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Autore: Slytherin_Ss    23/06/2012    3 recensioni
Claire è una ragazza qualunque. Sempre allegra, simpatica e sfaticata. Passa i suoi pomeriggi dopo il lavoro sul divano a mangiare patatine al formaggio dinnanzi a telenovele depressive.
Lai non ha nulla che non va. Ha un bellissimo ragazzo che la ama, un buon lavoro, una famiglia che le vuole bene e dei pomeriggi con le patatine che adora.
Ma cosa succede se tutto questo crolla? Cosa succede se a sconvolgere la sua vita è una proproprozia morta anni fa?E cosa succede se la donna deve trovare urgentemente una collana e una lettera e deve mettere sulla buona via Claire?
Cosa succede se poi in tutto questo percorso di ricerche si aggiunge anche una chioma bionda, due occhi blu oceano e un sorriso da mozzare il fiato, che ti fanno perdere la testa?
I racconti e i ricordi di Claire vi accompagneranno in questa storia, in un misto di comicità, amore e tristezza.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There’s know other way when it comes to the truth
,so keep holding on,
‘cause you know we’ll make it through,
we’ll make it trough.
Keep holding on. Avril Lavigne.

                                                             
Capitolo 2.
 
           “Who are you Catherine?”- Who do you think I am?-  
                                                                                              
                                                                                                                                                                                                         17 Aprile 2012.
 
<< Insomma Claire, quando ti deciderai a prendere in mano la situazione e andare avanti? Non puoi vivere credendo ancora di essere nel passato! Così finirai per perderti tutta la bellezza del presente amore mio.>> Quel diciassette di aprile  era terribilmente afoso, e faceva terribilmente caldo anche se tirava un lieve venticello, che faceva alzare di poco le tendine della finestra di quella enorme camera, e poi arrivava ad accarezzare il mio viso pallido e stanco , facendo spargere ciocche di filigrana per tutto il viso. Ero sdraiata sull’enorme letto e avevo sgualcito la morbida coperta celeste cielo, di cotone. Avevo la testa poggiata dalla parte dei piedi e i piedi erano poggiati sulla testiera del letto. Mi rigiravo tra le mani una pallina rosa shocking, la osservavo incuriosita e attentamente, come a cercare dei segnali, o qualcosa che potesse stravolgermi la giornata. Poi, dopo aver fatto l’autopsia alla pallina la facevo rimbalzare un po’ nelle mani e poi prendevo a lanciarla al muro delicatamente, per poi riacchiapparla.
Accanto a me, mia madre cercava di farmi riprendere da una situazione alquanto drammatica, a parere mio, facendomi uno dei suoi discorsi filosofici, da brava professoressa di filosofia, e  poi dopo aver visto che non davo segni di vita si alzava sbuffando sonoramente e usciva dalla camera, magari ritornando poco dopo con una coppa di gelato alla panna e alla nutella con noccioline, oppure borbottava qualcosa con mio padre.Era così che andava ormai da un mese. Anche quel 17 aprile era intenta a farmi uno dei suoi discorsi e non accingeva ad alzarsi dal mio letto. Faceva troppo caldo quel giorno però, per ascoltare le sue idee e ogni tanto annuire. Sapevo che sarei scoppiata a momenti e avremmo litigato. Quindi decisi di prendere in mano la situazione e mandarla via, cercando di mantenere tutta la calma possibile e un tono di voce meno acido del solito. Sbuffò sonoramente, come sempre, e si sentì un rumore di molle distendersi.
Chiusi gli occhi e ascoltai il suono dolce e piacevole che facevano i suoi tacchi a contatto con il pavimento di legno, ad ogni passo. La porta cigolò un po’ e  capii che era definitivamente andata.
Per quanto avesse ragione, non riuscivo ad andare avanti. Certo andavo a lavoro, vedevo le amiche, ma il pomeriggio tornavo a casa e rimanevo ore ed ore chiusa in camera a giocherellare con quella pallina. Ma ciò che la faceva preoccupare di più era il fatto che non mangiassi più patatine dinnanzi alla Tv. Insomma, quello era un mio rituale da quando avevo scoperto quelle patatine e avevo capito che il telecomando serviva a cambiare i canali, e di solito ne facevo a meno solo quando stavo eccessivamente male.
Mi alzai sui gomiti e mi prese un forte capogiro. Strinsi gli occhi e serrai la mascella. Strizzai gli occhi e li riaprii e poi portai una mano tra i miei capelli come per districarli.
