in imbarazzo, un po’
perché non si fidava nemmeno di se
stessa. Damon aveva destato in lei emozioni incontrollabili e sarebbe
stata
capace di saltargli addosso se si fossero ritrovati di nuovo soli in
una
stanza.
Il
vampiro l’aveva accesa
come un fiammifero. Era bastato un piccolo strofinamento per mandarla
sulle
nuvole, per eccitarla. Si nascose
il
volto fra le mani arrossendo inevitabilmente. Lei non era il tipo da
fare certi
pensieri così poco pudici. Sentiva di non avere
più il controllo sul suo corpo
ed era frustrante. Le mancavano i suoi tocchi e i baci, i suoni quasi
animaleschi nei momenti più brucianti, i gesti delicati e i
sospiri in quelli
più intimi.
Era
successo solo una
volta e già sarebbe corsa nella camera di Damon per
ricominciare daccapo.
Sono
fregata.
Doveva
parlare con
qualcuno. Doveva sfogarsi perché non capiva più
che cosa le stesse succedendo.
C’era
solo una persona
che poteva darle una mano perché lo aveva provato sulla sua
stessa pelle.
Doveva andare da Caroline.
“Sai
cosa è successo
nella stanza di tuo fratello?”.
Stefan
alzò la testa dal
suo diario e la rivolse verso la porta aperta: sulla soglia, una
splendente
Elena lo guardava allarmata.
Dopo
aver praticamente
colto in flagrante Damon e Bonnie, si era diretta subito nello studio
in cerca
del minore dei Salvatore e lì lo aveva trovato.
Era
andata al Pensionato
per parlare finalmente con Stefan, per dirgli che lo aveva scelto, che
non lo
avrebbe mai più tradito, che Damon avrebbe sempre avuto un
posto nel suo cuore
ma non poteva neanche avvicinarsi all’amore che provava per
lui.
Tutto
era andato a farsi
benedire nel momento in cui aveva visto Bonnie fuori dalla camera da
letto
dell’altro vampiro, tutto era passato in secondo piano.
Era
rimasta sbigottita,
senza parole, un po’ gelosa,
ma
soprattutto un campanello di allarme le era suonato nella testa.
L’invidia
c’era, ma non
la turbava più di tanto. Sentiva più che altro di
dover proteggere la sua amica
o per lo meno metterla in guardia.
Damon
aveva una
venerazione per Bonnie e su questo non c’era dubbio, ma fino
a che punto si
spingeva?
“Sì
Elena. Ho un udito
sovrasviluppato, ricordi?” le rispose Stefan. Certi suoni
erano inequivocabili.
“E
ti sta bene?”.
“No”
ammise sinceramente
lui “Però mio fratello ha rischiato di morire ieri
sera, quindi penso che
aspetterò fino a domani prima di fargli la
predica”.
“Ha
rischiato di morire?”
trillò Elena “Cos’è successo?
Perché io non ne so niente?” premette.
Stefan
realizzò solo in
quel momento che la ragazza non era a conoscenza dell’attacco
dei lupi mannari.
Come poteva? Era capitato tutto così in fretta!
Le
raccontò gli eventi
del giorno prima, nei dettagli, studiando ogni espressione del volto
della giovane
che in cinque minuti passò in rassegna tutte le emozioni
fino a stabilizzarsi
in un cruccio.
“Ecco
perché gli ha dato
il suo sangue” mormorò tra sé e
sé.
Stefan
lo udì ugualmente
e chiese spiegazioni “Chi ha dato il sangue a chi?”.
“Poco
fa ho visto Bonnie
fuori dalla stanza di Damon e il suo collo era tutto sporco di sangue;
c’era il
segno di un morso. Non avevi detto di sapere tutto?”.
Così
credeva Stefan. In
realtà non aveva sentito proprio tutto: si era svegliato nel
cuore della notte
e aveva percepito distintamente i mugugni di piacere di Bonnie; da
lì era stato
facile collegare che cosa stesse accadendo, ma non era stato ad
ascoltare e non
li aveva interrotti.
Non
era contento dei
nuovi risvolti della storia tra suo fratello e Bonnie, ma non si
sarebbe mai
permesso di piombare in camera e violare la loro privacy.
La
rossa doveva aver
offerto a Damon il sangue prima che lui si svegliasse. Non
c’era altra
spiegazione per cui non se ne fosse accorto.
“Prima
o poi si farà
ammazzare” fu il primo commento che sfuggì dalle
labbra di Stefan “Se mio
fratello non le volesse così bene, sarebbe già
morta”.
“Perché
dici questo?”.
“Era
debole ieri sera,
Elena. Bonnie ha dovuto dissanguarlo con i suoi Poteri per togliergli
tutto il
veleno dei lupi. Immaginati un vampiro che non si nutre da qualche
settimana e
capirai quanto poteva essere pericoloso Damon davanti ad una preda
umana. Se
non fosse stato per l’affetto che prova verso Bonnie, non si
sarebbe mai
controllato”.
La
bionda spalancò gli
occhi, capendo solo ora l’importanza dell’atto
consumato dai due quella notte.
Forse aveva sottovalutato le intenzioni di Damon e forse le sue paure
che
Bonnie fosse un rimpiazzo erano totalmente infondate.
“Non
sembri molto
turbato” gli fece notare.
“Sono
arrabbiato” la
corresse lui “Non per il sangue, quello non è
stata colpa sua, la sete era
troppo forte. Sono arrabbiato per quello che è successo dopo”.
“Stefan
…”.
“Non
li sto giudicando”
precisò il vampiro “Ho solo paura che Bonnie
riceverà un’altra delusione e questa
volta non lo perdonerà
mai”.
