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Autore: Marauders    09/01/2007    10 recensioni
Dedicata a quelli che come me, usciti dalla scuola si sono trovati a contatto con una realtà completamente diversa come quella dell’università o simili. Ho descritto questo posto ispirandomi al dipartimento di matematica della mia città, dove ho seguito una materia. Spero che anche chi non ha potuto toccare con mano queste esperienze, si immedesimi comunque nei personaggi e nelle sensazioni di disagio per la novità che cercherò di trasmettere. A voi tutti do il benvenuto nell’Accademia Auror e vi auguro buona lettura! Padfoot
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Let you light my nigth and dance with me

 

 

Quel venerdì era per tutta la comunità magica un giorno di festa.

 

Un po’ come il giorno del ringraziamento in America, o come la festa del Lavoro in Italia…

 

Una festa sentita solo dalle istituzioni e dal mondo politico, poiché ricorrenza di un patto di alleanza stipulato tra Maghi e Babbani di alto rango.

 

Una festa che però avrebbe allungato il finesettimana degli studenti delle Accademie e delle scuole di magiche.

 

Ciò permise a Harry e Ron di alzarsi con più comodità.

 

Erano le dieci passate quando Harry entrò in cucina e dovette passare un’altra mezz’ora per vedere anche Ron entrare con aria assonnata nella stanza e sedersi al tavolo.

 

“Tutto ok?” Chiese Harry porgendogli la scatola dei biscotti.

 

“Non ho chiuso occhio…” rispose l’altro.

 

“Perché?”

 

“Non lo so.” Ron accese la televisione e guardò con scarso interesse il meteo.

 

Quel giorno sarebbe stata un giornata piuttosto soleggiata, tranne che per degli scarsi rovesci in serata ma solo nella zona costiera del paese.

 

“A che ora arriva Ginny?” Chiese il rosso spegnendo l’apparecchio e tornando a guardare Harry.

 

“Alle 12 e qualche cosa.” Rispose lui, assolutamente felice per la cosa! Non vedeva l’ora di riavere la sua Gin dopo più di un mese.

 

“Allora credo che andrò a farmi una doccia.” Annunciò Ron alzandosi da tavola.

 

Harry lo guardò stranito. “Non fai colazione?”

 

L’amico fece una smorfia e scosse il capo. “No…non mi và…”

 

…e sparì verso il bagno.

 

Solo una volta Ron si era rifiutato di fare colazione: la mattina della sua prima partita di Quidditch al quinto anno.

 

Ma questa…non c’entrava un accidente il Quidditch!

 

Sicuramente, il nervosismo di Ron suonava molto come “Hermione”!!

 

Ancora una volta Harry si trovò a sorridere, mentre i cereali nel latte sprofondavano sul fondo della tazza.

 

Mancavano solo cinque minuti a mezzogiorno e mezza quanto Harry e Ron arrivarono a King’s Cross.

 

Ginny era lì, con una borsa sulle spalle, che si guardava intorno alla ricerca di una faccia familiare.

 

Harry le corse incontro e l’abbracciò, mentre Ron, con forzata lentezza, raggiungeva la coppia.

 

“Hai fatto buon viaggio?” Le chiese il ragazzo sorridente.

 

“Con una passaporta non è mai un buon viaggio! Allora…che cosa è successo?” domandò sistemandosi meglio sulla spalla la tracolla della borsa con il necessario per un weekend fuori scuola.

 

“Niente!” fece Harry stranito.

 

“Come ‘niente’?! E allora qual è il problema familiare che mi ha costretto a tornare a casa ma non era così urgente e che poteva essere rimandato al weekend?”

 

Harry sorrise imbarazzato. “Tua madre non te l’ha detto?”

 

“No! Cosa avrebbe dovuto dirmi?”

 

“Mi devi accompagnare alla festa delle matricole all’Accademia Auror.” Disse il moretto tutto d’un fiato.

 

Ginny divenne paonazza. “Oh, no…”

 

“Preferivi che ci andavo con qualcun’altra?”

 

Lei sorrise e scosse il capo e gettate le braccia al colo di Harry si profuse in un bacio mozzafiato.

 

“Ehm, ehm…”

 

I due innamorati dovettero separarsi controvoglia  e la ragazza guardò male il fratello.

 

“Sei diventato più fastidioso negli ultimi mesi…”

 

“Ciao anche a te, Ginny…”

 

Lei gli uscì la lingua e i tre si mossero verso l’uscita.

 

“E questa da dove spunta?”  domandò la rossa indicando allibita la macchina al quale si erano avvicinati e che aveva fatto due strani BIP BIP quando Ron tolse l’allarme con uno strano aggeggio in mano.

 

“Un regalino del nostro capo…” rispose semplicemente Ron facendo spallucce e tirando la giacca sul sedile posteriore.

 

“E guidi tu?” chiese scettica la sorella.

 

“Certo.” Ron entrò al posto del guidatore con estrema naturalezza, come se quello fosse il suo posto da sempre.

 

Ginny rimase pietrificata sul marciapiede, mentre osservava Harry aprire lo sportello anteriore e invitarla a sedersi.

 

“Dai Gin…”

 

“No…io non salgo…”

 

“Ginny…ti assicuro che è bravo!”

 

“Non mi fido!”

 

“Ginny…non abbiamo tutto il giorno…” sbuffò Ron tamburellando nervosamente sul volante. “…e dobbiamo pure passare da Diagon Alley! Non intendo andare alla festa di stasera con la divisa da Auror aspirante!”

 

Qualche Gabbano guardò in direzione di quella macchina e Harry, dopo aver emesso uno sbuffo esasperato infilò la testanell’abitacolo e disse a denti stretti… “Ron! Per cortesia! Pensa, prima di parlare…”

 

“Scusa, Harry…” Bofonchiò questo teso voltando la testa dall’altra parte, sorreggendo il mento con il pugno.

 

Harry si voltò di nuovo verso la ragazza.

 

“Non puoi guidare tu?” chiese avvinandosi e riducendo la voce ad un sussurro appena udibile. “Tu eri nel mondo dei Babbani, prima di Hogwarts…”

 

“Io non so guidare. Non preoccuparti! Ci sono già salito un paio di volte, e come vedi sono ancora vivo.”

 

Ginny sbuffò e aperta la portiera posteriore si infilò dietro cacciando la borsa sul sedile accanto a lei.

 

“Bene…” sospirò Harry soddisfatto e chiuso lo sportello anteriore si sistemò la cintura di sicurezza e Ron partì.

 

***

 

“Andiamo a trovare Fred e George?” Chiese Ginny indicando l’insegna del Tiri Vispi Weasely, mentre Harry e Ron davano un’occhiata in giro cercando un negozio con qualche vetrina d’abiti interessanti.

 

“Perché no?” Asserì Harry facendo sorridere la ragazza. “Tu che dici, Ron?” Chiese all’amico.

 

Ron guardò l’orologio e inspirò. “Basta che facciamo in fretta…sono sicuro che perderemo un sacco di tempo per trovare questi maledetti vestiti…”

 

“Non preoccuparti…giusto il tempo di salutarli!”

 

Ron sorrise e seguì la sorella e l’amico che teneramente si tenevano per mano.

 

Innocentemente li superò passando in mezzo a loro e costringendoli a sciogliere le mani, ed entrò nel negozio.

 

Ginny sbuffò seccata, ma Harry scosse il capo alzando gli occhi al cielo.

 

“Ma guarda chi c’è!” esultò Fred uscendo da dietro il bancone quando vide Harry, Ron e Ginny fare il loro ingresso.

 

“Passavamo da queste parti…” Spiegò Ginny cantilenando.

 

“Oh, certo…ma tu non dovresti essere a Hogwarts?” domandò George raggiungendo il gruppo.

 

Sante spillette sul mantello con le iniziali…come si farebbe a distinguere quelle due gocce d’acqua, se no?!

 

“Ti sei decisa a venire a lavorare da noi?” Insistette l’altro gemello.

 

“Proprio no! Sul serio…eravamo da queste parti e…”

 

“Uh! Ma come ho fatto a non pensarci…” Fred si battè una mano sulla fronte “Che vuoi che sia Hogwarts – Diagon Alley per una che ancora non si smaterializza…bazzecole!!”

 

Ginny ridacchiando diede una piccola botta sulla spalla del fratello e Harry venne in suo soccorso.

 

“E’ qui per colpa mia…”

 

“Adesso è tutto più chiaro!” Un sorrisetto malizioso comparve sul volto di George.

 

“Volevate tubare insieme per un po’ da bravi piccioncini quali siete per qualche giorno, non è così?” Due sorrisetti, odiosissimi, identici, imbarazzanti, li fecero avvampare entrambi all’improvviso.

 

“Ginny…mi accompagna alla festa delle matricole, stasera in Accademia…” balbettò Harry grattandosi la nuca.

 

Fred fischiò. “Bene….cose da grandi, insomma…

 

I due gemelli si voltarono verso Ron.

