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Autore: gunnantra    24/06/2012    4 recensioni
"Perchè essere un detective investigativo che non ha mai provato l'amore non significa non essere in grado di provarlo.
Perchè essere un consulenze criminale che non ha mai provato l'amore non significa non essere in grado di provarlo.
Perchè essere semplici, genuini, buoni e unilateralmente innamorati di qualcuno in silenzio non significa essere stupidi.
Perchè non sempre amore e devozione rimangono inappagati"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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8 capitolo
L'anima di Sherlock Holmes

Tadaaaaaa!!
Sono tornata! Scusatemi donzelle ma qualcuno mi ha hackerato il pc e ho perso praticamente tutto!
Finalmente sono riuscita a riscrivere 3-4 capitoli come li volevo e ritornerò a postare con frequenza e assiduità!
Per farmi perdonare ecco qui a voi il capitolo della svolta.

A presto mie care :)

Spero riusciate a perdonare la mia assenza!
Unitevi con me all'odi per chi hackera i pc e ti inserisce i virus.

Ma….non sarà stato Moriarty?!?! ahahhahah


 
 
Tremavo, stavo letteralmente battendo i denti.
Non mi sorprenderei se domani sul giornale leggessi che è stata avvertita una scossa sismica.
Si sa che Londra non è proprio Ibiza, ma un freddo del genere è improponibile in Autunno.
Per un paio di volte sono stata tentata di chiamare Sherlock, ma subito dopo puntualmente ci ho ripensato.
Come al solito….Molly perde il pelo ma non il vizio.
“Tu stai tremando. Cosa ti avevo detto?”
Solitamente non sono una persona facilmente influenzabile (ho anche la forza di guardare ‘the grudge’ al buio, sola in casa), ma sentire una voce a poca distanza, nel buio della notte, in una casa ‘estranea’ (soprattutto se è Baker Street ed è quindi la casa del soggetto più odiato dai criminali londinesi, e non solo) è troppo anche per i miei nervi.
Infatti con un piccolo urlo e con gli occhi sbarrati mi voltai trovandomi faccia a faccia con, niente poco di meno, che ‘l’uomo più odiato dai criminali’ in persona.
“Dio Sherlock, mi hai fatto paura” risposi mettendomi una mano sul cuore che batteva all’impazza.
In parte, ahimè devo ammetterlo, a causa della sua estrema vicinanza al mio viso.
“Qualche ora fa facevi apprezzamenti sul mio fisico e ora ti faccio paura? Strane le donne” rispose lui mettendosi una mano sul fianco.
Con la posizione che aveva assunto rivelò completamente la sua mise: pantaloni grigi (chiaramente facenti parte di un completo da jogging), maglietta nera con un piccolo scollo a V, giacca da camera con trama scozzese nero-verde.
Ancora una volta riuscì a sorprendermi.
È proprio vero quel che si dice sulla bellezza: una persona è veramente bella solo se è tale anche vestita semplicemente.
E Sherlock era….semplicemente bello, bello da mozzare il fiato.
Con poche cerimonie con una sola bracciata tolse tutte le coperte e tornò in camera.
Ammetto di aver pensato che lui avesse freddo e quindi si stesse riprendendo ciò che era suo.
Invece un minuto dopo sentì che mi chiamava:
“Pensavo avessi freddo”
In uno stato di semi incoscienza e a piccoli passi, il pavimento era ghiacciato ma purtroppo non riesco proprio a dormire con i calzini, andai verso la “soglia proibita”.
“Permesso?” dissi senza rendermene conto
Non so perchè lo dissi, non so quale risposta mi aspettassi.
Trovai Sherlock che si stava sistemando sotto le coperte mentre il letto era tutto stato appesantito dalle coperte che poco prima mi riscaldavano.
“Hai i piedi nudi. Se sono freddi i piedi sentirai freddo lungo tutto il corpo. Dovresti saperlo, sei un medico del resto”
 
 
JOHN POV
Un piccolo urlo mi svegliò di soprassalto.
Credevo fosse la televisione (non è raro che Sherlock la accenda in piena notte quelle volte in cui proprio non riesce a dormire) e invece poco dopo sentì indiscutibilmente la voce di Sherlock seguita da quella di Molly.
Ci misi qualche minuto per trovare le pantofole e avere il coraggio di uscire dal calduccio del letto.
Arrivato sulla soglia riuscì appena in tempo a scorgere Molly che entrava nella camera del mio coinquilino.
Solitamente non sono una persona che fa pensieri…distorti, ma veramente sperai che Molly avesse preso la situazione a due mani e volesse insegnare a Sherlock che da oggi in poi “Anatomia 2” poteva rimanere sulla libreria.
Invece da quel che sentì era Sherlock che la stava invitando!
 