Elena
conosceva Stefan
meglio di chiunque altro e le bastò un secondo per
interpretare quelle parole:
Damon e Bonnie era legati da qualcosa di indescrivibile e per quanto
cercassero
di respingersi, prima o poi tornavano l’uno
dall’altro. Damon, però, l’aveva
ferita troppe volte e lei non si sarebbe fatta prendere in giro ancora.
Entrambi sarebbero usciti sconfitti da quella storia, entrambi si
sarebbero
persi, senza possibilità di rimediare.
“Perché
sei venuta qui,
Elena?” chiese dal nulla Stefan; non voleva accertarsi delle
condizioni di
Damon perché non ne sapeva niente, quindi perché?
“Per
te” confessò lei
“Voglio parlarti di quello che è successo a
Charlottesville”.
Stefan
chiuse gli occhi
rassegnato: non aveva alcun desiderio di affrontare
l’argomento in quel
momento, ma non aveva altra scelta.
“Eravamo
in un bar e
Damon …. Damon mi ha ricordato quanto egoista e competitiva
io possa diventare,
mi ha ricordato la persona che sono, che ero.
Non mi piace molto quella persona” raccontò con un
sorrisino imbarazzato. “Ci
siamo trovati a discutere dei nostri sentimenti nascosti nel bagno
delle donne
ed è stato orribile e umiliante”.
Stefan
aggrottò le
sopracciglia ma non la interruppe. Non capiva dove volesse arrivare
svelandogli
tutti i dettagli di cui lui avrebbe anche fatto a meno.
“Non
voglio stare con
Damon” disse con fermezza “Forse con lui potrei
essere bellissima e potente, ma
non è quello che voglio, non mi importa. Molti ragazzi mi
hanno idealizzato e
mi hanno messo su un piedistallo, ma presto hanno scoperto che non ero proprio
quest’angelo che
credevano. Tu non hai solo visto la parte migliore di me, ma
l’hai anche tirata
fuori. Mi spingi a fare meglio, credi in me, credi che io possa essere
più di
una reginetta. È come se avessi portato la luce nella mia
vita, sei stato il
primo a farmi sorridere dopo tanto tempo. Tu mi rendi buona, Stefan, mi
rendi
degna di ogni bene”.
“Elena”
la chiamò
stancamente il vampiro “Apprezzo che tu stia cercando di
sistemare le cose, ma
non dobbiamo affrettare niente. Tu hai ancora dei dubbi su mio fratello
o non
ti saresti alterata così tanto per quello è
successo tra lui e Bonnie”.
“No,
no, no” ripeté a
macchinetta la bionda, in preda la panico. Si inginocchiò
davanti al ragazzo,
seduto su una poltrona, e gli prese le mani tra le sue, baciandogliele
“Ero
solo turbata e preoccupata come te; non voglio che facciano la scelta
sbagliata, tutto qui” gli assicurò
“E’ vero: provo ancora qualcosa per Damon,
non posso spegnere le mie emozioni, ma non ho dubbi sulla mia
decisione:
scegliere lui, significherebbe prendere la strada più
facile; siamo cresciuti
molto in questi mesi e stare insieme ci farebbe solo tornare indietro.
Io non
posso crescere con Damon” prese un bel respiro per concludere
il suo discorso
“Sono irrimediabilmente innamorata di te, Stefan. E alla fine
sceglierò sempre
e solo te ed è un fatto che non cambierà
mai”.
Aveva
gli occhi lucidi e
ancora più azzurri del normale; sprizzavano
sincerità e speranza. Rivoleva
Stefan “Non riesco nemmeno a capacitarmi di non averti
più al mio fianco. Ti
prego, perdonami” lo supplicò con voce rotta.
Stefan
si piegò e le posò
un dolcissimo bacio sulla fronte “Ti amo, Elena e non
dubitarne mai” le giurò
“Stanno capitando troppe cose insieme e ho bisogno di un
po’ di tempo. Devo
risolvere questa cosa tra Damon e Bonnie, dobbiamo sconfiggere Klaus e
sono
passati troppi pochi giorni da quando ti ho chiesto una pausa.
Aspettami,
Elena, aspettami fino a che tutto questo non sarà finito e
se siamo destinati a
stare insieme, allora nessuno potrà dividerci
più”.
Alla
giovane si strinse
il cuore: non voleva rimandare, non voleva sprecare altro tempo, ma
Stefan
aveva ragione.
Non
era passato molto da
quando aveva respinto Damon e la sua scelta poteva apparire affrettata.
Come
poteva Stefan essere sicuro che lei non sarebbe corsa
un’altra volta tra le
braccia di suo fratello?
“Ho
perso la tua fiducia,
vero?” domandò timorosa ma certa della risposta.
Stefan
scosse la testa
“Capita a tutti di fare degli sbagli” la
tranquillizzò “Niente è
imperdonabile”.
Non
si sbilanciò oltre.
Faticava a restituirle quella fiducia che le aveva totalmente donato
nel
momento in cui si erano incontrati, perché aveva timore di
rimanere scottato di
nuovo. Prima o poi gliel’avrebbe concessa, gli serviva solo
un po’ di tempo per
riflettere.
Elena
annuì, leggermente
delusa, più che altro da se stessa. Non credeva che sarebbe
mai scesa tanto in
basso da mettersi tra due fratelli.
Stefan
le prese una mano
e la condusse fuori dallo studio, verso l’ingresso. Fu
lì che incontrò Bonnie.
“Esci?”.
La
rossa rispose
chiaramente a disagio “Sì. Vado da
Caroline” non osò incrociare gli occhi con
Elena.
“Ti
accompagno io” si
offrì Stefan. Le doveva parlare.
Bonnie
non parve molto
contenta ma acconsentì e li seguì fuori in
cortile. Dopo aver salutato Elena,
lei e il vampiro salirono sulla BMW.