 

“Ed Hermione come stà?”

 

Il ragazzo stava visionando dei nuovi prodotti per l’innamoramento. “Piantatela.”

 

E rimise a posto il ‘Manuale del mago corteggiatore: pozioni e incantesimi per attirare la tua dama, se il fascino non è bastato.”

 

“Hai bisogno di qualcosa per stasera, Ronnino piccolino?” Chiese George mettendo una mano sulla spalla di Ron e avvicinando malignamente il suo viso alla sua guancia.

 

“Qualcosa…che ti permetta di avere Hermione ai tuoi piedi?” Continuò il gemello dall’altro lato.

 

Harry e Ginny si godevano la scena ridacchiando silenziosamente.

 

“Io…no…cioè…non credo…” fu tutto quello che riuscì a dire.

 

“Prendi questa!”

 

“Pozione d’amore!”

 

“Versa questa nel drink di Hermione e cederà alle tue avances!”

 

“Pronuncia il tuo nome mentre lo versi, se no non servirà a nulla…!”

 

Ron prese la bocetta e la guardò poco convinto.

 

Fred e George, invece, si voltarono verso gli altri due ospiti.

 

“E voi?” Chiese il primo.

 

“Che fate di bello?” Chiese l’altro.

 

“Andavamo a comprare i vestiti per il ballo.” Rispose Harry spingendo gli occhiali sul naso.

 

George sospirò scuotendo il capo. “Oh, Ron…”

 

“Il tuo vestitino preferito ora ti sta piccolo…” gli fece eco Fred.

 

“Ah! Questa ciccetta di troppo…” ridacchiò il primo massaggiando la pancia di Ron.

 

“Spero che l’allenamento da Auror ti snellisca un po’…ne avrai bisogno!”

 

“Vuoi qualcosa anche per questo?”

 

“Oh, si!” Intervenne Fred. “Abbiamo una compressa che presa prima dei pasti mantiene il corpo alla stessa forma e tu puoi riempirti come un tacchino senza prendere un solo chilo!!”

 

“No…ragazzi…sentite.” Fece serio Ron. “Io…ad Hermione vorrei piacere così come sono. Chiaro? Non voglio nessuna pozione. Grazie lo stesso.” E detto questo restituì a George il filtro d’amore e si guardò un po’ le mani.

 

“Allora è successo davvero.” Disse George dopo qualche attimo di silenzio.

 

“Sei serio, Ron?” Domandò Fred, mentre Harry sorrideva compiaciuto.

 

Il fratello minore alzò lo sguardo e annuì nervosamente, le guance e le orecchie rosse.

 

Fred e George si guardarono e cominciarono a saltare e sculettare un po’ come aveva fatto Ron  quando aveva ricevuto la lettera di Hermione.

 

Harry si convinse che era la ‘danza della gioia della famiglia Weasley’.

 

“Ragazzi…ehi!...Fred…George…”

 

Fred prese per mano anche Ginny e la trascinò in una sorta di ‘giro, giro tondo’.

 

“I più piccoli dei Weasley sono cresciuti…”

 

“Anche loro provano le ebbrezza dell’amore…”

 

Si fermarono e portarono una mano al petto e sospirarono in coro “Ah! Che meraviglia!”

 

Un attimo dopo trascinavano Ron e Ginny fuori dal negozio.

 

“Verity…ci pensi tu, qui?”

 

“Certo, signor Fred!”

 

“Dove andiamo?” Domandò Ron, mentre Fred lo trascinava per un braccio.

 

“A festeggiare!” Rispose il fratello con un sorrisone.

 

“Offriamo noi, è chiaro!” Aggiunse l’altro alzando l’indice.

 

“No…dobbiamo andare a comprare i vestiti…” Riuscì a dire Ginny correndo per stare al passo dei fratelli.

 

“Appunto!” Risposero in coro i due gemelli.

 

“A te dobbiamo ancora comprare il regalo di compleanno…” Disse George guardando la sorella.

 

“E a te, Ron…dobbiamo mantenere una promessa.” Disse Fred strizzando l’occhiolino a Harry che improvvisamente si ricordò di quando diede ai due gemelli Weasley i soldi del premio del Torneo Tremagli per aprire il loro negozio di scherzi.

 

“Ma…che promessa?!”

 

“Cammina, Ron…” Lo spinse il fratello, George.

 

“Prima finiamo, prima pranziamo! E io, onestamente, ho fame!”

 

***

 

Erano le due e mezza quando rientrarono a casa con i pacchi contenenti i loro vestiti nuovi.

 

“Carino qui!” Esclamò Ginny dando un’occhiata in giro. “Dove poso la mia roba?” Chiese poi voltandosi e alzando la borsa e il vestito.

 

“L’ultima stanza. No…quella è la mia…l’altra ancora…” Ron guidò la sorella, mentre Harry si lasciava cadere sul divano.

 

Volse lo sguardo sul tavolino accanto a lui: sul telefono aveva lasciato un biglietto.

 

Chiamare Hermione.

 

Guardò rapidamente l’orologio e compose il numero, sperando che l’amica non fosse già andata al San Mungo per il corso integrativo, che si teneva benché fosse vacanza anche per lei.

 

La voce di Hermione giunse dall’altra parte della cornetta dopo pochi squilli.

 

“Pronto?”

 

“Pronto? Hermione? Sono Harry!”

 

“Harry! E’ da mezzogiorno che tengo il telefono libero aspettando la vostra chiamata! Come va?”

 

“Piuttosto bene…” rispose sinceramente lui giocherellando con il filo della cornetta.

 

“Accidenti…è strano sentirti per telefono…”

 

“Ci potremo sentire più spesso…è positivo, no?” ridacchiò.

 

“Si…ma niente sostituirà i gufi…!” Disse ridacchiando anche lei. “Ginny è già da voi?”

 

“Si. Ron le sta facendo vedere la casa. Siamo andati a prenderla un paio di ore fa…”

 

“Per questa sera? Come restiamo?” Chiese poi Hermione facendo trasparire una nota d’eccitazione per la festa preannunciata.

 

“Non ti facevo una donna mondana, Hermione…” La schernì l’amico.

 

Lei rise nervosamente “Oh, dai…sai bene che muoio dalla voglia di vedervi!!”

 

“Di vedere Ron, semmai!”

 

“Ma insomma!!” Rise più forte, contagiando anche Harry.

 

“Per stasera…” disse il moretto. “A dir la verità non ne abbiamo ancora parlato. Aspetta qui…”

 

Harry si alzò dal divano e chiamò Ron a gran voce, facendolo rientrare nella stanza insieme alla sorella.

 

“Che hai da urlare tanto?” Gli chiese il rosso guardandolo stranito.

 

“Hermione chiede se passiamo a prenderla e a che ora.”

 

“Hermione?! Ha scritto?!”

 

Harry indicò la cornetta.

 

“E’…è al…telefono?” Chiese Ron indicando anche lui con il dito tremante.

 

“…dov’è?!” Fece la rossa con aria interrogativa, mentre Ron strappava la cornetta dalle mani di Harry e rispose.

 

“Hermione!” Sei tu, vero? Ah…ecco!” Si passò freneticamente una mano dei capelli, maledicendosi mentalmente per aver agito così d’impulso. Adesso non si sentiva capace di tenere una conversazione con l’amica. “Si…passiamo noi…alle otto?...A che ora finisci? Ah, ah…si…”

 

Harry prese Ginny per mano e si allontanò per il corridoio approfittando del momento di distrazione del fratello geloso e opprimente per qualche rapido casto bacio.

 

Entrarono in camera del ragazzo e lui la baciò facendola sorridere, mentre le loro labbra restavano in dolce contatto.

 

“Mi sei mancata un sacco…” mormorò piano Harry poggiando la sua fronte contro la sua.

 

“Anche tu mi sei mancato, Harry…” rispose Ginny sfiorando le labbra del ragazzo con le sue.

 

A rompere l’atmosfera – e le scatole – fu Ron che aprì la porta e urlò dalla sua stanza i suoi ordini.

 

“Non c’è un minuto da perdere! Mangiamo il più in fretta possibile e cominciamo a sbrigarci!

Siamo in tre e il bagno è uno, quindi…” Entrò in camera dell’amico, dove trovò i due ancora teneramente abbracciati. “Potreste evitare di baciarvi in mia presenza? Ancora la cosa non mi è andata giù…dovreste addolcirmi la pillola, invece che rendervi più insopportabili…”

 

Ginny scosse il capo e Harry lanciò a Ron uno sguardo omicida.

 

***

 

Erano appena scoccate le sette e mezza.

 

Harry tamburellava un po’ sul tavolo della cucina, mentre Ron percorreva la stessa stanza a grandi passi avanti e indietro, torturandosi le mani in grembo come se stesse aspettando un verdetto finale.

 

“Tu…ricordi qualche passo?” Chiese infine il rosso dopo un lungo periodo di religioso silenzio.

