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Autore: Sissi Bennett    22/06/2012    15 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ashes &Wine

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Capitolo ventinove: Sinners are much more fun.

 

“They say there's a heaven for those who will wait
Some say it's better but I say it ain't
I'd rather laugh with the sinners than cry with the saints
Sinners are much more fun
And only the good die young”

(Only the good die young- Billy Joel). 

 

Bonnie chiuse gli occhi con un po’ di fastidio, il respiro le si bloccò in gola e piantò le unghie nelle spalle di Damon, mentre la mano di lui l’accarezzava dove nessuno aveva mai osato.

“Damon”.

Le dita del vampiro non si fermarono finché non furono avvolte dal calore di quelle zone totalmente inesplorate e si mossero senza fretta, dando a Bonnie il tempo di prendere confidenza con quelle nuove sensazioni.

La ragazza, quasi istintivamente, alzò di poco il bacino, andando incontro a quella deliziosa tortura. Damon le baciò una guancia.

 

Bonnie si svegliò di soprassalto e strinse la federa del cuscino, in un gesto che rasentava l’isterico. Era arrivata davvero a quel punto? A fare sogni erotici su Damon? Aveva accettato neanche un giorno prima di provare qualcosa per lui e già passava ad immaginarsi le scenette intime e romantiche?

Si girò a pancia in su e i suoi occhi si trovarono a fissare un lampadario che non era quello della sua stanza. Aggrottò le sopracciglia e si tirò sui gomiti; l’aria passò sotto alle coperte alzate e lei si sentì improvvisamente … fresca?

Con estrema lentezza, quasi non volesse scoprilo, fece scorrere una mano su di sé e si rese conto che canotta e pantaloncini, ma soprattutto mutande, non erano dove avrebbero dovuto.

Con la coda dell’occhio, vide un braccio alzarsi accanto a lei e posarsi pesantemente sull’altro cuscino.

Lampadario. Altro cuscino. Braccio non suo. Niente vestiti. Questi indizi non avrebbero portato a nulla di buono.

Se ne sarebbe pentita, lo sapeva, ma si fece coraggio e spostò lo sguardo verso l’altro occupante del letto: Damon Salvatore, steso a pancia in giù, braccia alzate sotto la testa, viso voltato dall’altra parte; il lenzuolo lo copriva da età schiena in giù e aveva tutta l’aria di essere nudo pure lui.

Cazzo. Fu l’unico pensiero che Bonnie riuscì a formulare; quanto mai appropriato alla situazione, se proprio si voleva essere maliziosi.

Ci mancò poco che si mettesse ad urlare, buttando giù dal letto lui e se stessa, ma si morse la lingua.

Il suo cuore iniziò a battere così forte da arrivarle in gola in un nanosecondo, mentre il suo cervello cercava di elaborare le informazioni appena raccolte per trarne una conclusione. Non serviva certo un genio per capire che Bonnie non aveva sognato un bel niente; Bonnie aveva fatto proprio tutto!

Doveva andarsene prima che Damon si svegliasse. Non voleva affrontarlo subito, non ne avrebbe avuto la forza.

Era così imbarazzata e scioccata che non sarebbe nemmeno riuscita a parlare. Per dirgli cosa, poi? Come ci si doveva comportare dopo aver donato la propria  verginità all’uomo che fino a due mesi prima era come uno zio e che, per di più, era innamorato di un’altra ragazza?

Bonnie scosse la testa; detta così sembrava una cosa completamente malata.

Scannerizzò la stanza in cerca dei suoi indumenti; individuò la maglietta per terra, poco lontano dal letto e a pochi metri c’erano i pantaloncini.

Con cautela scivolò fuori dalle coperte e gattonò fino a raggiungere i suoi vestiti. Si sentiva tremendamente a disagio a dover girare per la stanza nuda ed esposta, ma non ebbe altra scelta. Indossò la canotta, prese gli shorts e si guardò intorno. Dov’erano finite le sue mutande? Sbiancò ricordando improvvisamente dove fossero nascoste: in fondo al materasso, sommerse da strati di tessuto, bloccate dal corpo di Damon.

S’infilò i pantaloncini rassegnata. Non poteva prenderle o lo avrebbe svegliato.

Stava scappando come una ladra, stava facendo la camminata della vergogna via da quella stanza e non ne era per niente fiera. Che altro poteva fare? Non avrebbe sopportato di sentirsi dire che era stata solo una notte, un errore. Non voleva vedere il pentimento stampato sulla faccia di Damon.

Controllò per un’ultima volta che il vampiro fosse ancora beatamente addormentato e uscì, richiudendo la porta con estrema delicatezza.

“Bonnie?”.

Oh no. Non quella voce! Non lei.

“Elena” tentò di darsi un contegno “Cosa … cosa ci fai qui?”.

Non sei per niente convincente, Bonnie! La rimproverò la sua coscienza.

“Sono venuta per Stefan; dovrei parlargli. Stai bene?” le chiese notando l’agitazione dell’amica. La squadrò da capo a piedi e si sorprese di trovarla così poco vestita fuori dalla stanza di Damon.

“Non è in camera sua?” replicò Bonnie con nonchalance.

“No, sono appena passata ora ma è vuota. Volevo vedere se era nello studio. Bonnie, sei sicura di sentirti bene? Perché sei qui?”.

“Sono venuta a vedere come stava Damon” rispose la rossa senza riuscire a dissimulare come avrebbe dovuto “Non so dove sia Stefan, non lo vedo da ieri sera. Forse è giù in salone” suppose per invogliare la bionda a scendere con lei e fece un passo con la chiara intenzione di allontanarsi, ma Elena le prese un braccio “O mio Dio, che cos’hai lì?”.

Bonnie non capì subito ma le bastò seguire gli occhi dell’altra ragazza. Portò una mano sul collo e nascose il morso e la pelle ancora rossa per il sangue che si era depositato e seccato.

“Non è niente”. Questa sì che è una bugia credibile!

“Damon ti ha fatto questo? Ti ha morso?” insistette l’amica scostandole i capelli per esaminare meglio il collo “Ti ha obbligata?” domandò apprensiva temendo il peggio.

“No, Elena” la interruppe Bonnie scostandosi “Non è stato lui. Io … aveva bisogno di sangue. Non mi ha costretta; sono venuta io nella sua stanza”.

Se è per questo, sei venuta anche nel mio letto. La voce di Damon le rimbombò in testa e la strega divenne di pietra. Pregò di essersela immaginata, ma sapeva perfettamente che il vampiro si stava godendo tutta la scena grazie al suo udito super sviluppato. Quel commento la fece tendere come una corda di violino e il suo viso arrossì a tal punto che fu impossibile distinguerlo dai capelli.

Dopo un istante la porta alla sue spalle si aprì “Ti sei dimenticata queste, cara”.

Damon allungò una mano oltre la spalla della giovane e le sventolò davanti agli occhi le mutande infami.

Elena impiegò meno di un secondo per collegare tutto: il morso, le mutande, Damon a torso nudo nascosto parzialmente dietro una Bonnie vestita poco di più. Spalancò la bocca, incredula. Mai nella vita avrebbe pensato di assistere ad una scena simile.

Bonnie inspirò nervosamente, poi strappò le mutande dalle mani del vampiro e senza girarsi marciò via da quei due, decisa a rintanarsi nella sua stanza per non uscire mai più!

Senza più la rossa a fare da scudo a Damon, Elena poté appurare che il torso non era l’unica cosa ad essere nuda del vampiro. Lui se ne stava in piedi, in tutta la sua gloria, come mamma l’aveva generato, senza un minimo di pudore.

Elena restò immobile fissando il corpo davanti a lei, senza tuttavia mettere a fuoco niente in particolare. Era troppo scioccata e intontita.

“Vuoi un poster?” fu la domanda derisoria di Damon.

Finalmente Elena sembrò prendere atto di ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi e voltandosi dall’altra parte urlò con tono scandalizzato “Copriti!!!!!”.

