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Autore: Cathy Earnshaw    25/06/2012    2 recensioni
Una ragazza e un regno da liberare, una compagnia di ricercati e un monile dotato di vita propria. Un equilibrio sottile da conservare. "Non si sfugge al proprio destino".
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al calare della notte, sei figure incappucciate cercavano di confondersi con le ombre di Glauce. Silenziose, veloci, vigili. Liquide scivolavano nell’oscurità dei vicoli più stretti, quelli dove il buio era più denso. Precise, non si lasciavano sfuggire un sospiro, né un sussurro, né un gemito. Senza perdere tempo, si dirigevano spedite verso la Casa degli Orrori. Si fermarono dietro all’angolo della farmacia, lì accanto, per lasciar passare il soldato di guardia che, ignaro della minaccia incombente, si allontanava strascicando i piedi. Con un gesto secco della mano, l’ombra che apriva la fila ordinò alle altre di muoversi. Svoltarono l’angolo e, addossandosi al muro intonacato, raggiunsero la porta arrugginita. Un’altra ombra si chinò davanti al chiavistello. Un baluginio metallico scintillò per un attimo nella debole luce. Attesa. Il respiro che sembrava più lo scrosciare di una cascata, il battito del cuore che minacciava di svegliare l’intera città. Clank. La porta si aprì con un cigolio inquietante. Una per una, le sei ombre si persero all’interno dell’edificio, prima che la porta si richiudesse sui loro ripensamenti con un colpo secco. E irrevocabile.
 
Una piccola torcia illuminò l’ambiente. Il sottopalco, per fortuna, era davvero deserto. Ariel si guardò attorno con attenzione. Dovevano cercare una statua, ma notò con sgomento che non c’era niente che potesse assomigliare ad una statua. Molte armi arrugginite erano gettate qua e là alla rinfusa, e qualche inquietante strumento di tortura giaceva abbandonato, ma di statue neanche l’ombra. Il sottopalco non era molto grande e non c’erano pareti in ombra. Imprecò sottovoce.
- L’avranno spostata?- bisbigliò Daphne, anche lei all’affannosa ricerca del passaggio.
- Se è rimasta qui a lungo ci sarà pur rimasta una traccia- commentò Isaac aspro.
- Fermi!- intervenne Neil. – Lasciatemi riflettere. Sono stato più volte in questo luogo e ho visto quella statua. Credo che si trovasse là!- disse additando l’angolo sul lato sud.
- Non sarebbe più logico che il passaggio fosse rivolto al castello?- domandò Angelica avvicinandosi al punto indicato dal mugnaio.
Neil si strinse nelle spalle.
- Logico o no, la statua era qui- disse avvicinandosi e sfiorando la parete intonacata.
Axel si fece largo e posò l’orecchio sulla parete, poi bussò. Annuì. Bussò di nuovo. Si spostò di qualche passo e ripeté la prova.
- La parete, qui, è piena, ma dove c’era la statua, in effetti, ha un suono diverso…-
Si grattò la testa con fare pensieroso, poi tornò davanti al punto segnalato da Neil, estrasse il pugnale e grattò l’intonaco. Il sottile strato bianco si sbriciolò a rivelare una porta di legno.
- Aha!- esclamò entusiasta.
Aiutato da Isaac, grattò fino a scoprire il contorno del pannello camuffato. Fu un lavoro incredibilmente veloce, eppure Ariel sentiva scivolarle addosso pesanti i secondi preziosi che stavano perdendo. Una volta distrutta una parete, infatti, anche la più ottusa delle sentinelle avrebbe capito cosa stava succedendo. Dopo aver liberato i bordi, Axel pulì la serratura. La guardò accigliato.
- Come si fa ad aprirla? L’intonaco ha otturato gli ingranaggi…-
Angelica sbottò:
- Pivello…dai, levati!-
Armeggiò con una lunga pinza per qualche minuto. Ariel riusciva a leggere la concentrazione sul suo viso. Una gocciolina di sudore le scivolò giù lungo la guancia prima che, con uno scatto, la serratura girasse. Angelica sorrise soddisfatta asciugandosi la fronte.