 

Harry sospirò e parlò senza distogliere lo sguardo dalle sue dita che suonavano aritmicamente la superficie del tavolo. “No.” Rispose secco e infastidito il moretto.

 

Ron si passò disperato una mano ai capelli e diede un pugno contro lo stipite dell’arco del corridoio. “Ecco…lo sapevo. Farò la figura dell’idiota, stasera! Proprio quello di cui ho bisogno! Hermione balla davvero bene…”

 

“Hai già ballato con Hermione la scorsa estate! Non sei andato così male…!” Tentò di rassicurarlo l’amico.

 

“Harry…” disse Ron poggiando entrambi le mani sul tavolo davanti al ragazzo. “L’ultima volta ero talmente stordito che non mi rendevo nemmeno conto di quello che facevo! Se fossi stato in me, credi che le avrei detto mai che mi piaceva e che ero innamorato di lei? NO! E avrei ballato con lei? NO! Sarei rimasto seduto al tavolo come un cretino, sperando che fosse lei a raggiungermi e a conversare allegramente con me, fino ad arrivare all’argomento più importante.”

 

Harry lo fissò per un attimo basito…poi, lentamente, non riuscì più a trattenere un sorrisetto che successivamente sfociò in una fragorosa risata.

 

“Vaffanculo, Harry…” borbottò Ron sedendosi di mal grazia sul divano.

 

“Dai…ma ti senti?” disse Harry asciugandosi le lacrime “ Stai parlando di Hermione! Suona così strano…”

 

“Dovrei rinunciarci?”

 

“Non ho mai detto una cosa del genere.”

 

Ron sospirò.

 

“Senti…” riprese l’amico. “Stasera Hermione sarà splendida, e tu rincoglionirai a tal punto da ballare tutta la sera con lei! Fidati…nemmeno io sono un gran ballerino…”

 

Si guardarono un attimo.

 

Poi Ron battè le mani sulle gambe e si mise in piedi incitando l’amico a fare lo stesso. “Alzati…”

 

“Come?!”

 

“Alzati! Balliamo! Ho bisogno di fare un po’ di pratica! E se le cose tra te e mia sorella devono andare come speri, devi farla anche tu!”

 

“Le cose tra me e tua sorella vanno più che bene, e comunque non sono fatti tuoi!” Ridacchiò Harry mettendosi in piedi.

 

“Oh, su…tu hai più esperienza di me…hai ballato anche al ballo del ceppo…”

 

“Capirai…”

 

“Ma hai ballato! Io no!”

 

“Dai, Ron…ti presto Ginny…”

 

Gli occhi di Ron si dilatarono e la bocca si storse in una smorfia di puro disgusto.

 

“Mi presti…HARRY! Ginny è mia sorella! Sono io che la dovrei prestare a te!”

 

“Sentite un po’…” Sentirono la voce di Ginny provenire dalla camera da letto che le avevano dato. “Mi avete preso per un fumetto da scambiare? Sono la reincarnazione delle Avventure di Martin, il Babbano matto?”

 

Harry e Ron si pietrificarono nella loro posa.

 

“S-stavamo scherzando, Gin…” Tentò il moretto.

 

“Oh…mi pareva…”

 

Sentirono la porta chiudersi e Ron prese Harry per il polso e lo trascinò nel punto più largo della stanza.

 

“Fai la donna.”

 

“Fango.” Fu la risposta di Harry, con un espressione per nulla felice.

 

“Poche storie…sono io che devo imparare!”

 

Ron guardò Harry con aria supplichevole.

 

L’amico si impietosì e sbuffando si sfilò la giacca restando in maniche di camicia e gilè.

 

Ron fece lo stesso gettando l’abito sul divano.

 

“Ok, Ron…pensa che sono Hermione.”

Ron alzò un sopracciglio.

 

“Va bene…non pensare a Hermione. Si…decisamente è la cosa migliore, almeno per il momento…”

 

Edvige guardava in silenzio la curiosa scena, così come Ginny che se ne stava in corridoio, avvolta nel suo nuovo abito grigio perla, con la borsetta in mano e le labbra schiuse in un sorrisetto divertito.

 

I due ragazzi, presi come erano dai passi di danza, tra un piede pestato e una piroetta mal riuscita, non si accorsero della presenza della ragazza fino al momento in cui lei parlò.

 

“Certo che se ne trovano ben pochi Auror come voi…!”

 

“Ginny!” Esclamarono all’unisono i due.

 

La ragazza ridacchiò un po’ sotto i baffi e rientrò in camera per prendere la mantella nera.

 

“Io sono pronta. Voi?” Chiese rientrando nella stanza.

 

Ron si rimise la giacca e annuì nervosamente.

 

“Forza!” Esultò la rossa sistemando il colletto della giacca di Harry. “Hermione ci aspetta!” E detto questo prese il braccio che il moretto le porgeva e uscirono di casa.

 

Ron diede uno sguardo alla casa e spense le luci sospirò “Speriamo bene…”

 

***

 

Erano passati dieci minuti e ancora, ripercorrendo avanti e indietro la larga strada indicata sul biglietto, non erano riusciti a trovare casa Granger.

 

“Ron…mi sa proprio che l’hai superata di nuovo…” Sospirò Ginny seduta nel sedile posteriore.

 

“Imbocca la prima a destra e ricomincia la strada da capo.” Gli suggerì Harry seduto accanto all’amico, alla sua sinistra.

 

Ginny guardò ancora una volta i numeri accanto i portoni che sfrecciavano veloci sotto i suoi occhi. “Dovresti controllare anche dall’altra parte della strada, Harry…”

 

“Non lo stai facendo tu?”

 

“No…”

 

Harry tirò indietro la testa e sbuffò seccato. “Ok…ricominciamo…lì c’è la fermata della metropolitana, giusto? Ron…accosta un attimo che…”

 

Ron frenò di colpo e la macchina dietro suonò il clacson inferocita “MA COSA FAI?! IDIOTA!!!”

 

“Perché diavolo hai frenato così? Vuoi farci ammazzare?!” Gli urlò contro Harry, ma Ginny si accorse che il fratello aveva le nocche bianche a furia di stringere convulsamente il volante.

 

Si sporse e gli mise una mano sulla spalla. “Stai tranquillo, Ron…Sei uno schianto!”

 

Il rosso respirò nervosamente e rimise l’auto in marcia.

 

Harry lanciò una rapida occhiata a Ron: l’amico era teso come una corda di violino. Se avesse saputo guidare avrebbe preferito farlo lui stesso in quel momento.

 

Immerso in questi pensieri, non realizzò subito che il numero civico appena superato alla sua destra, oltre Ron era proprio quello che stavano cercando.

 

“Ron! E’ quello! Torna indietro!” Ginny e Ron sobbalzarono per l’irruenza di Harry, ma entrambi i Weasley si voltarono per vedere a quale civico si riferiva.

 

Ron, dunque tornò indietro ingranando la retromarcia e accostò la macchina al marciapiede.

 

Tutti e tre si soffermarono a guardare il portone su cui spiccava dorato il numero 41.

 

“E’ questo.” Confermò Ginny.

 

“Non c’è. Lo sapevo che non sarebbe venuta…” bofonchiò Ron dando un pugno al povero volante che quella sera le stava vedendo proprio tutte.

 

Harry scosse il capo. “Non penserai mica che lei ti aspetti sotto casa…scendi. Devi citofonarle.”

 

“Devo cosa?”

 

Il moretto alzò gli occhi al cielo e senza dire altro si chiuse la portiera alle spalle e salì i pochi gradini che servivano per raggiungere il portone della palazzina davanti alla quale si erano fermati.

 

Harry trovò subito il nome sul citofono e pigiò sul pulsante.

 

Ron lo osservava stranito.

 

“Funziona così quando vuoi chiamare qualcuno o vuoi aperto il portone…”

 

Il rosso annuì sbalordito dall’inventiva dei Babbani, mentre una voce di donna suonava squillante dall’apparecchio.

 

“Ehm…signora, salve…siamo gli amici di Hermione…Siamo passati a prenderla! Potrebbe dirle di scendere?” Harry tentennò mentre pronunciava queste parole: non aveva mai parlato con i genitori di Hermione…

 

“Oh…Hermione ancora non è pronta…” Rispose quella che sicuramente era la madre. “E’ tornata poco meno di mezz’ora fa dal corso. Salite, nel frattempo! E’ inutile aspettarla di sotto…Vi apro il portone! Quinto piano!”

 

“Grazie…” Borbottò Harry.

 

E detto questo si sentì lo scatto elettrico che voleva solo dire che il portone era aperto.

 

Ron aveva lo sguardo perso nel vuoto, forse fisso sulla maniglia del portone davanti a lui.

 

Harry scosse il capo con un sorrisetto e scese a chiamare Ginny.

 

“Harry…dobbiamo salire?” Chiese Ron risvegliandosi dal suo stato di trance.

 

“Bhè…si…ha detto così, la signora Granger…vai a parcheggiare la macchina da un’altra parte…qui è divieto di sosta! Io e Ginny ti aspettiamo dentro.”