Un
silenzio fastidioso
calò su di loro. Bonnie si affrettò a rivolgere
lo sguardo fuori dal
finestrino. Sapeva che cosa sarebbe arrivato in pochi minuti: il terzo
grado di
Stefan, seguito dai suoi occhi indagatori e dalle sue parole tanto
assennate da
farle ritrattare tutte le sue convinzioni. E quella volta non sarebbe
stata
diversa.
“Come
ti senti?” le
chiese “Dopo quello che è successo ieri”.
“Bene”
rispose subito
Bonnie “Sono solo un po’ scossa, tutto qua. Non mi
hanno fatto niente”.
“Non
t’immagini nemmeno
che cosa mi è passato per la testa quando Caroline ha
ricevuto quella chiamata
da Tyler” sussurrò Stefan mentre la macchina
usciva dal vialetto del Pensionato
“Era come se mi fosse caduto il mondo in testa”.
Bonnie
finalmente si
voltò a fissarlo: lui aveva la mascella contratta in uno
scatto di rabbia.
“Stef, sto bene” cercò di calmarlo
“Adesso è finita”.
“Eravamo
nascosti nella
casa fuori città di Caroline. Tyler ci ha chiamato e ci ha
detto che i lupi
sarebbero venuti a cercarti. Damon è scattato fuori dalla
porta come un
fulmine, non l’ho neppure visto. Io e Caroline lo abbiamo
seguito ma siamo
stati costretti a passare per la foresta e i lupi ci hanno
intercettato. Quando
sono arrivato al Pensionato e ti ho sentito urlare … poi
Damon era steso e
sembrava morto”
continuò a spiegare e
la sua voce ogni tanto tentennava “Per un attimo ho creduto
di avervi persi
entrambi”.
Bonnie
gli prese una mano
“Ho l’impressione che dovrai sopportarci ancora per
un po’, sai?” scherzò “I
lupi non mi hanno nemmeno sfiorato e tuo fratello si è
già ripreso”.
“Grazie
a te” disse
Stefan “Sei stata piuttosto brava con
quell’incantesimo”.
“Lo
so” sorrise Bonnie
terribilmente compiaciuta di sé “E’
stato un bel trucchetto, non è vero?”.
“Sì”
concordò Stefan “E
ti farei anche i complimenti se poi non avessi donato il tuo sangue ad
un
vampiro debole, instabile e assetato” tono calmo ma
palesemente di rimprovero.
Ecco
la predica, ecco il terzo grado.
“Aveva
bisogno del mio
sangue. Ha affrontato quei lupi per salvarmi pur sapendo che non ne
sarebbe
uscito vivo. Glielo dovevo”.
“No,
Bonnie. Dopo quello
che ha rischiato per proteggerti, tu avresti solo dovuto rimanere
lontano dai
guai. Pensa se non fosse riuscito a controllarsi, se ti avesse ucciso.
T’immagini che tragedia?”.
Bonnie
impallidì, non
aveva preso nemmeno in considerazione l’idea che Damon
potesse farle del male,
ma in quel caso doveva dar ragione a Stefan: era stata una mossa
avventata e
irresponsabile. Se le fosse accaduto qualcosa, Damon si sarebbe
torturato per
il resto della sua esistenza.
Però
l’avrebbe fatto e
rifatto e fatto ancora, perché Bonnie non era capace di
ragionare con la testa,
non era come Meredith. Si faceva trascinare dal cuore e
dall’istinto e non si
era pentita di niente.
“Vorrei
dirti che mi
dispiace, Stefan, ma non è così. Non è
stata una delle mie scelte più
intelligenti, lo ammetto. Potevo fare
altro?”.
Stefan
si stupì del tono
con cui la ragazza pronunciò quelle tre parole: sembrava
affranta di avergli
causato tutta quella preoccupazione; dall’altro lato appariva
intrappolata,
bloccata in un punto di non ritorno, come se non avesse visto altre
soluzioni,
come se l’idea di aspettare che Damon si rimettesse fosse
insopportabile.
Stefan
si diede
dell’ipocrita: non si sarebbe comportato allo stesso modo se
al posto di Damon
ci fosse stata Elena?
Lui
amava Elena, era
tutt’altra cosa. Bonnie non …
Per
poco non inchiodò,
colpito da quella rivelazione. Era chiaro che tra la rossa e suo
fratello ci
fosse qualcosa di più di una semplice amicizia, ma
addirittura amore? Gli pareva un
po’ troppo presto
per parlare di un sentimento così importante; eppure sotto
al suo naso stava
nascendo qualcosa di potente, più di quanto si sarebbe mai
sognato.
E
il paradosso stava nel
fatto che nessuno dei due interessati si fosse accorto di quanto
indomabili
stessero diventando le loro emozioni.
“Perché
vai da Caroline?”
s’informò sospettoso.
“Le
devo parlare”.
“Di
cosa?”.
“E’
da quando sono
entrata in macchina che vuoi chiedermelo” replicò
Bonnie“Falla finita e arriva
al punto, per favore”.
“Voglio
solo che tu stia
attenta” la pregò Stefan “Tutti e due vi
state inoltrando in una zona
pericolosa e poi non si torna più indietro”.
Il
vampiro sapeva quanto
suo fratello tenesse a Bonnie, non le avrebbe mai fatto un torto
così grande
come illuderla. Ma sapeva anche che Damon era spaventato da quel genere
di
sentimenti e confuso per Elena. Un vampiro in preda alla sua sete di
sangue era
trasportato da tutti gli impulsi del suo corpo e forse lui si era
lasciato
andare proprio per colpa di quelle forze.
Stefan
non poteva dire
con certezza se tutto quello che era avvenuto in camera di suo fratello
fosse frutto
di una voglia genuina o se la mente di Damon fosse stata talmente
offuscata da
non distinguere bene cosa si celava nel suo cuore.