Rimasi dov’ero e sentì ciò che si stavano dicendo.
“Sei sicuro Sherlock?” disse Molly con stupore e (sono certo pur non potendo vedere la sua espressione) emozione
“Molly, se non riuscissi a dormire e domani sbagliassi il tuo lavoro…a chi dovrei rivolgermi? Sei l’unico patologo in grado di soddisfare le mie richieste”
“Sherlock?” con cautela sentì lei che lo chiamava
“Bel nome non credi, Molly? Vecchio stile come piace a me. È il nome di mio nonno, per questo è stato scelto. Ma il tono della tua voce mi fa capire che non vuoi sentire questa storia. Chiedi”
“Ieri… dopo aver risolto il caso…cosa intendevi dire con…’ne parleremo’?”
“È una questione lunga. E complicata. Non riesco ad arrivarne a capo neanche io”
“E come pensi che io possa aiutarti?”
“Tu devi assolutamente risolverla, altrimenti John non mi darà tregua e inoltre io odio non capire le cose. Ma ne parleremo…non ora però. ‘Notte John!”
Lo sapevo che sarei stato beccato!
Ma chiaramente Sherlock voleva che sapessi (per la seconda volta) che aveva pensato a quello che avevo detto e che….probabilmente la conclusione alla quale era giunto lo spiazzava e lo incuriosiva.
“Sherlock, Molly…buona notte e voi!”
Mentre tornavo a letto sentì Molly dare la buona notte a Sherlock, lo sentì ricambiare e poi più nulla.
 