 

“Perché? Che succede?” Chiese Ginny scendendo dalla macchina.

 

“Hermione non è pronta e c’è stato detto di salire.” Spiegò Harry facendo strada, mentre Ron risaliva a bordo.

 

“Finalmente visiterete casa di Hermione, allora!” Ginny sorrise e Harry ricambiò mentre ripercorreva con la mente tutte le volte che aveva tentato di immaginarsi casa Granger.

 

Spesso aveva pensato che Hermione viveva in una casa che riproducesse fedelmente la biblioteca di Hogwats, con un angolo con l’angolo cottura e uno con la zona notte…

 

Altre volte era un po’ come casa Weasley…magari un po’ più ordinata e senza fantasmi in soffitta…

 

Ma Harry sapeva che Hermione viveva in una casa Babbana e che quindi non sarebbe stata ne la biblioteca della vecchia scuola, ne una copia della casa di Ron.

 

Forse più simile a casa Dursley…ma odiava a tal punto quella casa che non ci avrebbe mai immaginato la sua migliore amica dentro!!

 

Lui e Ginny aspettarono Ron nella portineria: fuori l’aria era umida, come se dovesse mettersi a piovere da un momento all’altro.

 

Il rosso arrivò quasi subito e entrò rapidamente in ascensore insieme all’amico e alla sorella senza proferire parola.

 

Solo il rumore del portachiavi con cui Ron giocherellava nervosamente disturbava l’aria, ma Ginny, con un rapido gesto si premurò di sottrarglielo.

 

“Ridammelo!” Fece Ron come un bambino a cui viene tolto il giocattolo.

 

“Ron…guardami.” Gli ordinò la sorella tirando indietro le chiavi e tenendole fuori dalla portata del fratello che tentava di riappropriarsene. Ron obbedì e guardò seccato Ginny “Andrà tutto bene. Sii più sereno.”

 

“Mi viene da vomitare.” Disse a voce bassa tirando indietro la testa.

 

La sorella non potè fare a meno di sorridergli: certe volte il suo fratellone riusciva anche a intenerirla!

 

Dopo un debole “din” l’ascensore arrestò la sua salita e i tre uscirono.

 

Trovata la porta di casa Granger sul pianerottolo suonarono il campanello.

 

Aprì la porta la madre di Hermione: la riconobbero subito, perché l’avevano già vista diversi anni prima, all’inizio del loro secondo anno a Hogwarts, insieme al marito e alla figlia al Ghirigoro e altre volte di sfuggita a King’s Cross.

 

“Buonasera ragazzi…” Sorrise cordialmente la signora Granger. Bionda, alta, snella, un sorriso perfetto e un leggerissimo trucco.

 

Così si presentava la madre di Hermione che gentilmente si fece di lato per lasciarli entrare.

 

“Buonasera, signora Granger.” Risposero al saluto Harry e Ginny, mentre Ron si limitò ad un cenno col capo.

 

“Avete cominciato anche voi l’Accademia?” Chiese la signora chiudendo piano la porta. “Hermione è entusiasta! Passa al San Mungo tutto il santo giorno!”

 

“Già…abbiamo cominciato anche noi…ma al dipartimento Auror.” Rispose educato Harry.

 

“Auror?”

 

“Il corpo militare.”

 

Un muto “Oh!” comparve sul volto della signora Granger che annuì col capo sorridendo.

 

“E tu devi essere Ron! Si...certo che mi ricordo di te…hermione sarà la tua dama, stasera! Me l’ha detto…”

 

“Mamma…!”

 

“Arrivo tesoro!” Rispose la signora volgendo lo sguardo al corridoio.

 

“Lasciamo perdere il phono…uso la bacchetta! E’ davvero tardi e…”

 

Hermione aveva fatto il suo ingresso trionfale in salotto con addosso un morbido accappatoio di spugna e il turbante in testa.

 

Ron ebbe un immediata paralisi totale! Si irrigidì completamente e il colorito del suo viso tendeva pericolosamente al viola.

 

“Tesoro…ma ti sembra questo il modo di presentarti?! Vai a vestirti…ti raggiungo in un attimo e penso io ai capelli.” Le disse amabile la madre.

 

Hermione strillò un acuto “Ciao!” e scomparve in camera.

 

“Posso venire anch’io a dare una mano…magari in due si fa prima…” si offrì Ginny porgendo il mantello a Harry.

 

“Ma certo, cara…vieni pure! Ragazzi…non aspettateci in piedi…andate pure ad accomodarvi in salotto! E non esitate a chiedere nulla!”

 

“Grazie, signora Granger!” Disse Harry appendendo i soprabiti all’appendi abiti nell’ingresso.

 

Si sedettero sul divano, sotto consiglio della madre di Hermione e solo dopo accomodati si accorsero di un uomo seduto sul divano di fronte con il Time aperto.

 

“Salve signor Granger.”

 

Ron sobbalzò alle parole di Harry, mentre l’uomo abbassò lentamente il giornale e guardò in cagnesco i due ragazzi.

 

“Chi di voi due è Ron?”

 

Harry indicò terrorizzato Ron e abbassato lo sguardo scoprì che Ron stava indicando lui.

 

“Vigliacco…Tu sei Ronald Weasley!” Disse puntando il rosso come un grosso cane da caccia punta la sua preda. “Harry Potter…posso chiederti cortesemente di lasciarci soli? Io e il mio amico, qui, dobbiamo fare una chiacchierata!”

 

Harry e Ron si guardarono: Ron pregava con lo sguardo Harry di non lasciarlo solo per niente al mondo, ma il ragazzo non potè far altro che obbedire al padrone di casa.

 

Raggiunse così la camera dove aveva visto entrare Ginny e la signora Granger.

 

“Sono Harry. Posso?” Chiese bussando piano alla porta.

 

“Ehm…” Esitò Hermione. “Solo un momento, Harry!”

 

Pochi minuti dopo gli fu concesso di entrare per la prima volta nella camera della sua migliore amica.

 

Com’era prevedibile era piena di scaffali con libri, compreso il cassettone su cui solitamente le ragazze ci poggiano portagioie e pupazzi.

 

Sul comodino accanto al letto della ragazza c’erano un paio di foto incorniciate: una raffigurava loro tre ed era stata scattata da Fred alla finale della coppa del mondo di Quidditch al loro quarto anno, difatti portavano cappelli, coccarde e trucco e saltavano per la vittoria; quella accanto, invece, l’aveva scattata Luna Lovegood al termine del ballo che si era tenuto ad Hogwarts per festeggiare la definitiva caduta del Signore Oscuro.

 

Lì tutto era finito: dalla scuola alle disavventure col nemico.

 

Ancora gli esami di ammissione alle rispettive Accademie erano lontani e il bello era che erano ancora vivi e ancora insieme.

 

Lui, Ginny, Ron ed Hermione.

 

Questi ultimi si sarebbero dichiarati l’un l’altra appena poche ore dopo quello scatto, ma già nell’aria c’era odore di romanticismo, tanto che nessuno dei due si oppose all’abbraccio proposto dalla ‘fotografa’.

 

Nella foto ogni ragazza era sorridente come non mai, stretta al proprio eroe.

 

“Ciao, Harry!”

 

Harry sussultò e guardò l’amica seduta nella sedia davanti la sua scrivania, piena di libri sulla medicazione e il pronto soccorso, ma comunque oridinatissima, in linea con la casa; indossava un abito blu notte smaniato e stringeva gli occhi per il dolore ad ogni passata di spazzola che dava la madre, mentre Ginny reggeva una bottiglia della famosa “Tripla pozione liscia riccio”.

 

“Dov’è Ron?” Chiese non vedendo il ragazzo alle sue spalle.

 

Harry sorrise e indicò con il pollice la porta.“Tuo padre mi ha detto di farmi un giro e…”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Papà!” Urlò restando sulla soglia.

 

“Si?” Rispose allegramente il signor Granger dal salotto.

 

“Lascia in pace quel povero ragazzo!” Disse pacata la moglie.

 

“Ma certo, cara!”

 

Qualcosa di rosso e peloso, che non era certo Ron, superò Harry da destra.

 

“No! Grattastinchi! Torna in veranda!” Lo intimò la signora puntando il dito verso la porta.

 

“Grattastinchi, fuori!” Si unì Hermione.

 

Il gatto tornò sui suoi passi e la padroncina diede una scrollata di spalle. “Potrebbe rovinarmi il vestito…” Disse sorridendo a Harry.

 

“Sembri contenta!” Le disse sincero l’amico.

 

“Eccome se lo sono!! Sospirò la ragazza chiudendo ancora una volta gli occhi per l’ennesima spazzolata. “Stasera niente andrà storto!”

 

“Oh…e chissà cosa ne pensa Viktor…” Ridacchiò la madre alle sue spalle.

 

“Mamma…” l’ammonì seria Hermione. “Ti ho già detto che Viktor è un caro amico di penna!”

