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Autore: arualchemist    24/06/2012    2 recensioni
Due realtà che si incontrano.
Due realtà che possono uccidere.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Trishia Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dimmi che ti ricordi del mare.

 

Una massa informe azzurra all’orizzonte.

Lo scintillio dei raggi solari su di essa, il loro bagliore. Scintille di fuoco sull’acqua, fuochi d’artificio al confine tra ciò che non è più terra e cielo.

 

Te lo ricordi?

 

I passi soffocati nella sabbia di due bambini, entrambi a bocca aperta. Uno corre, l’altro cammina dietro, pian piano, gli occhi troppo piccoli per accogliere uno spettacolo così grande, le mani ancora minuscole che si alzano a confrontarsi con quell’immensità.

Troppo, troppo piccole.

Il più grande dei due grida, un grido di stupore, un grido da bambino. Urlo anch’esso troppo minuscolo nella vastità del paesaggio.

Non vi è eco.

Una donna che passeggia alle spalle dei suoi figli, i capelli al vento come seta di una sciarpa lasciata scappare da dita fragili.

C’è silenzio, eppure non vi é.

Il rombare assurdo di quello specchio d’acqua, il suono delle onde che impetuose s’infrangono contro la spiaggia, il frizzare della sabbia sotto la violenza della schiuma.

Il muto stupirsi dei bambini, il silenzio del sorriso della mamma.

-Guarda, Al! Guarda! E’ il mare!

Al sorride, inizia ad avvicinarsi al fratello. Prima cammina, poi prova a correre. Incespica sul tessuto denso della sabbia, affonda le scarpe nelle conche.

-Qui sembra deserto, e lì sembra la vita, eh, Ed?-, dice.

La sua voce è carta, fragile suono in quella sinfonia complicata.

-Ciò che hai detto non ha senso!-, sghignazza l’altro.

 

Ti ricordi di quando lo dicesti?

Ti sembra tanto assurdo, ora?

Riesci a trovare il senso senza che debba essere io a dovertelo spiegare?

 

“Ma sì, guarda. Qui c’è la sabbia, e il sole batte forte, la rende bollente, stancante alla vista; il vento la scompiglia come fa la mamma con i nostri capelli quando ci fa i complimenti. E quindi ci sono queste conche, queste ombre qua e là lungo tutta la sua superficie giallo ocra, e queste dune, che sì, sono piccole, ma non sembrano quelle del deserto? Non sembra, questa sabbia, questa spiaggia, il deserto?” pensò.

Al ne misura con i suoi passi minuscoli un’area, poi alza lo sguardo ad incontrare il mare.

“Il mare, invece, sembra la vita. Sembra la vita che travolge, inonda, stupisce, si rilassa, schiuma, si stiracchia, dorme, brilla”.

 

Ed in mezzo, tra queste due realtà, la riva.

 

Si toglie le scarpe, inizia a correre verso di questa.

“La vita e il deserto sono cose vicine”.

 

Due realtà che si incontrano.

Due realtà che possono uccidere.

 

-Fa niente, fratellone-, dice.

Ed gli si avvicina a piedi nudi.

-Hai il coraggio di mettere i piedi nell'acqua?

-Certo che ce l’ho.

Alphonse allunga la gamba. Un’onda passa proprio sotto di essa, leggera, cristallina.

Poi, così come è venuta, si ritira.

-Vedi? Non ce l’hai. Ti faccio vedere io.

Ed ha un carattere forte, ma anche lui ha qualcosa di strano nello sguardo.

Posa il piede più in là, ad aspettare l’onda. La sua gamba resta sospesa sulla riva, nel punto esatto in cui il mare incontra la terra, là dove l’acqua non è ancora stata assorbita del tutto.

Il tempo sembra dilatarsi.

Al guarda il fratello, scruta i suoi occhi, e quella che intravede è paura.

Il nuovo, irrimediabilmente, spaventa.

-Facciamo così, fratellone, quando arriva l’onda, proprio poco prima che arrivi, io ti prendo la mano, e poi ci mettiamo i piedi insieme-, lo dice di fretta, le sue parole corrono, vogliono arrivare prime in quella corsa muta contro il mare.

Ed lo guarda stupito, ma non dice niente. Non si ribella.

L’acqua si ritira, si raccoglie, si dilata, ed inizia a correre verso i due bambini.

Alphonse prende la mano del fratello.

 

Fu un tacito patto.

 

L’onda s’infrange contro la riva, l’acqua esce dallo scontro stanca, si getta, lieve come una piuma, sulla sabbia.

I due fratelli hanno i piedi pronti.

L’acqua scivola veloce nella loro direzione.

Fredda.

Sguscia tra le dita dei loro piedi, li avvolge in un abbraccio e si congeda da loro.

Veloce.

Ed si volta verso Al, le loro mani ancora strette. Un piccolo nodo indissolubile, irrilevante dinanzi alla vastità di quel mare, ma solido come nessun altro.

-Hai visto?-, sorride Al.

Il fratello maggiore resta serio, e nei suoi occhi –ma questo si potrebbe dire solo conoscendolo bene- c’è un’antica dolcezza di bambino e adulto allo stesso tempo.

Poi sorride.

-Che figata!

 

Una promessa.

Due mani che si incontrano.

Quelle di due fratelli.

Dietro di loro, il deserto.

Davanti, la vita.

Tra i loro corpi, il segno di un’alleanza indissolubile.

Due mani che si incontrano.

 

La donna si avvicina ai figli, sorridendo.

-Fate attenzione a non bagnarvi-, dice con tono severo. Ma sorridendo. Perché, in realtà, non le importa. Avevano fatto un viaggio lunghissimo, solo per arrivare fin lì.

-Guarda mamma, Al aveva paura di mettere il piede!

-Non è vero!

La madre si accovaccia accanto a loro, posando le mani sulle spalle dei due.

-Non importa chi aveva paura di cosa. L’importante è che l’avete affrontata insieme.

I due sbuffano.

-Se farete così per ogni difficoltà, ovunque io sia, io sarò felice.



Spero che lei sia felice.

  
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