Il vampiro ghignò, soddisfatto come non mai e si ritirò nella pace della sua camera, lasciando Elena alle prese con l’infarto che da lì a poco l’avrebbe colta.

Si ributtò sul materasso e per la prima dopo tanto tempo, un sorriso vero gli dipinse le labbra, luminoso e sincero.

Sul cuscino accanto al suo c’era una macchia rossa che ancora profumava di Bonnie e più in basso un altro tipo di sangue colorava le lenzuola non più immacolate. Damon schioccò la lingua contro il palato. Quella era stata una notte epica sotto tutti i punti di vista. Già se ne figurava molte altre.

Si spostò sul fianco, reggendosi la testa con la mano e si perse contemplando il lato dove poco prima dormiva beatamente la ragazza. Damon si lasciò trasportare dai ricordi.

 

Avrebbe davvero volto dirle di smetterla di mordersi quel dannato labbro, di liberare la tensione, gemere, urlare, di non trattenersi; ma non lo fece.

Riusciva ad essere pudica e timida anche in quel preciso atto. Lui non voleva sporcarla né forzarla. Con lei era giusto così: Bonnie non era un’esibizionista, non era volgare, non esagerava. Si vergognava di sciogliersi in suoni troppo osceni e Damon la trovava assolutamente adorabile.

Lasciò che le braccia serpeggiassero dietro e intorno alla schiena di Bonnie e con uno scatto si tirò a sedere portandosela al petto.

Lei boccheggiò per il cambio di posizione e il vampiro fermò ogni movimento per permetterle di abituarsi.

Le accarezzò dolcemente la schiena e si chiese se stesse andando troppo in fretta, se fosse il caso di interrompere tutto perché forse lei non era pronta, forse si era fatta trascinare in qualcosa di troppo incontrollabile “Bonnie ….”.

“Non ti fermare” fu l’ordine della rossa.

Damon fece scorrere la mano fino a raggiungere la sua nuca e la obbligò a piegare di poco la testa, giusto per far toccare le due fronti. Lei s’inclinò ancora di più e si baciarono di nuovo. Con l’altra mano, rimasta appena sopra il sedere, il vampiro la guidò nelle spinte e per un po’ le lasciò condurre il gioco, le lasciò prendere il suo tempo. Voleva accertarsi che anche lei traesse il suo piacere, come più desiderava.

Fu la prima a rompere il contatto tra le loro bocche ma solo per rivolgergli un sorriso così luminoso e contento che Damon restò spiazzato per qualche secondo.

Riprese subito il controllo di sé, ricongiungendo le loro labbra e la premette ancora una volta sul materasso. Bonnie accettò senza obiezioni quel nuovo ritmo, più esigente e profondo; un po’ impacciata piegò le gambe e le allacciò intorno ai fianchi di Damon. Lui quasi non se ne accorse, drogato del sangue della strega e perso in lei. Finalmente, tra il bacio e l’altro, le sfuggì un gemito.

Dolce melodia.

 

Alla fine non aveva urlato. Solo qualche gemito le era scappato dalle labbra e Damon non credeva di aver sentito niente di più vero.

Era stato con molte donne nella sua lunga vita e la maggior parte si erano contorte come serpenti, avevano strillato tanto da spaccargli i timpani, troppo arrendevoli, lascive e rumorose. Erano un vero toccasana per la sua reputazione di amante, ma alla lunga stufavano.

Il vampiro non ricordava nemmeno l’ultima volta che si era veramente goduto quell’atto. Il piacere era ingannevole, durava talmente poco che quasi passava inosservato, e per raggiungere l’apice Damon era costretto ad inebriarsi totalmente del sangue della sua vittima.

Forse la differenza stava proprio lì: Bonnie non era una preda.

Da tanto tempo ormai il vampiro considerava il sesso un passatempo, un elemento accessorio per arricchire la sua caccia. Il pensiero di affondare in un corpo caldo non poteva soddisfarlo quanto affondare i suoi canini in un collo morbido. Nessuna donna lo aveva attratto per un mero piacere fisico e umano.

Elena era stata l’unica a suscitargli certe fantasie, ma inizialmente anche con lei era stata solo una questione di sangue. L’aveva costretta a donargli la sua linfa vitale per compiacere una sua brama. Il desiderio fisico era arrivato dopo.

Non si sarebbe mai aspettato, però, neanche nei suoi sogni più maliziosi, che sarebbe stata proprio Bonnie a risvegliare i suoi istinti di uomo.

Mai una volta aveva osato pensare di morderla, di usarla per sfamarsi. Bonnie non era mai stata una sua vittima.

La notte precedente, quando gli si era presentata in camera ai piedi del letto, avrebbe voluto strozzarla con le sue mani per essersi messa in una situazione così pericolosa e compromettente.

Lui non voleva farle male, non voleva segnare la sua pelle candida né usare il suo sangue a proprio vantaggio.

Quale mostro avrebbe potuto trattarla in quel modo barbaro? Lei che era solamente una bambina.

Va bene; forse non proprio una bambina considerando tutte le cose che le aveva fatto, ma comunque restava l’incarnazione dell’innocenza. Damon si sentiva come se avesse profanato qualcosa di sacro. Non poteva, però, negare che ne avesse adorato ogni singolo istante e l’avrebbe fatto e rifatto cento volte.

Chi avrebbe mai immaginato che Bonnie, sotto di lui, nuda, totalmente indifesa e un po’ imbarazzata si sarebbe dimostrata molto più provocante di tutte le modelle in lingerie che si era portato a letto.

Non sapeva che cosa stesse succedendo tra loro; sapeva solo che non si sarebbe tirato indietro. Non era pentito e voleva esplorare quelle nuove sensazioni.

L’umiliante rifiuto di Elena incombeva ancora su di lui e bruciava, ma non lo opprimeva come si sarebbe aspettato. Quella mattina si era svegliato con la voglia di sorridere ed era merito di Bonnie. Sarebbe stato un pazzo ad allontanarla proprio quando aveva capito quanto bene potesse fargli.

Forse per Bonnie sarebbe stato meglio il contrario, forse avrebbe dovuto fermare la cosa ora che ne aveva ancora tempo, ma Damon era un vampiro egoista e non voleva rinunciare a quel sollievo che gli aveva circondato il cuore.

E qualunque cosa fosse, pregò perché non finisse mai.

Bonnie, dopo aver lasciato Damon a sbrigarsela con Elena, corse nel suo bagno e si guardò allo specchio.

Il morso si era rimarginato un po’ ma era ancora evidente, soprattutto per il sangue che le si era seccato intorno. Non poteva essere guarito del tutto perché non avevano fatto un vero scambio, Damon non le aveva dato il suo.

Elena una volta le aveva raccontato che per un vampiro scambiare il sangue era il massimo dei piacere e che stabiliva una connessione. La maggior parte di loro sceglieva di suggellare il loro amore condividendo col la compagna anche i pensieri più intimi e nascosti. Altre volte quegli scambi portavano al progressivo Cambiamento, fino alla vampirizzazione completa dopo la morte.

Damon non era innamorato di lei e non voleva trasformarla; era più che logico che non le avesse permesso di bere il suo sangue.

Eppure quella notte era stata come lei se l’era sempre sognata.

 

Damon congiunse le loro bocche di nuovo e, come quel pomeriggio in cucina, non si risparmiò. Appena ne ebbe la possibilità, intrufolò la sua lingua smaniando per quella di lei e Bonnie non gliela rifiutò.

Le sue mani dai fianchi risalirono per strusciare ai lati del suo seno e poi ancora giù, indugiando qualche momento sull’elastico dei pantaloncini, e alla fine glieli sfilò per quanto poté. Bonnie lo aiutò facendoli scendere lungo le gambe e calciandoli via.

Sapeva in che guai si stava cacciando e aveva ancora tempo di fuggire via, nessuno la stava obbligando a fare niente. Le sue gambe erano molli e non accennavano a muoversi per scendere dal letto e la sua mente era talmente annebbiata che aveva annullato ogni pensiero sensato.