 

“E mio fratello?” Fece maliziosa Ginny.

 

Lei arrossì e cambiò argomento con una straordinaria velocità. “Mamma… che ne dici di lasciarmi usare la bacchetta?”

 

“Ma non vengono bene…su tesoro…ancora qualche nodo e sarà tutto finito!”

 

Hermione emise un gemito mentre la madre continuava a districarle i capelli. “E poi…se mi insegnassi ad usare la bacchetta…”

 

La figlia ridacchiò. “Riuscirò mai a farti capire che non puoi imparare a usare la bacchetta, mamma? Dovresti essere una strega!”

 

Si sentì un urlo trionfante del padre di Hermione proveniente dal salotto e tutti vi si recarono di gran carriera.

 

Il signor Granger aveva sfidato e battuto Ron ad una partita a scacchi babbani.

 

“Oh, santo cielo, papà! Non l’avrai fatto davvero!?” Esclamò stupefatta la figlia mentre il padre risistemava i pezzi sulla scacchiera.

 

“Bhè…non potevo sfidarlo a Quidditch, tesoro…un vecchio Babbano come me può solo tentare la fortuna giocando a scacchi! Vai a cambiarti…stasera resti a casa!”

 

“NO!” Urlò Ron.

 

L’uomo si voltò verso il ragazzo che era balzato in piedi.

 

“Non sai perdere, Ron!” Gli sibilò a denti stretti.

 

Ron deglutì.

 

“Caro…caro…smettila di fare così…perché non scendi a buttare la spazzatura, piuttosto?” disse amorevolmente la signora Granger al marito.

 

“Ok” rispose lui semplicemente battendo le mani e mettendosi in piedi. “Ron, mi accompagni?”

 

“Ron resta con noi.” Il tono della signora si fece più duro e autoritario. “Tu vai, pure…”

 

Il signor Granger scosse il capo e si diresse verso la cucina. Poco dopo sentirono la porta di casa chiudersi.

 

La signora Granger rivolse, a tutti, un caldo sorriso rincuorante. “Non preoccuparti, Ronald…Tiene davvero tanto ad Hermione che si metterebbe perfino in ridicolo purché resti la sua bambina!!”

 

Il rosso annuì e riprese posto.

 

“Su…andiamo a sbrigarci!” Sospirò entusiasta la donna. “Hermione?”

 

Ma la ragazza non si mosse.

 

Rimase lì in piedi, con il pugno stretto sull’asciugamano che le copriva le spalle e i capelli ancora umidi.

 

“Tutto ok, Ron? Chiese timidamente.

 

Ron arrossì parecchio e cercò di evitare lo sguardo della ragazza per l’imbarazzo. “S-si…vai…i-io ti aspetto qui…”

 

Anche lei annuì e raggiunse la sua camera.

 

Mezz’ora dopo Hermione tornò in salotto, perfetta agli occhi di Ron e Harry dovette sforzarsi di non spalancare troppo la bocca.

 

Piuttosto, dovette mantenersi ‘lucido’ per aiutare Ron ad uscire dallo stato di trance che l’aveva colpito, così gli diede un leggero scrollone e lo costrinse ad alzarsi.

 

Ma malgrado lo spingesse in avanti con il dito puntato sulla schiena, Harry sapeva che Ron non avrebbe mosso un passo.

 

Hermione si mosse verso di loro sorridendo.

 

Quando furono vicini, Harry si allontanò da Ron e insieme a Ginny sorrise guardando i due imbarazzatissimi amici guardarsi imbarazzati e rossi in faccia.

 

“Ehm…stai…stai bene!” Disse Ron riuscendo a ricordarsi come si parla.

 

Lei sorrise felice. “Grazie!” rispose prendendo il mantello che il ragazzo le porgeva.

 

“Per che ora pensate di tornare?” Chiese la signora Granger aiutando la figlia a mettersi il soprabito.

 

“Non lo so. Non aspettatemi.” Rispose spiccia lei.

 

“Mezzanotte al massimo qui, Hermione. Chiaro?”

 

“Papà…”

 

“Mezzanotte e mezza.”

 

“Papà…” disse con più enfasi Hermione.

 

“Non fare troppo tardi.” Cedette sorridendo amorevolmente alla figlia.

 

La signora aprì la porta. “Divertitevi ragazzi…”

 

“Grazie!” risposero Harry e Ginny in coro.

 

“Buonasera…” bisbigliò Ron cercando di non incrociare lo sguardo con i genitori di Hermione.

 

Scesero in strada.

 

“Ci smaterializziamo?” Chiese la brunetta.

 

“Perché dovremmo? Abbiamo la macchina…”

 

Hermione guardò Harry stranita. “La macchina?”

 

Ron uscì le chiavi dalla tasca e tolse l’allarme alla macchina.

 

Una volta preso posto, Hermione accanto a Ron ed Harry finalmente seduto insieme a Ginny dietro, Hermione chiese spiegazioni.

 

“Da quando hai la patente, Ron?”

 

“Da mercoledì.”

 

“Ce l’ho anch’io!” Aggiunse Harry chiudendo lo sportello. “Ma non so affatto guidare!”

 

Hermione scoppiò a ridere. “Hai la patente ma non sai guidare?!”

 

Ginny scoccò un bacio in guancia al ragazzo “Il mio cavaliere è pieno di risorse…!”

 

“Uh…” scherzò Harry alzando le sopracciglia.

 

“Turner ha detto che la patente ci servirà per le missioni nel mondo dei Babbani. Sopralluoghi in uffici, o ambienti pubblici…nel caso in cui ci dovessimo spacciare per polizia babbana, o agenti dei servizi segreti!” Spiegò Ron alzando la freccia e svoltando a destra.

 

“Chi è Turner?” Chiese Ginny.

 

“Il nostro capo squadra…” Rispose il fratello.

 

“E la tua Accademia, Hermione?” Domandò Ginny all’amica. “E’ come te l’aspettavi?”

 

“Oh, bhè…avevo già letto qualcosa sull’Accademia San Mungo per la formazione di Medimaghi e Guaritori…ma devo ammettere che la trovo molto più bella e interessante di quanto non potessi sperare!!” Ammise lei entusiasta.

 

“Hai detto che siete divisi in maschi e femmine…” Aggiunse Harry.

 

“Per i turni in corsi. E’ preferibile per i pazienti…Il primo giorno mi sentivo persa…non conoscevo nessuno! Io che ormai mi ero abituata alla vostra compagnia, o almeno…a facce conosciute…è stato un brutto impatto…ma fortunatamente da una chiacchierata ne nasce un’altra…e siamo riusciti a conoscerci un po’ tra colleghi. A parte due piuttosto snob che non sono sopportati nemmeno dai docenti!!”

 

“Ci sono sempre tipi così…” Disse Ginny scrollando le spalle.

 

“ Quant’è vero…E tu, Ron? Ti sei ambientato bene, in Accademia?”

 

“Ehm…Si!” Rispose abbassando il finestrino.

 

“Ron…c’è freddo…” borbottò Harry, ma l’amico non lo ascoltò.

 

Harry notò che anche Hermione gradiva quell’aria fresca e sottile che proveniva dallo spiraglio aperto da Ron, così mise una mano sulla spalla di Ginny e la strinse a se: un po’ per riscaldarsi, è vero, ma principalmente perché era un gesto che avrebbe voluto fare fin dal momento in cui era salito in macchina.

 

La distrazione di Ron era un occasione da non lasciarsi sfuggire.

 

Diede rapidamente un bacio sulle labbra della ragazza che sorrise nella semi-oscurità della macchina.

 

***

 

Arrivarono davanti l’Accademia Auror dopo aver parcheggiato nel garage sottostante lo stesso edificio.

 

Hermione si stupì di trovare lì anche una camionetta dei pompieri, qualche taxi, e un autobus a due piani.

 

Simon era in cima alle scale: teneva per mano Terry Boot, che sorrideva radiosa.

 

“Complimenti…” disse il biondino. “Siete in ritardo solo di un’ora e un quarto!”

 

“Un piccolo contrattempo.” Rispose Harry che non voleva dilungarsi nelle spiegazioni. “Tu che ci fai fuori? Vuoi far morire dal freddo la tua ragazza?”

 

“Si!”

 

Terry gli diede un colpetto sul braccio sorridendo. “Siamo arrivati proprio adesso. Ciao Harry…”

 

“Ciao, Terry…” La salutò il moretto.

 

“Ginny ed Hermione, suppongo…” Disse Simon porgendo la mano alle due ragazze.

 

“E tu devi essere Simon! Ci hanno parlato molto di te…” Hermione si strinse un po’ di più nella mantella dopo un passaggio di venticello leggero ma pungente.

 

“Mi ricordo di te!” disse Ginny corrugando la fronte nello sforzo di ricordare. “…Forse di vista…ma il tuo viso non mi è nuovo…”

“Bhè…si…in fondo ad Hogwarts siamo sempre gli stessi, no?”

 

Le tre ragazze sorrisero.