Era
un gioco rischioso e
Bonnie doveva stare in guardia “Accertati di essere sulla sua
stessa lunghezza
d’onda prima di buttarti in qualcosa che potrebbe fare male
ad entrambi”.
Bonnie
avvertì il suo
stomaco attorcigliarsi e le salì la nausea. Non era proprio
quello che avrebbe
voluto sentire una ragazza che aveva appena perso la
verginità con qualcuno che
non era neppure il proprio fidanzato.
Salutò
Stefan e scese
dall’auto. Bussò alla porta di casa Forbes quando
ormai il malumore si era
impossessato di lei.
Fu
proprio Caroline ad
aprire e, non appena la vide, il suo viso
s’illuminò di gioia.
L’abbracciò,
stringendola e sollevandola, e non le fece toccare terra fino a che non
furono
dentro “Sei viva! Ho perso dieci anni della mia vita quando
Tyler mi ha detto
il piano dei lupi mannari. Se li avessi qui tra le mie mani, non sai
che farei”
fumò letteralmente di rabbia alzando un pungo in aria.
Bonnie
scosse la testa
divertita. Caroline non le permise nemmeno di parlare, le prese un
polso e la
trascinò di forza in camera sua. La obbligò a
sedersi sul letto quasi fosse una
malata inferma, ma Bonnie non si arrabbiò. Quello era il
modo di Caroline di
prendersi cura delle persone.
“Tu
come stai, Care?
Stefan mi ha detto che siete stati attaccati dai lupi”.
“Niente
di che. Sono
dovuta scappare via, ma loro erano molto più lenti di me e
poi Katherine è
venuta ad aiutarmi”.
“Katherine?”.
“Lo
so; sono sconvolta
anche io. Sto cercando di dimenticare di esserle debitrice”.
“E
con tua mamma? Mi
dispiace così tanto che tu sia stata costretta a rivelarle
tutto, non l’avrei
mai voluto”.
“Prima
o poi se ne
sarebbe accorta lo stesso” liquidò la faccenda con
un’alzata di spalle “Dorme
ancora con un paletto sotto al cuscino ma sta elaborando finalmente.
Con questa
storia dei lupi mannari ha realizzato di poter perdere la sua unica
figlia
quindi … ci stiamo lavorando”.
“Sono
contenta per te” le
sorrise la rossa.
Caroline
ricambiò e si
accinse a cambiare discorso “Damon sta meglio? Ieri sera si
è comportato
proprio da eroe, eh?” le disse dandole una gomitata eloquente.
“Sta
bene” la rassicurò
Bonnie “Soprattutto dopo che gli ho dato il mio
sangue” confessò a bassa voce,
colpevole, in attesa della reazione della vampira.
La
testa dell’amica
scattò così velocemente verso di lei che si
sarebbe potuta staccare “Hai degli
istinti suicidi per caso?” domandò sarcasticamente
“No perché non vedo altra
spiegazione a questa tua voglia di rischiare inutilmente la vita.
È chiaro che
il tuo subconscio ha un desiderio latente di morte” concluse
neanche fosse
stata una psicoanalista di fama mondiale “Per non parlare
della posizione in
cui hai messo Damon: se ti avesse ucciso, non se lo sarebbe mai
perdonato”.
Bonnie
si chiese se
Caroline e Stefan condividessero lo stesso cervello.
S’imbronciò “Va bene, va
bene! Non lo farò più” promise
“Ma non è questo il problema comunque”.
“Ah
no?” si sorprese la
vampira “Cosa puoi aver combinato ancora?”.
“Care,
qualche mese fa tu
e Damon avete avuto una storia, giusto?”.
L’altra
non comprese quel
cambio repentino di argomento ma non si sottrasse alla domanda
“Mi ha
soggiogato per del sesso e del sangue. Se è questo che
intendi per storia, allora
sì”.
“Ma
tu sentivi tutto? Cioè:
il tuo corpo come
reagiva alla sua presenza? Cosa provavi quando eri con lui in intimità?”.
“Perché?
Vuoi fare un
giro sul Damon - express?” scherzò lei.
Il
silenzio di Bonnie fu
molto più espressivo di molte parole.
“O
mio Dio!” esclamò
Caroline portandosi una mano alla bocca “Tu hai
già provato la sua
locomotiva?!”. Era a metà tra una domanda e
un’accusa e bastò per far arrossire
Bonnie fino alla punta dei capelli “Possiamo uscire dalla
metafore ferroviaria,
per favore?”.
Caroline
non si fermò
“Quando è successo? Come?
Perché?” assottigliò gli occhi come se
quel gesto
potesse aiutarla a fare chiarezza “Ma certo, la brama del
sangue!”.
“La
brama del sangue?”.
“Brama,
sete, chiamala
come vuoi. Amplifica le emozioni di un vampiro e capita che sia preso
da voglia
irrefrenabili”.
“Credi
che sia per questo
che … è venuto a letto con me?”.
“Ho
detto che amplifica
le emozioni, non che le crea” le fece notare Caroline
“Damon non ha mai avuto
il fegato di fare il primo passo, ma ti desidera da tempo. Sveglia,
Bonnie!” la
scosse.
“Perché
dovrebbe
desiderarmi?”.
“Perché
non dovrebbe?”
Caroline non vedeva proprio nessuna ragione che potesse contrastarli.
Bonnie
ci restò di sasso:
non aveva mai pensato a se stessa come qualcuno di desiderabile, o
anche solo
attraente.
“Ma
è normale che io mi
senta così …”.
“Dolorante?”
la
interruppe Caroline.
“No,
cioè … a parte
quello! È che quando ripenso a ieri notte mi batte il cuore
e non riesco stare
ferma, mi sento come …” arrossì per
l’ennesima volta quel giorno.
“Eccitata?”
completò la
frase l’amica “Puoi dirlo, non è mica
una brutta parola. E per rispondere alla
tua domanda: sì, è normalissimo”.