MOLLY POV
“John mi ha rimproverato. Ogni tanto lo fa e alcune volte non ne capisco il perché. Mi ha detto di averti trattata male, mi ha detto che non è giusto che io ti tratti in questo modo dopo tutto ciò che tu fai per me”
Io e Sherlock eravamo stesi lungo il fianco e lui mi dava le spalle.
Ovviamente nei 15 minuti che erano passati da quando Sherlock aveva mandato via John non ero riuscita nemmeno ad ‘immaginare’ di chiudere occhio.
Quando sentì Sherlock che parlava ne fui sorpresa, pensavo che oramai fosse beatamente addormentato.
“Mi ha detto anche” continuò quasi subito “che tu fai tutto questo per me perché in qualche modo io ti piaccio” promemoria per me: mutilare John Watson! “…mi ha detto che tu fai tutto questo perché vorresti che io mi accorgessi di te. Ma io ti conosco Molly Hooper, io ti ho permesso di entrare nel mio cellulare, nella mia casa. Io ti ho fatta avvicinare a me. Mentre balbettavi quando io ti rivolgevo la parola, mentre arrossivi quando io ti guardavo. Ti ho ignorato, trattata male e, a detta di John, alcune volte ti ho anche umiliata. Ma tu zitta mi portavi il caffè”
“Nero con due zollette di zucchero” dissi voltandomi vero di lui e guardando le sue spalle
“Io pensavo fossi stupida Molly, pensavo fossi un giocattolo utile che potevo facilmente manovrare”
Senza rendermi conto sentì le lacrime che cominciarono a sgorgare sulle mie guance e dei piccoli sussurri tradivano il mio stato d’animo.
 “Guarda!” disse Sherlock voltandosi velocemente, in che mi fece spalancare gli occhi per la sorpresa e l’umiliazione di esser stata colta a piangere.
Il suo sguardo era duro quando continuò a parlare:
“Guardati! Posso spezzarti in meno di 4 minuti. E se volessi, nonostante tutto, potrei chiederti una mano e tu….non me la negheresti. Nonostante ti abbia messa in pericolo, da quando hai ricevuto la telefonata da quella donna, non hai esitato a venire qui, nella mia casa e nel mio letto. Ti sei fidata di me. Perché? Perché ti fidi di me?”
Non riuscivo a rispondere sentivo il suo sguardo che, minaccioso, mi scrutava e io, impotente, continuavo a piangere calde lacrime.
Stavo per trovare la forza per alzarmi, uscire dalla stanza, aprire la porta d’entrata e poi chiuderla alle mie spalle.
Volevo odiare Sherlock in quel momento, ma in realtà ciò che riuscivo ad odiare era solo me stessa.
Perché l’avevo infastidito, le mie attenzioni e i miei sentimenti lo avevano spazientito.
Lo sentì muoversi con cautela, avvicinarsi al mio viso, ascoltare il suono dei singhiozzi che tentavo di rendere silenziosi e poi….posò un bacio sulle mie labbra.
Durò all’incirca 3 secondi era puro, casto, quasi infantile; ma non era timido nè incerto perché l’incertezza non fa parte del codice genetico di Sherlock Holmes.
Qualunque cosa dica o faccia è frutto di ponderazione e parte di un piano ben congeniato nei minimi particolari.
Quando si staccò poggiò nuovamente la testa sul cuscino.
“Io non sono John Watson rinomato per la sua dolcezza con le donne. Tu lo sai bene Molly, io calcolo tutto, cerco di prevedere e controllare tutto e tutti. Stimo e ammiro Irene Adler ma d’altra parte la odio, perché so che qualunque cosa dica è frutto di un piano probabilmente simile al mio. John Watson è il mio migliore amico, probabilmente in Irene avrei potuto trovare una compagna affidabile che, sono certo, saprebbe stare al mio passo, ma non la voglio. Ho preferito John come coinquilino e te come patologa. Sai perché, Molly Hooper?” fino a quel momento non avevo mosso un muscolo per ascoltare a pieno il suo discorso, e anche ora potrei ripeterlo a memoria “Perché io amo ciò che sono Molly, ma ogni tanto vorrei poter non essere pessimista sulla natura delle perone, vorrei saper fidarmi senza problemi, vorrei che il mio cervello non mi rivelasse immediatamente se la persona di fronte a me sta mentendo. Ho imparato a fidarmi di John e ho imparato a fidarmi di te. John mi ha detto che non sono i tasti ad infastidirmi Molly, ma è il recondito pensiero che tu possa allontanarti. Io ti ammiro Molly Hooper, ammiro la tua purezza e la tua bontà; cose delle quali io sono sprovvisto. Per questo ti chiedo ora di non…allontanarti”
Il suo sguardo, man mano che parlava, era diventato più…dolce,.
Non supplichevole, non ho mai visto Sherlock supplicare qualcuno e credo che mai lo vedrò.
Le lacrime, non so quando, avevano smesso di scendere e ora sentivo solo i solchi lasciati sul mio viso.
Non pensavo che avrei assistito mai al giorno in cui Sherlock avrebbe parlato di sentimenti, e il fatto che ne stesse parlando con me, e di me, mi faceva sentire una creatura privilegiata.
“Non potrei. Ci ho anche pensato. Ma…bastava che tu varcassi quella soglia e….sentivo crollare tutti i miei propositi. John mi ha detto che con te avrei dovuto comportarmi come con tutti gli altri, ma non ci riuscivo. Tu non smettevi di guardarmi e io sentivo che….avevo paura di essere giudicata”
“Queste cose le sapevo ovviamente. Ma prima non le consideravo interessanti. Non sono bravo, come sai, a fidarmi della gente. Non sono bravo ad intrattenere rapporti e trovo stupide le manfrine che vedo fare intorno a me. Sai che io non potrei darti tutto questo”
“Lo so da quando ti ho conosciuto, Sherlock. Ma so anche che non esiste un’altra persona come te a questo mondo”
“Tu mi guardi Molly, tu osservi i miei ghigni, comprendi quando sono spazientito e sorridi. Ti faccio una domanda e tu dovrai rispondermi sinceramente, anche perché in ogni caso saprei se stessi mentendo” e si avvicinò ancora di più “se provo ad essere Sherlock e nello stesso tempo ad affidarmi a te…”
Non lasciai che finisse perché capivo che era in difficoltà.
“…io non tradirò la tua fiducia” completai la frase, rispondendo alla domanda che per lui era tanto difficile pormi.
Lui sogghignò: “Anche ora mi hai voluto salvare capendo che non ero certo di come finire la frase”
Poggiò la sua fronte sulla mia e disse:
“Sei una strana persona, Molly Hooper. Buonanotte”
Detto ciò, in quella stessa posizione chiuse semplicemente gli occhi con il viso sereno.
“E tu, Sherlock Holmes, sei un essere unico” dissi in un sussurro, certa che si fosse ormai addormentato
“Ti ho sentita” disse lui muovendo le labbra in un piccolo sorriso
Chiusi anche io gli occhi.
Mi sentivo stanca, come non mai, avevo svuotato il mio corpo di tutti i sentimenti repressi per anni e cullata dal respiro di Sherlock mi addormentai.
 
