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Autore: Simo_youworry    23/06/2012    5 recensioni
-Allora, dimmi, come ti chiami?-
Può un singolo incontro sconvolgere la vita di una persona?
Gerard non la pensava così, eppure, dovette ricredersi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tonfo sordo annunciò l’inizio delle audizioni, qualcuno aveva probabilmente dato un colpo forte sulla batteria che stordì Frank. Fece un respiro profondo aggiustandosi i guanti a mezze dita e entrò nell’edificio. Sembrava stesse giocando alla caccia al tesoro: aveva una mappa in mano e si trovava in un lungo corridoio pieno di porte che, guarda caso, erano tutteuguali. Una volta trovata la porta grazie alle voci dei ragazzi che provenivano dall’interno, vi si diresse accanto e raccolse la chitarra che aveva lasciato precedentemente lì. Si aggiustò ancora una volta i capelli e sussurrò tra sé e sé:- Pensa pensieri felici, Frank, pensa pensieri felici.-. Bussò alla porta e sistemò la chitarra attorno al collo tremante.
-E’ aperto, entra!- la voce di Ray rimbombò nella stanza. Frank portò la mano attorno al pomello e girò, mandando in avanti la porta. Poi, dopo averla richiusa, si posizionò in fronte alla band e accarezzò il manico della chitarra, sorridendo. –Piacere, sono…-
-Frank- risposero i quattro ragazzi ridacchiando: la sera prima si erano conosciuti abbastanza bene e la situazione era alquanto comica. II ragazzino si unì alla risata prendendo, in seguito, un tono serio: - Se avessi potuto, avrei portato ogni vostra canzone, sono tutte quante dei capolavori. Ma, dato che sono stato costretto a scegliere, ho preso quella che preferisco. ‘Headfirst for Halos’, spero vi piaccia, mi sono esercitato per molto tempo.- Staccò le mani dalla chitarra, si mise a frugare nelle tasche della tracolla il cd dove si trovava la demo della canzone che avrebbe usato come sottofondo e lo fece partire. Le sue mani tornarono con la chitarra e iniziarono a muoversi seguendo la canzone creando un’armonia di suoni che sbalordì tutti, specialmente Gerard che lo stava guardando ammirato dall’inizio della prova. Il ragazzino, intanto, saltava da un lato all’altro della stanza senza fermarsi: in poco tempo sarebbe riuscito a distruggere l’intera stanza. Quando suonava, Frank, liberava la mente di ogni pensiero, da ogni paura e trasmetteva le sue emozioni attraverso quei suoni.
Subito dopo aver finito di suonare, Frank si dette uno scossone per tornare le mondo reale e appoggiò con lentezza e cura la chitarra al suo fianco. I quattro ragazzi si alzarono e si misero attorno a lui, complimentandosi per l’esibizione: aveva fatto decisamente colpo.
Il ragazzino, nel frattempo, muoveva gli occhi a destra e a sinistra senza trovare un punto preciso da guardare: era estremamente nervoso. Gerard era voltato verso di lui, perciò decise che sarebbe stato il soggetto su cui i suoi occhi si sarebbero posati: mai altra scelta fu così fatale. Lo scontro con quei occhi color smeraldo, opachi, senza emozioni, pieni di ricordi, appartenenti a qualcuno che, come lui, si era sentito discriminato, lo trasportarono in un mondo surreale, un grande oceano verde in cui ormai si stava perdendo.
Il cantante, nel frattempo, si stava avvicinando con lentezza verso il suo viso davanti al resto della band che non spiccicava parola, i loro nasi erano quasi a contatto e il cuore di Frank pompava fortemente il sangue emettendo un suono rumoroso. Gerard alzò il dito e sfiorò le labbra carnose del ragazzino : -Ma guarda!- gli dette un leggero buffetto sul mento e si allontanò –Non avevo ancora notato questo piercing!- continuò ridacchiando. Il grande, in realtà, lo aveva notato già da un pezzo, quando luccicava tra la folla saltante al primo concerto: non poteva lasciarsi perdere questa occasione, e non solo per poter ammirare il piercing.
