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Autore: Keyla99    25/06/2012    1 recensioni
Ace è intrappolato sulla Moby Dick da una settimana. In seguito ad uno dei suoi tentativi di uccidere il capitano Barbabianca conosce una misteriosa ragazza, chiamata Umi. Lei lo aiuterà e si affezionerà molto al ragazzo, rimanendo indecisa sul rivelargli o meno il suo segreto. Perchè lui è fuoco, e il fuoco ha distrutto il passato della ragazza... Ma il fuoco lenisce e cura, oltre che ferire...
Keyla
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

Ace correva verso la ragazza che, accasciata sulle ginocchia, si reggeva la testa con le mani, seguito a ruota da Marco.
–Umi! Rispondimi, Umi!- Ma lei non rispondeva, e si appallottolava sempre di più su se stessa.
Marco, che era appena arrivato, capì al volo quello che era accaduto e gridò: -ACE!!! Portala subito sulla nave!!! Muoviti!!!- 
Poi il biondo si voltò e continuò a contrastare i pirati nemici con le sue fiamme.
Ad Ace non restò altro da fare se non prendere in braccio Umi e correre verso il porto.

Erano quasi arrivati alla nave. Per miracolo, considerando l’orientamento del moro, anche se il porto non era molto distante dal Luna Park, ormai divenuto un campo di battaglia tra pirati. Satch, intuendo la situazione corse incontro al ragazzo che reggeva ancora Umi tra le braccia, la quale singhiozzava attaccata alla sua camicia. 
D’un tratto un gruppetto di pirati spuntò da un insieme di case lì vicino e si diresse correndo verso di loro, le spade sguainate e un’espressione folle dipinta sul viso. Ace schivò i primi tre attacchi, ma non avrebbe potuto proteggere il corpo inerme della ragazza ancora per molto. 
I rinforzi dalla nave non sarebbero arrivati prima che Umi fosse stata colpita.
Ace saltò, fece uno scatto in avanti e diede un calcio al pirata che lo attaccava.
Salto, scatto, calcio. Salto, scatto, calcio.
Ace era concentrato al massimo, per proteggere Umi, che ancora piangeva, incurante di quello che accadeva intorno a lei. Quattro pirati lo attaccarono contemporaneamente.
Salto, salto.

Il ragazzo evitò il primo affondo, il secondo...
Errore…
Il terzo attacco colpì Umi alla schiena, la lama penetrò per almeno mezzo pollice nella carne della ragazza.
In quel momento arrivarono i rinforzi. Ace corse con tutte le sue forze verso la nave: Umi necessitava di cure, subito.
Mentre correva il moro osservò la ferita: una leggera nebbiolina azzurra avvolgeva il taglio.
Normalmente una ferita del genere avrebbe riversato una quantità industriale di sangue, mentre da quella di Umi non ne era uscita neanche una goccia.
Ace toccò la schiena della ragazza con le dita, cautamente, ma invece della carne squarciata trovò solo la pelle liscia al tatto, e un freddo glaciale.

I due ragazzi erano arrivati alla nave.
Ace aveva chiamato il medico, ma non ce ne era stato bisogno: la ferita era completamente guarita. In pochi secondi.
La ragazza si era addormentata tra le sue braccia, stringendo la camicia del moro.
Il ragazzo l’aveva portata nella sua stanza e l’aveva adagiata sul letto. Poi se n’era andato.

Era notte. La nave aveva ripreso il mare ed Ace se ne stava, come suo solito, seduto sul parapetto ad osservare il cielo.
Marco si avvicinò a lui tenendo le mani in tasca.
–Non capisco- disse Ace ad un tratto. –Stava bene, ci stavamo divertendo, aveva persino sorriso…-
Il ragazzo era confuso e si sentiva in colpa per quello che era successo.
Marco si sedette accanto a lui e lo guardò, mentre il moro teneva lo sguardo fisso a terra.
–Sai- iniziò. –Umi non ha avuto un passato tutte rose e fiori. Ci sono cose che ancora le fanno paura, che la riportano ai quei giorni...-
Ace sollevò lo sguardo e lo portò incuriosito verso il comandane della prima flotta. 
–E quali sarebbero?- chiese.
–Beh...- Marco fece per parlare, ma poi si fermò improvvisamente, come folgorato, trascinando lo sguardo verso i due occhi azzurri che lo fissavano irati. 
Il biondo comandante colse lo scintillio del metallo appuntito.
–Solo un consiglio- disse Marco con voce leggermente tremante. –Non fare mai arrabbiare una tipa come Umi-
Un secondo dopo una freccia colpì il parapetto dove, fino a poco prima, stava Marco, che ora correva per il ponte inseguito da un’arrabbiatissima Umi.
La ragazza non ci mise molto ad afferrare l’orecchio del malcapitato comandante e a rifilargli il buon vecchio pugno in testa.
–Guarda che non stavo dicendo nulla di male...- provò a giustificarsi Marco, mentre si reggeva il capo dolorante
–Zuccone!!! E non provare a giustificarti con me! Sai benissimo che non voglio si parli del mio passato!- 
E gli rifilò un altro pugno, aggiungendo un altro bernoccolo a quelli che già Marco aveva in testa.
Poi si voltò sorridente verso Ace.
–Grazie mille per avermi tirata fuori dai guai!- esclamò sorridendo ancora di più.
–Di niente...- rispose il moro imbarazzato e divertito per la scenetta precedente.
Perlopiù temeva di subire lo stesso trattamento che la ragazza aveva riservato a Marco.
Intanto il comandante sopra citato stava cercando di svignarsela alla chetichella.
–Non ci provare...- lo richiamò lei. –Con te non ho ancora finito-
Poi Umi afferrò saldamente l’orecchio - già dolente - di Marco, e prese a trascinarlo via, ignorando le proteste di quest’ultimo.
Ace rimase solo, non sapendo bene cosa fare.

Grazie mille a tutti quelli che sono arrivati fin qui. Questo capitolo è un po' moscio e senza molte parti interessanti, ma è diertente (almeno secondo me). Grazie mille a LaCla che ha recensito ogni capitolo e a tutti quelli che l'hanno letto la mia storia. Grazie e a presto. Recensite numerosi! BACI!
Keyla
   
 
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