Damon le alzò il bordo della canotta e le leccò l’ombelico per poi prendersi cura di tutta la pelle attorno. Bonnie s’inarcò e si morse un labbro appena in tempo prima che un miagolio le scappasse.

Capì che le sue chance di tornare indietro erano ormai passate quando le dita di lui s’insinuarono tra le sue mutande e le tirarono verso il basso, con una calma esasperante.

Ok, Bonnie, ora o mai più. Te ne vuoi andare?  Le chiese quell’ultimo barlume di lucidità rimastole. Damon la baciò di nuovo, sospirando sulle sue labbra.

Assolutamente no!

Non si rese conto di non indossare più nemmeno la canotta finché non la vide volare oltre le spalle del vampiro.

Si portò le braccia davanti al seno per coprirlo. Se n’era sempre vergognata perché era piccolo. Sapeva di non avere delle forme molto femminili e non le piaceva mostrarlo; capitava che si sentisse a disagio anche in costume.

Damon le prese i polsi e delicatamente la obbligò ad aprire le braccia. Non disse una parola, nessun banalissimo “Sei bellissima”. Si limitò a far scorrere il suo sguardo per tutto il suo corpo ormai nudo. Non aveva mai visto niente di così piccolo e fragile e con una mano le sfiorò lo sterno, per poi scendere al ventre piatto e ancora su fino al collo. Glielo massaggiò e le sue labbra si piegarono all’insù, intenerite. Bonnie era la prima ragazza che si concedeva a lui di sua spontanea volontà pur sapendo che razza di mostro fosse.

La rossa, sempre un po’ incerta, liberò anche l’altra mano dalla stretta del vampiro e raggiunse l’orlo della sua maglia. Insinuò le dita sotto ed esplorò la schiena, risalendo e portando con sé la stoffa dell’indumento.

Damon se ne disfò in fretta e finalmente Bonnie poté sentire le loro pelli venire a contatto. Il vampiro iniziò  a lasciare dei dolci baci per tutte le spalle, il collo e il viso, mentre le loro dita si andarono ad intrecciare.

Bonnie strinse così forte che le nocche diventarono bianche e lo stesso fece Damon. Le sarebbero rimasti i segni, sicuramente.

 

Bonnie esaminò le sue mani ma non vide nessun rossore, anche se le faceva un po’ male piegare le dita.

Tornò in camera e prese il grimorio che le aveva prestato la signora Flowers in cerca di un incantesimo per far sparire quel morso. Voleva evitare che la notizia si espandesse per tutta Fell’s Church nel giro di dieci minuti.

Elena li aveva beccati in pieno e Stefan sicuramente lo sapeva già o l’avrebbe scoperto presto. Già se li immaginava, uno di fianco all’altro, a farle la paternale come due genitori.

Si passò una mano nei capelli e si sedette a terra, con il grosso tomo posato sulle ginocchia incrociate. Sfogliava le pagine ma non leggeva niente. La sua testa era ancora da un’altra parte.

Come le era venuto in mente di spingersi così in là con Damon? Com’era possibile che una cotta scoperta appena pochi giorni prima si fosse infiammata a tal punto?

Avrebbe voluto rimpiangere tutto, ma la realtà era ben diversa: il suo cuore non poteva essere più felice ed si congratulava per aver preso la decisione giusta.

Povero stupido. Lo derise lei. Non sai che finirai in mille pezzi?

Bonnie aveva visto come si era comportato Damon non appena aveva percepito la presenza di Elena fuori dalla porta: non aveva esitato a sbandierare le sue mutande come se fossero un trofeo, senza riguardi per la sua riservatezza. Non aveva pensato che forse Bonnie avrebbe preferito tenere il segreto; no! L’importante era sbatterlo in faccia ad Elena, farla ingelosire e punirla.

Forse stava lavorando troppo con la fantasia, forse era stata semplicemente una mossa da Damon, uno scherzo.

Qualcosa dentro di lei l’avvisa di non essere così ottimista; dall’altro lato non poteva credere che il vampiro l’avesse usata in quel modo, non dopo aver affrontato da solo un branco di lupi per salvarla.

Il dubbio, però, rimaneva. L’unico modo per toglierselo definitivamente sarebbe stato parlarne direttamente con lui, ma non ne aveva il coraggio.

Un po’ perché temeva di mettersi ancor di più in imbarazzo, un po’ perché non si fidava nemmeno di se stessa. Damon aveva destato in lei emozioni incontrollabili e sarebbe stata capace di saltargli addosso se si fossero ritrovati di nuovo soli in una stanza.

Il vampiro l’aveva accesa come un fiammifero. Era bastato un piccolo strofinamento per mandarla sulle nuvole, per eccitarla. Si nascose il volto fra le mani arrossendo inevitabilmente. Lei non era il tipo da fare certi pensieri così poco pudici. Sentiva di non avere più il controllo sul suo corpo ed era frustrante. Le mancavano i suoi tocchi e i baci, i suoni quasi animaleschi nei momenti più brucianti, i gesti delicati e i sospiri in quelli più intimi.

Era successo solo una volta e già sarebbe corsa nella camera di Damon per ricominciare daccapo.

Sono fregata.

Doveva parlare con qualcuno. Doveva sfogarsi perché non capiva più che cosa le stesse succedendo.

C’era solo una persona che poteva darle una mano perché lo aveva provato sulla sua stessa pelle. Doveva andare da Caroline.

 

“Sai cosa è successo nella stanza di tuo fratello?”.

Stefan alzò la testa dal suo diario e la rivolse verso la porta aperta: sulla soglia, una splendente Elena lo guardava allarmata.

Dopo aver praticamente colto in flagrante Damon e Bonnie, si era diretta subito nello studio in cerca del minore dei Salvatore e lì lo aveva trovato.

Era andata al Pensionato per parlare finalmente con Stefan, per dirgli che lo aveva scelto, che non lo avrebbe mai più tradito, che Damon avrebbe sempre avuto un posto nel suo cuore ma non poteva neanche avvicinarsi all’amore che provava per lui.

Tutto era andato a farsi benedire nel momento in cui aveva visto Bonnie fuori dalla camera da letto dell’altro vampiro, tutto era passato in secondo piano.

Era rimasta sbigottita, senza parole, un po’ gelosa, ma soprattutto un campanello di allarme le era suonato nella testa.

L’invidia c’era, ma non la turbava più di tanto. Sentiva più che altro di dover proteggere la sua amica o per lo meno metterla in guardia.

Damon aveva una venerazione per Bonnie e su questo non c’era dubbio, ma fino a che punto si spingeva?

“Sì Elena. Ho un udito sovrasviluppato, ricordi?” le rispose Stefan. Certi suoni erano inequivocabili.

“E ti sta bene?”.

“No” ammise sinceramente lui “Però mio fratello ha rischiato di morire ieri sera, quindi penso che aspetterò fino a domani prima di fargli la predica”.

“Ha rischiato di morire?” trillò Elena “Cos’è successo? Perché io non ne so niente?” premette.

Stefan realizzò solo in quel momento che la ragazza non era a conoscenza dell’attacco dei lupi mannari. Come poteva? Era capitato tutto così in fretta!

Le raccontò gli eventi del giorno prima, nei dettagli, studiando ogni espressione del volto della giovane che in cinque minuti passò in rassegna tutte le emozioni fino a stabilizzarsi in un cruccio.

“Ecco perché gli ha dato il suo sangue” mormorò tra sé e sé.

Stefan lo udì ugualmente e chiese spiegazioni “Chi ha dato il sangue a chi?”.

“Poco fa ho visto Bonnie fuori dalla stanza di Damon e il suo collo era tutto sporco di sangue; c’era il segno di un morso. Non avevi detto di sapere tutto?”.

Così credeva Stefan. In realtà non aveva sentito proprio tutto: si era svegliato nel cuore della notte e aveva percepito distintamente i mugugni di piacere di Bonnie; da lì era stato facile collegare che cosa stesse accadendo, ma non era stato ad ascoltare e non li aveva interrotti.