Sentii la porta cigolare di nuovo, sbuffai alzando gli occhi al cielo.
<< Mamma, ti ho già detto che non voglio il gelato per favor..>> Non finii la frase.
<< Mamma? Io ? Spero tu stia scherzando!>> Disse una stridula e acuta voce alle mie spalle, che arrivò dritta alle mie orecchie quasi perforandole. Era fastidiosa e stridula.
Stesi le mani sul materasso del letto, aprendo bene i palmi, facendo poi leva su di queste per alzarmi a sedere. Mi voltai lentamente verso la porta che trovai perfettamente chiusa, come quando mia madre era andata via. Mi alzai ed ispezionai la camera. Non trovandoci nulla tornai a sedere sul letto portando una mano alla fronte e scuotendo la testa. In quel momento, in quel 17 aprile 2012 , alle ore 18.05 e 42 secondi esatti, pensai realmente di essere pazza, totalmente fuori di testa. Pensai che non solo c’erano i mille problemi, ma ora si univano a quelli anche le voci nel mio cervello, e per di più acute e terribilmente fastidiose. Alzai la testa e un soffio di vento mi accarezzò gentilmente le guance e le spalle scoperte, lasciando con sé una fitta scia di polvere argentea che fluttuò un po’ per aria, per poi cadere delicatamente sul mio naso, facendolo così prudere e pizzicare terribilmente.Portai l’indice all’altezza del naso, precisamente sulla punta di esso, e lo strofinai convulsamente e violentemente, ma il prurito non accingeva ad andare via, ed avevo non solo un terribile fastidio al naso, ma anche la punta di questo rossa come un pomodoro. Iniziai ad innervosirmi. Così mi alzai dal letto con così tanta violenza che le molle fecero un rumore assordante e caddero alcuni cuscini sul pavimento. Mi avvicinai alla ballerina e mi osservai allo specchio .C’era un fitto strato di brillantini sul naso. Aprii un cassetto di questa, velocemente e ne estrassi un pacchettino di salviettine struccanti.Ne presi una e la passai velocemente sul naso, strofinando più volte, facendolo così diventare ancora più rosso.Non  ottenendo alcun risultato, dato che i brillantini persistevano, sbuffai e mi lasciai cadere sulla poltroncina di stoffa piena zeppa di vestiti, che stropicciai con il mio peso.
Fu tutto molto veloce ciò che successe dopo. Le finestre si chiusero con uno scatto secco, facendo vibrare pericolosamente i fragili e vecchi vetri. Poi si sentì come un schiocco  di dita e…PUFF! I brillantini non erano più sul mio naso, bensì fluttuavano al centro della camera e cadevano leggeri e delicati sul duro e freddo parquet. Avevo paura e credetti di nuovo di essere pazza. Poi si sentì un atro schiocco. Al centro della camera comparve una luce che poco a poco prese le sembianze di una donna. Era semitrasparente. Ero pazza e in quel momento ne ero più che certa.
La ragazza era accucciata al pavimento. Mi alzai e mi avvicinai cautamente. Si alzò anche lei di scatto, quando mi avvicinai e mi regalò un enorme e smagliante sorriso. Mi porse una mano. <<Ciao, io sono Catherine!>> guardai scettica la mano. Attraverso essa riuscivo a vedere l’armadio di fronte a noi. Si portò la mano alla fronte e accennò una risata. <<Che sciocca che sono! Tu non puoi stringermi la mano, sei viva!>> Disse come se fosse la cosa più naturale del mondo non poter stringere la mano a qualcuno perché ci sarebbe passata attraverso. La guardai preoccupata e trattenei un urletto isterico, stringendo i pugni. << Oh, beh sai, si , io sono un fantasma e no , lo so che non è normale ma credimi ho bisogno di te.>> Disse sempre con la sua solita nocetta acuta e stridula. << Vi prego, ditemi che è tutto un sogno e non sta capitando tutto a me.>> dissi, lasciandomi cadere di peso sul letto. Presi un profondo respiro e chiusi gli occhi. Dopo qualche minuto li riaprii, sperando di non trovarci più quella chioma castana; ma invece eccola distesa e fluttuante su di me. Mi scrutava incuriosita, con i suoi enormi occhi blu. Aveva le labbra rosse e carnose, stese in un sorriso. I denti erano bianchi e perfetti e il fisico era decisamente da modella. Infine aveva lunghi capelli castani, mossi e morbidi, con alcune ciocche più chiare o addirittura del mio stesso colore di capelli, che le contornavano il viso e le ricadevano ribelli sugli occhi. Sgranai gli occhi in quel momento, e mi alzai di soprassalto dal letto, mettendomi vicino la finestra, dove mi raggiunse una Catherine sorridente.
<<Chiamami Cat se vuoi, il mio nome è troppo lungo e per il tempo che dovremmo rimanere insieme sarà noioso dirlo tutto, per te.>> Sgranai gli occhi.
