Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Hymn    23/06/2012    1 recensioni
Quel giorno, mancavano appena una manciata di settimane al mio diciannovesimo anno di età.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non potei che ringraziare Maximme; con la medicazione che mi aveva fatto, fin dall'inizio il dolore alla caviglia si era allievato; l'impacco di erbe senza dubbio funzionava alla grande. Quando la ringraziai, mi sorrise, arrossendo leggermente.
Era molto carina, quando sorrideva. Anche Ashlynn sembrava contenta del mio rapido miglioramente.
Alla fine avevamo optato per spostarci di poco rispetto al punto di partenza.
Su un foglio Gladius abbozzò una mappa; segnò il fiume, e con qualche linea tracciò la distanza interposta tra il "vecchio" ed il "nuovo accampamento".
Avevamo trovato una specie di grotta, in cui il muschio faceva da padrone, almeno all'entrata. La luce del sole filtrava fino in fondo, rischiarandola.
Ma, con una analisi più accurata, notammo che non era una vera e propria grotta, ma sembrava più una specie di gigantesco albero scavato; probabilmente, un "regalo" del presidente Snow ai tributi, tanto per dire noi possiamo controllare anche dove riposate.
Non c'era bisogno di ricordarlo, gli Hunger Games erano già sufficienti a tale scopo.
Quando vi facemmo il nostro ingresso, Gladius mi lasciò scivolare delicatamente a terra, per poi poggiarmi la gamba su un grosso strato di muschio, che strappò appositamente.
« È per non causarti un ristagno di sangue sul piede; spero ti velocizzi la guarigione, Shaw. »
Lo ringraziai, sorridendo.
Quindi si sedette accanto a me; non avevamo camminato molto, forse un miglio e poco più. Ma oltre al suo peso, doveva sorreggere buona parte dei miei settanta kg, più o meno.
Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, e scivolando a terra mosse più e più volte le braccia e si massaggiò le gambe, per rilassare i muscoli che avevano sopportato uno sforzo maggiore del dovuto.

« Non volevo tediarvi per colpa della mia caduta, scusate... » - sorrisi imbarazzato, massaggiandomi la nuca; Ashlynn ridacchiò, e Maximme con lei.
Solo Gladius rimase leggermente più serio, provato dal dovermi sorreggere fino a quel rifugio "naturale". Però ridacchiò pure lui. Sbadigliò, poggiando la testa alla parete, sempre seduto di fianco a me. Chiusi un po' gli occhi, sbadigliando pure io. Non era una giornata pesante, ma avevo dormito malissimo.
« Noi andiamo a fare un giro in zona, per assicurarci che siamo soli nel raggio di almeno 500 metri, voi non muovetevi. » - ironia nella voce di Ashlynn, che sembrava farmi una linguaccia. Alzai il braccio, lanciandole un bel dito medio, che le causò una risata; almeno un po' di gioia era ancora possibile, in quella situazione. Le vidi allontanarsi, e nuovamente piombò il silenzio.

« Com'è il Distretto Nove, Gladius? » - lo sentii girare la testa, verso di me; con la coda dell'occhio, osservai i suoi occhi puntarsi su di me, velati di nostalgia.
Continuando a fissarmi, iniziò a parlare, aggiungendo dettagli al racconto della notte precedente.
« Molto bello; stiamo abbastanza bene, non mi lamento... Dopo quello che mi hai raccontato del Dodici, mi reputo fortunato. » - una breve, breve pausa - « ... Dovresti vederlo durante la germinazione del grano; al vento vedi i campi oscillare come fossero un tutt'uno. Ed il profumo del grano appena dopo la mietitura viene sparso dalle correnti d'aria... »

Gli sorrisi, immaginandomi la sensazione che tale immagine avrebbe provocato in me, se avessi vissuto nel Nove; anche lui sorrise, nel vedermi sorridere.
« Il Dodici non è poi così male, se uno è abituato. Per gli uomini è più dura, per via del lavoro nelle miniere... » - chiusi gli occhi, riportandomi alla mente le immagini del Dodici. « ... Di bello non abbiamo campi di grano ondeggianti, ma abbiamo il Prato; è questa grande distesa d'erba, spesso trascorriamo li i pomeriggi, se non lavoriamo. Ed è bello anche che, più o meno, ci conosciamo tutti. »
Omisi i commerci illegali al Forno, era pericoloso parlarne in diretta tv (anche se sicuramente Capitol City ne era al corrente), ed era un peccato, perché al Forno si poteva assistere, se si aveva fortuna, alle scene più esilaranti.
Di nuovo silenzio, nella grotta. Voltandomi, vidi che Gladius si era assopito. La testa ciondolante, finì per appoggiarsi pian piano alla mia spalla.
Rabbrividii. E, istintivamente, poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue, per poi poggiare la mia testa sulla sua.
Mugulò qualcosa, ma non si svegliò; mi resi conto che stavo tremando. Era così vulnerabile, in quel momento; da cacciatore, a possibile preda.
E tuttavia, manteneva quell'aria selvatica che mi aveva colpito. Gli occhi fissi davanti a me, rimasi in quella posizione, svuotato, senza avere intenzione alcuna di muovermi.
Sì, dopo nemmeno dieci giorni di conoscenza, Gladius aveva avuto la capacità di attirare la mia attenzione. Sì, Gladius, decisamente mi aveva catturato. Senza volerlo davvero, ero diventato la sua preda, e lui era il cacciatore. In una trappola non mortale, tutt'altro.
Quella trappola... Mi faceva sentire vivo.