“Provavi
lo stesso anche
tu?”.
Caroline
si sedette
accanto a lei sul letto “Damon ha secoli di esperienza,
è un perfetto amante, sa
come far sciogliere il tuo corpo, sa dove mettere le mani e capisce al
volo che
cosa ti piace di più. È
bello, ha fascino ed
è molto persuasivo, ti
entra di forza in testa. Se il tuo corpo non fosse
un’esplosione di ormoni, mi
preoccuperei” le disse sbattendo le ciglia quasi con fare
innocente “Però non
posso paragonare la mia esperienza alla tua, Bonnie. Lui mi ha
ipnotizzato, mi
ha tolto la libertà di scegliere. Avrei accettato lo stesso
di andarci a letto insieme,
ovviamente, dico l’hai
visto? Ma mi
sarei risparmiata tutta la faccenda dei vampiri e del sangue e dei
morsi. Per
lui non ero diversa dalle altre, non provava niente nei miei
confronti”.
“Mi
dispiace, Care. Deve
essere stato orribile” la consolò Bonnie
prendendole una mano “Non avrei dovuto
risollevare l’argomento”.
L’altra
ragazza sorrise
“L’ho superata e non l’ho presa sul
personale” sminuì. Stava mentendo, ma
preferiva non parlarne “E poi hai fatto benissimo a venirne a
parlare con me!
Sai che amo il gossip e questa è decisamente una notizia
bomba!”.
“Bomba
è un eufemismo”.
“Bonnie
posso chiederti
una cosa? Tu che cosa senti per Damon?”.
“Non
lo so” ammise
sinceramente “E’ successo tutto così
velocemente: prima era mio zio, poi un
lontano parente vampiro, poi l’assassino di mio fratello, poi
è diventato colui
che mi ha protetta, che mi ha
aiutata e
salvata. Da quando ho cercato di sedurlo qualche settimana fa, non
riesco più a
guardarlo solo con gli occhi di un’amica”.
“Hai
cercato di
sedurlo?!” si scandalizzò Caroline “Ma
sei posseduta?”.
“No,
no, è tutta farina
del mio sacco purtroppo. Sto davvero perdendo il senso della
realtà”.
“Tesoro
mio, direi che lo
stai trovando invece” la contraddisse la vampira
“Solo un cieco non vedrebbe il
legame che unisce te e Damon. Per questo non dovresti sottovalutare
quello che
è accaduto ieri notte: non sei stata una sua
vittima” sottolineò bene quel
concetto “Però ti consiglio di andarci con i piedi
di piombo, ci sono troppe
questioni in sospeso”.
“Parli
di Elena?”.
Caroline
scosse la testa
con fare sbrigativo “Elena è una tappa obbligata,
tutti s’innamorano di lei ma
pochi sono in grado di starle accanto: presto ci si accorge che non
conta solo
l’aspetto angelico. Comunque sì, anche lei fa
parte delle questioni in sospeso.
Damon non può essersi scordato di lei in tre
giorni”.
Il
viso di Bonnie si
scurì.
“Non
vuol dire che non
abbia dei sentimenti anche per te. Ieri sera ha fatto davvero un gran
bel
gesto, non dimenticarlo. Però tu devi capire da dove nasce
quest’attrazione
insostenibile e lui deve buttarsi alle spalle Elena e
l’ossessione che ha per
lei. Tu hai bisogno di Damon; ho visto come ti sei ridotta quando non
vi
parlavate. Ora vi siete ritrovati, evitate di perdervi di nuovo
perché non
sapete più che direzione prendere”.
“Credi
che dovrei stargli
lontana per il momento?”.
“Cerca
di non finire nel
suo letto” le consigliò l’amica
“E fai molte docce fredde”.
Caroline
l’aveva aiutata
a riflettere molto, anche se non era riuscita a dipanare la matassa che
le
occupava la testa.
Qualunque
cosa sentisse
per Damon era ancora confusa e incerta. Aveva questa fortissima
attrazione che
era esplosa la sera prima e che non l’aveva abbandonata. Per
quanto il suo
corpo la stesse pregando di ritornare da quelle carezze, Bonnie sapeva
che se
si fosse trattata di una mera questione fisica, sarebbe riuscita a
resistere;
lei non era quel tipo di ragazza.
C’era
qualcos’altro di
molto più profondo che la legava al vampiro, qualcosa che
era sempre rimasto
rintanato nell’ombra ma che adesso, poiché
scoperto, scalpitava per non essere
represso.
Come
si era ritrovata in
quella situazione? Come avrebbe convissuto con questi sentimenti per un
uomo
che aveva considerato un parente fino a qualche mese prima?
Le
tornarono alla memoria
le parole di Caroline: tutti se n’erano accorti, tutti
eccetto la diretta
interessata. Mascherati e invisibili quei sentimenti si erano fatti
spazio nel
suo animo e ora erano stanziati lì, senza desiderio di
sparire.
Era
difficile da
accettare ma prima o poi sarebbe stata capace di affrontarli. Il
problema era
un altro, il problema era Elena.
Non
aveva pensato molto
alla sua amica bionda neppure dopo essere incappata in lei uscita dalla
camera
di Damon; eppure, dopo la conversazione con Caroline, l’idea
non le dava
tregua.
Possibile
che Elena
c’entrasse con ciò che lei e il vampiro avevano
condiviso quella notte? Era
stata solo un rimpiazzo, un modo per dimenticare, almeno per poco, la
bellissima Gilbert?
Elena
si era negata a
lui, aveva scelto Stefan; ma se avesse detto sì? Niente di
tutto quello sarebbe
successo.
Damon
sarebbe stato con
lei tutto il tempo e forse non sarebbe nemmeno corso al Pensionato per
salvare
Bonnie.