Non era contento dei nuovi risvolti della storia tra suo fratello e Bonnie, ma non si sarebbe mai permesso di piombare in camera e violare la loro privacy.

La rossa doveva aver offerto a Damon il sangue prima che lui si svegliasse. Non c’era altra spiegazione per cui non se ne fosse accorto.

“Prima o poi si farà ammazzare” fu il primo commento che sfuggì dalle labbra di Stefan “Se mio fratello non le volesse così bene, sarebbe già morta”.

“Perché dici questo?”.

“Era debole ieri sera, Elena. Bonnie ha dovuto dissanguarlo con i suoi Poteri per togliergli tutto il veleno dei lupi. Immaginati un vampiro che non si nutre da qualche settimana e capirai quanto poteva essere pericoloso Damon davanti ad una preda umana. Se non fosse stato per l’affetto che prova verso Bonnie, non si sarebbe mai controllato”.

La bionda spalancò gli occhi, capendo solo ora l’importanza dell’atto consumato dai due quella notte. Forse aveva sottovalutato le intenzioni di Damon e forse le sue paure che Bonnie fosse un rimpiazzo erano totalmente infondate.

“Non sembri molto turbato” gli fece notare.

“Sono arrabbiato” la corresse lui “Non per il sangue, quello non è stata colpa sua, la sete era troppo forte. Sono arrabbiato per quello che è successo dopo”.

“Stefan …”.

“Non li sto giudicando” precisò il vampiro “Ho solo paura che Bonnie riceverà un’altra delusione e questa volta non lo perdonerà mai”.

Elena conosceva Stefan meglio di chiunque altro e le bastò un secondo per interpretare quelle parole: Damon e Bonnie era legati da qualcosa di indescrivibile e per quanto cercassero di respingersi, prima o poi tornavano l’uno dall’altro. Damon, però, l’aveva ferita troppe volte e lei non si sarebbe fatta prendere in giro ancora. Entrambi sarebbero usciti sconfitti da quella storia, entrambi si sarebbero persi, senza possibilità di rimediare.

“Perché sei venuta qui, Elena?” chiese dal nulla Stefan; non voleva accertarsi delle condizioni di Damon perché non ne sapeva niente, quindi perché?

“Per te” confessò lei “Voglio parlarti di quello che è successo a Charlottesville”.

Stefan chiuse gli occhi rassegnato: non aveva alcun desiderio di affrontare l’argomento in quel momento, ma non aveva altra scelta.

“Eravamo in un bar e Damon …. Damon mi ha ricordato quanto egoista e competitiva io possa diventare, mi ha ricordato la persona che sono, che ero. Non mi piace molto quella persona” raccontò con un sorrisino imbarazzato. “Ci siamo trovati a discutere dei nostri sentimenti nascosti nel bagno delle donne ed è stato orribile e umiliante”.

Stefan aggrottò le sopracciglia ma non la interruppe. Non capiva dove volesse arrivare svelandogli tutti i dettagli di cui lui avrebbe anche fatto a meno.

“Non voglio stare con Damon” disse con fermezza “Forse con lui potrei essere bellissima e potente, ma non è quello che voglio, non mi importa. Molti ragazzi mi hanno idealizzato e mi hanno messo su un piedistallo, ma presto hanno scoperto  che non ero proprio quest’angelo che credevano. Tu non hai solo visto la parte migliore di me, ma l’hai anche tirata fuori. Mi spingi a fare meglio, credi in me, credi che io possa essere più di una reginetta. È come se avessi portato la luce nella mia vita, sei stato il primo a farmi sorridere dopo tanto tempo. Tu mi rendi buona, Stefan, mi rendi degna di ogni bene”.

“Elena” la chiamò stancamente il vampiro “Apprezzo che tu stia cercando di sistemare le cose, ma non dobbiamo affrettare niente. Tu hai ancora dei dubbi su mio fratello o non ti saresti alterata così tanto per quello è successo tra lui e Bonnie”.

“No, no, no” ripeté a macchinetta la bionda, in preda la panico. Si inginocchiò davanti al ragazzo, seduto su una poltrona, e gli prese le mani tra le sue, baciandogliele “Ero solo turbata e preoccupata come te; non voglio che facciano la scelta sbagliata, tutto qui” gli assicurò “E’ vero: provo ancora qualcosa per Damon, non posso spegnere le mie emozioni, ma non ho dubbi sulla mia decisione: scegliere lui, significherebbe prendere la strada più facile; siamo cresciuti molto in questi mesi e stare insieme ci farebbe solo tornare indietro. Io non posso crescere con Damon” prese un bel respiro per concludere il suo discorso “Sono irrimediabilmente innamorata di te, Stefan. E alla fine sceglierò sempre e solo te ed è un fatto che non cambierà mai”.

Aveva gli occhi lucidi e ancora più azzurri del normale; sprizzavano sincerità e speranza. Rivoleva Stefan “Non riesco nemmeno a capacitarmi di non averti più al mio fianco. Ti prego, perdonami” lo supplicò con voce rotta.

Stefan si piegò e le posò un dolcissimo bacio sulla fronte “Ti amo, Elena e non dubitarne mai” le giurò “Stanno capitando troppe cose insieme e ho bisogno di un po’ di tempo. Devo risolvere questa cosa tra Damon e Bonnie, dobbiamo sconfiggere Klaus e sono passati troppi pochi giorni da quando ti ho chiesto una pausa. Aspettami, Elena, aspettami fino a che tutto questo non sarà finito e se siamo destinati a stare insieme, allora nessuno potrà dividerci più”.

Alla giovane si strinse il cuore: non voleva rimandare, non voleva sprecare altro tempo, ma Stefan aveva ragione.

Non era passato molto da quando aveva respinto Damon e la sua scelta poteva apparire affrettata. Come poteva Stefan essere sicuro che lei non sarebbe corsa un’altra volta tra le braccia di suo fratello?

“Ho perso la tua fiducia, vero?” domandò timorosa ma certa della risposta.

Stefan scosse la testa “Capita a tutti di fare degli sbagli” la tranquillizzò “Niente è imperdonabile”.

Non si sbilanciò oltre. Faticava a restituirle quella fiducia che le aveva totalmente donato nel momento in cui si erano incontrati, perché aveva timore di rimanere scottato di nuovo. Prima o poi gliel’avrebbe concessa, gli serviva solo un po’ di tempo per riflettere.

Elena annuì, leggermente delusa, più che altro da se stessa. Non credeva che sarebbe mai scesa tanto in basso da mettersi tra due fratelli.

Stefan le prese una mano e la condusse fuori dallo studio, verso l’ingresso. Fu lì che incontrò Bonnie.

“Esci?”.

La rossa rispose chiaramente a disagio “Sì. Vado da Caroline” non osò incrociare gli occhi con Elena.

“Ti accompagno io” si offrì Stefan. Le doveva parlare.

Bonnie non parve molto contenta ma acconsentì e li seguì fuori in cortile. Dopo aver salutato Elena, lei e il vampiro salirono sulla BMW.

Un silenzio fastidioso calò su di loro. Bonnie si affrettò a rivolgere lo sguardo fuori dal finestrino. Sapeva che cosa sarebbe arrivato in pochi minuti: il terzo grado di Stefan, seguito dai suoi occhi indagatori e dalle sue parole tanto assennate da farle ritrattare tutte le sue convinzioni. E quella volta non sarebbe stata diversa.

“Come ti senti?” le chiese “Dopo quello che è successo ieri”.

“Bene” rispose subito Bonnie “Sono solo un po’ scossa, tutto qua. Non mi hanno fatto niente”.

“Non t’immagini nemmeno che cosa mi è passato per la testa quando Caroline ha ricevuto quella chiamata da Tyler” sussurrò Stefan mentre la macchina usciva dal vialetto del Pensionato “Era come se mi fosse caduto il mondo in testa”.