- Sei mitica, Angie!- esclamò Axel estasiato.
- Lo so!- rispose la ragazza.
Isaac infilò la punta della spada nella fessura tra la porta e la parete e fece forza. Uno scricchiolio ed un rumore sordo accompagnarono l’apertura del passaggio.
I sei guardarono con apprensione e aspettativa nella galleria. Ariel, dal canto suo, si sentiva divisa tra i terrore e l’entusiasmo. Stentava a frenare il tremito di eccitazione e paura. Era come febbricitante.
“Ci siamo, Galassia. Qui si cambia la storia” sussurrò con il pensiero.
“Ci siamo, Custode. Sei pronta?” rispose la voce.
“Ci puoi giurare!”
Ariel fece un passo verso il buio.
- Aspetta- disse Axel. – Aspettate. Vorrei…ringraziarvi come si deve prima che sia troppo tardi per farlo…-
- Non vorrai metterti a fare dei discorsi melodrammatici qui, eh, Ax? E poi, sono certa che saprai sdebitarti con una lauta ricompensa quando avrai una corona sulla tua bella testolina!- Angelica gli strizzò l’occhio.
Axel sorrise.
- Sarò sempre in tempo a fare anche quello, non trovi? Il fatto è che…insomma, quello che stiamo per fare è…potremmo non uscirne vivi, capite? Per questo lo voglio fare ora. Voi avete rischiato la vita tante volte per Glauce e per me. In tutti questi anni non mi avete mai abbandonato, mi siete sempre rimasti accanto. A partire da te, Isaac, che per primo hai creduto in me e che sei ben più di un semplice amico…- Isaac chinò il capo in segno di ringraziamento, e Ariel seppe con certezza che voleva nascondere la sua emozione davanti a quelle parole così sincere – passando per Angelica, che da dieci anni scassina porte qua e là per la Contea, e che ha messo a mia disposizione il suo inestimabile genio creativo, senza il quale sarei ancora fermo allo stadio larvale…- Angelica ridacchiò per nascondere l’imbarazzo – e non posso certo tralasciare Neil, che dopo anni ed anni di intrighi e bugie varie ha addirittura rischiato di essere giustiziato!-
- È stato un piacere- sorrise Neil.
- Grazie anche al mio eccezionale stratega- proseguì il Principe, strappando ad Ariel uno dei suoi rari sorrisi degni di tale nome – che con il suo arrivo ha ridato vita e speranza alla Confraternita, anche se ha tentato di farmi ammazzare meno di dodici ore fa…-
- Ti ricordo che tu mi hai quasi annegata- ribatté Ariel divertita.
- Ehm, già…in effetti…- balbettò Axel.
Poi si schiarì la voce e riprese:
- E infine, devo ringraziare te, Daphne, amore mio. Se sono ciò che sono oggi è soprattutto grazie a te, che mi hai sopportato, sostenuto e consigliato in questi due lunghi anni-
Daphne sorrise. I brillanti occhi verde smeraldo sembravano vivi alla luce danzante del fuoco. Con una bianca mano affusolata sfiorò il viso del marito e sussurrò:
- Nella gioia e nel dolore-
I due restarono a fissarsi, occhi negli occhi, per qualche secondo, fino a che Angelica non disse:
- Ehm, anche noi, Ax, ti vogliamo bene e tutto il resto. Possiamo andare adesso?-
Axel la guardò sorridente e rispose:
- Certo! Andrò incontro alla morte più rilassato ora-
Il corridoio era buio, ma abbastanza spazioso da non farli sentire oppressi. La torcia illuminava bene le pareti e l’angolo improbabile che il percorso compiva poco lontano dall’ingresso. Perché mai costruirlo dal lato opposto al palazzo? Il tunnel prese a scendere ed Ariel comprese: le segrete si allargavano nel sottosuolo come le radici di un immenso albero. Probabilmente quel passaggio non aveva bisogno di arrivare fino alle fondamenta del palazzo, era sufficiente che scendesse per qualche metro. La ragazza cercò di liberare la mente per sottrarsi alla morsa crescente del panico. Da quanto si trovava a Diamantina? Aveva perso completamente la nozione del tempo. Potevano essere passati anni o soltanto pochi giorni da quando aveva lasciato lo Yorkshire. Angelica, dietro di lei, le prese la mano: il corridoio terminava in una strettissima scala a chiocciola, che scendeva all’infinito nell’oscurità più assoluta.