La
strega si sentì subito
in colpa per aver pensato così male di lui; Damon, dopo
tutto, non se lo
meritava, non dopo quello che aveva fatto per proteggerla.
Ma
il dubbio rimaneva,
perché, in fondo, lei era stata la seconda scelta o forse
nemmeno quello. Forse
era stata solo uno sbaglio, una notte e basta.
Bonnie
era una novellina
in faccende romantiche. L’unica volta che si era avvicinata a
provare qualcosa
di molto forte, il suo lui si era rivelato un vampiro che avrebbe
voluto solo
assaggiare il suo sangue e poi consegnarla a chissà quale
pazzo. Nessuno
l’aveva mai considerata così importante da mettere
tutto il resto in secondo
piano.
Ma
forse era solo
paranoia.
“Mi
stai evitando?”.
Presto
o tardi le avrebbe
causato un infarto.
Bonnie
ripose il libro
nel suo scaffale e impassibile rispose “No”.
I
monosillabi non sono il modo migliore
per mostrare indifferenza. L’avvertì
la sua coscienza.
“Ti
ho cercato per tutto
il giorno ma non c’eri”
sembrava
quasi un’accusa.
“Sono
andata a trovare
Caroline. Volevo vedere se stava bene”.
Damon
parve bersi quella
scusa e comunque non indagò oltre “Ti ha detto
qualcosa sui cani?”.
“Se
ne sono andati” gli
comunicò “Sono scappati come è sorto il
sole. Pare che tu ne abbia ferito uno a
morte”.
“E’
la fine che faranno
tutti non appena li troverò” ruggì con
astio e rancore.
La
porta della biblioteca
sbatté chiudendosi quasi come un rifiuto. Damon si
voltò verso Bonnie “Sei
stata tu?”.
“Tu
non darai la caccia a
quelle persone” ordinò lei ignorando la sua
domanda, ma era evidente che fosse
opera sua “Con quello che ho fatto per tenerti in vita, non
butterai all’aria i
miei sforzi” gli intimò.
“I tuoi sforzi?”
ripeté Damon incredulo “Sono io che ti ho salvato
la vita, ragazzina. Cerca di tenerlo a mente”.
“Anche
io ti ho salvato
la vita” precisò Bonnie.
“Beh,
nessuno avrebbe
dovuto salvare la vita a nessuno, se tu fossi andata da Meredith come
ti avevo detto”
le fece notare con una notare talmente amareggiata da rasentare la
rabbia.
Bonnie
abbassò la testa.
Non l’avrebbe mai scapata in un confronto con Damon.
“Mi
darai mai retta una
buona volta?” le chiese con lo stesso tono.
“Non
mi diverto a
sfidarti, Damon. Non volevo mettere nessuno in pericolo, davvero. Mi
dispiace”
si scusò alzando gli occhi su di lui.
La
fermezza di Damon
tremolò sotto il perso di quello sguardo capace di piegarlo
come un fuscello.
Ma perché doveva avere degli occhi così innocenti?
“Non
posso dire di non
essermela cercata” cedette “Sei testarda come un
mulo. Avrei dovuto accertarmi
io stesso che tu andassi a casa di Meredith”.
“Non
sono testarda come
un mulo” obiettò offesa lei “Non
l’ho fatto apposta, me ne sono dimenticata. Non
credevo che sarebbero venuti qui”.
Damon
alzò un
sopracciglio e sospirò “La prossima volta
ascoltami, però” le mormorò. Con una
mano le scostò una ciocca di capelli che le era finita
davanti al viso e gliela
portò dietro all’orecchio.
Bonnie
si sottrasse al
tocco come se si fosse bruciata e Damon rimase con la mano a
mezz’aria,
sconcertato.
“Sissi
…”.
“No”
la ragazza scosse la
testa “Non farlo”.
“Perché
no?” replicò
Damon “Sei una continua sorpresa, streghetta, non ti facevano
nemmeno il tipo
da una notte e via”. Era stata ovviamente una battuta, molto
simile a quella
che le aveva rivolto la mattina prima, sul divano.
“Perché?”.
Damon
sbatté le palpebre,
perplesso “Perché cosa?”.
“Perché
ieri notte
abbiamo …? Che cos’è
successo?”.
“Correggimi
se sbaglio, ma
quando un ragazzo incredibilmente sexy si trova una ragazza poco
vestita nel
letto, di solito va a finire in quel modo”.
“Quindi
è solamente
capitato?” continuò Bonnie un po’ delusa
“Sono solo una ragazza poco vestita
che si è infilata nel tuo letto e non hai saputo resistere
alla tentazione?”.
Damon
sapeva dove voleva
andare a parare la rossa: sentimenti. Lui preferiva aggirarli e godersi
il
momento.
“Dobbiamo
per forza
analizzare ed etichettare tutto? Non possiamo solo cavalcare
l’onda e
divertirci?”.
“Forse
hai ragione” disse
Bonnie accondiscendente, troppo accondiscendente per essere seria
“Perché
parlare di una cosa che è già finita!”.
Damon
fu colto alla
sprovvista “Finita?”.
“E’
chiaro che nessuno di
noi due lo voleva veramente; ci siamo fatti prendere dal momento,
è stato uno
sbaglio. È inutile continuare a metterci in imbarazzo per
una cosa che non si
ripeterà più”.
“Lo consideri uno sbaglio?”.
Damon odiava trovarsi in quel genere di
situazioni perché non ci era proprio abituato; odiava
restare spiazzato e senza
parole, odiava che le cose non stessero andando come aveva programmato,
anzi l’esatto opposto.
Uno
sbaglio. Perché
tutti lo ritenevano soltanto uno
sbaglio. Che cosa c’era di così sbagliato in lui
da non meritarsi un lieto
fine?
Bonnie
distolse lo
sguardo, incapace di reggere più a lungo quegli occhi in
tempesta, e superò
Damon, decisa ad abbandonare la stanza e il discorso.