Bonnie finalmente si voltò a fissarlo: lui aveva la mascella contratta in uno scatto di rabbia. “Stef, sto bene” cercò di calmarlo “Adesso è finita”.

“Eravamo nascosti nella casa fuori città di Caroline. Tyler ci ha chiamato e ci ha detto che i lupi sarebbero venuti a cercarti. Damon è scattato fuori dalla porta come un fulmine, non l’ho neppure visto. Io e Caroline lo abbiamo seguito ma siamo stati costretti a passare per la foresta e i lupi ci hanno intercettato. Quando sono arrivato al Pensionato e ti ho sentito urlare … poi Damon era steso e sembrava morto” continuò a spiegare e la sua voce ogni tanto tentennava “Per un attimo ho creduto di avervi persi entrambi”.

Bonnie gli prese una mano “Ho l’impressione che dovrai sopportarci ancora per un po’, sai?” scherzò “I lupi non mi hanno nemmeno sfiorato e tuo fratello si è già ripreso”.

“Grazie a te” disse Stefan “Sei stata piuttosto brava con quell’incantesimo”.

“Lo so” sorrise Bonnie terribilmente compiaciuta di sé “E’ stato un bel trucchetto, non è vero?”.

“Sì” concordò Stefan “E ti farei anche i complimenti se poi non avessi donato il tuo sangue ad un vampiro debole, instabile e assetato” tono calmo ma palesemente di rimprovero.

Ecco la predica, ecco il terzo grado.

“Aveva bisogno del mio sangue. Ha affrontato quei lupi per salvarmi pur sapendo che non ne sarebbe uscito vivo. Glielo dovevo”.

“No, Bonnie. Dopo quello che ha rischiato per proteggerti, tu avresti solo dovuto rimanere lontano dai guai. Pensa se non fosse riuscito a controllarsi, se ti avesse ucciso. T’immagini che tragedia?”.

Bonnie impallidì, non aveva preso nemmeno in considerazione l’idea che Damon potesse farle del male, ma in quel caso doveva dar ragione a Stefan: era stata una mossa avventata e irresponsabile. Se le fosse accaduto qualcosa, Damon si sarebbe torturato per il resto della sua esistenza.

Però l’avrebbe fatto e rifatto e fatto ancora, perché Bonnie non era capace di ragionare con la testa, non era come Meredith. Si faceva trascinare dal cuore e dall’istinto e non si era pentita di niente.

“Vorrei dirti che mi dispiace, Stefan, ma non è così. Non è stata una delle mie scelte più intelligenti, lo ammetto. Potevo fare altro?”.

Stefan si stupì del tono con cui la ragazza pronunciò quelle tre parole: sembrava affranta di avergli causato tutta quella preoccupazione; dall’altro lato appariva intrappolata, bloccata in un punto di non ritorno, come se non avesse visto altre soluzioni, come se l’idea di aspettare che Damon si rimettesse fosse insopportabile.

Stefan si diede dell’ipocrita: non si sarebbe comportato allo stesso modo se al posto di Damon ci fosse stata Elena?

Lui amava Elena, era tutt’altra cosa. Bonnie non …

Per poco non inchiodò, colpito da quella rivelazione. Era chiaro che tra la rossa e suo fratello ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia, ma addirittura amore? Gli pareva un po’ troppo presto per parlare di un sentimento così importante; eppure sotto al suo naso stava nascendo qualcosa di potente, più di quanto si sarebbe mai sognato.

E il paradosso stava nel fatto che nessuno dei due interessati si fosse accorto di quanto indomabili stessero diventando le loro emozioni.

“Perché vai da Caroline?” s’informò sospettoso.

“Le devo parlare”.

“Di cosa?”.

“E’ da quando sono entrata in macchina che vuoi chiedermelo” replicò Bonnie“Falla finita e arriva al punto, per favore”.

“Voglio solo che tu stia attenta” la pregò Stefan “Tutti e due vi state inoltrando in una zona pericolosa e poi non si torna più indietro”.

Il vampiro sapeva quanto suo fratello tenesse a Bonnie, non le avrebbe mai fatto un torto così grande come illuderla. Ma sapeva anche che Damon era spaventato da quel genere di sentimenti e confuso per Elena. Un vampiro in preda alla sua sete di sangue era trasportato da tutti gli impulsi del suo corpo e forse lui si era lasciato andare proprio per colpa di quelle forze.

Stefan non poteva dire con certezza se tutto quello che era avvenuto in camera di suo fratello fosse frutto di una voglia genuina o se la mente di Damon fosse stata talmente offuscata da non distinguere bene cosa si celava nel suo cuore.

Era un gioco rischioso e Bonnie doveva stare in guardia “Accertati di essere sulla sua stessa lunghezza d’onda prima di buttarti in qualcosa che potrebbe fare male ad entrambi”.

Bonnie avvertì il suo stomaco attorcigliarsi e le salì la nausea. Non era proprio quello che avrebbe voluto sentire una ragazza che aveva appena perso la verginità con qualcuno che non era neppure il proprio fidanzato.

Salutò Stefan e scese dall’auto. Bussò alla porta di casa Forbes quando ormai il malumore si era impossessato di lei.

Fu proprio Caroline ad aprire e, non appena la vide, il suo viso s’illuminò di gioia. L’abbracciò, stringendola e sollevandola, e non le fece toccare terra fino a che non furono dentro “Sei viva! Ho perso dieci anni della mia vita quando Tyler mi ha detto il piano dei lupi mannari. Se li avessi qui tra le mie mani, non sai che farei” fumò letteralmente di rabbia alzando un pungo in aria.

Bonnie scosse la testa divertita. Caroline non le permise nemmeno di parlare, le prese un polso e la trascinò di forza in camera sua. La obbligò a sedersi sul letto quasi fosse una malata inferma, ma Bonnie non si arrabbiò. Quello era il modo di Caroline di prendersi cura delle persone.

“Tu come stai, Care? Stefan mi ha detto che siete stati attaccati dai lupi”.

“Niente di che. Sono dovuta scappare via, ma loro erano molto più lenti di me e poi Katherine è venuta ad aiutarmi”.

“Katherine?”.

“Lo so; sono sconvolta anche io. Sto cercando di dimenticare di esserle debitrice”.

“E con tua mamma? Mi dispiace così tanto che tu sia stata costretta a rivelarle tutto, non l’avrei mai voluto”.

“Prima o poi se ne sarebbe accorta lo stesso” liquidò la faccenda con un’alzata di spalle “Dorme ancora con un paletto sotto al cuscino ma sta elaborando finalmente. Con questa storia dei lupi mannari ha realizzato di poter perdere la sua unica figlia quindi … ci stiamo lavorando”.

“Sono contenta per te” le sorrise la rossa.

Caroline ricambiò e si accinse a cambiare discorso “Damon sta meglio? Ieri sera si è comportato proprio da eroe, eh?” le disse dandole una gomitata eloquente.

“Sta bene” la rassicurò Bonnie “Soprattutto dopo che gli ho dato il mio sangue” confessò a bassa voce, colpevole, in attesa della reazione della vampira.

La testa dell’amica scattò così velocemente verso di lei che si sarebbe potuta staccare “Hai degli istinti suicidi per caso?” domandò sarcasticamente “No perché non vedo altra spiegazione a questa tua voglia di rischiare inutilmente la vita. È chiaro che il tuo subconscio ha un desiderio latente di morte” concluse neanche fosse stata una psicoanalista di fama mondiale “Per non parlare della posizione in cui hai messo Damon: se ti avesse ucciso, non se lo sarebbe mai perdonato”.

Bonnie si chiese se Caroline e Stefan condividessero lo stesso cervello. S’imbronciò “Va bene, va bene! Non lo farò più” promise “Ma non è questo il problema comunque”.

“Ah no?” si sorprese la vampira “Cosa puoi aver combinato ancora?”.

“Care, qualche mese fa tu e Damon avete avuto una storia, giusto?”.