 
JOHN POV
Non sono una persona che piange spesso.
Ma i miei occhi erano irrimediabilmente lucidi quando mi avviai, sul serio questa volta, a letto.
Pensavo di sentire qualche ironico scambio di battutine, per questo avevo deciso di rimanere nascosto.
Ma mai avrei pensato che nel buio di quella notte avrei visto la vera anima di Sherlock Holmes.
L’anima della quale Molly Hooper e io, John Watson, eravamo custodi.
Non l’avevo mai sentito dire che io ero il suo migliore amico, l’avevo immaginato e l’avevo supposto, ma mai avrei pensato di sentirglielo dire così apertamente.
Per la prima volta sentì la pienezza di essere John Watson: l’Amico fidato di Sherlock Holmes, l’unico vero Amico di Sherlock Holmes.
In silenzio tornai sui miei passi e chiusi la mia stanza.
 
 
La mattina seguente, quando mi svegliai, trovai Sherlock al tavolo che leggeva il giornale e mangiava una fetta biscottata mentre Molly preparava le uova.
“Bongiorno” mi disse subito lei accogliendomi con un sorriso
“Buongiorno” risposi prontamente “C’è n’è anche per me?”
“Pensi che potrei mai lasciarti senza colazione, John Watson?” disse Molly con finto cipiglio
“Grazie” risposi semplicemente
“John” mi disse Sherlock senza alzare gli occhi dal giornale “oggi abbiamo da fare. Ho già dato istruzioni a Molly”
“Sissignore, non la deluderò signore” rispose lei senza voltarsi dai fornelli
Fu un attimo, così veloce che non sono certo di poterlo affermare con sicurezza, ma ho visto Sherlock sorridere, per un secondo.
Non uno di quei sorrisi di circostanza che ‘regalava’ alla maggior parte delle persone.
Sorrisi che alzavano gli angoli delle labbra ma non si estendevano agli occhi.
No, quello era stato un vero sorriso, uno di quelli che regali alle persone che ami.
E ora non sono più incerto nel dirlo, ho la certezza che quella macchina calcolatrice psicopatica, tal Sherlock Holmes, amava.
 
MOLLY POV
Far analizzare dei campioncini per Sherlock, sentire Jim e fare 3 autopsie.
Mentre indossavo il cappotto pensavo al programma della mattinata.
Giunse Sherlock nel vestibolo, con John, e indossò il cappotto in silenzio, pensieroso.
“Torna subito qui dopo il lavoro, alle 13.30. Non parlare con nessuno e tieni sempre il finestrino del taxi aperto, vai per strade trafficate” mi disse Sherlock
“Certo! Buona giornata ad entrambi” dissi avviandomi
Mentre John mi aveva già dato le spalle e stava cercando di fermare un taxi Sherlock mi prese un braccio, delicatamente, e disse: “Buona giornata Molly”.
Dopo di che entrò nel taxi con John e partirono per chissà dove.
Non c’è stato alcun bacio stile ‘Via col Vento’ o romanzo Harmony, ma quel piccolo gesto mi aveva reso felice, come mai nessun bacio in passato era riuscito.



   
 
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