* * *
« È bello, i frutteti sono ovunque. Ma ho sempre covato interesse per le erbe mediche, come hai già capito. » - anche le due ragazze, così come Shaw e Gladius, avevano iniziato a parlare tra loro, raccontandosi il bello dei loro distretti. E come Gladius portava nel cuore il grano che ondeggiava al vento, durante la mietitura, Maximme regalava ad Ashlynn il proprio ricordo del tramonto nei frutteti, al momento di tornare a casa.
Il sole che bagnava le lunghe file di alberi, aveva qualcosa che, nonostante l'essere oppressi da Capitol City, faceva sentire liberi gli abitanti dell'Undici.
Maximme si scostò una ciocca di neri capelli, un nero meno brillante di quello di Shaw, dalla fronte.
I piccolissimi boccoli che aveva, tipici delle donne del suo distretto, non volevano saperne di stare al loro posto. Ashlynn invidiava un po' la ragazza dell'Undici, ma anche lei aveva da offrire dei bei ricordi del Docici.
« Da noi molto belli sono i boschi circostanti il Distretto. » - sapeva bene che oltrepassare la recinzione (quasi mai elettrificata) era punibile con la fustigazione dei Pacificatori, ma anche Ashlynn si era arresa all'idea della morte.
« Qualche volta sono uscita per qualche metro dal confine... I boschi erano a pochi metri da me, ma non ho mai avuto il coraggio di avventurarmi. Però il vento tra le foglie degli alberi è una musica che non scorderò. »
Maximme sorrise a quel ricordo, anche a lei piaceva molto lo stormire delle foglie.
Entrambe, tuttavia, tennero per sé dettagli della loro vita privata. Maximme nascose l'amore per un ragazzo del suo distretto; Ashlynn tenne per sé il suo.
Senza pronunciare i loro sentimenti, sembravano volersi aggrappare ad una sorta di superstizione.
Non raccontare mai i tuoi sogni, ed essi si avvereranno; non volendo esplicare i loro sentimenti, le due giovani speravano, in cuor loro, di poter tornare al loro Distretto.
Ma entrambe sapevano che, probabilmente, non sarebbe mai successo.
« Sai, credo che Shaw abbia una cotta per Gladius. »
Ashlynn fissò Maximme, la bocca spalancata; la giovane quattordicenne, la pelle scura e gli occhi vivaci, si era accorta degli sguardi che Shaw, involontariamente, lanciava al cacciatore.
« Sarebbe un bello scoop. Mmm... Non sarebbero male, insieme. »
Entrambe le ragazze si lasciarono sfuggire una risata; arrampicate su un albero, avevano una bella visuale della situazione.
E la gentilezza degli Strateghi, grazie ai morti della giornata, avrebbe regalato alle giovani, così come a Gladius e Shaw, qualche ora felice, in quell'angolo di buio che erano gli Hunger Games.

* * *
Sonnecchiavo; ero avvolto dall'oscurità.
E se prima di entrare nell'arena il mio incubo ricorrente era il mio cadavere in una pozza di sangue, quel cadavere adesso era vivo. In mano l'alabarda, di fronte a tre corpi, morti. Maximme, Ashlynn, Gladius.
Spalancai gli occhi, ritrovandomi disteso. Gladius mi guardava preoccupato.
« Tutto ok? »
Alzai lo sguardo; Maximme ed Ashlynn non erano ancora torna... « Le ragazze sono tornate, sono andate a cercare dei rami spezzati per mimetizzare la grotta. »
Fissai Gladius, ancora tremante. Non sembrava ferito; era solo un incubo.
« Mi hai svegliato che stavi urlando; sono riuscito a calmarti, prima che tornassero le ragazze, ma non hai mai smesso di tremare... »
Sospirai. Cosa potevo dirgli? Che avevo sognato di ucciderlo? Di ucciderli tutti, loro tre, le tre persone con cui avevo legato?
« Sì, adesso sì. Grazie. »
Gladius mi fece l'occhiolino, e una volta che mi fui seduto, si sedette davanti a me, fissandomi.
« Ah, la tua spalla è molto comoda, spero che la mia testa lo sia stata altrettanto per te! »
Pensai di andare a fuoco. Gladius ridacchiò della mia espressione imbarazzata.
Ma il vero imbarazzo venne solo dopo; prima che me ne rendessi conto, mi abbracciò.
E come prima avevo fatto io, poggiò le sue labbra sulle mie.
Socchiusi le labbra, incredulo.
« Non sei l'unico, Shaw, che osserva gli altri mentre dormono. »
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Hymn