L’altra non comprese quel cambio repentino di argomento ma non si sottrasse alla domanda “Mi ha soggiogato per del sesso e del sangue. Se è questo che intendi per storia, allora sì”.

“Ma tu sentivi tutto? Cioè: il tuo corpo come reagiva alla sua presenza? Cosa provavi quando eri con lui in intimità?”.

“Perché? Vuoi fare un giro sul Damon - express?” scherzò lei.

Il silenzio di Bonnie fu molto più espressivo di molte parole.

“O mio Dio!” esclamò Caroline portandosi una mano alla bocca “Tu hai già provato la sua locomotiva?!”. Era a metà tra una domanda e un’accusa e bastò per far arrossire Bonnie fino alla punta dei capelli “Possiamo uscire dalla metafore ferroviaria, per favore?”.

Caroline non si fermò “Quando è successo? Come? Perché?” assottigliò gli occhi come se quel gesto potesse aiutarla a fare chiarezza “Ma certo, la brama del sangue!”.

“La brama del sangue?”.

“Brama, sete, chiamala come vuoi. Amplifica le emozioni di un vampiro e capita che sia preso da voglia irrefrenabili”.

“Credi che sia per questo che … è venuto a letto con me?”.

“Ho detto che amplifica le emozioni, non che le crea” le fece notare Caroline “Damon non ha mai avuto il fegato di fare il primo passo, ma ti desidera da tempo. Sveglia, Bonnie!” la scosse.

“Perché dovrebbe desiderarmi?”.

“Perché non dovrebbe?” Caroline non vedeva proprio nessuna ragione che potesse contrastarli.

Bonnie ci restò di sasso: non aveva mai pensato a se stessa come qualcuno di desiderabile, o anche solo attraente.

“Ma è normale che io mi senta così …”.

“Dolorante?” la interruppe Caroline.

“No, cioè … a parte quello! È che quando ripenso a ieri notte mi batte il cuore e non riesco stare ferma, mi sento come …” arrossì per l’ennesima volta quel giorno.

“Eccitata?” completò la frase l’amica “Puoi dirlo, non è mica una brutta parola. E per rispondere alla tua domanda: sì, è normalissimo”.

“Provavi lo stesso anche tu?”.

Caroline si sedette accanto a lei sul letto “Damon ha secoli di esperienza, è un perfetto amante, sa come far sciogliere il tuo corpo, sa dove mettere le mani e capisce al volo che cosa ti piace di più.  È  bello, ha fascino ed è molto persuasivo, ti entra di forza in testa. Se il tuo corpo non fosse un’esplosione di ormoni, mi preoccuperei” le disse sbattendo le ciglia quasi con fare innocente “Però non posso paragonare la mia esperienza alla tua, Bonnie. Lui mi ha ipnotizzato, mi ha tolto la libertà di scegliere. Avrei accettato lo stesso di andarci a letto insieme, ovviamente, dico l’hai visto? Ma mi sarei risparmiata tutta la faccenda dei vampiri e del sangue e dei morsi. Per lui non ero diversa dalle altre, non provava niente nei miei confronti”.

“Mi dispiace, Care. Deve essere stato orribile” la consolò Bonnie prendendole una mano “Non avrei dovuto risollevare l’argomento”.

L’altra ragazza sorrise “L’ho superata e non l’ho presa sul personale” sminuì. Stava mentendo, ma preferiva non parlarne “E poi hai fatto benissimo a venirne a parlare con me! Sai che amo il gossip e questa è decisamente una notizia bomba!”.

“Bomba è un eufemismo”.

“Bonnie posso chiederti una cosa? Tu che cosa senti per Damon?”.

“Non lo so” ammise sinceramente “E’ successo tutto così velocemente: prima era mio zio, poi un lontano parente vampiro, poi l’assassino di mio fratello, poi è diventato colui che mi ha protetta, che mi  ha aiutata e salvata. Da quando ho cercato di sedurlo qualche settimana fa, non riesco più a guardarlo solo con gli occhi di un’amica”.

“Hai cercato di sedurlo?!” si scandalizzò Caroline “Ma sei posseduta?”.

“No, no, è tutta farina del mio sacco purtroppo. Sto davvero perdendo il senso della realtà”.

“Tesoro mio, direi che lo stai trovando invece” la contraddisse la vampira “Solo un cieco non vedrebbe il legame che unisce te e Damon. Per questo non dovresti sottovalutare quello che è accaduto ieri notte: non sei stata una sua vittima” sottolineò bene quel concetto “Però ti consiglio di andarci con i piedi di piombo, ci sono troppe questioni in sospeso”.

“Parli di Elena?”.

Caroline scosse la testa con fare sbrigativo “Elena è una tappa obbligata, tutti s’innamorano di lei ma pochi sono in grado di starle accanto: presto ci si accorge che non conta solo l’aspetto angelico. Comunque sì, anche lei fa parte delle questioni in sospeso. Damon non può essersi scordato di lei in tre giorni”.

Il viso di Bonnie si scurì.

“Non vuol dire che non abbia dei sentimenti anche per te. Ieri sera ha fatto davvero un gran bel gesto, non dimenticarlo. Però tu devi capire da dove nasce quest’attrazione insostenibile e lui deve buttarsi alle spalle Elena e l’ossessione che ha per lei. Tu hai bisogno di Damon; ho visto come ti sei ridotta quando non vi parlavate. Ora vi siete ritrovati, evitate di perdervi di nuovo perché non sapete più che direzione prendere”.

“Credi che dovrei stargli lontana per il momento?”.

“Cerca di non finire nel suo letto” le consigliò l’amica “E fai molte docce fredde”.

 

Caroline l’aveva aiutata a riflettere molto, anche se non era riuscita a dipanare la matassa che le occupava la testa.

Qualunque cosa sentisse per Damon era ancora confusa e incerta. Aveva questa fortissima attrazione che era esplosa la sera prima e che non l’aveva abbandonata. Per quanto il suo corpo la stesse pregando di ritornare da quelle carezze, Bonnie sapeva che se si fosse trattata di una mera questione fisica, sarebbe riuscita a resistere; lei non era quel tipo di ragazza.

C’era qualcos’altro di molto più profondo che la legava al vampiro, qualcosa che era sempre rimasto rintanato nell’ombra ma che adesso, poiché scoperto, scalpitava per non essere represso.

Come si era ritrovata in quella situazione? Come avrebbe convissuto con questi sentimenti per un uomo che aveva considerato un parente fino a qualche mese prima?

Le tornarono alla memoria le parole di Caroline: tutti se n’erano accorti, tutti eccetto la diretta interessata. Mascherati e invisibili quei sentimenti si erano fatti spazio nel suo animo e ora erano stanziati lì, senza desiderio di sparire.

Era difficile da accettare ma prima o poi sarebbe stata capace di affrontarli. Il problema era un altro, il problema era Elena.

Non aveva pensato molto alla sua amica bionda neppure dopo essere incappata in lei uscita dalla camera di Damon; eppure, dopo la conversazione con Caroline, l’idea non le dava tregua.

Possibile che Elena c’entrasse con ciò che lei e il vampiro avevano condiviso quella notte? Era stata solo un rimpiazzo, un modo per dimenticare, almeno per poco, la bellissima Gilbert?

Elena si era negata a lui, aveva scelto Stefan; ma se avesse detto sì? Niente di tutto quello sarebbe successo.

Damon sarebbe stato con lei tutto il tempo e forse non sarebbe nemmeno corso al Pensionato per salvare Bonnie.

La strega si sentì subito in colpa per aver pensato così male di lui; Damon, dopo tutto, non se lo meritava, non dopo quello che aveva fatto per proteggerla.

Ma il dubbio rimaneva, perché, in fondo, lei era stata la seconda scelta o forse nemmeno quello. Forse era stata solo uno sbaglio, una notte e basta.

