§ Cap. XX – Black Holes and Revelations §
Salì i gradini a
due a due, fino all’entrata della sala comune di Corvonero, lasciata
appositamente aperta dal professor Vitious per facilitare l’evacuazione degli
studenti.
Si trovò davanti
Bryan, con una leggera sacca da viaggio a tracolla, pronto a lasciare la
scuola.
“Vai da qualche
parte?” gli chiese Harry con tono tagliente.
“Si lontano da
qui. Non è la mia battaglia questa” gli rispose con voce incolore, come se
stesse parlando del tempo.
“Quindi non ti
interessa se Hermione resterà qui a combattere?”
Un lampo
attraversò gli occhi di ghiaccio di Bryan. “No” rispose asciutto.
“Lei combatterà
anche per te. E combatterà per Malfoy” la voce di Harry spaventosamente simile
ad un ringhio.
“Malfoy è morto”
gli fece notare Bryan sempre calmo e con voce melliflua, un sopracciglio
alzato.
“E tu questo lo
sai bene, visto che ci sei dentro fino al collo!” esplose a quel punto il
ragazzo Sopravvissuto.
"Hai ragione Potter! La morte di Draco Malfoy è avvenuta per colpa
mia.... L’ho ucciso io proprio con questa bacchetta" affermò Bryan
sollevando la sua bacchetta davanti al viso e poi senza dare all'altro il tempo
di replicare se la punto contro, riprendendo il suo vero aspetto.
Al contrario di quanto aveva pensato Bryan, Harry non batté ciglio.
"Non mi guardare stupito, avevo già intuito la tua vera identità, ma una
persona di cui mi fido mi ha convinto a tacere, perché credeva che fossi
cambiato, ma vedo che non è così. Ci hai ingannati tutti quanti, ci hai fatto
credere di essere nostro amico, ti sei anche messo con Hermione! Ma perchè? Non
ci hai guadagnato nulla da questa storia..." chiese Harry con la voce che
andava alzandosi ad ogni parola. Aveva bisogno di capire.
"Calmati Potter" gli rispose con voce atona e distaccata, molto
diversa da quella amichevole che gli aveva sempre rivolto. Ed il ritorno al
cognome per Harry fu come una pugnalata alle spalle. Allora tutto il tempo
insieme non aveva veramente significato nulla.
L'altro gli rivolse un'occhiata gelida. "Noto che l'arroganza è
rimasta quella di una volta. Che dovrei fare? Ringraziarti per tutti i soprusi
e le prepotenze che ci hai fatto subire in questi anni? E l'odio che mi hai
sempre gettato contro? E forse non ti ricordi che Silente è morto per colpa
tua! Avrei anche potuto pensare che in questo periodo che hai trascorso tra noi
come Bryan, come l'amico a cui abbiamo voluto bene tu fossi cambiato, ma il
fatto che siamo tornati ai cognomi mi fa pensare che in realtà non è cambiato
proprio nulla. Mi chiedo solo quale sia il tuo piano..."
"Non credo che sapendo chi sono veramente tu voglia ancora essere mio
amico, Potter". Fece una pausa aspettando una reazione dell'altro
che però non arrivò. Lo interpretò come un muto invito a parlare.
"Dici che non ci ho guadagnato nulla. Beh non è vero. Finalmente ho potuto
avere la vita se non felice e spensierata ma almeno serena che non ho mai
avuto. Ho avuto degli amici di cui mi sono fidato, che mi sono stati vicini e
che mi hanno aiutato quando ne ho avuto bisogno. Ho potuto conoscere delle
persone che altrimenti non avrei neanche potuto avvicinare. E poi sono riuscito
a restare lontano dall'Oscuro, dai suoi servitori e da tutti gli orrori che
questo comporta. Ti sembra niente?". Aveva sputato con veemenza quelle
cose che si teneva dentro da tanto tempo ed ora si sentiva meglio, ma anche
spossato. Leggermente arrossato in viso, negli occhi aveva una luce nuova che
non gli aveva mai visto. O meglio era la luce che in quei mesi aveva visto
accendersi a poco a poco negli occhi di Bryan Akira Hope, l'amico che aveva
imparato a conoscere ed a cui si era affezionato. Ma ora brillava selvaggia
negli occhi della persona che gli stava davanti. Una delle persone che più
aveva odiato in passato. Dopo una breve pausa continuò con un tono più basso,
piatto, mellifluo.