La
mano del vampiro si
chiuse attorno al suo polso e lo strattonò senza gentilezza
“Non mi pare di
averti detto che potevi andartene” la fulminò.
“Non
me ne starò qui a
farmi prendere in giro” s’imputò lei e
agitò il polso per liberarsi “Non sono
il tuo giocattolo, Damon, e non sono a tua disposizione. Il tuo scopo
l’hai
ottenuto, no? Elena ci ha beccati in pieno e ora sarà da
qualche parte a
crogiolarsi nella gelosia. Non mi stupirei se piombasse qui e ti
supplicasse di
tornare da lei”. Non credeva ad una singola parola che aveva
appena
pronunciato, ma voleva ferirlo.
Voleva
che si sentisse
piccolo e insulso esattamente come lui l’aveva fatta sentire
poco prima,
riducendo la loro notte ad un semplice divertimento che non meritava
neanche la
sua considerazione.
Aveva
la brutta
impressione che sarebbe stata lei la prima a finire con il cuore
spezzato e
aveva deciso di attaccare prima di difendersi. Non era fiera del suo
comportamento, ma le parole le erano esplose in bocca e non poteva
più
rimangiarsele.
Passarono
attimi di silenzio
e tensione. Damon non aveva ancora mollato il suo polso e i suoi occhi
erano
diventati ancora più neri, ancora più spaventosi.
L’attirò
a sé bruscamente
e Bonnie trattenne il fiato quando le loro fronti si sfiorarono.
“La
devi smettere” era
quasi un ringhio quello che fuoriuscì dalle labbra del
vampiro “La devi
smettere di cacciarti sempre nei pericoli, perché non
t’immagini neanche
lontanamente che cosa voglia dire morire.
Sai che cosa si prova quando la tua pelle viene lacerata dalle zanne di
un
lupo? Io sì. Mi sono
buttato in un
branco per salvare il tuo bellissimo culo – e qui, senza
permesso, una delle
sue mani scese fino al sedere di lei e lo strinse spingendola verso di
sé, in
segno di possesso- Elena non ha niente a che fare con quello che
è successo
ieri notte e mai lo avrà”.
Bonnie
boccheggiò
rendendosi conto di essere sola nella biblioteca. Il suo cervello ci
mise mezzo
secondo ad elaborare quanto accaduto e, inconsciamente, si
ritrovò a rincorrere
il vampiro per il corridoio fino alla sua camera da letto.
“Fuori”
fu la minaccia
che provenne dal buio della stanza.
“Damon,
io …”.
“Fuori”
ribadì comparendo
in un attimo di fronte a lei “Non m’interessa
quello che hai da dire. Sei stata
cristallina su quello che pensi di me; non vedo perché
sprecare altro fiato”.
Non
era il tipo da
vantarsi delle sue imprese da eroe (che si potevano contare sulle dita
di una
mano), ma ci teneva particolarmente a ricordarle di come fosse stato
disposto a
sacrificare la sua vita per proteggerla dai lupi. Non era un gesto da
poco,
soprattutto per lui e non si sarebbe mai e poi mai permesso di
trattarla come
una qualsiasi sgualdrina, né tanto meno di usarla per far
ingelosire Elena.
A
che serviva perdere
tempo per difendersi da un’accusa già data per
vera? Tanto, alla fine, lui
rimaneva sempre il cattivo ragazzo senza possibilità di
redenzione.
“Non
so più cosa fare per
dimostrarti che ci tengo, non so che fare per riprendermi la tua
fiducia” la
sua voce ora era flebile e mortificata.
Il
senso di colpa per
poco non divorò Bonnie; non era capace di essere cattiva,
non le piaceva vedere
le altre persone stare male per qualcosa di cui era responsabile,
specialmente
Damon.
“Mi
fido” gli disse
posandogli una mano sulla guancia. È
di
me stessa che non mi fido. Ma questo non lo aggiunse. Tutto
quello che
aveva detto era nato più da una sua insicurezza interiore
che da un’insicurezza
verso Damon.
Il
vampiro piegò
leggermente la testa verso il palmo della ragazza e chiuse gli occhi. Che diamine mi stai facendo, Bonnie?
“Mi
dispiace se le mie
parole ti hanno ferito”.
Il
vampiro riaprì gli
occhi di botto: era la prima volta che qualcuno si preoccupava dei suoi
sentimenti. Di solito tutti davano per scontato che non li avesse e li
calpestavano senza ritegno. Di solito lui nemmeno ci faceva caso,
perché non
gli importava di niente ma con Bonnie …
Chinò
il capo, incapace
di resisterle, e fu lì per baciarla ma lei si
scostò, indietreggiando “No … non
possiamo”.
Damon
imitò le sue mosse
e le si avvicinò di nuovo “Perché non
possiamo?”.
“E’
sbagliato”.
Il
vampiro si spazientì
“Comincio ad odiare quella parola” ormai
l’aveva intrappolata contro la parete
“Dimmi un motivo per cui non potremmo”.
Bonnie
durante quella
giornata aveva stilato una lista di contro, tutti validissimi, ma in
quel
momento non se ne ricordò nemmeno uno. Aveva il cervello
completamente in tilt.
“Appunto”
ghignò Damon e
questa volta riuscì a premere le sue labbra contro quelle
delle ragazza.
Bonnie
tentò di mantenere
una certa coerenza e si ritrasse picchiando la testa contro il muro.
Lui
ridacchiò e alzò gli occhi al cielo.
“Possiamo
andare avanti
quanto vuoi, streghetta. Ma sappi che ti torturerò giorno
dopo giorno fino a
che non cederai”. Il tono era tremendamente serio, tanto da
far rabbrividire la
rossa.
Damon
scelse un approccio
diverso. Voleva farla capitolare ed era chiaro che un semplice bacio
sulle
labbra non sarebbe stato sufficiente.