- Non dovremo scendere da lì, vero?- mormorò l’alchimista terrorizzata.
- Temo di si, Angie-
Ariel si liberò dalla presa dell’amica e tastò la parete in cerca di un’altra via d’uscita.
- Temo che non ci siano alternative- concluse mesta.
I sei restarono per un attimo a scrutare quel baratro senza dire una parola. Infine, l’irriducibile Isaac, armato di torcia, posò il piede sicuro sul primo gradino e iniziò la discesa. Ariel deglutì e lo seguì trascinando Angelica. Axel si accodò a loro, poi Daphne e Neil con un’altra torcia.
 
I gradini stretti e viscidi di umidità rendevano la discesa estremamente faticosa. La necessità di non scivolare assorbiva tutta la concentrazione di Ariel, e l’avrebbe anche tranquillizzata se non fosse stato per il continuo sbuffare del medico e per gli squittii spaventati di Angelica. E la scaletta sembrava proseguire senza fine, nel cuore della terra. Sopprimendo l’idea di dover risalire poi dall’altra parte Ariel sospirò.
- Credo che ci siamo quasi. Gli scalini stanno diventando più larghi-
La voce di Isaac suonò come una benedizione. Qualche minuto dopo, i Ribelli poterono posare il piede in piano.
L’inquietante scala a chiocciola terminava in una stanzetta circolare con tre porte.
- E adesso?- mormorò Ariel.
Isaac la guardò con un misto di paura ed eccitazione.
- Dobbiamo dividerci. È pericoloso, ma è l’unico modo. Questo posto è un vero labirinto, se seguiremo percorsi diversi avremo qualche probabilità in più che almeno uno di noi raggiunga il palazzo. Anzi, forse sarebbe meglio lasciare delle segnalazioni che ci consentano di capire dove siamo già passati-
- Ma…Isaac- intervenne Axel – in questo modo come potremo sapere se qualcuno avrà trovato l’uscita?-
Il medico si accarezzò il naso in un gesto caratteristico, cercando una soluzione.
- La Galassia- soffiò Ariel in un improvviso lampo di genio.
Axel la guardò perplesso.
- Se uno di noi si troverà in pericolo oppure troverà l’uscita potrà invocare la Galassia. Sono certa che lei troverà il modo di farci comunicare-
Tutti guardarono il piccolo barlume di speranza che brillava tra le mani di Ariel.
“Puoi farlo, non è vero?” supplicò la ragazza.
“Io posso tutto” rispose la voce nella sua testa.
Rasserenato, lo stratega guardò i suoi compagni. Dovevano dividersi, ma come? Come poteva essere garantita l’incolumità dell’erede? Solo poche ore prima avrebbe messo entrambe le mani sul fuoco per Isaac, ma dopo il brutto tiro che le aveva giocato non sapeva cosa pensare. Logicamente, Axel non poteva viaggiare con una donna che aveva bisogno di protezione. Escludendo il medico restava una sola alternativa.
- Neil, tu andrai con Axel- disse.
Neil si inchinò, obbediente come sempre. Assolutamente certa di non voler restare sola con lo sguardo omicida del medico, valutò chi poteva stare al suo fianco. Temendo di non riuscire ad essere imparziale nei confronti di Angelica concluse:
- Isaac, tu andrai con Angie, e Daphne con me-
Daphne sorrise raggiante, mentre gli altri due si guardarono in cagnesco. Ariel trasse un profondo respiro.
- Sei pronta, Daphne?- sussurrò.