"Ma tu non puoi capire cosa voglia dire vivere in mezzo a loro, quello
che ho dovuto sopportare senza poter fare nulla. Loro sono troppo forti per una
persona sola".
Voltò le spalle ad Harry. "Non so neanche perché ti dica queste cose
visto che è tutto finito. Forse perché con voi mi sono sentito finalmente una
persona normale, apprezzato per quello che sono e non per quello che
rappresento. Forse è il mio modo di ringraziarvi. Salutami tutti gli altri e
ringraziali da parte mia. Per tutto". Dopodiché, superando Harry, iniziò a
camminare con passo deciso verso l’entrata del dormitorio, per uscire nei
giardini e raggiungere il cancello da cui si sarebbe smaterializzato per
ricominciare la sua fuga.
"Aspetta..". Una mano sicura sulla sua spalla lo invitava a fermarsi.
"Aspetta... dove stai andando?"
"Sto andando via, Potter. E' stato bello finché è durato, ma ora è il
momento che ricominci la mia fuga. Non posso restare, gli altri non mi accetteranno
mai, men che meno Hermione. E non sopporterei il disgusto che leggerei nei suoi
occhi vedendo il mio vero aspetto. Perché anche se non ci credi, le voglio
veramente bene".
"Ti credo"
"Va bene, ora è meglio che vada... Un momento, che cosa hai
detto?!?" disse girandosi lentamente a guardarlo negli occhi.
"Ho detto - prese un sospiro per il peso di quelle parole - che ti credo.
In questi mesi ho conosciuto una persona nuova. Bryan è un ragazzo con tanti
difetti, ma anche con dei pregi. E sono anche convinto che Bryan sia quello che
è sempre stato nascosto sotto la tua solita maschera. La dimostrazione è
proprio quello che mi hai appena detto. Avresti potuto aggredirmi e invece sei
rimasto qui a parlare e a spiegarmi. Non mi importa del tuo passato o del tuo
aspetto. Per me resti un buon amico. E ora tutti noi abbiamo bisogno di te. Se
veramente ti sei affezionato a noi, allora resta, abbiamo bisogno del tuo
aiuto. Combatti insieme a noi, al nostro fianco" e detto questo gli tese
una mano.
L'altro rimase qualche secondo interdetto, poi sollevò la sua mano
titubante, ma quando incontrò quella di Harry la strinse vigorosamente.
"Va bene Potter, resterò".
"Preferisco Harry, se non ti spiace. I miei amici mi chiamano per
nome" gli rispose dandogli una pacca sulla spalla.
"Va bene Harry. Ma forse è il caso che io torni Bryan. Preferisco
spiegarmi con più calma agli altri, non prima della Battaglia Finale.
Specialmente con Hermione" e con un gesto della bacchetta tornò il ragazzo
moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio.
"Adesso andiamo" gli disse Harry, iniziando a correre verso il
punto dove gli altri li aspettavano.
"Grazie" disse Bryan e l'altro gli rispose con un cenno del capo
dirigendosi verso la Sala Grande.
Appena entrato, Bryan raggiunse Hermione con lo scopo di parlarle e dirle
la verità. Ora che aveva deciso di rimanere a combattere quella poteva essere
l’ultima occasione che aveva di parlarle.
"Herm, ti posso parlare? E' importante".
Tentò di prenderla per mano ma lei si scostò scoccandogli un'occhiataccia.
"Che c'è tesoro? Ho fatto qualcosa?"
Lei gli rispose con uno sguardo gelido. "Non mi
dovevi parlare, tesoro?"
"S...si" fece lui titubante davanti a
quell'atteggiamento insolito, e si diresse verso un'aula vuota, seguito da
Hermione. Entrò, tenendo la porta aperta alla sua ragazza.
"Ecco.. io non so da dove cominciare..."
"Comincia col dirmi quanto ti sei divertito a
prendermi in giro - gli disse lei con la voce che irradiava gelo - So chi
sei veramente".
"Cos... Ma come l'hai scoperto?" rispose lui sorpreso.
"Ho seguito Harry su alla torre di Corvonero prima, per essere sicura che
non facesse sciocchezze, e ti ho visto riprendere il tuo vero aspetto. Cielo,
quanto sono stata stupida a non accorgermi di niente in tutto questo tempo!
Eppure di indizi ce ne erano! La tua profonda conoscenza dei Serpeverde, la tua
grande preparazione in Pozioni, e poi tutti i particolari sui Mangiamorte...
Solo uno di loro avrebbe potuto conoscerli! Stupida! Stupida! Stupida!"
strillava Hermione mentre percorreva a grandi falcate l'aula gesticolando come
una pazza.