Si
diresse, quindi, al
suo collo, al suo bellissimo collo da ballerina e iniziò a
lambire e succhiare
e lasciò una scia fin dietro l’orecchio. Bonnie
fremette di nuovo e le scappò
un gemito. Si morse il labbro.
“Non
vergognarti” le
disse dolcemente l’altro “Non devi trattenerti.
È il tuo corpo che reagisce, è
normale, se lo combatti è peggio” si
allontanò dal suo collo e le prese il viso
tra le mani “Non stiamo facendo niente di male, Sissi, non
è sbagliato” i loro
nasi si sfiorarono “Non mandarmi via, ti prego”.
Damon
si rese conto che
non avrebbe sopportato un altro rifiuto. Katherine, Elena, ma anche suo
padre.
Nessuno di loro lo considerava abbastanza degno.
Qualcosa
s’incrinò in
Bonnie, qualcosa nel tono del vampiro la obbligò ad
arrendersi. Mandò a quel
paese il buon senso, le parole di Stefan e di Caroline, gli sguardi
allucinati
di Elena e la vocina che dentro di lei le urlava di andarsene.
La
bocca di Damon le era mancata
anche per sole poche ore e il vuoto si riempì non appena la
risentì sulla sua.
Gli altri loro baci non erano stato molto innocenti, ma questo fu a dir
poco
famelico.
Le
mani del vampiro
serpeggiarono fino alle cosce di lei e la costrinsero ad aprire le
gambe.
Bonnie si aggrappò alle sue spalle e gli circondò
i fianchi stringendogli le
caviglie attorno alla schiena. Lui la premette contro la parete: voleva
farle
sentire quanto la volesse.
Un
mugolio uscì dalla
bocca di Bonnie tra un bacio e l’altro, avvertendo
l’eccitazione di lui
sfregare contro il suo centro attraverso i pantaloni.
Tenendola
in braccio,
Damon indietreggiò fino al letto e si lasciò
cadere sul materasso portando la
giovane con lui. Il bacio s’interruppe.
Bonnie
si levò la
maglietta e si tirò i capelli indietro in un gesto che,
seppur fatto senza
malizia, infiammò gli istinti del vampiro.
Con
uno scatto di reni,
invertì le posizioni, si tolse pure lui la maglietta e si
prese un momento per
contemplarla: capelli rossi sulla pelle diafana delle spalle e del
petto, nudi
se non per un reggiseno color carne.
Damon
si ripromise di
recuperare quel catalogo d’intimo perché la
biancheria della strega necessitava
di un bel make over.
Le
dita timide di Bonnie
gli accarezzarono gli addominali, ma lui le prese i polsi e le fece
alzare le
braccia sopra alla testa. Quella sera era il suo turno.
“Questa
volta ti farò
urlare, ragazzina” le promise e veloce le sganciò
il reggiseno.
Bonnie
chiuse gli occhi,
abbandonò le braccia sul cuscino e inarcò la
schiena per godersi appieno tutte
quelle attenzioni.
Ripensò
distrattamente ad
una canzone che piaceva tanto a Clara e si trovò a
concordare con le parole
dell’autore.
Damon
si slacciò la
cintura dei pantaloni e Bonnie si morse di nuovo il labbro, non per
trattenere
qualche suono compromettente, ma per la trepidazione di sentirlo ancora
dentro
di sé.
Peccare
era decisamente
molto più divertente.
Oh
sì.
“Don't even talk about the
consequence
‘Cause right now you're the only thing that's making any
sense to me
And I don't give a what they say or what they think.
‘Cause you're
the only one who's on my
mind.
I'll never ever let you leave me
I'll try to stop time forever
Never wanna hear you say goodbye.
I feel so untouched and I want you so much
That I just can't resist you”
(Untouched-
The Veronicas).
Il
mio spazio:
14
recensioni per lo scorso capitolo! 14!! E abbiamo
superato le 200! Io non so come ringraziarvi, siete state fantastiche!
Sono
così contenta che il capitolo precedente vi sia
piaciuto così tanto! Era importante per me e per la storia,
quindi è stata un’immensa
soddisfazione.
Parlando
di questo: so che alcune di voi si aspettavano la
continuazione della scena dell’ultimo capitolo, ma questa
storia ha un raiting
arancione e non potevo scrivere tutto nei dettagli (non credo di essere
nemmeno
capace). Ho preferito inserire questi piccoli flashback tentando di
stare nei
limiti del mio raiting. Non penso che nessuno si
scandalizzerà per qualche
termine un po’ esplicito e per certi riferimenti, non mi pare
di essere stata
volgare però, come al solito, siete voi ad avere
l’ultima parola =)
Non
ho altro da dire su questo capitolo; si commenta da
solo. Voglio che questi due si divertano per un po’.
Ora
vi do un po’ di date:
-
Nella
settimana del primo luglio arriverà il secondo capitolo di
Crazy
Little Thing Called Love.
-
Questo
fa scalare di un po’ l’aggiornamento di A&W
che
dovrei postare intorno al 13 luglio.
Scusate
per l’attesa ma con questi esami non ho molto tempo
per scrivere e mi sembra giusto dedicarmi un po’ anche
all’altra storia. (Poi magari sarò particolarmente
ispirata e posterò in anticipo).
Grazie
mille a tutte voi che commentate, mi seguite e avete
messo le mie storie nelle preferite/ricordate!
Buona
serata!
Baci,
Fran ;)
Ps:
forse Damon vi sembrerà un po’ OOC in questo
capitolo.
Volevo, però, che si mostrasse un po’ vulnerabile
per quello che è successo e
credo che con Bonnie se lo possa anche permettere. Nel prossimo
ritornerà
sempre più affascinante e sempre più deciso a
corrompere la nostra streghetta! Ahah.