Se Frank fino a un momento prima non connetteva, adesso stava lottando con se stesso per non svenire. –Frank?Stai bene?- ci pensò la voce di Mikey a svegliarlo da quel fantastico sogno.
-Sì,sì- gesticolò con le mani portandosele vicino al viso –stavo pensando ad altro..- si portò una mano dietro al collo sorridendo con fare innocente.
-Capito- il bassista annuì e condusse Frank fino alla porta –Preferirei restare qui a parlare ma, come puoi vedere,- indicò la finestra- ci aspetta una lunga ed estenuante giornata.- finì buttandosi a terra, già stremato. Frank annuì e rise, aprì la porta e si girò un’ultima volta verso la band. Chiuse la porta, ma si girò subito: Gerard gli aveva fatto un occhiolino e gli aveva sorriso.
Aveva iniziato a saltellare allegramente, forse si stava gasando troppo, ma quella sensazione era fantastica. Si poggiò le dita sulla labbra e le arricciò in un sorriso mentre varcava l’uscita.
 
-Gerard, mi spieghi perché hai fatto così? Quel poveretto si stava imbarazzando in maniera evidente, non te ne sei accorto?- gli arrivò un colpo leggero sulla nuca da parte di Matt.
-È stato…fantastico. Ragazzi, dovremmo farlo entrare nella band.- disse Gerard, non facendo caso a ciò che aveva detto il batterista.
-No, adesso ti sorbisci tutte le audizioni, le hai volute tu, caro mio, avresti dovuto ascoltarmi.- lo rimproverò il fratello minore, tirandogli uno scappellotto.
-Fatemi capire, oggi è la giornata ‘picchiamo allegramente il cantante’?!- esclamò Gerard, irritato e dolorante. Gli altri tre, invece, si scambiarono uno sguardo d’intesa facendo pentire il ragazzo della affermazione appena fatta: in men che non si dica Gerard fu travolto da Ray, poi da Matt e infine da Mikey.
-P-posso entrare?- una figura mingherlina spuntò dalla porta. I ragazzi si fermarono e, ridendo, fecero entrare chiunque fosse lì fuori.
Una volta seduti, furono pronti a sentire l’altro ragazzo.
 
La giornata passò lentamente e i ragazzi dovettero sentire le loro canzoni, alcune volte rovinate tanto da essere inascoltabili, almeno una centinaia di volte. Tra l’altro, le audizioni furono tutto fuorché produttive perché, sin dall’inizio, tutti quanti pensavano che Frank fosse l’unica persona adatta ad entrare nella band: ne erano rimasti sicuramente colpiti.
Il chitarrista dai folti capelli si buttò a terra, tirando un sospiro di sollievo: era finalmente finita.
-Ray, se non ti alzi subito penso che ti userò come mocio, tanto ci assomigli e, a mio parere, funzioni pure meglio.- disse Gerard, meditando vendetta verso il ragazzone che aveva spinto gli altri a fargli del male a inizio giornata. Allarmato, si alzò immediatamente in piedi afferrando la bottiglietta sul banco.
-Andiamo a pranzare? Ho fame.- lo stomaco di Mikey brontolò.
-Sei il solito…va bene, andiamo, ma offri tu, sono a corto di soldi!-
-Stamattina ti ho visto, Gee, questa volta non mi prendi per il culo.-
Gerard guardò il fratello con sguardo disperato:-Li ho finiti!-
-Come?!- chiese incuriosito Mikey, i soldi che aveva preso potevano pagare due colazioni, a meno che il fratello fosse uscito, cosa alquanto improbabile a suo avviso, li avrebbe dovuti avere ancora.
-Ho fatto colazione, ovvio.- esordì il grande cercando di sembrare il meno nervoso possibile, non poteva dirgli che era uscito con Frank, era una questione di orgoglio.