Bonnie era una novellina in faccende romantiche. L’unica volta che si era avvicinata a provare qualcosa di molto forte, il suo lui si era rivelato un vampiro che avrebbe voluto solo assaggiare il suo sangue e poi consegnarla a chissà quale pazzo. Nessuno l’aveva mai considerata così importante da mettere tutto il resto in secondo piano.

Ma forse era solo paranoia.

“Mi stai evitando?”.

Presto o tardi le avrebbe causato un infarto.

Bonnie ripose il libro nel suo scaffale e impassibile rispose “No”.

I monosillabi non sono il modo migliore per mostrare indifferenza. L’avvertì la sua coscienza.

“Ti ho cercato per tutto il giorno ma non c’eri” sembrava quasi un’accusa.

“Sono andata a trovare Caroline. Volevo vedere se stava bene”.

Damon parve bersi quella scusa e comunque non indagò oltre “Ti ha detto qualcosa sui cani?”.

“Se ne sono andati” gli comunicò “Sono scappati come è sorto il sole. Pare che tu ne abbia ferito uno a morte”.

“E’ la fine che faranno tutti non appena li troverò” ruggì con astio e rancore.

La porta della biblioteca sbatté chiudendosi quasi come un rifiuto. Damon si voltò verso Bonnie “Sei stata tu?”.

“Tu non darai la caccia a quelle persone” ordinò lei ignorando la sua domanda, ma era evidente che fosse opera sua “Con quello che ho fatto per tenerti in vita, non butterai all’aria i miei sforzi” gli intimò.

I tuoi sforzi?” ripeté Damon incredulo “Sono io che ti ho salvato la vita, ragazzina. Cerca di tenerlo a mente”.

“Anche io ti ho salvato la vita” precisò Bonnie.

“Beh, nessuno avrebbe dovuto salvare la vita a nessuno, se tu fossi andata da Meredith come ti avevo detto” le fece notare con una notare talmente amareggiata da rasentare la rabbia.

Bonnie abbassò la testa. Non l’avrebbe mai scapata in un confronto con Damon.

“Mi darai mai retta una buona volta?” le chiese con lo stesso tono.

“Non mi diverto a sfidarti, Damon. Non volevo mettere nessuno in pericolo, davvero. Mi dispiace” si scusò alzando gli occhi su di lui.

La fermezza di Damon tremolò sotto il perso di quello sguardo capace di piegarlo come un fuscello. Ma perché doveva avere degli occhi così innocenti?

“Non posso dire di non essermela cercata” cedette “Sei testarda come un mulo. Avrei dovuto accertarmi io stesso che tu andassi a casa di Meredith”.

“Non sono testarda come un mulo” obiettò offesa lei “Non l’ho fatto apposta, me ne sono dimenticata. Non credevo che sarebbero venuti qui”.

Damon alzò un sopracciglio e sospirò “La prossima volta ascoltami, però” le mormorò. Con una mano le scostò una ciocca di capelli che le era finita davanti al viso e gliela portò dietro all’orecchio.

Bonnie si sottrasse al tocco come se si fosse bruciata e Damon rimase con la mano a mezz’aria, sconcertato.

“Sissi …”.

“No” la ragazza scosse la testa “Non farlo”.

“Perché no?” replicò Damon “Sei una continua sorpresa, streghetta, non ti facevano nemmeno il tipo da una notte e via”. Era stata ovviamente una battuta, molto simile a quella che le aveva rivolto la mattina prima, sul divano.

“Perché?”.

Damon sbatté le palpebre, perplesso “Perché cosa?”.

“Perché ieri notte abbiamo …? Che cos’è successo?”.

“Correggimi se sbaglio, ma quando un ragazzo incredibilmente sexy si trova una ragazza poco vestita nel letto, di solito va a finire in quel modo”.

“Quindi è solamente capitato?” continuò Bonnie un po’ delusa “Sono solo una ragazza poco vestita che si è infilata nel tuo letto e non hai saputo resistere alla tentazione?”.

Damon sapeva dove voleva andare a parare la rossa: sentimenti. Lui preferiva aggirarli e godersi il momento.

“Dobbiamo per forza analizzare ed etichettare tutto? Non possiamo solo cavalcare l’onda e divertirci?”.

“Forse hai ragione” disse Bonnie accondiscendente, troppo accondiscendente per essere seria “Perché parlare di una cosa che è già finita!”.

Damon fu colto alla sprovvista “Finita?”.

“E’ chiaro che nessuno di noi due lo voleva veramente; ci siamo fatti prendere dal momento, è stato uno sbaglio. È inutile continuare a metterci in imbarazzo per una cosa che non si ripeterà più”.

Lo consideri uno sbaglio?”. Damon odiava trovarsi in quel genere di situazioni perché non ci era proprio abituato; odiava restare spiazzato e senza parole, odiava che le cose non stessero andando come aveva programmato, anzi l’esatto opposto.

Uno sbaglio. Perché tutti lo ritenevano soltanto uno sbaglio. Che cosa c’era di così sbagliato in lui da non meritarsi un lieto fine?

Bonnie distolse lo sguardo, incapace di reggere più a lungo quegli occhi in tempesta, e superò Damon, decisa ad abbandonare la stanza e il discorso.

La mano del vampiro si chiuse attorno al suo polso e lo strattonò senza gentilezza “Non mi pare di averti detto che potevi andartene” la fulminò.

“Non me ne starò qui a farmi prendere in giro” s’imputò lei e agitò il polso per liberarsi “Non sono il tuo giocattolo, Damon, e non sono a tua disposizione. Il tuo scopo l’hai ottenuto, no? Elena ci ha beccati in pieno e ora sarà da qualche parte a crogiolarsi nella gelosia. Non mi stupirei se piombasse qui e ti supplicasse di tornare da lei”. Non credeva ad una singola parola che aveva appena pronunciato, ma voleva ferirlo.

Voleva che si sentisse piccolo e insulso esattamente come lui l’aveva fatta sentire poco prima, riducendo la loro notte ad un semplice divertimento che non meritava neanche la sua considerazione.

Aveva la brutta impressione che sarebbe stata lei la prima a finire con il cuore spezzato e aveva deciso di attaccare prima di difendersi. Non era fiera del suo comportamento, ma le parole le erano esplose in bocca e non poteva più rimangiarsele.

Passarono attimi di silenzio e tensione. Damon non aveva ancora mollato il suo polso e i suoi occhi erano diventati ancora più neri, ancora più spaventosi.

L’attirò a sé bruscamente e Bonnie trattenne il fiato quando le loro fronti si sfiorarono.

“La devi smettere” era quasi un ringhio quello che fuoriuscì dalle labbra del vampiro “La devi smettere di cacciarti sempre nei pericoli, perché non t’immagini neanche lontanamente che cosa voglia dire morire. Sai che cosa si prova quando la tua pelle viene lacerata dalle zanne di un lupo? Io sì. Mi sono buttato in un branco per salvare il tuo bellissimo culo – e qui, senza permesso, una delle sue mani scese fino al sedere di lei e lo strinse spingendola verso di sé, in segno di possesso- Elena non ha niente a che fare con quello che è successo ieri notte e mai lo avrà”.

Bonnie boccheggiò rendendosi conto di essere sola nella biblioteca. Il suo cervello ci mise mezzo secondo ad elaborare quanto accaduto e, inconsciamente, si ritrovò a rincorrere il vampiro per il corridoio fino alla sua camera da letto.

“Fuori” fu la minaccia che provenne dal buio della stanza.

“Damon, io …”.

“Fuori” ribadì comparendo in un attimo di fronte a lei “Non m’interessa quello che hai da dire. Sei stata cristallina su quello che pensi di me; non vedo perché sprecare altro fiato”.

Non era il tipo da vantarsi delle sue imprese da eroe (che si potevano contare sulle dita di una mano), ma ci teneva particolarmente a ricordarle di come fosse stato disposto a sacrificare la sua vita per proteggerla dai lupi. Non era un gesto da poco, soprattutto per lui e non si sarebbe mai e poi mai permesso di trattarla come una qualsiasi sgualdrina, né tanto meno di usarla per far ingelosire Elena.