 

Simon battè le mani “Allora! Che ne dite di entrare? Fa un po’ freddino e dentro credo che abbiano già dato il via alle danze…insomma…al buffet, intendo!”

 

E così entrarono dentro il locale caldo dell’Accademia.

 

Non sembrava tanto diversa dal frenetico tran-tran quotidiano.

 

C’erano diverse persone eleganti; alcune, però restavano in divisa.

 

Ginny, Terry, Hermione, ognuna accanto al proprio accompagnatore, si guardavano intorno curiose e ammirate: quello era davvero un posto eccezionale!

 

“Hermione!”

 

Hermione si voltò di scatto. “Lisa Turpin! Sei la cugina di David!”

 

La ragazza annuì. “Corvonero. Un anno avanti al vostro!”

 

“Come mai, qui?”

 

“Bhè..si! Sono una matricola di grado -1 qua dentro…” Rispose lei sorridente.

 

“E tu? Suppongo ti abbiano dovuto pagare per fare onore al tuo posto di lavoro…Chi non farebbe a gare per avere un genio come te?”

 

“Oh, dai…” disse lei modesta “ Io sono entrata al San Mungo. Sono tirocinante Medimago…”

 

“Era ovvio che fossi tu.” Tuonò una voce alle loro spalle e Turner scese le scale fino all’androne. “Granger! Adesso il trio è al completo!” Sghignazzò poggiando le grandi mani callose sulle spalle dei due ragazzi. “Questi due mi faranno vedere certi sorci verdi…e McCullers non è da meno!”

 

“Il professor Turner! Il nostro amorevole grande capo!” Lo presentò Simon alle ragazze.

 

“Ginny Weasley e Terry Boot, suppongo! Sappiamo tutto di voi…e anche su Miss Granger, ovviamente…”

 

Le tre ragazze cercavano delle risposte nelle facce imbarazzate dei rispettivi compagni.

 

“Oh, su, ragazzi… non vorrete forse dirmi che non avete detto niente del nostro piccolo test iniziale…” Il loro silenzio diede una risposta a Turner. “Una piccola presentazione…giusto per conoscerci meglio!” Strizzò l’occhiolino a Ginny, Hermione e Terry prima di rimettersi dritto ed esclamare… “Oh! Ecco dov’eri finita, cara…Ragazzi! Vi presento mia moglie: Felicia Corax.

 

Era una donna bellissima quella che fu presentata agli studenti: indossava un abito rosa antico e portava dei pendenti di diamanti che luccicavano riflettendo la luce del grande candelabro sopra le loro teste.

 

“E mia figlia, naturalmente! Camelia!” Si guardò intorno. “Ma dove diavolo è?”

 

“Era con la sua amica.” Lo informò la moglie. “Forse sono entrate in sala…”

 

“E allora entriamo pure noi! Coraggio, ragazzi! Che la festa abbia inizio!!”

 

Entrarono in un gigantesco salone al pino terra, dove cinque lunghi tavoli occupavano buona parte dello spazio.

 

“Non è un buffet?”

 

“No, McCullers! Ma questo può solo significare che mangeremo più del previsto! Prendi posto insieme alla tua graziosa ragazza e vedi di non farmi passare una cattiva serata con il tuo stonante cicaleccio!”

 

Terry arrossì un po’ e Simon sorrise andando a prendere posto dove era il suo nome.

 

“Coraggio.” Incitò Turner “Andate pure voi!”

 

“Non aspettatemi.” Sospirò Lisa allontanandosi. “Il mio cavaliere è piuttosto in ritardo…”

 

Harry e Ron annuirono e con le due ragazze al braccio si mossero anche loro in direzione dei tavoli.

 

Venne loro incontro Tonks, avvolta in un abito bianco sporco che le arrivava sul ginocchio.

I capelli quella sera erano castano chiaro fermati ai lati da dei fermagli dello stesso colore del vestito.

“Wow! Siete più belli di come ricordavo! Meglio di questa estate! Dico sul serio!”

 

Tonks abbracciò Ginny ed Hermione e sussurrò loro “ Attente! Sarete le ragazze più invidiate della serata! Guardate un po’ che figurini state accompagnando…”

 

Ginny, Hermione e Tonks ridacchiarono Poi sentirono una voce familiare alle spalle dell’Auror.

 

“Tonks…senti…sono un attimo con Kingsley! Deve farmi vedere un nuovo ritrovato medico per…Ragazzi!” Remus Lupin strabuzzò gli occhi nel riconoscere i suoi quattro ex studenti “Oh…ma certo…siete qui come matricole, voi due…” si rivolse a Harry e Ron i quali annuirono.

 

“Tu, piuttosto…” Disse Harry “ Come mai ti trovi alla festa delle matricole qui, in Accademia?” Chiese maliziosamente ben sapendo che si trovava lì come accompagnatore di Tonks.

 

“Ehm…Tonks non vi ha detto niente?” Diventò improvvisamente rosso e imbarazzata.

 

I quattro scossero il capo, ma Ginny ed Hermione avevano intuito qualcosa.

 

“Io e Tonks ci sposiamo a Natale…”

 

“Ma è meraviglioso!”

 

“Che bella notizia!”

 

Esultarono le due ragazze.

 

“Congratulazioni, allora…” disse Harry dandogli una pacca sulle spalle.

 

“Si, davvero!” Si unì Ron.

 

“Bhè si! Mancano poco meno di due mesi e c’è ancora tanto da fare…e davvero poco tempo! Con la scuola e il resto…”

 

“Scuola?” Ripetè Hermione.

 

“Ho ripreso l’insegnamento.” Rispose Lupin, mentre Tonks annuiva orgogliosa.

 

“Davvero? E dove? A Hogwarts?” Chiese ancora Hermione.

 

“No…l’avrei visto!” Disse Ginny “E ve l’avrei detto subito!”

 

“Infatti!” Disse l’insegnante prendendo un paio di bicchieri con l’aperitivo da un vassoio svolazzante e porgendone uno alla futura consorte. “Insegno in America, al Flamel. Ogni giorno prendo una passaporta…Comporta un po’ di stress e tanti sacrifici…ma preferisco così!”

 

“Una passaporta? Sei grande e grosso…non puoi smaterializzarti?” Domandò Ginny prendendo anche lei il bicchiere che Harry le porgeva.

 

“Non ci si può smaterializzare per così grandi distanze…è già difficile farlo di qui a Hogsmeade…fino in America è proprio impossibile!”

 

“Remus! Allora, vieni o no?” La voce di Kingsley si fece più vicina, finchè l’Auror non li raggiunse. “Buonasera, ragazzi…non vi avevo riconosciuto…Ginny…Hermione…”

 

“Buonasera Kingsley…” Salutò Hermione.

 

“E’ un piacere rivederti!” Aggiunse Ginny.

 

“Il piacere è assolutamente mio!” Fece un inchino alle due ragazze e sorrise. “Siete davvero incantevoli!”

 

Hermione e Ginny non poterono fare a meno di rispondere al sorriso.

 

“Tonks…tu invece resti con quella terribile aria da maschiaccio dominatore del mondo!” Tonks gli rispose con una smorfia “Ma sei proprio sicuro di volerla sposare, Remus?”

 

“Al momento, salvo imprevisti, si.” Ridacchiò Remus.

 

“Contento tu…forza, muoviti! Se ci sbrighiamo arriviamo in tempo per gli antipasti! Con permesso…”

 

“A dopo, ragazzi…” Li salutò Remus e insieme a Kingsley sparirono tra la folla.

 

“Prendiamo posto!” Propose Tonks sedendosi ad un tavolo. “Così possiamo chiacchierare in pace…e poi questi tacchi non mi concedono più di venti minuti all’in piedi!”

 

Sorrisero e sedettero anche gli altri nei posti che riportavano i loro nomi. Tonks era seduta di fronte a loro.

 

Simon e Terry che sarebbero dovuti essere alla sinistra del gruppetto si erano alzati da poco per andare a chiacchierare con Jim Boot, fratello della ragazza, e altri colleghi.

 

“Bene!” Esclamò Tonks “Che mi raccontate di bello, voi due?” Domandò alle due ragazze.

 

“Sempre il solito…” disse Ginny sorseggiando il punch.

 

“Si, infatti…” aggiunse Hermione facendo una scrollatina di spalle. “Magari…sento un po’ la nostalgia di Hogwarts. Insomma…è strano tornare a vivere dai miei genitori! Prima li vedevo solo per le vacanze…”

 

“E neanche, visto che passavi tutte le vacanze da noi…!” Disse Ginny sorridendo maliziosamente.

 

“Già! Sembra proprio di essere ritornati ai tempi in cui frequentavo la scuola babbana…e poi…Hogwarts è Hogwarts…”

 

“Oh! E’ vero! I tuoi genitori sono Babbani…” disse Tonks agitando l’indice.

 

“Si, ma conoscono il Quidditch, sanno chi sono i Babbani e desidererebbero tanto poter usare la bacchetta! Mica sono dei Babbani qualunque…sono i genitori della strega più brillante del ventesimo secolo!!” Eloggiò Ginny.