-E hai speso così tanto? Sei per caso andato in uno di quei negozi costosissimi che si trovano sulla via di casa?-
-Probabile- alzò le spalle: forse ce l’aveva fatta.
Mikey si portò una mano sulla fronte, disapprovato: -Quante volte ti ho detto di non andarci?-
-Ma le vetrine sono così belle!- i suoi occhi si illuminarono al pensiero, i due fratelli sembravano essersi cambiati di posto, accadeva spesso perché Gerard, all’interno, era ancora un bambino.
-Va beh, lasciamo stare. E’ meglio andare se non vogliamo fare ritardo e trovarci con un sacco di gente attorno.-
-Dove si va?-
-E’ un segreto.- il bassista accennò un sorriso e si sporse verso la porta ripercorrendo mentalmente la strada che portava dov’erano diretti.
 
-McDonald, Mikey, sul serio?-
-Ci sono le sorprese dei supereroi Gerard, ne ho bisogno.-
Ed ecco che i ruoli tornavano come prima, bastava che il fratellino si trovasse davanti a qualcosa che riguardasse cartoni o video giochi per diventare di nuovo piccolo.
-Dai, Gee, sbrigati ad ordinare, ho fame!-
-Non potevi ordinare tu?-
Il fratello scosse la testa e lasciò l’altro in balia della folla intorno alla cassa.
-Grazie fratello, sempre gentile tu.- bofonchiò mentre provava a capire i costi e a ricordarsi gli ordini degli altri.
Dopo venti minuti, finalmente, il cantante raggiunse il resto della band al tavolino, portando un sacco di vassoi e vantandosi di come fosse agile.
C’era un clima talmente teso nell’aria che si poteva tagliare con un coltello e nessuno provava ad accennare parola, tutti erano rivolti verso Gerard. Lui, intanto, stava osservando il panino e aveva finalmente deciso di addentarlo. Subito fece una faccia schifata: era la prima volta che andava in quel posto e aveva ordinato il primo nome che gli era passato sotto gli occhi.
-Questo posto fa schifo.- commentò, lanciando il panino nel suo contenitore.
-E’ l’unico che possiamo permetterci al momento, arrangiati.- rispose Matt, guardandolo di sbieco. Gerard sospirò e fissò il panino: lo avrebbe lasciato lì e avrebbe mangiato qualcosa di decente a casa.
-Ok, passiamo alle cose serie…chi pensate debba entrare nella band?La mia opinione già la sapete.-
-Concordo con te, Frank è stato fantastico, certo, bisogna dire però che c’era qualcuno che non era malaccio.- rispose Ray, pensieroso: era una scelta importante da prendere.
-Perché è così difficile?!- urlò Mikey, portando le braccia al cielo recitando e buttandosi sul tavolo di colpo.
Dopo questo, un altro silenzio imbarazzante calò sui ragazzi, tutti pensavano ad altro e non sapevano cosa dire.
Finirono di mangiare, pagarono e uscirono dall’edificio accennando solo un saluto quando stavano per prendere le rispettive strade per tornare alle proprie case.
-Che situazione imbarazzante..- Mikey ruppe finalmente il silenzio.
-Non capisco cosa sia successo tutto d’un tratto, ho fatto qualcosa di male? Eravate tutti rivolti verso di me!- Il fratellino tornò nuovamente in silenzio.
-Mik, ti ci metti pure tu? Parla.- scosse la testa e incrociò le braccia, non avrebbe parlato o, almeno, così credeva.
-Quindi, mi stai dicendo che se buttassi il caffè in casa tu comunque non parleresti? Perfetto.-
-Non puoi farlo. Semplicemente NON PUOI!-
-Allora ce l’hai una lingua.-
Gerard gli puntò un dito contro, voleva sapere che era successo dopo che erano usciti dall’edificio.