A che serviva perdere tempo per difendersi da un’accusa già data per vera? Tanto, alla fine, lui rimaneva sempre il cattivo ragazzo senza possibilità di redenzione.

“Non so più cosa fare per dimostrarti che ci tengo, non so che fare per riprendermi la tua fiducia” la sua voce ora era flebile e mortificata.

Il senso di colpa per poco non divorò Bonnie; non era capace di essere cattiva, non le piaceva vedere le altre persone stare male per qualcosa di cui era responsabile, specialmente Damon.

“Mi fido” gli disse posandogli una mano sulla guancia. È di me stessa che non mi fido. Ma questo non lo aggiunse. Tutto quello che aveva detto era nato più da una sua insicurezza interiore che da un’insicurezza verso Damon.

Il vampiro piegò leggermente la testa verso il palmo della ragazza e chiuse gli occhi. Che diamine mi stai facendo, Bonnie?

“Mi dispiace se le mie parole ti hanno ferito”.

Il vampiro riaprì gli occhi di botto: era la prima volta che qualcuno si preoccupava dei suoi sentimenti. Di solito tutti davano per scontato che non li avesse e li calpestavano senza ritegno. Di solito lui nemmeno ci faceva caso, perché non gli importava di niente ma con Bonnie …

Chinò il capo, incapace di resisterle, e fu lì per baciarla ma lei si scostò, indietreggiando “No … non possiamo”.

Damon imitò le sue mosse e le si avvicinò di nuovo “Perché non possiamo?”.

“E’ sbagliato”.

Il vampiro si spazientì “Comincio ad odiare quella parola” ormai l’aveva intrappolata contro la parete “Dimmi un motivo per cui non potremmo”.

Bonnie durante quella giornata aveva stilato una lista di contro, tutti validissimi, ma in quel momento non se ne ricordò nemmeno uno. Aveva il cervello completamente in tilt.

“Appunto” ghignò Damon e questa volta riuscì a premere le sue labbra contro quelle delle ragazza.

Bonnie tentò di mantenere una certa coerenza e si ritrasse picchiando la testa contro il muro. Lui ridacchiò e alzò gli occhi al cielo.

“Possiamo andare avanti quanto vuoi, streghetta. Ma sappi che ti torturerò giorno dopo giorno fino a che non cederai”. Il tono era tremendamente serio, tanto da far rabbrividire la rossa.

Damon scelse un approccio diverso. Voleva farla capitolare ed era chiaro che un semplice bacio sulle labbra non sarebbe stato sufficiente.

Si diresse, quindi, al suo collo, al suo bellissimo collo da ballerina e iniziò a lambire e succhiare e lasciò una scia fin dietro l’orecchio. Bonnie fremette di nuovo e le scappò un gemito. Si morse il labbro.

“Non vergognarti” le disse dolcemente l’altro “Non devi trattenerti. È il tuo corpo che reagisce, è normale, se lo combatti è peggio” si allontanò dal suo collo e le prese il viso tra le mani “Non stiamo facendo niente di male, Sissi, non è sbagliato” i loro nasi si sfiorarono “Non mandarmi via, ti prego”.

Damon si rese conto che non avrebbe sopportato un altro rifiuto. Katherine, Elena, ma anche suo padre. Nessuno di loro lo considerava abbastanza degno.

Qualcosa s’incrinò in Bonnie, qualcosa nel tono del vampiro la obbligò ad arrendersi. Mandò a quel paese il buon senso, le parole di Stefan e di Caroline, gli sguardi allucinati di Elena e la vocina che dentro di lei le urlava di andarsene.

La bocca di Damon le era mancata anche per sole poche ore e il vuoto si riempì non appena la risentì sulla sua. Gli altri loro baci non erano stato molto innocenti, ma questo fu a dir poco famelico.

Le mani del vampiro serpeggiarono fino alle cosce di lei e la costrinsero ad aprire le gambe. Bonnie si aggrappò alle sue spalle e gli circondò i fianchi stringendogli le caviglie attorno alla schiena. Lui la premette contro la parete: voleva farle sentire quanto la volesse.

Un mugolio uscì dalla bocca di Bonnie tra un bacio e l’altro, avvertendo l’eccitazione di lui sfregare contro il suo centro attraverso i pantaloni.

Tenendola in braccio, Damon indietreggiò fino al letto e si lasciò cadere sul materasso portando la giovane con lui. Il bacio s’interruppe.

Bonnie si levò la maglietta e si tirò i capelli indietro in un gesto che, seppur fatto senza malizia, infiammò gli istinti del vampiro.

Con uno scatto di reni, invertì le posizioni, si tolse pure lui la maglietta e si prese un momento per contemplarla: capelli rossi sulla pelle diafana delle spalle e del petto, nudi se non per un reggiseno color carne.

Damon si ripromise di recuperare quel catalogo d’intimo perché la biancheria della strega necessitava di un bel make over.

Le dita timide di Bonnie gli accarezzarono gli addominali, ma lui le prese i polsi e le fece alzare le braccia sopra alla testa. Quella sera era il suo turno.

“Questa volta ti farò urlare, ragazzina” le promise e veloce le sganciò il reggiseno.

Bonnie chiuse gli occhi, abbandonò le braccia sul cuscino e inarcò la schiena per godersi appieno tutte quelle attenzioni.

Ripensò distrattamente ad una canzone che piaceva tanto a Clara e si trovò a concordare con le parole dell’autore.

Damon si slacciò la cintura dei pantaloni e Bonnie si morse di nuovo il labbro, non per trattenere qualche suono compromettente, ma per la trepidazione di sentirlo ancora dentro di sé.

Peccare era decisamente molto più divertente.

Oh sì.

 

“Don't even talk about the consequence
‘Cause right now you're the only thing that's making any sense to me
And I don't give a what they say or what they think.
‘Cause  you're the only one who's on my mind.
I'll never ever let you leave me
I'll try to stop time forever
Never wanna hear you say goodbye. 
I feel so untouched and I want you so much
That I just can't resist you”

(Untouched- The Veronicas).

 

Il mio spazio:

14 recensioni per lo scorso capitolo! 14!! E abbiamo superato le 200! Io non so come ringraziarvi, siete state fantastiche!

Sono così contenta che il capitolo precedente vi sia piaciuto così tanto! Era importante per me e per la storia, quindi è stata un’immensa soddisfazione.

Parlando di questo: so che alcune di voi si aspettavano la continuazione della scena dell’ultimo capitolo, ma questa storia ha un raiting arancione e non potevo scrivere tutto nei dettagli (non credo di essere nemmeno capace). Ho preferito inserire questi piccoli flashback tentando di stare nei limiti del mio raiting. Non penso che nessuno si scandalizzerà per qualche termine un po’ esplicito e per certi riferimenti, non mi pare di essere stata volgare però, come al solito, siete voi ad avere l’ultima parola =)

Non ho altro da dire su questo capitolo; si commenta da solo. Voglio che questi due si divertano per un po’.

Ora vi do un po’ di date:

-      Nella settimana del primo luglio arriverà il secondo capitolo di Crazy Little Thing Called Love.

-      Questo fa scalare di un po’ l’aggiornamento di A&W che dovrei postare intorno al 13 luglio.

Scusate per l’attesa ma con questi esami non ho molto tempo per scrivere e mi sembra giusto dedicarmi un po’ anche all’altra storia. (Poi magari sarò particolarmente ispirata  e  posterò in anticipo).

Grazie mille a tutte voi che commentate, mi seguite e avete messo le mie storie nelle preferite/ricordate!

Buona serata!

Baci, Fran ;)

Ps: forse Damon vi sembrerà un po’ OOC in questo capitolo. Volevo, però, che si mostrasse un po’ vulnerabile per quello che è successo e credo che con Bonnie se lo possa anche permettere. Nel prossimo ritornerà sempre più affascinante e sempre più deciso a corrompere la nostra streghetta! Ahah.

  
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