<<E perché, quanto tempo dobbiamo rimanere insieme?>> Annaspai.
<< Oh, non saprei. Dipende in quanto tempo svolgeremo, o meglio svolgerai la missione.>> Sorrise compiaciuta, io invece stavo urlando dentro di me, ripetendomi di essere pazza.<<E quanto tempo ci metterai a riprenderti.>> Continuò semplicemente. Poi riprese a parlare. <<Sai, ti sto osservando da un po’. Aspettavo solo il momento giusto per mostrarmi a te.>> Disse sbuffando.
<< E da quanto precisamente, mi osservi ? >>
<<Tre mesi circa. Claire voglio diventare tua amica.>> La guardai sbalordita.
Annuii e lei sorrise. << Ma…ma..>> cercai di parlare, ma le parole morirono bloccate, in gola. Chiusi gli occhi e sospirai.
<<Noi siamo molto unite e più vicine di quanto tu creda.>> disse in un tono quasi gentile.
Annaspai ancora una volta. Mi stava facendo impazzire . Unite? E cosa voleva da me? Così presi in mano la situazione e glielo chiesi , con quella poca calma rimastami ancora.
<< Chi sei tu Catherine? >> presi fiato .Ci pensò su. <<Chi vuoi che io sia?>> Poi prese un blocchetto dalla pochette rosa che aveva in mano e lo aprì. << Beh, perché potrei essere tua sorella, tua nonna, la tua fata madrina, la genia della lampada, anche se in questo caso non c’è la lampada, ma qui..>> Chinò il capo per leggere sul blocchetto e portò un dito su di esso indicandone qualcosa. <<…beh qui dice che sono una tua proproprozia a tutti gli effetti.>> La mia bocca si aprì in una “o” muta. <<M..ma..>> Iniziai.
<<Non sei felice? Avevi una zia bella, modella e famosa e non si può certo escludere che tu non sia bella! Hai preso tutto da me, anche se  fai la segretaria. Puah! Che lavoro misero, quando invece potresti usare le tue super doti e diventare una modella proprio come lo ero io.>>Scosse la testa in disapprovazione facendo frusciare e tintinnare le collane di perle e metallo.
<<Sono pazza!>> Dissi portandomi le mani tra i capelli.
<<Se continui a rimanere chiusa qui a giocare con la tua pallina..>> La indicò con la testa <<…e ad ingozzarti di gelato al pistacchio o al cioccolato, forse si; forse allora lo diventerai sul serio.>> Disse Cat, spostando una ciocca di capelli dal viso con un sbuffo e poggiando poi le mani sui fianchi.<<Per il resto, invece, sei abbastanza normale, fidati di me. >> Sorrise dolcemente, per quanto potesse sembrare dolce quel sorriso.
<<Abbastanza normale? Sto parlando con un fantasma diamine! E poi ..FIDARMI?>> dissi , in preda ad una crisi isterica.
Mi portai una mano tra i capelli scompigliandoli ancor di più. << Senti, ok, so che può sembrare strano , ma forse è successo anche a me, e tutto ciò che devi fare è fidarti di me e io ho bisogno della tua fiducia e del tuo aiuto .Farò qualunque cosa, ma smettila di pensare che tutto e tutti siano una minaccia e fidati di me.>> disse tutto d’un fiato il bel fantasma. << Perché me?E cosa devo fare? >> Sbuffai sonoramente, e cominciai a camminare per la stanza. Poco dopo mi affiancò anche lei.
<<Perché sei uguale a me, come ero un tempo, quando ero viva. Un po’ cinica a volte  e che si butta giù alla prima delusione, ma dotata di grande forza e senso dell’umorismo. Ho tre missioni comunque, da svolgere. Una di queste riguarda te. Allora ti fidi ?>> disse fermandosi. Mi fermai anche io e la guardai negli occhi , leggendo in essi sincerità pura e  poi ci pensai su portando un dito al meno. Infine annuii <<Grazie!>> urlò in preda alla felicità. La rimproverai. <<Shh..Ti sentiranno!>> Rise di gusto, molto divertita a quell’affermazione.
<< Dimentichi che qui tu sei l’unica che può farlo. Potrebbero solo prenderti per pazza.>> Rise, contagiando anche a me. Ridemmo insieme.
Fu così che cominciò la mia nuova vita. Fu così che voltai pagina. Fu così che iniziò la mia meravigliosa avventura. E credetemi, non cambierei nulla di tutto ciò che successe in seguito.
 

LOOK AT ME NOW.
Ciao dolcezze, come va ? A me personalmente abbastanza bene. Ma basta annoiarvi.
Volevo chiedervi scusa per la lunghezza del capitolo e se non leggerete capirei il perché, solo che non potevo dividerlo perché nel terzo ci sarà una scena completamente diversa e non mi andava di dividerlo. Sorry. Forse è pure brutto è noioso ma io c’ho messo l’anima. Scusate ancora. Grazie a chi ha recensito, messo nelle “seguite” e chi legge silenziosamente.
Bacis, Emma.

P.S. Per caso qualcuna di voi può spigarmi o inviarmi un link, come inserire foto , perchè una volta lo feci tramite tiny..qualcosa ma ora mi sono scordata. Grazie mille. Baciiis.
  
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