-Gerard- Mikey si portò una mano davanti al viso e abbassò il dito del fratello –te lo dirò a casa, adesso, ti prego, andiamo.-
-No,- il fratello si impose davanti all’altro e non gli permise di continuare a camminare – io resto qui fino a quando non mi dici cosa cazzo avete.-
L’altro sospirò portandosi le mani in tasca e si incamminò, spingendo il fratello con la spalla, verso la via di casa da solo. Gerard lo seguì subito dopo, ma a casa non avrebbe esitato a chiedergli subito ciò che voleva sapere. Ci misero più o meno mezz’ora per arrivare e fu decisamente la peggiore mezz’ora della giornata: nessuno dei due aveva osato parlare.
Davanti alla porta Gerard cercò di fare il più presto possibile: prese la chiave velocemente e la infilò nella toppa girandola subito dopo, attraversò il salone fino alle scale che portavano nella sua stanza e lanciò la sua sciarpa sul letto. Immediatamente scese di nuovo dirigendosi, sta volta, verso la cucina, dove sapeva di poter trovare il fratello, che rispetto a lui non si era mosso per niente.
-Allora,- tamburellò con le dita sul tavolo e fissò Mikey.
-Cos- Mikey si girò di scatto- Ah.-
Uscì fuori dalla cucina con una tazza in mano e si accomodò sul divano cercandosi di mettere in una posizione piuttosto comoda: il discorso si prospettava piuttosto lungo.
-E’ strano, sai.. stamattina mi sono svegliato presto perché volevo preparami per bene,- si schiarì la voce- ho sentito dei rumori da camera tua e mi son avvicinato. Eri sveglio, così stavo per entrare, ma ti ho sentito parlare e ho deciso di non farlo. Non ho potuto fare a meno di ascoltarti…so che sei uscito con Frank, Gee.-
Gerard sbarrò gli occhi e si sentì di svenire, sussurrava imprecazioni balbettando e le sue mani si muovevano freneticamente.
-Non vedo dove sia il problema.- cercò di riprendere la calma, in fondo, non c’era davvero nessun problema nel farlo.
-Ti stai comportando, come dire, diversamente dal solito. Come mai non me l’hai detto?-
-E te lo chiedi anche? Insomma, avevi ragione tu, è una persona stupenda e merita di entrare nella band. Le audizioni non avevano senso. Semplicemente, non volevo darti ragione.-
-Già, avrei dovuto immaginarmelo.-
-Ma questo non giustifica il comportamento di prima, lo hai detto anche agli altri?-
-Detto o non detto, anche loro pensano che ti sia accaduto qualcosa. Insomma, sei sempre chiuso in camera a disegnare come sempre, ma quando usciamo parli di più, sei più…socievole, ecco.-
-Ripeto, non vedo il male in tutto ciò. Ma, lasciamo stare, ancora non vedo cosa c’entri Frank in tutto ciò.-
-Come se non sapessi che è lui a renderti così.-
Gerard ritornò nella stessa condizione di prima, ma stava ancora peggio: Mikey sapeva tutto e forse anche il resto della band. La sua giornata stava peggiorando sempre più ogni momento che passava.
Si portò una mano sugli occhi per non incontrare lo sguardo del fratello e si allontanò verso camera sua chiudendo la porta alle sue spalle con forza.
Si sedette accanto al tavolo da disegno e impugnò la matita tra le sue mani, il tratto che lasciava era comunque leggero, calmo, nonostante il suo animo fosse l’esatto contrario.
-Beh, forse e, dico, forse- aggiustò la linea del naso, – è vero, ma non- passò alla bocca, che era rappresentata in un grande sorriso- è un problema, no?-
Si alzò di scatto lanciando la sedia alle sue spalle –Anzi, penso sia- prese il carboncino poggiato sul comodino, –meglio così – lo prese e scaraventò a terra.
Ringhiò tra i denti alla visione del carboncino in mille pezzi per terra e si portò i palmi delle mani sugli occhi facendo pressione. Dopo averlo ammirato per qualche secondo, pensò che forse sarebbe stato meglio calmarsi e che poteva chiarire meglio le cose con il fratello.