"Herm, ascolta..." tentò di avvicinarsi,
ma lei lo scostò bruscamente.
"Stammi lontano! E non mi toccare!"
Sul viso del ragazzo comparve tutta la sua
sofferenza. "Ecco perchè mi sono nascosto ed ho deciso di cambiare aspetto
prima di tornare. Nessuno di voi riesce ad accettarmi per come sono. Neanche
dopo avermi conosciuto realmente. Neanche tu hai capito. Sarebbe stato meglio
se non fossi mai tornato...". Poi si girò bruscamente verso la porta,
dando le spalle ad Hermione.
"Al diavolo Potter e tutte le sue belle parole! Nessuno riuscirà mai ad
accettarmi per quello che sono! Me ne andrò subito da questo posto, lontano dai
vostri pregiudizi e dalle vostre ipocrisie!
Con te mi sono aperto completamente. Tu hai visto la mia anima messa a nudo.
Con nessuno mi sono mai esposto così - le disse ancora di spalle, ma con la
voce ardente di rabbia - se neanche tu riesci ad accettarmi, come potranno
farlo gli altri?".
Detto questo uscì dalla porta, sbattendola
violentemente alle sue spalle, diretto con passo veloce verso i confini di
Hogwarts da cui si sarebbe smaterializzato.
Perso nel fuoco della rabbia che gli ardeva dentro e
nel dolore profondo che gli lacerava l'anima per essere stato rifiutato dalla
sua amata Hermione, non si accorse di alcuni passi veloci che gli si
avvicinavano alle spalle. Si ridestò sentendo una voce alle sue spalle.
"Aspetta..." non una voce, ma la sua
voce. "Aspetta" e lui si fermò lì in mezzo al corridoio, senza
accennare però a girarsi.
Sentì Hermione abbracciarlo da dietro e poggiare la testa contro la sua
schiena, in un gesto carico di affetto.
"Hai ragione, ormai dovrei conoscerti, ma è
stato un brutto colpo scoprire che non eri la persona che credevo... Oltre allo
shock di ritrovarti di nuovo qui dopo tutto questo tempo..."
Lui le accarezzò dolcemente le mani, poggiandovi sopra le sue. Poi sospirò
stancamente.
"Herm, ti giuro che tutto quello che ti ho
sempre detto era la pura verità. Tu hai conosciuto la parte più vera di me. Per
assurdo nel momento in cui mi sono mostrato con un aspetto diverso, è stato
proprio il momento in cui mi sono tolto tutte le mie maschere e mi sono
mostrato per quello che sono veramente, con i miei sentimenti e le mie
debolezze.
Io ti amo Hermione, e se tu non riesci a ricambiare
ora che sai la verità, allora me ne andrò via, non ha senso per me restare se
tu non sarai al mio fianco. Non avrei nulla per cui combattere".
Per tutta risposta Hermione lo abbracciò ancora più stretto.
"Non andartene, ti prego. Ti amo anche io. Resta e combatti con me per il
nostro futuro.
Bryan sciolse l'abbraccio di Hermione e si girò per
guardarla negli occhi. Vi lesse tutto l'amore che vi sempre trovato prima che
lei scoprisse la verità. Lei aveva capito. E lo aveva accettato.
Allora forse c'era ancora una speranza per lui...
Lentamente la riprese tra le braccia e posò
delicatamente le labbra sulle sue in un gesto carico di affetto.
Hermione subito ricambiò il bacio, rendendolo più
profondo e cercando di trasmettere così i suoi sentimenti al suo ragazzo.
Lo abbracciò stretto e continuò quella specie di battaglia che caratterizzava
il loro rapporto: nessuno dei due accettava di sottomettersi completamente
all'altro, in un continuo scontro di personalità molto forti e decise.
Continuarono a baciarsi con passione, finché non si
dovettero staccare per riprendere aria.
Bryan posò la fronte su quella di Hermione e le
sussurrò: "Resterò, ora so per cosa combattere".
Tornarono quindi in Sala Grande dove trovarono Harry
che discuteva con i membri dell’Ordine della Fenice e con i capi degli Auror
che stavano arrivando per fare la loro parte in battaglia.
Decisero quindi di spostarsi tutti quanti nell’ampio
salone d’ingresso, pronti ad uscire dal grande portone non appena i Mangiamorte
avessero iniziato l’attacco. La battaglia si sarebbe svolta principalmente nei
giardini, ma l’intento era di spostare quanto più possibile il combattimento
all’interno delle mura, dove l’esercito di Voldemort era decisamente
svantaggiato non conoscendo il posto come i suoi occupanti.