 

Sorrisero.

 

“E tu?” Domando alla rossa. “Che farai dopo Hogwarts?”

 

Ginny si morse il labbro. “A dire il vero non lo so proprio…Se mi andrà male andrò a lavorare con Fred e George! Deve essere divertente!!”

 

“E’ pericoloso…” Borbottò piano Hermione.

 

“A me piace il pericolo!” Le fece notare l’amica.

 

Gli occhi di Harry brillarono di gioia. “Allora perché non vieni con noi a fare l’Auror?”

 

“Non quel genere di pericolo…”

 

Un po’ rammaricato il ragazzo si sfogò mandando giù altro punch.

 

“Potresti provare al San Mungo! Ti potrei aiutare nella preparazione degli esami di ammissione la prossima estate! Che ne dici?” Propose Hermione entusiasta.

 

“Non lo so…sono molto confusa…”

 

Tonks le diede una pacchetta sulla spalla. “Su, non preoccuparti! Hai ancora tutto un anno di scuola per pensarci!

 

“Ma si, Gin…goditi quest’ultimo anno a Hogwarts anche per noi!” Le sorrise Harry e lei arrossì un po’.

 

L’attenzione di Tonks passò da Harry e Ginny e la loro dolce cornice romantica, a Ron ed Hermione e il loro quadretto contorto e confuso.

 

“Quindi tu e Ron state insieme!”

 

Ron si affogò brutalmente.

 

Tonks non riuscì a trattenere un risolino.

 

“N-no…” Balbettò Hermione imbarazzatissima.

 

“Non stiamo insieme…” Concluse Ron.

 

“No?! Io credevo che…” Spalancò la bocca per lo stupore prima di mettere un’espressione seria e seccata. “Insomma, Ronald!”

 

Ron tornò a guardare il bicchiere, mentre Hermione si torturava le mani all’altezza del grembo.

 

Si avvicinò a Tonks una graziosa ragazza dai lunghi capelli castani che bisbigliò qualcosa a Tonks.

 

“Cosa?!” Esclamò quest’ultima.

 

La ragazza appena arrivata annuì nervosamente.

 

“Scusate ragazzi…due nostre conoscenze stanno animatamente conversando su chi deve essere il cavaliere della corteggiatissima figlia del vostro capo…cioè lei.” Fece per andarsene. “Conoscevate già Camelia?”

 

“Oh…voi siete le matricole di mio padre…si, era decisamente felice di avervi nel gruppo! E’ tutta la settimana che non parla altro che di voi! Piacere…”

 

“Piacere…” Disse Harry stringendo la mano della ragazza, mentre Ron borbottò qualcosa di non bene identificato.

 

Tonks e Camelia si allontanarono a grandi passi dalla sala, mentre venivano raccolti i bicchieri dell’aperitivo.

 

La cena fu servita ai tavoli da composti camerieri in divisa grigio-argentea.

 

Il cibo era davvero strepitoso e anche Ron, benché fosse ancora piuttosto teso e nervoso, si lasciò trascinare dalle chiacchiere e dalle risate fomentate da Simon.

 

La sua imitazione della Cooman fece affogare Harry con le seppioline al gratin…

 

Dopo cena Ron era un po’ più disteso, tanto che quando fu chiesto ai presenti di alzarsi e furono fatti sparire i tavoli, prese per mano Hermione e Harry gli sentì distintamente chiederle…

 

“Balliamo?”

 

La ragazza sorrise e fece un breve cenno di assenso col capo, avviandosi insieme a lui verso l azona dove le coppie avevano preso posto per aprire le danze.

 

“Andiamo pure noi?” Chiese Harry porgendo la mano a Ginny che la prese sorridendo.

 

“Perché no?” Rispose la rossa.

 

E così cominciarono le danze.

 

Harry cercava di tanto in tanto con lo sguardo Ron ed Hermione, ma invano.

 

“Lasciali un po’ in pace…” Gli disse la ragazza richiamandolo all’attenzione con un dito che gli carezzava la guancia sinistra.

 

“Volevo solo sapere come procedeva…” Si giustificò lui.

 

“Non preoccuparti…Hermione sa quello che vuole…”

 

“Ah, si?” Sorrise maliziosamente Harry. “E cosa vuole Hermione?” La sollevò per i fianchi come prevedeva la danza.

 

Una volta con i piedi per terra, Ginny lo guardò negli occhi per un istante. “Secondo te?”

 

Urtarono una coppia e Harry si voltò a guardare, scusandosi.

 

“Tranquillo, Potter! Siamo illesi!” Ridacchiò Moody che teneva saldamente una mano sul fianco di Hestia Jones.

 

“Buona serata, ragazzi!” Sorrise Hestia allontanandosi con il suo cavaliere.

 

Harry e Ginny ringraziarono, si allontanarono, si guardarono e scoppiarono irrimediabilmente a ridere.

 

Dovettero uscire dalla folla per potere sghignazzare senza essere investiti dalle coppie che ancora volteggiavano al suono della musica.

 

Andarono a servirsi da bere al tavolo del rinfresco in fondo alla sala e mentre Harry sorseggiava il succo di zucca corretto, Ginny gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio.

 

“Volevi vedere Ron ed Hermione? Eccoli là…”

 

Harry si voltò di scatto e cominciò a scorrere con lo sguardo l’intera sala. “Dove?”

 

“A ore dieci! Vicino alla porta che da sul giardino.”

 

Anche Harry li vide.

 

Ballavano anche loro e si sorprese che Ron riuscisse a cavarsela.

 

E chiacchieravano, ridevano, arrossivano e volgevano lo sguardo da un’altra parte imbarazzati.

 

“Forse gliel’ha chiesto!” Gli sussurrò Ginny cercando di interpretare le espressioni dei due amici.

 

Cominciò una seconda musica e questa volta fu Ginny a trascinare Harry nella mischia.

 

Il ragazzo dovette svuotare il bicchiere con l’alcolico tanto rapidamente che per qualche istante gli girò forte la testa, ma per fortuna Ginny non se ne accorse.

 

Poco più tardi i due uscirono fuori nel parco dell’Accademia, dove poterono stare, finalmente, in pace e senza il fratello geloso tra i piedi.

 

Intravidero Tonks e Remus, amorevolmente abbracciati in una panchina e sorridendo li superarono cercando di non farsi notare.

 

Non passò nemmeno mezz’ora che furono costretti a rientrare sorpresi da un’ improvvisa pioggia e dovettero cercare riparo dentro la sala dove ancora si ballava.

 

Hermione e Ron si erano appena allontanati dal gruppo di ballerini e furono raggiunti da Harry e Ginny solo dopo che questi si fossero asciugati gli abiti con un piccolo incantesimo.

 

“Come va?” Chiese Harry avvicinandosi a Ron.

 

“Bene.” Rispose l’ amico sorridendo.

 

“Harry…perché non andate a prendere da bere? Io ed Hermione vi aspettiamo qui…”

 

Harry annuì dopo un eloquente sguardo di Ginny e insieme a Ron tornò al tavolo del rinfresco.

 

Quando non furono più a portata di orecchie indiscrete Harry si rivolse all’amico.

 

“Fatto?”

 

“Cosa?”

 

“Gliel’hai chiesto?”

 

“No.”

 

Se fossero stati soli Harry lo avrebbe strangolato a mani nude, ma si limitò a imitare il gesto alzando le braccia verso di lui e digrignando un po’ i denti. “E perché no?”

 

Ron fece una piccola smorfia guardandosi intorno. “Qui non è romantico.”

 

Harry si passò una mano tra i capelli e sospirò. “Cos’è per te ‘romantico’, allora?!”

 

“Non lo so…l’atmosfera…io e lei soli…” Ora Ron era più rosso dei suoi capelli.

 

“E qui non ti piace?” Chiese Harry indicando esasperato i ballerini.

 

“C’è gente. Non mi va.”

 

“Vuoi forse che chieda a tutti di girarsi?”

 

“Harry, io non sono ardito quanto te! Insomma…tu hai baciato Ginny davanti a tutto il Grifondoro, la prima volta…io non lo farei mai!”

 

Credevo che tu non fossi da meno, vista la tua esperienza con Lavanda…” Sorrise malignamente Harry.

 

Ron sbuffò esasperato. “Non stiamo parlando di Lavanda, Harry! Ma di Hermione! E con lei tutto deve essere perfetto!”

 

“Vedi di muoverti, però…” Borbottò il moretto riempiendo due bicchieri.

 

“Non è facile, Harry…non so nemmeno se le piaccio…”

 

Harry alzò gli occhi al cielo. “Non dirmi che non te ne sei accorto nemmeno questa volta!!”

 

“Di cosa?”

 

Harry si passò una mano sulla faccia. “Di Hermione!” Sibilò a denti stretti.

 

“Certo che mi sono accorto di Hermione! Non sarei qui, adesso! Non le avrei chiesto di accompagnarmi al ballo, stasera!”