-Mikey,- si sedette accanto a lui sul divano –posso capire meglio che è successo?-
-Ma niente, pensiamo semplicemente che la presenza di Frank ti stia leggermente cambiando, non negativamente però. Prima, mentre stavamo andando al McDonald, i ragazzi si sono avvicinati a me per parlarmi a proposito di questi sospetti. Hanno paura che tu inizierai a trascurare la band ora, pensano che tu non ci stia pensando più anche perché non porti più idee per le canzoni. Ho cercato di tranquillizzarli perché so che non lo faresti mai, vuoi che la tua parola sia conosciuta ovunque, vuoi far conoscere la tua voce, non sei una persona che si arrende e questo io lo considero come un qualcosa che ci porterà ad un livello superiore, non il contrario. Erano solo un po’ straniti da quello che avevi fatto in sala, ma non gli ho detto nulla.- gli fece l’occhiolino.
Gerard si lasciò cadere sul divano sollevato ed abbracciò il fratello sorridendo – Grazie. Adesso, però, dovremmo andare a comprare un carboncino nuovo.-
-Perché?-
-Forse è meglio che non entri in camera, ti dico strada facendo.- Rise e indossò la giacca nera che era stata scaraventata sul divano in un giorno sconosciuto al ragazzo.
Intanto, Frank stava passeggiando per le vie della città con la chitarra che faceva peso sulla spalla, si era fermato in un fast food in cui non era mai stato ed era rimasto lì per un’oretta data la grande quantità di gente. Le sue gote erano ancora dipinte di un rosso intenso e il suo sorriso non era svanito. Diventava sempre più convinto che quel ragazzo sarebbe stato la sua rovina, ma ciò non lo avrebbe fermato comunque.
Arrivò alla porta di casa sua e bussò fino a quando la madre gli aprì la porta con un sorriso raggiante.
-Entra, da quanto tempo porti la chitarra lì? Ti sarai fatto sicuramente male.- lo aiutò a torgliersela di dosso e la poggiò accanto allo stipite mentre lasciava che il ragazzino entrasse.
-Non preoccuparti, è un dolore leggero, non comparirà nemmeno un livido.- disse, accarezzandosi lievemente la spalla.
-Allora, Frankie, com’è andata?- chiese, il figlio si era allenato giorno e notte e sperava vivamente che il suo sogno si avverasse.
-Di essere andata, è andata; come non lo so. Per quanto mi riguarda, è stato fantastico, ho suonato come non ho fatto mai e…- ridacchiò leggermente e si sistemò sulla poltrona affondando la schiena nel cuscino morbido e chiudendo gli occhi- niente, spero gli sia piaciuto.- Decise che non avrebbe detto ciò che voleva dire, almeno per il momento.
-Capisco, sono contenta. Vuoi bere qualcosa? Che ne so, ti va della cioccolata calda?-
Il ragazzino annuì senza esitare e, quando la madre era già entrata in cucina, alzò le gambe facendo in modo da poggiare i piedi sul tavolino.
-Vuoi dello zucchero?- la voce squillò dalla cucina.
-Certo!- chiuse gli occhi e sgombrò la mente da ogni pensiero, adesso voleva solo rilassarsi.
Linda uscì una decina di minuti dopo dalla cucina con due tazze fumanti e ne avvicinò una ai piedi di Frank che aprì gli occhi giusto in tempo per notarla fare cenno di togliere i piedi da quella posizione.
Ubbidì immediatamente e si stiracchiò prendendo il tazzone bollente tra le mani.
-Com’erano i ragazzi della band?- chiese la madre, cercando di instaurare un dialogo con il figlio.
Frank soffocò una risatina con un piccolo suono e affondò l’intero viso nella cioccolata.
-Fenomenali.-
Linda sorrise compiaciuta e poi si indicò le labbra. –Ti sei sporcato, Frankie.-
Il ragazzino prese un fazzoletto e si pulì interamente la faccia color cioccolato.