Harry era al centro dell’ambiente, tutti gli occhi
puntati su di lui che avrebbe dato il segnale per uscire a combattere. Accanto
a lui Bryan ed Hermione e dietro Blaise, Michael e Pansy.
Bryan sospirò pesantemente, come se avesse preso la
decisione più difficile della sua vita, ed in effetti era così. “Tra poco la
battaglia finale avrà inizio – fece una pausa per guardare negli occhi Hermione
che gli prese una mano – ed io sono scappato abbastanza”.
Harry si girò a guardarlo, comprendendo le sue
intenzioni e gli mise una mano sulla spalla annuendo.
“Voglio che il nemico mi guardi in faccia e sappia
chi ha veramente davanti” continuò Bryan, guardando stavolta tutti i presenti
attorno a sé. “Ben detto amico” confermò Harry ancora con una mano sulla sua
spalla e lasciandola poi cadere per permettere a Bryan di fare ciò che
desiderava.
Il ragazzo estrasse la sua bacchetta e come aveva
fatto poco prima nella torre di Corvonero se la puntò contro e riprese il suo
vero aspetto, lasciando tutti sconvolti. Se non fosse stato per Hermione che
gli teneva saldamente la mano e per Harry che lo aveva appena chiamato amico,
in quel momento sarebbe stato colpito da decine di schiantesimi.
Con una carnagione così chiara da sembrare scolpita
nel marmo ed i capelli biondissimi quasi bianchi, Draco Malfoy era al centro
del salone di ingresso. Solo gli occhi lo collegavano al ragazzo che era stato
fino a qualche secondo prima.
Dopo qualche momento di silenzio assoluto si alzò un
gran vociare. Michael rimase impietrito sul posto, Pansy scoppiò in un pianto
liberatorio, mentre un imbestialito Blaise Zabini gli si parò davanti e gli
scaricò con tutta la forza che aveva in corpo un violento pugno sullo zigomo,
che lo fece volare a terra.
“Draco, brutto bastardo figlio di puttana – gli urlò
contro gettandoglisi addosso e tentando di strangolarlo – Hai una vaga idea di
quello che ho passato credendoti morto?!?” continuava ad urlare come un
invasato senza mostrare la minima di intenzione di voler almeno allentare la
presa sul suo collo.
Per fortuna intervennero Pansy e lo stesso Harry che
riuscirono a scollarglielo di dosso, prima che Draco venisse ucciso, questa
volta per davvero. Ci vollero parecchi minuti perché Blaise sbollisse i suoi
istinti omicidi, durante i quali Hermione si prese cura di Draco.
“Bene, credo che tu mi debba qualche spiegazione, amico – gli disse Blaise con il tono più
gelido di cui fu capace, ancora furente – E vedi di essere convincente,
altrimenti non ci metto niente ad ammazzarti sul serio, brutto bastardo!”.
“Blaise non ho molto da spiegare. Semplicemente la
notte che è morto Silente mi è sembrata una buona idea fuggire, e quale modo
migliore per far perdere le tracce che simulare la propria morte? Così mi sono
nascosto, ma nessun luogo era davvero sicuro per me. Voldemort ha spie ovunque
e rischiavo di essere ritrovato. Così ho deciso di tornare qui e per non essere
riconosciuto ho cambiato il mio aspetto. Tutto qui” raccontò brevemente Draco.
“Tutto qui?!? – Blaise aveva gli occhi fuori dalle
orbite – Potevi dirmelo! Hai idea di quanto sia stato male credendoti morto? Ho
creduto di aver perso un fratello!”.
“No, non potevo. Ti avrei esposto ad inutili rischi.
Avresti potuto tradirti accidentalmente e allora la loro vendetta avrebbe
colpito anche te. Ti avrebbero creduto mio complice. E non credere che tutto il
tempo passato lontano da te sia stato una passeggiata. Anche io ho perso un
fratello, finchè non sono riuscito a riavvicinarti. Avrei voluto mettere fine
al tuo dolore, credimi, mi ha fatto veramente male vederti soffrire, ma ti
dovevo proteggere!”.
“Io… Io… Oh al diavolo! Bentornato Draco!” strillò Blaise commosso
abbracciando forte il suo amico.
Improvvisamente un boato squarciò il silenzio. Il momento era arrivato.