 

“Ma no!” Harry era sul punto di lasciar perdere tutto e evitare così il terribile esaurimento nervoso che sentiva in arrivo. “ Anche a lei piaci, Ron! Apri gli occhi! Lei non sarebbe qui, se non fosse ora più che mai innamorata di te! Dio…certe cose te le si devono proprio dire in faccia…e io che cercavo di essere discreto e farmi i fatti miei…”

 

Ron lasciò cadere a terra il bicchiere che stava riempiendo e Harry lo guardò sconfortato.

 

“Non dirmi che non lo avevi capito perché sono capace di ucciderti.”

 

“Uccidimi allora.” Disse Ron con un filo di voce, la mano che prima reggeva il bicchiere ancora a mezz’aria.

 

“Su…non fare quella faccia. L’espressione che hai adesso è un ottimo modo per mirare al fallimento.” Gli suggerì l’amico porgendogli un bicchiere vuoto.

 

Ron l’afferrò con decisione, mentre un cameriere raccoglieva i cocci vicino a loro.

 

“Tutto ok?”

 

La voce di Hermione che all’improvviso si era avvicinata insieme a Ginny, prese Ron tanto alla sprovvista che fece cadere un secondo bicchiere, mentre l’inserviente, che si era appena allontanato, alzò gli occhi al cielo e si riavvicinava decisamente poco contento.

 

Harry porse i due bicchieri che teneva in mano ad Hermione e Ginny e ne riempì altri due.

 

Ron intanto non poteva far altro che sorridere imbarazzato per il disastro fatto.

 

Era da poco passata la mezzanotte quando, per la gioia del signor Granger, salutarono i colleghi e risalirono in macchina.

 

Le strade umide dopo la forte pioggia che si era abbattuta sulla città.

 

Hermione, questa volta, sedeva dietro, insieme a Ginny e tutte e due parlavano animatamente.

 

“Ci vediamo domani mattina?” Chiese la rossa all’amica. “Pranziamo insieme? Vorrei approfittare di questi pochi giorni per stare con voi…”

 

“Dovevo ripassare un paio di cosette…ma non importa! Per una amica questo è davvero il minimo! Vengo volentieri!”

 

“Perfetto!” Rispose Ginny raggiante. “Così vedremo Harry guidare, non è vero?”

 

Sul volto di Ginny comparve un sorrisetto perfido marca Weasley, mentre Harry si voltava a guardare dietro con aria decisamente contrariata.

 

“Sei proprio un amore, Gin.”

 

“Lo so…” Sospirò la rossa con aria sognante. “Ti amo anch’io tanto, tanto puffolottino!” E detto questo gli diede un pizzicotto affettuoso sulla guancia.

 

Hermione scoppiò a ridere.

 

“Quanto punch hai bevuto, Ginny?” Domandò Harry alzando un sopracciglio.

 

Lei non rispose, me si sporse e diede al ragazzo un bacio sulle labbra che gli fece tornare il sorriso.

 

“Ginny…”borbottò Ron cambiando marcia.

 

“Tu pensa a guidare, Ron!” Lo rimbeccò la sorella dandogli una botta sulla spalla.

 

“Già! Pensa a guidare, Ron!” Gli fece eco Harry con un colpetto sul braccio.

 

Ron sorrise senza distogliere lo sguardo dalla strada e dallo specchietto retrovisore dove poteva distintamente vedere il bel sorriso di Hermione.

 

Arrivarono davanti il portone di casa Granger e la ragazza salutò Harry e Ginny promettendo di essere in mattinata a casa loro l’indomani.

 

“Ron…” Fece lei per salutarlo, ma lui sorrise e scese dalla macchina.

 

“Ti accompagno.” Disse aprendole risoluto la portiera.

 

Hermione sorrise imbarazzata e mentre Ron chiudeva lo sportello da cui era scesa, vide Harry esultava in playback.

 

Anche lui doveva aver alzato un po’ troppo il gomito con il punch…

 

Ron ed Hermione salirono i gradini e nel mentre la ragazza usciva dalla borsetta le chiavi di casa.

 

“Ci siamo divertiti stasera, no?” Domandò Hermione tornando a guardare il rosso, tutti e due fermi davanti alla porta, lui con la mano stretta nella maniglia d’acciaio.

 

“Si, molto!” Tossicchiò appena per dare più coraggio alla voce. “Se ci pensavamo prima potevamo trascorrere così tutta la serata del ballo di questa estate…o il ballo del Ceppo…”

 

Hermione sorrise e fece un passo verso Ron, ma questi sembro appena farci caso.

 

“Senti…la prossima settimana ho anch’io la mia festa delle matricole…potresti restituirmi il favore e accompagnarmi! Così passiamo un’altra serata come questa.”

 

Ron era sconvolto. In realtà era felice, ma era rimasto sotto shock per la notizia.

 

“Se non vuoi non fa niente!” Disse in fretta Hermione.

 

“Vengo.”

 

“Come?”

 

“Eccome se mi va…passare un’altra serata con te…dico…wow!” Trovò quel pizzico di coraggio che bastava per chinarsi e darle un piccolo bacio in guancia. “Grazie per la serata. E’ stata davvero molto bella.” Poi sorrise nervosamente e scese i gradini.

 

Anche Hermione sorrise, ma un po’ malinconica ed entrò oltre il portone.

 

Harry sedeva al posto di guida.

 

“Che ci fai lì?” Domando Ron poggiando un gomito sul tetto dell’auto e guardando stranito l’amico.

 

“Ron…sei davvero un idiota.” Gli annunciò la sorella.

 

“Perché?”

 

“Hermione! Vai a baciare Hermione! MUOVITI!!” Gli urlò Harry.

 

Ron si illuminò e risalì con un balzo i gradini.

 

Il portone era chiuso.

 

Citofonò a diversi residenti del palazzo che risposero assonnati.

 

“APRITE CAZZO! E’ UN EMERGENZA!!”

 

“Tesoro, sei tu?” Domandò una signora.

 

Il portoncino fu aperto e Ron entrò correndo.

 

Uscì lentamente qualche minuto dopo.

 

Con lo stesso silenzio si sedette nel posto di guida lasciato di nuovo libero da Harry.

 

“Ron…?” Domandò esitante il moretto.

 

“L’ho fatto Harry. Ho baciato Hermione.”

 

Continua…

 

 

 

Interminabile capitolone!

 

Gente!

 

Buon Natale!

 

Buon Anno!

 

…e Buona Epifania!

 

Ancora un po’ e vi auguravo pure Buona Pasqua…-_-

 

Tonks purtroppo non ha avuto più il tempo di ribattere al computer, così mi sono presa io il malloppo e ho provveduto.

 

Mi sa tanto che mi toccherà farlo sempre da ora in poi…

 

Tornando alla storia…

 

Povero, povero Ron!

 

L’ho maltrattato parecchio in questo capitolo…

 

E’ solo che per me, il nostro adorato (da me quanto mai amato) rosso è tremendamente impacciato quando si tratta di Hermione.

 

Avete presente l’idea che l’amore rincretinisce? Ti fa vivere su una nuvoletta azzurra che svolazza a 20 metri da terra?

 

Esattamente…

 

Non credetevi che resterà sempre così…anzi…meglio correggersi prima…qualche ricaduta l’avrà, avanti con i capitoli…

 

Ho tralasciato un po’ Simon…ma in questo pezzo non era poi così fondamentale…

 

Lo ritroveremo tra un pò!

 

Non vorrei parlare troppo per spifferarvi in anteprima il resto della storia…

 

Perciò passiamo a ringraziare:

 

 

 

 

 

PazzaWendy

 

redRon

 

Giuly Weasley

 

Mary Cry

 

Killer

 

EDVIGE86

 

SiJay

 

Loony11

 

Sev

 

 

E tutti quelli che, come di consueto, hanno soltanto letto questo capitolo, ma che ancora non recensito.

 

Fatevi vivi! Voglio sapere i vostri commenti!!

 

Per qualsiasi dubbio, angustioso arcano o domanda varia…non esitate a contattarmi! Sia sul sito delle Marauders, che via e-mail (che trovate sempre sul sito delle Marauders! ^____^).

 

Oh! Dimenticavo a dirvi…ma forse avrei dovuto dirlo prima…che questo capitolo ha tanti riferimenti al Ballo in Fa Diesis Minore, quindi ripeto che converrebbe che lo leggeste!

 

Grazie anche a chi ha commentato “La cena della Vigilia!”: un piccolo missing moment di Accademia a tema natalizio…per chi non l’ha letto…spero che ti piaccia!!

 

Altro?

 

No…non penso!

 

Lascio a voi la parola!

 

Io ho parlato troppo e so di essere un’incurabile macchina vomita parole…^_^

 

Bacioni e a presto!!

 

Ora la battitura di Accademia dipende solo da me!!

 

Quindi…AL LAVORO!!

 

Padfoot

 

  
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