La sua compagna annuì.
- Che porta scegli?-
La rossa le guardò attentamente tutte e tre, infine si avvicinò a quella di destra.
- Questa è la porta che fa per noi!-
Axel borbottò qualcosa a Neil e questo disse:
- D’accordo, Ax. Noi andremo a sinistra-
Angelica guardò altezzosa Isaac, poi gli concesse un sorriso conciliante.
- A quanto pare dovremo rimandare ancora la nostra salutare litigata, mio caro compagno della porta centrale!- esclamò dandogli una pacca sulla spalla.
Le labbra del medico si incresparono nel suo classico ghigno mentre posava la mano sul metallo freddo e faceva scorrere il catenaccio. Angelica scomparve per prima. Isaac indugiò un attimo sulla soglia e lasciò scivolare il suo sguardo di ossidiana su Ariel. Irrazionalmente, lei se l’era aspettato, attendeva quel gesto, la reazione di chi sa di essersi comportato ingiustamente e di poter avere un’ultima occasione di fare ammenda. Si era ripromessa di dimostrarsi sprezzante, ma non ne fu capace. Gli occhi del medico erano velati di quella strana malinconia che qualche volta Ariel vi aveva scovato. Non disse nulla, ma si limitò a lasciar trapelare una sottile apprensione. Come sempre, lui sembrò comprendere. Annuì prima di scomparire a sua volta.
- Riportamela tutta intera, per favore- disse Axel, strappandola alla dolorosa sensazione che non avrebbe più rivisto gli occhi del medico.
- Nel limite del possibile…- rispose, suscitando la risata cristallina e ammaliante dell’erborista.
Attese che Axel e Neil entrassero e sparissero nel buio prima di far scivolare a sua volta il catenaccio. La porta si aprì con un cigolio sinistro su un corridoio dalle pareti di pietra chiara. Daphne impugnò saldamente la torcia che Neil aveva preparato per loro ed entrò. Ariel richiuse la porta alle proprie spalle e la seguì.
Il corridoio curvava subito verso destra e terminava bruscamente contro ad una parete spoglia. Daphne si accigliò.
- È uno scherzo?-
Ariel la ignorò e, dopo averla superata, tastò il muro in cerca di qualche anomalia. Ma tutto sembrava essere desolantemente ordinario. Dopo aver perso interi minuti a cercare qualcosa che cominciava a sospettare non esserci affatto, sospirò e indietreggiò. Daphne, che aveva assistito in silenzio, domandò:
- Niente?-
- Niente-
- E quello? Che cos’è?-
- Cosa?-
Daphne segnava un puntino nero minuscolo all’altezza del proprio mento. Ariel si avvicinò fino a sfiorare con il naso la parete. Poi toccò il puntino, per scoprire che si trattava di un buco.
- Come ho fatto a non vederti, maledetto?!- mormorò.
Infilò il mignolo, l’unico dito abbastanza piccolo, nel pertugio e spinse. Con un clack un ingranaggio cominciò a girare. La ragazza fece un passo indietro mentre la parete ruotava sui cardini scivolando di lato e lasciando uno spiraglio largo quanto una persona di profilo.
- Congratulazioni, Daphne!- si complimentò Ariel precedendola oltre il passaggio segreto.
Quando il fuoco illuminò le pareti della nuova stanza, le due trattennero il respiro. La grande sala era piena zeppa di mobiletti, scaffali e tavolini ricoperti di strani oggetti pieni di polvere. Alambicchi, provette, fiale  e bollitori erano disseminati ovunque. Al centro, un tavolo di pietra, che ricordava in modo agghiacciante un altare sacrificale, era coperto di libri e pergamene. Daphne si avvicinò esitante e sfogliò un libro.
- Alchimia- mormorò.
Ariel annuì distrattamente. Era già giunta alla stessa conclusione. Le pareti erano annerite in svariati punti come se qualcuno vi avesse bruciato contro qualcosa. Lei stessa aveva visto Angelica all’opera, sapeva che il fuoco era essenziale. Perciò doveva esserci una presa d’aria da qualche parte.