-Sono ancora sporco?- la madre fece cenno di no –perfetto. Adesso vado in camera a mettere a posto la chitarra e tento di chiudere occhio, sono un po’ stanco.-
-Va bene.- gli prese la tazza dalle mani e andò in cucina.
Frank si alzò e subito sentì la voglia di rimettersi in quella posizione comoda che aveva preso nella poltrona, poi però si fece coraggio e si inoltrò verso camera sua dopo aver impugnato la chitarra.
Non sentiva veramente molto bisogno di dormire, ma si sdraiò comunque sul letto per qualche secondo mentre ammirava la schiera di cd che si trovavano lì davanti, più tardi avrebbe volentieri ascoltato qualcosa.
Successivamente, decise di alzarsi e si sporse alla finestra puntando il suo sguardo su casa Way. Aveva scoperto da poco che il suo amico e quello strano ragazzo di nome Gerard abitavano lì ed era diventato uno dei suoi paesaggi preferiti. Ogni giorno Mikey e Gerard trovavano qualche scusa per litigare e, per quanto fosse ridicolo il modo in cui lo facevano, era sempre esilarante vederli: Gerard assumeva pose assurde e faceva smorfie in continuazione, probabilmente facendo una caricatura al fratello. Mikey, invece, rispondeva in modo distaccato a qualunque cosa e ciò mandava ancora più in bestia l’altro, che diventava rosso come un peperone per la rabbia. Nel momento in cui Frank si era affacciato, i due fratelli erano usciti ed erano ben visibili, stavano parlando tranquillamente: niente divertimento per oggi, Frank. Rimase a guardarli ancora una manciata di minuti, per poi avvicinarsi al lettore di cd e accenderlo, mettendo il cd che aveva visto per primo, esattamente il suo nuovo acquisto: Kerplunk! dei Green Day.
Lo mise nell’apposita parte e premette play alzando il volume al massimo.
-Ehi Gee, che ne dici di andare a casa di Frank?- chiese Mikey, con la bustina della cartolibreria tra le sue mani.
-Dov’è?- disse subito Gerard, ansioso di saperlo.
-Dietro l’angolo, dai, non c’è molto da camminare.-
Era un po’ spaventato, così si girò verso il fratello che, invece, sorrideva. Allora, prese tutto il coraggio che aveva in corpo e si incamminò al suo fianco.
Il suo coraggio, ovviamente, svanì appena si trovò solo con gli occhi del fratello puntati addosso davanti alla porta di casa Iero: adesso capiva perché quel bastardo stava sorridendo.
-Mik, ti prego, fai qualcosa di utile per una volta: suona tu!-
-No, fratellino, fallo tu, non mi va di muovere il mio dito, questo mi serve per suonare il basso, mica i campanelli.-
-La sta avendo la vendetta per le audizioni, eccome se la sta avendo.- bofonchiò l’altro mentre si rigirava verso il campanello.
Alzò lentamente il dito e suonò tremando come una foglia.
-Chi è?- la voce di Linda risuonò dall'altra parte della porta.


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Oddio, non ci posso credere, ho aggiornato! 
Mi dispiace veramente tanto, si avvicinava la fine della scuola e ho dovuto studiare molto perché i professori si divertono a mettere tutti i compiti in classe durante quei giorni. Poi in questi giorni ci sono stati i saggi di musica e son stata impegnata anche con quelli. Sono veramente dispiaciuta, ma sono tornata! 
Spero vi piaccia, in realtà doveva venire più lungo di così, ma non volevo farvi aspettare ancora di più,  perciò ci sarà un altro capitolo.(Non è una brutta cosa, penso ahahah) 
Comunque sia, questo capitolo è uscito fuori durante gli ultimi giorni di scuola e, se vi state chiedendo perché ho scelto Kerplunk!, è perché è uno dei miei album preferiti e mi ci ero fissata durante quel periodo.
Direi di aver detto tutto, aggiornerò più presto, dato che metà capitolo già ce l'ho scritto.
A presto!
-Simo

 
  
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