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Autore: Filakes    25/06/2012    4 recensioni
Mariko ha tredici anni, figlia di samurai nell'epoca Tokugawa, quando un conflitto fra due importanti daimyo fa scoppiare una guerra, sanguinosa, da cui il padre non tornerà.
Mariko, delusa dal suo daimyo, abbandonerà il feudo per diventare ronin, un samurai senza terra, in cerca di vendetta.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Giappone feudale
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Capitolo II:
“Pranzo”

  Mariko era seduta sulle ginocchia in veranda, le mani appoggiate elegantemente sulle gambe. Stava osservando il fratello maggiore allenarsi col padre, l’alba era appena sorta e la brezza primaverile era leggera e profumata.
Dai ciliegi del giardino cadevano dolcemente spirali di petali rosa, pensò ad una poesia, un haiku, sentita in paese, dolce come quel momento.
La porta dietro di lei si aprì poi si richiuse.
-         Mariko-san, vostra madre vi attende.
L’avvisò Kiri, la loro domestica più anziana, inchinata.
-         Arrivo subito.
Kiri si inginocchiò di fronte alla porta scorrevole in legno e carta di riso, l’aprì, si alzò, rientrò in casa e di nuovo si inginocchiò e la richiuse.

  Mariko fissò il cielo terso e sospirò, quel giorno avrebbe dovuto conoscere il suo promesso sposo. Il padre era orgoglioso di essere riuscito a combinare il matrimonio tra la sua adorata Mariko ed il terzogenito del daimyo, due anni più grande di Mariko.
Senza far rumore, per non disturbare il fratello ed il padre, Mariko rientrò in casa, a passi veloci ma delicati, raggiunse la stanza della madre e proprio come Kiri, aprì la porta inginocchiata entrò e rimettendosi in ginocchio la chiuse.
-         Ditemi madre.
-         Dobbiamo prepararci, Haku ti accompagnerà a fare il bagno, dopo il massaggio ti vestirai con un nuovo kimono, preso per l’occasione e, prima dell’ora del Cavallo, devi essere pronta, mangia un po’ di riso, mi raccomando, a pranzo col tuo futuro marito non devi mangiare molto, altrimenti non potrai conversare con lui.
-         Non sono una geisha, madre.
-         Lo so, ma devi essere altrettanto bella e posata.
Concluse la madre sorridendole, poi Haku entrò nella stanza e accompagnò Mariko a fare il bagno.


  L’acqua calda era estremamente piacevole sul corpo e il profumo di fiori di ciliegio era rilassante. Haku stava aiutando Mariko a lavarsi, aveva la stessa età della giovane samurai.
-         Siete emozionata, Mariko-san?
-         Un po’, Haku-san. Direi preoccupata, forse.
-         Come mai, Mariko-san?
-         Se fosse brutto? Se fosse violento?
-         Il vostro Nobile padre non vi avrebbe mai dato in sposa ad un uomo del genere.
-         Hai ragione Haku-san.
Sorrise Mariko, più tranquilla.
 

  Il palanchino si fermò davanti al cancello della casa del daimyo. Mariko e la madre scesero, aiutate dai portatori ed entrarono dal cancello in legno. Camminavano silenziose sui ciottoli di pietra che conducevano alla casa e si fermarono di fronte all’ingresso.
Mariko indossava un kimono di seta arancione con ricami dorati, i capelli acconciati come prevedeva la moda del tempo, alti e fermati da spilli d’argento e con un piccolo fiore di loto alla base dell’acconciatura.
Mariko notò l’enormità della casa e ne rimase impressionata, un servitore, vestito solo del perizoma, aprì porta e si inchinò, lasciando entrare le due donne, poi una donna di mezza età le accompagnò di fronte ad una stanza chiusa.
-         Vi prego di attendere.
Disse inchinandosi profondamente.
Entrò nella stanza e sentirono la donna annunciarle alla padrona di casa.
-         Fatele pure entrare.
Sentirono dire ad una voce soave.
La donna di prima aprì la porta e fece loro segno di accomodarsi, entrambe si inchinarono profondamente prima di entrare, poi si accomodarono su due cuscini dalla parte opposta del tavolino, rispetto alla bellissima donna ed al figlio del daimyo.
-         E’ un onore essere state invitate alla vostra tavola.
Ammise la madre di Mariko.
-         La ringrazio, ma la prego, si senta a suo agio e faccia come fosse a casa vostra.
Sorrise la moglie del daimyo.
-         Lei è mia figlia Mariko.
-         Buongiorno, Midori-sama.
Salutò inchinandosi alla futura suocera.
-         Buongiorno a te. E’ bella e aggraziata quanto una geisha, l’avete educata bene, Yuriko-san.
-         Siete troppo gentile, Midori-san
Mariko arrossì leggermente e ringraziò chinando il capo.
-         Lui è mio figlio Sudara. Su, saluta.
-         Buongiorno.
Mariko guardò il ragazzo era senza dubbio bello, i lineamenti delicati, le ciglia lunghe incorniciavano gli occhi neri come l’abisso.
Per tutto il pranzo Mariko mangiò spiluccando e apprezzando il cibo, senza abbuffarsi, ma soprattutto rispose alle domande della Nobile Midori, per quanto si sentisse a suo agio, sapeva di essere sotto esame.
Sudara al contrario parlò poco, solo quando il discorso cadde accidentalmente sulla bellezza delle katana, il suo sguardo si illuminò ed i due parlarono con entusiasmo, Yuriko dovette fingere un colpetto di tosse per riportare la figlia coi piedi per terra.
 


  -         Allora com’è andata, Mariko-san?
Domandò Haku, appena tornarono a casa.
-         Spero bene, almeno mi è sembrato così.
Sorrise Mariko allegra.
-         La cena è pronta, Yuriko-sama.
Avvisò Kiri.
-         Meno male, ho proprio fame.
Si rallegrò Mariko, facendo l’occhiolino ad Haku, che rise divertita.

   
 
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