- A giudicare da questi trattati, qui abitava qualcuno alle prese con la Pietra Filosofale…- continuò.
Ariel alzò una mano per zittirla. Per un secondo gli occhi smeraldini fiammeggiarono di indignazione, che cedette subito allo stupore. Posandosi l’indice sulle labbra, lo stratega le indicò la piccola griglia sopra alla propria testa. Daphne capì al volo: il condotto poteva portare la loro voce chissà dove rivelando così la loro presenza. Alzò il pollice in segno affermativo e indicò l’uscita. Ariel annuì e la precedette. Solo una volta richiusa la porta della stanza dell’alchimista si concesse un sospiro.
- Scusa- disse – non volevo zittirti, ma…-
Daphne sventolò la manina con grazia.
- Non ci pensare. Andiamo-
Proseguirono in silenzio per lunghi minuti opprimenti, fino a quando il corridoio si divise in due. Gettandosi una breve occhiata intorno, l’erborista prese la diramazione di sinistra. Ariel frenò l’istinto di fermarla per chiederle un consulto. Dopotutto, non sapendo dove andare, una direzione valeva l’altra. Estrasse dalla bisaccia un gessetto che aveva sapientemente portato con sé in previsione di una simile evenienza e disegnò una freccia sulla parete, poi si affrettò a seguire Daphne.
Il nuovo passaggio era più largo e vi si affacciavano cinque porte. Con il cuore che batteva veloce, Ariel si domandò se una di quelle potesse portare all’ala abitata del palazzo, pur sapendo che era improbabile vista la profondità a cui si trovavano. Come seguendo un accordo tacito, Daphne aprì la prima porta. Muovendosi con cautela per non fare rumore, Ariel entrò nel nuovo ambiente e si guardò attorno: era pressoché identico alla stanza dell’alchimista, ma desolantemente vuoto. Scosse il capo rassegnata e uscì, per dedicarsi alla seconda porta. Sentendo l’eccitazione svanire in una nuvoletta di vapore, constatò che dietro alla seconda c’era un’altra stanza uguale. Qualche pezzo di stoffa abbandonato era tutto ciò che conteneva. Sentì la sua compagna sospirare mentre richiudeva la porta. Senza più aspettative, spinse la terza, che si aprì con un cigolio. Altra stanza, questa volta tappezzata di scaffali coperti di libri. La ragazza sentì le ginocchia tremare: si trovava in una meravigliosa biblioteca medievale e non poteva fermarvisi. Che ingiustizia. Fece scorrere un dito sulla rilegatura dei tomi ordinatamente disposti sulla libreria accanto all’ingresso. “Storia della penisola della Foce”, “Grandi battaglie della Fondazione”, “Ascesa di Glauce”, “Sir Donovan, il Conquistatore” e altri titoli simili.
- Andiamo, Ari?- domandò Daphne posandole una mano sulla spalla.
- Si- mormorò rapita la ragazza.
Eppure non si mosse. Sfilò con estrema delicatezza un libricino e lo guardò intensamente.
- Ariel…- disse di nuovo la sua compagna, incerta.
- Credi che Axel se la prenderebbe molto se tenessi questo come ricordo?-
Daphne sbirciò da sopra la spalla di Ariel, incuriosita, e sorrise. Il libro aveva una copertina di velluto verde scuro, sulla quale brillava il titolo in lettere d’oro: “Genealogia della stirpe reale di Glauce”.
- Non credo che farà problemi- disse.
Ariel sorrise a sua volta e infilò il libretto nella bisaccia. Prima che potesse adocchiare qualcos’altro, Daphne la prese per mano e la trascinò fuori.
Dopo aver appurato che le ultime due stanze non differivano in nulla dalle precedenti, se non nel contenuto (qualche moneta arrugginita la quarta e un quadro e uno specchio la quinta), le due ragazze procedettero oltre. Il nuovo corridoio era molto lungo e tempestato di porte su entrambi i lati.
- Non avrai intenzione di controllarle tutte, vero?- domandò Daphne senza mascherare la preoccupazione.
Ariel scosse il capo.
- Mi piacerebbe poterlo fare, ma non abbiamo tutta la vita a disposizione. Sai, quando Isaac ha parlato di celle mi sono immaginata qualcosa di molto meno…umano-
Daphne annuì, senza rallentare il passo.
- Forse qui tenevano i prigionieri più interessanti…quelli che lavoravano per il Re-
- Forse- concesse Ariel prima di svoltare l’angolo alla fine del corridoio.
Le due si bloccarono di colpo. Dal salone in cui erano approdate si aprivano quattro passaggi.
- E adesso?- sospirò Ariel sconfortata.
Daphne si attorcigliò un ricciolo attorno all’indice, indecisa.
- Magari potremmo…-
La torcia tremolò mentre un refolo d’aria la sfiorava, scompigliando i capelli delle ragazze e lasciandole di sasso.
- Da dove veniva quello?!- esclamò Ariel allarmata.
- Non ne ho idea! Deve esserci qualcosa, un tombino, una grata, collegato con l’esterno…ma ogni da dove venisse, è andato di là!- disse additando il passaggio più a sinistra. – Se la corrente d’aria va di là significa che c’è un’apertura…chissà che non sia l’uscita!-
Ariel annuì inquieta. Il modo in cui quel soffio di vento attraversava quelle segrete che puzzavano di chiuso e di morte le faceva venire i brividi. Ma il ragionamento di Daphne non faceva una piega.
Con una nuova risolutezza imboccarono quella strada. Ogni tanto, il refolo ricompariva a dare loro coraggio. Il tempo trascorreva lentamente, tra bivi, scelte da fare, frecce di gesso e celle travestite da stanze. E la Galassia non riportava notizie dagli altri Ribelli. Ariel si sentiva sempre più oppressa dall’ansia e non poteva fare a meno di invidiare la perfetta lucidità e tranquillità di Daphne, sempre acuta e pronta a prendersi delle responsabilità. Lo sconforto ebbe definitivamente la meglio quando si imbatterono in una freccia disegnata da Ariel. La ragazza si lasciò scivolare per terra.
- Non usciremo mai di qui…- piagnucolò.
- Non dire sciocchezze, è sufficiente cambiare direzione al primo bivio!- rispose Daphne traendola in piedi a forza. –Coraggio, via quel musetto triste! Sento che ci siamo quasi-
Ariel si lasciò trascinare senza prestare molta attenzione alla strada. La puzza di muffa le ricordava la soffitta di zia Rose. Quanto tempo era passato da quando aveva scoperto quella soffitta? Un’eternità, più o meno…
Uno squittio particolarmente acuto di Daphne la riscosse.
- Guarda Ari, guarda!- esclamava saltellando sulle punte dei piedi.
Davanti a loro stava una scala. Una scala a chiocciola come quella che li aveva portati lì. Elettrizzate si lanciarono nella scalata, che sembrava non avere mai fine. Quando ormai le gambe non le reggevano più, gli scalini si allargarono e si abbassarono, la luce iniziò a filtrare e, finalmente, la scala ebbe fine.
La luce dorata delle torce le accolse nella stanza circolare e ben arredata in cui spuntarono.
- Beh direi che ci siamo…- mormorò Ariel. – Questa non può che essere l’uscita delle segrete, c’è luce, c’è mobilio, c’è…c’è una grata!- aggiunse indicando la griglia che lasciava intravedere la luce del primo sole proveniente dalla strada. – A questo punto non ci resta che dire alla Galassia…-
Si interruppe, attraversata dal peggior brivido immaginabile. Paralizzata dalla paura, sprecò una paio di secondi preziosi prima di voltarsi per mettere in guardia Daphne. Ma non ebbe il tempo sufficiente. Sentì l’aria sibilare accanto a lei, un fortissimo dolore alla testa, e poi il buio…





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Paura eh? XD
   
 
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